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GIORNALI. SI LEGGE DI MENO. CHISSA PERCHE'
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Comunicato 
2 dicembre 2005 0:00
 

Roma, 2 Dicembre 2005. Impietoso il rapporto Censis sui giornali. L'indagine registra una diminuzione delle copie vendute: la sensazione e' che ci sia un eccessivo ossequio verso i potenti e si tenti di imporre un interessato punto di vista. Le copie vendute sono passate da 8 milioni degli anni '80 a 5.800.000 attuali, le stesse del 1954. In Italia si vendono 103 copie su 1000 abitanti, in Norvegia 600 su mille abitanti. In compenso gli italiani che vedono i telegiornali sono tra 22 e 24 milioni. Facile dire che quelle televisive sono notizie di semplice fruizione, "sintomo di un livello culturale non certo elevato", come dice qualche giornalista della carta stampata. Insomma gli italiani sono dei zoticoni, non possono quindi amare la lettura dei quotidiani. E se invece gli editori (che hanno prevalenti interessi in altri settori) e i giornalisti facessero un'offerta diversa? Interessa molto sapere se Berlusconi o Prodi si tingono i capelli? Certo, ma nelle pagine del varieta'! Si possono separare le notizie dalle opinioni dell'editore e del giornalista? Se non si puo' fare e' inutile lamentarsi degli "italiani ignoranti" ed e' altrettanto inutile fare del giornale un panino per libri, riviste, dvd e quant'altro. Il conflitto di interessi tra un editore che si occupa prevalentemente di altro e la capacita' di un giornale di fare informazione e' evidente. Fin quando non si sciogliera' questo nodo le copie acquistate saranno sempre scarse, anche con i panini.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc.
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