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PILLOLA DEL GIORNO DOPO. DENUNCIARE CHI NEL SERVIZIO PUBBLICO NEGA LA RICETTA
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Comunicato 
23 novembre 2005 0:00
 

Firenze, 23 Novembre 2005. Da quando e' cominciata la sperimentazione della pillola abortiva RU486 per rendere meno traumatica l'interruzione di gravidanza, si e' acceso un clima incandescente che, piu' o meno e al di la' delle affermazioni di facciata di chi -contrario- sostiene di non voler comunque toccare la legge sull'aborto, tende ad imporre la sessualita' solo come riproduzione, o comunque affidando quest'ultima al caso e non alla scelta.
E' evidente che la questione aborto non e' sopita e scalda gli animi, ma passare dall'affermazione dei propri valori all'imposizione degli stessi, a nostro avviso significa violare la legge. Ognuno e' libero di indicare l'aborto come estremo rimedio ad un errore o come il peggiore dei delitti in base ad una propria coscienza che individua nello zigote un essere umano al pari di quelli la cui liberta' e' disciplinata dai codici... ma imporre e' un altro discorso. Su cui non ci dovrebbe essere clemenza, ma fermezza; quella fermezza che lo Stato dovrebbe dimostrare in ogni ambito e che, tutte le volte che non lo fa, crea disaffezione, lassismo, illegalita' e relative culture di accettazione e giustificazione.
Uno dei motivi per cui si abortisce e' perche' manca un'informazione di base su come la propria sessualita' possa essere gestita al di la' del momento procreativo. Informazione che il nostro sistema scolastico continua ad ignorare. E i frutti sono quello che sono, soprattutto l'aborto nei soggetti piu' deboli perche' meno informati, giovanissime ed extracomunitarie del Terzo Mondo.
L'informazione sulla contraccezione oggi e' in due direzioni: standard e d'urgenza. La prima significa pillole, preservativi e altri meccanismi che impediscono il momento fecondativo. La seconda e' la pillola del giorno dopo, che gli ignoranti (consapevoli o meno poco importa) confondono con la pillola abortiva, ma che e' solo, per l'appunto, una contraccezione d'urgenza, in quanto non interviene sull'ovulo fecondato come fa l'aborto ma, entro 72 ore dal rapporto a rischio, impedisce chimicamente l'incontro fecondo tra sperma maschile e ovulo femminile (meccanismo chimico previsto anche dalla spirale e che nessuno mai ha contestato con tanta passione equiparandolo all'aborto).
Ci giungono sempre piu' numerose segnalazioni di luoghi e persone del servizio pubblico in cui la pillola del giorno dopo viene boicottata, rifiutando la ricetta per l'acquisto in farmacia. Questo rifiuto e' un illecito, gia' chiarito a suo tempo dal ministero della Salute: l'eventuale obiezione di coscienza la legge la prevede per l'aborto, non per la ricetta e l'acquisto di farmaci e metodi contraccettivi.
Pertanto invitiamo tutti coloro che dovessero incappare in questi rifiuti, a segnalarli tempestivamente all'autorita' sanitaria, ai media e alla nostra associazione, perche' gli venga dato il massimo risalto. Libero ognuno di pensarla come crede in materia, ma fintato che viene pagato dal servizio pubblico o autorizzato a svolgere altrettanto servizio pubblico (ospedali, farmacie, etc.), si deve attenere alle norme dello stesso e non piegarle alla propria convenienza ideologica.
Noi auspichiamo che la pillola del giorno dopo sia acquistabile senza ricetta medica e senza dover dimostrare di avere la maggiore eta' (cosi' come avviene per l'acquisto di un preservativo, anche nelle apposite macchinette che si trovano un po' dovunque), ma fintanto che sussiste questa assurda limitazione, non deve essere tollerata alcuna limitazione al proprio diritto per la fruizione di un prodotto che e' legale a tutti gli effetti.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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