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IMMIGRAZIONE. MODIFICARE LA LEGGE BOSSI-FINI. MA NON SOLO: FARE UN PERMESSO DI SOGGIORNO DOVREBBE ESSERE COME PER UNA CARTA D'IDENTITA'
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Comunicato 
26 agosto 2004 0:00
 

Firenze, 26 Agosto 2004. Il legislatore (Bossi-Fini e, se pur in maniera meno drastica anche Turco-Napoletano) ha sentito il bisogno di garantire agli italiani tranquillita' sociale e sicurezza pubblica, limitando pesantemente (fino a renderlo pressoche' impossibile in molte questure) l'ingresso di stranieri grazie al meccanismo strettissimo delle quote d'ingresso; nello stesso tempo ha cercato di garantire il benessere dell'economia, che necessita sempre piu' di manodopera non italiana.
Il sistema delle quote (che ripetiamo preesiste alla Bossi-Fini) si e' rivelato del tutto insoddisfacente, cosi' come e' stato messo in atto dai decreti ministeriali attuativi. Poche decine di posti disponibili, a fronte di migliaia di richieste di datori di lavoro. Come fare allora? Fino ad oggi, con le sanatorie, pare. Dal '90 se ne sono susseguite diverse, piu' o meno "sananti": l'ultima e' del 2002, le cui pratiche non sono ancora del tutto definite. Ma e' evidente che una sanatoria ogni quattro anni non basta, perche' le aziende piangono la crisi di manodopera.
Inoltre, tale sistema fa si' che neppure l'altra aspettativa, quella di sicurezza pubblica e tranquillita' controllata, sia realizzata. Qual e' infatti la selezione del "buon immigrato" operata da tali meccanismi (quote irrisorie/sanatorie)? Ovvio: chi, straniero irregolare, si trova in Italia al momento giusto, ottiene la "grazia" di un permesso di soggiorno; chi, pur con un datore di lavoro pronto ad assumerlo, pur mai stato clandestino, se si trova all'estero nel momento sbagliato, ha di fatto pochissime probabilita' di entrare.
Insomma, una sorta di rubinetto aperto e chiuso secondo.non si sa bene quali criteri, dal momento che l'economia nazionale ne rimane comunque insoddisfatta e la clandestinita' (dunque lavoro nero e ahime', a volte attivita' illecite per vivere) ne risulta ovviamente aumentata.
Questi aspetti della politica legislativa degli ultimi anni, che, gia' di per se' sono gravi e senz'altro da risolvere, vengono notevolmente aumentati dalle difficolta' pratiche ed applicative dell'intera normativa sull'immigrazione (leggi, regolamenti e circolari). In alcune questure, solo per ottenere appuntamenti per il deposito di domande di rinnovi dei permessi di soggiorno, carte di soggiorno, ricongiungimenti familiari, occorrono mesi, con la prospettiva di altri mesi di attesa per la definizione della pratica. In piu', aspetti oscuri della normativa in esame (una legge, un regolamento e qualche circolare), viene interpretata dagli operatori delle questure in modo restrittivo, spesso ingiustificato, non coerente con quanto stabilito dalle corti e dai tribunali su casi analoghi. Infine, non si trascurino i gravi problemi delle nostre amministrazioni all'estero, di ambasciate e consolati con prassi integrative alla legge a volte discutibili, che spesso aggravano e ritardano procedimenti che dovrebbero esser di pronta definizione.
Dunque, una riforma della legge e' auspicabile, ma risultera' vana se non si risolvono anche i problemi logistici che rendono troppo spesso una pratica di uno straniero un'odissea. Insieme alla riforma del sistema delle quote di ingresso, ovvero ad una congrua applicazione in base alle effettive richieste, occorrono termini piu' brevi e perentori per le amministrazioni coinvolte, e soprattutto una delega delle funzioni relative ai rinnovi dei permessi di soggiorno ai comuni.
La questura dovrebbe rimanere titolare di funzioni sue proprie di pubblica sicurezza e non svolgere, come adesso funzioni proprie di ufficiale di stato civile.
Tutto cio', tuttavia, non puo' che derivare dalla comprensione profonda che il rilascio di un permesso di soggiorno non ha a che vedere con la pubblica sicurezza, che, in presenza dei requisiti di legge, non e' dissimile al rilascio di una patente o di una carta d'identita'. Una vera riforma non dovrebbe prescindere dal superamento di questo pregiudizio che sottende all'attuale normativa.
Claudia Moretti - Avvocato
Responsabile del servizio ADUC - Immigrazione
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