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IPSE/ENEL. CHI CI GUADAGNA? INTERVENGA L'ANTITRUST CONTRO CHI STA CERCANDO DI AMMAZZARE IL MERCATO
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Comunicato 
27 dicembre 2004 0:00
 

Firenze, 27 Dicembre 2004. A Ferragosto e a Natale bisogna stare sempre con le antenne alzate, perche' le decisioni non limpide, onde evitare dibattiti, polemiche e altro, ecco che vengono prese. Questa volta e' toccato alla decisione dell'Enel di acquisire la Ipse (tra le cinque aziende che acquisirono le licenze Umts, tra cui la Blu che, poco dopo, fu "assorbita" da Tim).
800 milioni di euro per comprare le tre frequenze Umts non utilizzate dopo il bagno di soldi per acquisirle; due di queste dovranno essere vendute e, soprattutto l'Enel, per risanare i bilanci Ipse, avra' vantaggi fiscali per 200 milioni di euro. Con questa operazione la Ipse potra' pagare allo Stato il residuo dovuto per l'acquisto delle licenze Umts, che guarda caso e' di 800 milioni. Lo Stato, pero', incassando 200 milioni in meno da Enel, e' come se si fosse accontentato di un incasso a saldo di "soli" 600 milioni. Se la prospettiva era di non incassare e di trovarsi una societa' fallita (con tutti gli annessi e connessi), accontentarsi di 600 milioni potrebbe essere valutata come una buona mossa. Ma le tre frequenze sarebbero tornate allo Stato che avrebbe potuto fare una nuova asta e venderle molto di piu' di 600 milioni, mentre ora una resta a Enel che la passa alla sua Wind e due porteranno ulteriori soldi nelle casse di Enel.
Vista cosi', facendo finta che l'Enel fosse proprieta' della famiglia "Girolamo Seghetti", l'operazione potrebbe anche sembrare di alta ingegneria fiscal-politica, ma cosi' non e', perche' quando si dice Enel o Wind, e' come se si dicesse Stato.
Per cui il tutto diventa: lo Stato/Enel paga 800 milioni per averne indietro 600, ma in cambio ha quanto incassera' dalla vendita delle due licenze Umts, piu' pace sociale (nessun fallimento), e la dissoluzione di fatto dell'Ipse in se stesso/Enel, quindi un concorrente in meno.
Sarebbe questo l'interesse del mercato e quindi la prospettiva di una sua maggiore dinamicita' per favorire consumi e consumatori? A chi giova questo gioco delle parti: far finta di essere in un mercato, dove il controllore (lo Stato) aggiusta tutto per favorire il maggiore controllato (sempre lo Stato)?
L'Antitrust non ha niente da dire? Noi intanto le rivolgiamo il quesito.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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