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RIFORMA DEL RISPARMIO O RESTAURAZIONE? IL SENATO VI RIMEDI
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Comunicato 
3 marzo 2005 0:00
 

Firenze, 3 Marzo 2005. Tutti la chiamano riforma del risparmio, ma cosa avrebbe riformato e' tutto da capire. Il testo approvato oggi dalla Camera ci sembra che abbia solo restaurato il piu' possibile un potere che sembrava fosse stato messo in discussione, e che razionalizzandolo avrebbe fatto avvicinare di piu' il nostro sistema a quello europeo: il potere della Banca d'Italia, e soprattutto quello del suo governatore Antonio Fazio.
Che continuare a chiamare governatore ci sembra una sorta di eufemismo: ve l'immaginate se, per esempio, nell'ambito di coloro che nominati ad una carica vi restano a vita, il papa del Vaticano si chiamasse governatore? Suonerebbe strano ai piu'. Come, altro esempio, suonerebbe strano che Fidel Castro (altro esempio di investito a vita) si chiamasse governatore. Anche perche' i governatori piu' famosi nel mondo, quelli che vengono subito in mente quando si usa questa parola, quelli degli Stati degli Usa, con le nomine vitalizie proprio non c'entrano nulla. Ma il legislatore italiano, per ora ha detto che deve essere cosi', e, come spesso avviene, ha rivoluzionato il significato delle parole.
Il legislatore ha anche confermato che la concorrenza deve continuare ad essere controllata da chi deve garantire la solidita' del sistema bancario, e lo ha fatto raggiungendo lo scenario odierno: mai una banca che fallisce e risparmiatori proni a pagare tutte le spese delle incapacita' di chi non sa amministrarsi e districarsi nel mercato. Il fallimento non e' certamente una bella cosa, ma quando in un settore cosi' delicato e' completamente assente, non essendo tutti delle cime nella gestione e amministrazione finanziaria, il dubbio che non si tratti di mercato ma di gestione di un monopolio magmatico, e' piu' che legittimo. Monopolio magmatico in cui, mai come in questo ultimo decennio, gli scandali finanziari sono stati cosi numerosi e violenti per le tasche dei risparmiatori e dove, almeno fino ad oggi, i responsabili, se non alcuni miseri capri espiatori, hanno pagato (Cirio, Parmalat, 4You-MyWay, etc..). E quindi, non a caso, i monopoli si fanno gestire meglio da un papa/re che da un governatore.
Speriamo solo che il Senato, che deve ora affrontare la discussione sul disegno di legge, per la propria pacatezza, e per essere istituzionalmente luogo di maggiore saggezza per l'anzianita' dei suoi componenti, riesca a riaversi da questa follia finanziaria verso cui il nostro Paese sta andando.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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