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Sicurezza alimentare. I conflitti d’interesse degli scienziati dell’EFSA. Che fare? Appello alla Commissione europea
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Comunicato di Vincenzo Donvito
15 giugno 2017 13:36
 
 Il 46% degli scienziati che lavorano per l’Agenzia europea di sicurezza degli alimenti (EFSA), che ha sede a Parma, sono in conflitto di interessi. Cosi’ le conclusioni di un rapporto della ONG olandese Corporate Europe Observatory (CEO), specializzata in strategie di influenza che vengono esercitate nelle istituzioni europee. Il periodo preso in considerazione, analizzando le autodichiarazioni degli stessi scienziati, e’ 2015-2018; in una precedente analisi del 2013 la percentuale era del 59, quindi la situazione e’ migliore, ma i numeri (46%) sono sempre preoccupanti ed alti. L’EFSA, che respinge il tutto, si difende dicendo che i suoi parametri di valutazione per il conflitto di interesse sono diversi, ma -per noi- e’ proprio su questa diversita’ che e’ bene concentrare l’attenzione. Per la ONG CEO e’ in conflitto di interessi lo scienziato che, nei cinque anni precedenti il suo mandato, ha avuto legami finanziari (possesso di azioni, contratti di consulenza, finanziamento di ricerche...) con il settore industriale per i cui prodotti e’ chiamato a fare una valutazione. Per l’EFSA un conflitto di interessi c’e’ in una situazione dove l’esperto ha ricevuto dei finanziamenti legati specificamente al prodotto per il quale ha l’incarico di fare una valutazione (no, quindi, per altri prodotti sui quali presta la sua opera nella medesima azienda). Come spesso accade in ambito “statistico”, conta molto il metodo, la temporalita’ e le domande. Qui stiamo parlando di cio’ che finisce ogni giorno nei nostri piatti, e ci sembra che il metodo della ONG olandese non sia estremista, anzi. Ci lascia perplessi, invece, il metodo approssimato e semplicistico dell’EFSA, come se gli scienziati che collaborano con l’Agenzia non fossero umani ma macchinette che si accendono e spengono a comando del fruitore; per esempio: lo scienziato che lavora per un’industria su un prodotto A, chiamato dall’EFSA a valutare l’idoneita’ di un prodotto B (quindi non in conflitto di interessi per l’Agenzia di Parma), perche’ non dovrebbe avere conflitto di interessi se si dovesse negativamente esprimere comunque sulla azienda che lo paga, compromettendo economicamente la stessa pur se su un altro prodotto? Un ragionamento semplice semplice, da 2+2=4. Ma forse la nostra matematica e’ diversa da quella dell’EFSA, cosi’ come la nostra considerazione dell’essere umano…
Per questo facciamo appello alla Commissione europea perche’ intervenga sull’EFSA, per rimettere in discussione questi parametri. Appello che chiediamo anche sia fatto proprio dalle istituzioni italiane, direttamente o meno coinvolte, anche in virtu’ della dislocazione territoriale italiana della stessa Agenzia: ministero Salute, parlamentari europei in primis.

Qui il rapporto della ONG CEO
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