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Governo. La Cina è vicina e il governo sovranista non se ne accorge
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Comunicato di Primo Mastrantoni
15 marzo 2019 11:29
 
 Mancano pochi giorni all'arrivo di Xi Jinping, presidente della Repubblica Popolare Cinese e segretario del Partito Comunista Cinese che, per l'occasione, firmerà il "Memorandum" sul Belt and Road Iniziative (BRI) di cui abbiamo già scritto (1).

Il Governo, o meglio i due vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, sono impegnati nel solito teatrino delle finte contrapposizioni e litigano sui contenuti del Memorandum stesso.

Vediamo di capire.

La prima anomalia di questo "Memorandum" è che non sia stato già discusso nelle sedi istituzionali proprie, cioè il Parlamento, nè sia noto ufficialmente il testo, il che lascia intuire della superficialità con cui è stato gestito il dossier.

La seconda questione riguarda la presenza delle imprese cinesi in Italia in settori strategicamente importanti. Occorre chiarire che dietro le imprese cinesi c'è lo Stato cinese, e i rapporti con le imprese italiane sono, quindi, sbilanciati a favore dello Stato cinese, che non opera con logiche di mercato, assumendo il rischio di impresa, ma con quello di un potere finalizzato al raggiungimento di propri obiettivi, che sono quelli di primazia politica.

L'esperienza dovrebbe essere maestra, ma i nostri due vicepremier, in particolare il Di Maio, non ne traggono insegnamento viste le analoghe esperienze, relative alla presenza dello Stato cinese in Africa e in Asia, finite nella trappola del debito, che consiste nel prestare denaro per la realizzazione di infrastrutture, salvo poi appropriarsene per mancata restituzione del prestito.

Il problema riguarda, anche, alcuni Paesi della Ue che hanno sottoscritto memorandum con la Cina.

Ad esempio, la Repubblica Ceca ha sottoscritto un memorandum per il BRIC con la Cina, ed è interessante vedere come è finita l'iniziativa, così come riportata da un gruppo di studiosi dell'Università di Praga, in una analisi chiamata Sinopsis (2).

Una azienda cinese, la Cefc, acquista immobili, tv e squadre di calcio, fa incetta di funzionari governativi e di partiti e il suo fondatore diventa, addirittura, consigliere personale del presidente della Repubblica Ceca, il sovranista Milos Zeman. Poi, l'azienda cinese fallisce ma è salvata da un fondo di investimenti dello Stato cinese che ne acquisisce le proprietà. Da notare che lo Stato cinese si identifica con il Partito Comunista Cinese.

Di Maio e Salvini, i nostri sovranisti, pensano di trattare con la Cina come faceva la Repubblica Veneta quaklche secolo fa, ma c'è una differenza: la Serenissima era una potenza economica e militare, governata dai Dogi, l'Italia, invece, non è potenza economica e militare ed è governata da Giuseppe Conte, l'avvocato del popolo.


(1) https://www.aduc.it/comunicato/governo+cina+vicina_29283.php
(2) Il Foglio 14.03.20119
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