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Riforma codice della Strada. Bene, ma occhio alla demagogia: vietato pensare quando si è alla guida?
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Comunicato di Vincenzo Donvito
12 febbraio 2019 13:22
 
  Puntuale come i mitici orologi svizzeri arriva la proposta di riforma del codice della strada. Un bene, secondo noi, vista l’evoluzione in materia, soprattutto dal punto di vista tecnico ed infrastrutturale. Questo in teoria, perchè in pratica, l’evoluzione infrastrutturale è da dimostrare caso per caso e, trovato il livello standard, il legislatore potrebbe ben cercare di intervenire. Tutto da capire comunque.
Le proposte sono tante. Per il momento ne prendiamo in considerazione quattro.
1 - Vietato fumare alla guida perché sembra che sia un ulteriore distrazione. Sicuramente è una distrazione in più, è innegabile, così come è una distrazione pensare… anzi, forse, pensare lo è di più. Visto che quantitativamente,e non solo, il pensare è una delle attività più diffuse anche per chi è alla guida di un veicolo. Sembra una battuta, la nostra, ma se “ci pensiamo” non possiamo che arrivare alla conclusione che fumare è una distrazione al pari di pensare. Beh, dirà qualcuno, non è solo questione di pensare, “la mano con cui lasci il volante per portare alla bocca la sigaretta, ti distrae...”… ma allora; se ci si gratta il naso o un orecchio, o se si cerca una diversa stazione radio, etc etc… come la mettiamo?
2 - Colpisce la proposta del presidente della commissione Trasporti della Camera, che vorrebbe portare a 150 Km/h il limite di velocità nelle autostrade a tre corsie. Bisognerebbe ricordare al nostro presidente che chi viaggia in autostrada non lo fa probabilmente come accade a lui, con la scorta e con auto di una certa efficienza, ma, nonostante il parco macchine circolanti non crediamo sia dominato da macinini, 150 Km/h non è una bazzecola, non tanto per il mezzo che si guida, ma per chi lo guiderebbe. E’ il nostro presidente convinto che la media degli automobilisti sia in grado di andare ad una tale velocità? Ci si consente più di un dubbio.
3 – Il casco obbligatorio per i ciclisti, in un contesto in cui si parla (quasi sempre… si parla e basta) di incrementare la mobilità ciclabile…. Cioè: diminuiranno moltissimo i ciclisti. Un provvedimento che, di esclusiva tutela per chi è in bici e non per altri, non prende in considerazione cosa realmente significhi andare in bicicletta come mobilità alternativa. Un solo esempio: cosa succederà ai vari bikesharing urbani che si stanno affermando a beneficio di individui e città?
4 – Bici che potranno andare contromano lì dove ci sono limiti di velocità di 30 Km/h e nelle corsie riservate a bus e taxi e vari mezzi di servizio. Crediamo che chi ha pensato una cosa del genere non sa di cosa stia parlando, visto che stabilirlo nel codice per tessuti di mobilità urbana diversi da città a città, da luogo a luogo, è totalmente pericoloso e velleitario. Forse non ci sono nei tantissimi centri storici delle nostre città tante stradine strettissime a senso unico? Siamo pieni. Questo per dire che una norma unica non ha senso, ma potrebbe averlo affidandone la decisione, con apposita cartellonistica alle singole amministrazioni comunali
Per concludere, sui punti 3 e 4 (biciclette): non vorremmo che questi provvedimenti fossero un alibi per procrastinare all’infinito l’adozione di provvedimenti organici e infrastrutturali che pongano la mobilità ciclabile come priorità assoluta (Danimarca e Olanda maestre).
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