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PATENTE A PUNTI. LE NUOVE PROPOSTE DEL GOVERNO PER L'ASSENZA DI FERMO IMMEDIATO. MA E' PROPRIO NECESSARIO INFIERIRE SU CHI E' PROPRIETARIO DI UN MEZZO?
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Comunicato 
25 febbraio 2005 0:00
 

Firenze, 25 Febbraio 2005. Il viceministro alle Infrastrutture e Trasporti, Mario Tassone, ha fatto sapere che e' allo studio un provvedimento, che in tempi molto brevi potrebbe tradursi in un decreto, per colmare il vuoto lasciato dalla sentenza della Corte Costituzionale sulla patente a punti secondo la quale i punti possono essere levati solo a chi e' stato identificato nel commettere l'infrazione: il fermo amministrativo dell'automobile di 10 o 15 giorni.
Premettiamo che a noi, proprio per come e' stata strutturata la sentenza della Corte e per come ha precisato una successiva circolare del ministero degli Interni, non ci sembra che ci sia questo vuoto: si prevede che per il proprietario dell'automezzo che abbia compiuto l'infrazione e che non abbia indicato chi fosse alla guida quando e' stata commessa l'infrazione, ci sia una ulteriore multa da 357,43 a 1432,99 euro. E anche questo ci sembra molto discutibile, visto che la responsabilita' del proprietario e' solo quella di aver prestato il mezzo a qualcun altro (cosa legalissima) che ha commesso l'infrazione.
Ma ecco che dal cilindro spunta fuori il fermo amministrativo, che non si capisce come potra' essere messo in atto: l'avvocatura dello Stato, ad ottobre 2004, ha confermato, dopo una miriade di ricorsi vinti e persi un po' ovunque, lo stop all'uso del fermo amministrativo del veicolo, in quanto non c'e' una precisa normativa che stabilisce una regola di condotta (non ci risulta che allo stato sia in cantiere qualcosa per modificare questa situazione).
Ma a parte questo, ci domandiamo se sia proprio necessario infierire i questo modo sui proprietari di un mezzo.
Questa categoria, tra targhe alterne, blocchi totali e altre amenita' inutili ai fini della salvaguardia ambientale urbana, gia' paga con le proprie tasche i costi delle incapacita' delle politiche nazionali e locali in materia. Perche' tartassarla in questo modo? Perche' non ricondurre i codici, le norme e la giustizia alle responsabilita' individuali riconosciute tali, e incentivare invece il continuo, indefesso e permanente tentativo di aggirare tutto cio' che disciplina la nostra vita, il codice della strada nella fattispecie?
Si ritiene che in questo modo si educheranno meglio gli automobilisti al rispetto del codice?
Ci si consenta di dubitarne fortemente.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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