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RITARDI RICERCA E INNOVAZIONE. ALL'ALLARME LANCIATO DA BRUXELLES SI PUO' RISPONDERE CON L'ABBATTIMENTO DEGLI STECCATI IDEOLOGICI
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Comunicato 
20 gennaio 2006 0:00
 

Firenze, 20 Gennaio 2006. L'Europa corre il rischio di continuare ad accumulare ritardi rispetto a Usa, Cina e altri Paesi. E' quanto, sul fronte della ricerca e dell'innovazione, ha concluso un rapporto indipendente presentato a Bruxelles dal commissario alla ricerca Janez Potocnik e da uno degli autori dello studio, l'ex-premier finlandese Esko Aho. Vengono chiesti nuovi investimenti e "un nuovo approccio": la designazione di un rappresentate indipendente alla ricerca europea che coordini le azioni dei Governi, le imprese, i centri studi e le universita'. Questi gli orientamenti strategici indicati: creazione dei mercati dei prodotti e servizi innovativi, aumento degli investimenti destinati all'area e alla mobilita', promozione di un ambiente di lavoro favorevole al settore.
Una prospettiva che, a nostro avviso, potrebbe servire soprattutto se si aggiunge una considerazione: quanto si e' disponibili a non fermarsi davanti ai paletti e agli ostruzionismi ideologici. Ci riferiamo in particolare al campo della ricerca medica. Noi abbiamo accumulato una esperienza in materia col "Notiziario cellule staminali" (http://staminali/aduc.it), ed ogni quattordici giorni riferiamo in materia su quanto avviene nel mondo. L'ostacolo piu' grosso, in quella che sembra essere la maggiore prospettiva del settore cioe' la ricerca con le staminali embrionali, e' ovunque la barriera ideologica/religiosa. Anche negli Usa la situazione cambia da Stato e Stato proprio in virtu' di queste barriere e c'e' un blocco a livello federale proprio in virtu' del veto del presidente George W.Bush. Nella Ue, invece, si va avanti in modo spedito -come in Gran Bretagna e Spagna- li' dove questi condizionamenti sono assenti dal modo di fare degli specifici Governi Blair e Zapatero, mentre si batte il passo in Paesi come il nostro.
Le indicazioni e i soldi che arrivano da Bruxelles sono abitualmente assenti da questi condizionamenti, per cui spetta agli specifici Governi decidere se e come farne uso. In Italia, oltre al divieto per legge, c'e' anche la fuga dei ricercatori verso altri lidi, anche perche' il referendum dell'anno scorso che ha sancito un bel "de produndis", ha di fatto bloccato un rigoglio di ricerca che aveva visto un decollo non secondario negli anni precedenti.
A questo punto i futuri governanti del nostro Paese (che saranno scelti dagli elettori ad aprile), dovranno/potranno decidere se essere o meno della partita. Ma e' chiaro che potranno solo se si leveranno i vari abitini ideologici e metteranno al centro la ricerca in quanto tale, in rapporto ai potenziali benefici che ne potrebbero derivare per i malati, lasciando la possibile cura delle anime alla libera scelta di ognuno e ai liberi programmi delle varie chiese.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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