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Prostituzione a Firenze. Pagare la politica di immagine del Sindaco?
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Comunicato di Vincenzo Donvito
17 settembre 2017 11:07
 
 Dopo il primo giorno di applicazione della nuova ordinanza del Comune di Firenze -cosiddetta contro la tratta degli esseri umani- se ne raccolgono i primi frutti. Un tizio di Siena cuccato mentre consumava in macchina il servizio acquistato. Punto. E basta. E questo mentre le persone che si prostituivano erano sempre in strada, dopo aver dato fiato ad esercizi di narrazione para-romanzata da parte dei media, e col costo di una mini-mobilitazione (pare cinque pattuglie) dei tutori dell’ordine. E allora? Allora, niente! Nei prossimi giorni sara’ cosi’ e anche meno. Forse cuccheranno due o tre puttanieri, ma niente di particolare. Il fenomeno della prostituzione per strada continuera’ in modo indisturbato. Perche’ i problemi (e la prostituzione per strada e’ un problema, sanitario e di ordine pubblico) dovrebbero essere affrontati per risolverli, non per dare immagine ad uso e consumo dei desideri e delle esigenze di chi ci governa. Che sembra proprio quello che e’ accaduto e che continuera’ ad accadere.
Certo, un Sindaco non puo’ legalizzare la contrattazione delle prestazioni sessuali, spetta al legislatore nazionale. Ma potrebbe ridurre il danno. Per esempio: mettendo zone specifiche a disposizione (1). Non ci sarebbe da aspettarsi la migrazione in massa dei venditori di sesso in queste zone (le posizioni urbane e geografiche giocano un ruolo non secondario anche in questo mercato di domanda e offerta), ma lavorandoci con sistematicita’ e continuita’, qualche risultato si dovrebbe ottenere. Certo, se si dice -come fa l’ordinanza del Comune di Firenze- che non si puo’ comprare sesso per strada, andando contro logiche e abitudini di quasi tutti gli esseri umani e dei loro desideri, ci si predispone solo al fallimento di ogni iniziativa. Queste zone potrebbero essere foriere di provvedimenti contro l’amministrazione che le istituisce? Probabile, con lo stesso livello di probabilita’ che un qualunque ricorso al Tribunale Amministrativo regionale (TAR) mandi in soffitta l’ordinanza entrata in vigore ieri 16 settembre. Quindi, se volessimo essere onesti con noi stessi, coi cittadini e col futuro di entrambi, tanto varrebbe fare qualcosa che potesse servire a questo futuro. E non usare il meccanismo ordinanza come fosse un preservativo che si butta dopo l’uso e si fa mente locale e pratica del vantaggio che si e’ avuto nell’usarlo.
Difficile? Non crediamo, basta volerlo. E soprattutto, come purtroppo e’ e sara’ il risultato dell’attuale ordinanza, bisognerebbe muoversi non solo per costruirsi un’immagine (a chi piace questo tipo di immagine) a spese della pubblica collettivita’.

1 - quelli che qualcuno, ipocritamente, qualche temo fa aveva chiamato “parchi dell’amore”… chissa’ che concetto e pratica dell’amore ha questo qualcuno…
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