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Mensa scolastica e cibo da casa. La tempesta in un bicchier d'acqua
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Comunicato di Vincenzo Donvito
14 settembre 2016 9:31
 
 Alla vigilia dell'apertura della scuola pubblica, con l'amministrazione che ha avuto mesi e mesi per organizzarsi, l'ingresso in classe e' minato -come al solito- dagli insegnanti che non ci sono e da quelli che vorrebbero essere altrove. E' inutile -forse-, e' proprio il Dna del nostro amministratore medio che non riesce a fare le cose come un utente medio si aspetterebbe.
E fin qui. Tutto in regola? Per niente! Ma lo sappiamo e lo sapevamo e denunciamo per l'ennesima volta l'incapacita' di ministero e strutture territoriali di far funzionare la didattica come si deve.
Ma quest'anno, oltre alla scuole pericolanti e terremotate con finti certificati di agibilita', ecco che il Miur si e' impegnato in una “fondamentale” battaglia per far valere alcuni principi che, ovviamente, ritiene inderogabili, visto che ha fatto ricorso in Appello e, perso anche questo, si appresta ad andare in Cassazione... tanto gli avvocati li paga lo Stato, cioe' noi.
Il “casus belli” e' accaduto a Torino, dove per la seconda volta un gruppo di genitori ha avuto la meglio contro un istituto che si rifiutava di far portare agli alunni il cibo da casa. Necessita' -sembra- dovuta ai costi non commisurati con la qualita' dello stesso. Certo, se pensiamo che una recente indagine dei Nas ha verificato che nelle mense scolastiche, una su quattro non e' in regola, ci stupiamo che ancora non sia stato preso un provvedimento d'urgenza dopo una direttiva ministeriale che avrebbe dovuto fare piazza pulita per ripartire da capo. Ma siamo troppo legalitari e speranzosi, probabilmente.
Per il momento ci teniamo la “vittoria” dei genitori torinesi. Noi siamo candidi (come quello di Voltaire) e non capiamo perche' si sia dovuto arrivare alle aule giudiziare, e la vicenda non e' ancora finita. Ci domandiamo: ma cosa passa nella mente del burocrate che gestisce una scuola quando si vede davanti tanti genitori che gli fanno presente che la mensa fa schifo e che vogliono che i propri figli si portino il cibo da casa? Niente di razionale e umano, sembrerebbe, ma solo la difesa corporativa del proprio ufficio, della propria presunta onorabilita' e cacapita' di gestire lo stesso in modo che sia gradito agli utenti del servizio. Qualcosa non tornava, visto che non erano solo un paio di genitori schizzinosi e fanatici della qualita' a far sentire la propria voce... e invece no, conta piu' il rispetto dalla propria burocrazia. Ed ecco le carte legali: Tribunale, Appello, nuova ordinanza di questi giorni, annuncio di Cassazione e, a questo punto, non ci stupiremmo se fosse imbastito anche un ricorso alla Corte Europea dei diritti umani (diritti del burocrate in questo caso...). Sarebbe bastato mettersi d'accodo con le famiglie per una convivenza tra chi consumava in mensa e chi portava da casa.... troppo semplice, tanto, per l'appunto, paga Pantalone.
Ed ecco l'affermazione, per l'ennesima volta, della via giudiziaria per la convivenza civile. Che se ha un senso per i casi estremi, diventa ridicola in episodi della vita quotidiana che si possono risolvere con un po' di buon senso. Ci aspettiamo il ministro del Miur, Stefania Giannini, contesa dagli onnivori contenitori televisivi a disquisire in materia, coi pro e i contro.... e tutto questo mentre le scuole riaprono e non si sa ancora chi sono gli insegnanti... e quindi, orari ridotti, incognite, studenti -ovviamente- mediamente contenti perche' e' rimandato nel tempo il loro imprigionamento in quel luogo di istruzione alla mediocrita' che sono le scuole pubbliche italiane. 
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