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NUCLEARE: RIAPRIRE LE CENTRALI? SECONDA PUNTATA
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Comunicato 
21 gennaio 2005 0:00
 

Roma, 21 Gennaio 2005. Ci risiamo. Basta una dichiarazione del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per riaccendere le polemiche sul nucleare. Nell'agosto scorso l'incidente alla centrale nucleare di Mihama (Giappone) ripropose il discorso sulla sicurezza degli impianti nucleari. Se il premier, invece di lanciare il sasso nello stagno, presentasse un nuovo piano energetico si potrebbe discutere con le carte in mano, ma le parole sembrano piu' efficaci dei fatti.
Negli anni Cinquanta e Sessanta il nostro Paese era terzo nella produzione di energia elettrica da fonte nucleare, dietro gli Stati Uniti e Gran Bretagna. Oggi non ne produce piu'. L'elevata dipendenza energetica dall'estero, in particolare dagli idrocarburi e il rischio di gravi ripercussioni di non impossibili nuove crisi energetiche, suggeriscono (alcuni) di rivedere la decisione assunta dopo il grave disastro di Chernobyl (allora Unione Sovietica).
Non abbiamo preclusioni ideologiche sul nucleare, per cui ci accingiamo con sano pragmatismo a valutare l'opzione suggerita.
Iniziamo dalla sicurezza, che e' il problema che maggiormente angoscia le popolazioni, e discutiamo dei piani di sicurezza che ci interessano, visto che abbiamo a ridosso delle patrie frontiere due impianti nucleari, Creys-Malville (Francia) e Krsko (Slovenia). Stando alla normativa vigente (1) lo Stato deve provvedere alla tutela della popolazione potenzialmente esposta a eventi incidentali negli impianti nucleari tramite la realizzazione di Piani di emergenza. I piani di emergenza devono essere realizzati, oltre che per gli impianti esistenti sul territorio nazionale, anche per aree con rischio di incidenti nucleari (impianti al di fuori del territorio nazionale; navi a propulsione nucleare in aree portuali; trasporto di materie radioattive). Parte fondamentale dei Piani di emergenza e' la campagna di informazione della popolazione, che e' obbligatoria (2). Le informazioni devono essere sempre accessibili al pubblico e devono essere fornite senza che la popolazione debba richiederle. La norma (3) prevede che la popolazione venga regolarmente informata e regolarmente aggiornata sulle misure di protezione sanitaria ad essa applicabili nei vari casi di emergenza prevedibili, nonche' sul comportamento da adottare in caso di emergenza nucleare.
Risulta a qualcuno che questo avviene? A noi non risulta, dal che discende che se manca la semplice informazione manchera' anche qualcosa d'altro. Se qualcuno desidera parlare di scorie nucleari basta far riferimento agli avvenimenti accaduti a Scanzano Jonico, dove un'area individuata come sito sicuro per il deposito e' stata sostanzialmente cancellata dall'elenco per la rivolta della popolazione locale. Nel frattempo le scorie sono depositate in aree a rischio alluvione, come Caorso, Trino Vercellese e Saluggia. E dovremmo fidarci di chi vuole riaprire e costruire nuove centrali nucleari?
Primo Mastrantoni, segretario Aduc.

(1) Articolo 115 del Decreto Legislativo n° 230 del 17 marzo 1995, modificato ed integrato dal D.Lgs 241/2000, in attuazione delle Direttive 89/618/Euratom e 96/29/Euratom in materia di radiazioni ionizzanti.
(2) Art.129.
(3) Art. 130.
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