testata ADUC
I fatti del 13 novembre a Parigi. Rispondere alle domande dei bambini
Scarica e stampa il PDF
Comunicato di Redazione
20 novembre 2015 13:16
 
 Una piccola guida/manuale, che mettiamo a disposizione di chiunque, in privato o pubblico, voglia farne tesoro.

Cosa e' successo il 13 novembre?
Degli uomini, molto violenti, dei terroristi, si sono organizzati per attaccare Parigi, la capitale della Francia, Paese di cui l'Italia e' come un fratello e dove molti di noi ci vanno per tanti motivi (studio, turismo, lavoro, trovare amici, etc.). Questi terroristi hanno fatto quelli che si chiamano attentati. Per imporre la loro visione del mondo, essi sono violenti e fanno del male alle persone, e sperano di mettere paura a tutto il mondo.
Venerdi' sera, il 13 novembre scorso, questi uomini violenti hanno fatto esplodere tre bombe a Parigi, vicino allo stadio di calcio dove era in corso una partita della nazionale francese. Una persona e' stata uccisa da un'esplosione. Nello stesso momento, altri terroristi sono andati in un quartiere ad est di Parigi, popolare e molto abitato, ed hanno sparato con fucili che in genere sono usati per fare la guerra. Altri terroristi sono entrati in un locale dove si teneva un concerto di musica, il Bataclan. Hanno sparato su delle persone che assistevano al concerto e, quando la polizia e' arrivata, hanno fatto esplodere una bomba che avevano addosso. I poliziotti sono intervenuti per proteggere le persone.
I terroristi, in tutto, hanno ucciso 129 persone. I soccorsi per i feriti, che sono moltissimi, sono stati immediati. Questi sono ora all'ospedale e i medici li stanno seguendo. Anche sette terroristi sono morti venerdi' sera a Parigi.

Perche' i terroristi hanno attaccato?
I terroristi, in genere, possono avere motivi diversi per quello che fanno. Alcuni vogliono impossessarsi di un pezzo di Paesi dove gia' ci sono altre persone: altri vorrebbero obbligare tutto il mondo a seguire la loro religione e ad avere le stesse loro idee.
I terroristi di venerdi' a Parigi fanno parte di un'organizzazione che si chiama Stato Islamico, chiamata anche con la sigla ISIS. Non e' un Paese. E' stato creato da un gruppo di terroristi dieci anni fa, all'interno di un Paese che si chiama Iraq. Questi terroristi oggi comandano su alcune citta' in Iraq e un altra parte del territorio di un Paese vicino, la Siria.

I terroristi dicono di aver deciso di fare questi attentati a Parigi per vendicarsi della Francia. Essi sono molto arrabbiati perche' la Francia, insieme ad altri Paesi, butta delle bombe sulla Siria. Li' c'e' la guerra da piu' di quattro anni, la situazione e' molto complicata anche perche' il Governo di quel Paese e' anch'esso violento verso i propri abitanti. La Francia, insieme ad altri Paesi tra cui anche l'Italia, cerca di impedire che lo Stato Islamico abbia delle armi e si organizzi.
Questi terroristi hanno una religione, l'Islam. Loro dicono di essere musulmani. Molte persone, la stragrande maggioranza, hanno la stessa religione, e sono invece molto tranquilli e amano la pace. Ma questi che hanno fatto gli attentati praticano l'Islam in un modo particolare e non vogliono che altre persone siano diverse da loro, non si comportino come loro. Per esempio, vogliono che le donne siano completamente coperte da un velo pesante e che nessuno, se non i loro stretti parenti, le possano vedere, anche solo in faccia; non vogliono che le persone bevano alcolici ed ascoltino della musica. Per imporre tutto questo a tutta la societa', loro fanno uso della violenza. Questi terroristi sono degli jihadisti . Dicono di battersi in nome dell'Islam, ma le loro azioni non hanno niente a che fare con questa religione.
Negli attentati di venerdi' sera a Parigi si e' anche parlato di kamikaze. Questi sono dei terroristi che uccidono se stessi, facendosi esplodere con delle bombe che hanno messe sul loro corpo, e cosi' uccidono anche le altre persone che sono intorno. Ed e' per questo che si parla di attentati-suicidi.

Cosa cambia nella nostra vita quotidiana?
La televisione parla molto degli attentati, e anche tutti i grandi. E' normale: quando si e' sotto shock , quando si e' tristi o arrabbiati, bisogna parlarne. Questi sono dei momenti difficili dove si sente il bisogno di stare insieme e di condividere cio' che si sente.
Inoltre, la vita quotidiana e' un po' cambiata. Il presidente della Repubblica francese, François Hollande, e anche tutti i capi di Governo degli altri Paesi, incluso il nostro, ci hanno detto che siamo in una situazione di emergenza. Questo vuol dire che alcune regole di vita quotidiana sono un po' diverse: la polizia ha piu' poteri e puo' costringere le persone a restare nelle loro case. Per prudenza, a Parigi sono stati chiusi per due giorni diversi luoghi pubblici, come le scuole, le biblioteche e le piscine. Anche alcuni grandi negozi sono rimasti chiusi. Non solo a Parigi, ma anche da noi in Italia, diversi luoghi pubblici, come i monumenti e i musei e le grandi piazze in cui c'e' sempre tanta gente, sono piu' sorvegliati dalla polizia. Questo non vuol dire che e' pericoloso uscire da casa, ma solo che bisogna fare piu' attenzione.

In diversi luoghi del mondo, Italia inclusa, si sono tenuti dei minuti di silenzio: questo vuol dire che in ogni luogo ci si ferma, non si fa quello che si fa normalmente e ci si mette insieme, in gruppo. Durante un minuto non si parla e si pensa alle persone che sono state coinvolte in questi attentati, morti, feriti e persone che li conoscevano direttamente, e si rende loro omaggio in questo modo. E' un modo di raccogliere i propri pensieri e di sentire che tutti noi siamo solidali con loro, e quindi per sentirsi tutti piu' forti. Si possono accendere delle candele per ricordare quelli che sono morti, o deporre dei fiori in loro ricordo in alcuni luoghi simbolici, come per esempio, qui da noi in Italia, davanti ai consolati e ai luoghi che in qualche modo ci ricordano Parigi e la Francia. Cosi' fanno in tutto il mondo, anche mostrando la bandiera francese (blu, bianca e rossa) e dicendo “Je suis Paris”, Io sono Parigi.
Tutti possono dare la propria solidarieta', per esempio facendo dei disegni e farli girare tra amici o su Internet, o piu' semplicemente andando coi propri genitori, parenti o amici piu' grandi, li' dove diverse persone si radunano.

Ed ora, che cosa succede?
I poliziotti non sono riusciti ad impedire che questi terroristi agissero, perche' questi ultimi erano molto ben organizzati per non farsi scoprire prima degli attentati. Ma oggi ci sono molti piu' poliziotti e soldati che, per proteggerci, sorvegliano diversi luoghi delle nostre citta'. Anche se quanto e' accaduto e' molto triste e molto difficile, gli attentati sono comunque molto rari. Anche se ad oggi nessuno puo' dire che non ce ne saranno piu', anche in luoghi diversi da Parigi e dalla Francia.
Quando accadono fatti drammatici come questi, la paura puo' provocare delle cattive reazioni. Per esempio, alcune persone pensano che tutti quelli che sono musulmani sono di conseguenza violenti. Ma non e' cosi' per tutti.
Cio' che e' piu' importante per non far vincere i terroristi, e' di continuare a vivere normalmente. E' normale avere paura, e se ognuno di noi sente delle cose che non capisce o che gli danno fastidio, e' bene parlarne con un grande, come i genitori o i propri insegnanti.

(libera traduzione e “italianizzazione” da un'iniziativa del quotidiano Libération) 
Pubblicato in:
 
 
COMUNICATI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS