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Rimborsi aerei negati e coronavirus. Dopo il Parlamento italiano anche la Commissione Ue straccia i diritti
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Comunicato di Vincenzo Donvito
13 maggio 2020 15:48
 
  La grande “porcata” dei rimborsi negati per i biglietti aerei non usufruiti per la crisi pandemica, non finisce mai di stupire. In Italia i malcapitati devono in pratica accettare solo i voucher dei vettori aerei da utilizzare entro un anno. Costrizione che è tale per qualunque altro servizio turistico. Un meccanismo che contrasta con gli ordinamenti comunitari che prevedono prima di tutto il rimborso in denaro, ma che il Parlamento italiano ha ratificato in sede di conversione in legge del decreto “Cura Italia”.

Nei giorni scorsi c’era stata un po’ di maretta quando un gruppo di Paesi Ue aveva manifestato l’intenzione di fare come l’Italia nel negare i rimborsi. La vicepresidente della Commissione, Margrethe Vestager, aveva annunciato di aver inviato una lettera agli Stati membri chiedendo il rispetto delle norme e che questo era il primo passo verso una procedura di infrazione. Ma oggi arriva la commissaria ai Trasporti, Adina Valean, che spiega come l'invio di una lettera non e' per contestare una "infrazione", ma di "incoraggiamento" affinche' vengano fatte rispettare le regole Ue che prevedono la possibilita' che sia il viaggiatore a scegliere il tipo di rimborso. E la vicepresidente Vestager si è accodata alla sua collega.
Questo significa che la Commissione Ue si tira fuori da un suo eventuale intervento (autorevole) presso la Corte di Giustizia Ue. Corte che, però e ovviamente, può essere adita da chiunque si senta “tradito” dalle norme del proprio Stato.

Potremmo a questo punto parlare di una sorta di italianizzazione” della Commissione, con estrema soddisfazione di tutti coloro che hanno fatto e stanno facendo il diavolo a quattro per far pagare la crisi del turismo a chi aveva pagato un viaggio senza poterlo poi effettuare.

A questo punto potremmo anche cominciare a parlare male della Commissione Ue, magari scrivendo che si sono venduti alle pressioni italiane e degli altri Stati che hanno voluto emulare in merito il nostro Paese.
Ma non lo facciamo.
Prendiamo atto di questa pessima dimostrazione di rispetto di se stessi, delle istituzioni e di tutti i cittadini europei. Non solo. Ma chiediamo loro di uscire dai bizantinismi della politica. Così il gioco sarà più chiaro e tutti sapranno chi sono e cosa fanno i nemici dei diritti dei cittadini.
Da parte nostra – GARANTITO – andremo fino alla Corte di Giustizia di Lussemburgo a partire dai casi italiani. E’ macchinoso fare ricorso, ci si arriva solo dopo che un giudice italiano chiede loro di intervenire nell’ambito di un giudizio in corso, ma andremo fino in fondo perché sono in gioco i nostri principi economici e politici, sui cui non accettiamo di essere presi in giro.
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