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Tre incidenti in due settimane all'inceneritore di Padova. Chiarezza e trasparenza sulla provenienza e qualità dei rifiuti
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Comunicato di Maria Grazia Lucchiari
23 maggio 2012 12:01
 
 Se all'inceneritore di AcegasAps di Trieste sono arrivati dalla Campania 11.830 tonnellate di rifiuti quanti ne sono giunti a quello della stessa azienda di Padova? Secondo i giornali nelle ultime settimane sono 2mila le tonnellate campane entrate nei forni dell'impianto del quartiere Forcellini-Camin, il tutto all'insaputa della Regione, come afferma l'assessore regionale all'ambiente Maurizio Conte, e del presidente Zaia che ha sempre dichiarato che in Veneto i rifiuti campani non sarebbero mai arrivati. In contemporanea, all'impianto di Padova si sono verificati tre incidenti di fila. Nel primo si è  trattato di un incendio causato dall'esplosione di una bombola del gas all'interno della fossa dei rifiuti che ha fatto incendiare un materasso. Sono seguiti altri due incidenti, l'ultimo ha fatto fuoriuscire una nuvola di fumo nero del quale non sappiamo se ha contaminato l'area del quartiere attorno all'inceneritore poichè l'Arpav, agenzia regionale per la protezione ambientale, non ha fatto i rilevamenti. Ricordiamo che l'impianto è in fase di autorizzazione integrata ambientale. Ad AcegasAps chiediamo chiarezza sulla provenienza dei rifiuti, quindi se arrivano da fuori provincia o da fuori regione, la loro qualità e quindi i processi di verifica e incenerimento, come viene trattato il carico radioattivo e se viene fatto sostare all' interno del parcheggio dell'azienda. Al sindaco chiediamo garanzie di tutela della salute pubblica ed anche dei lavoratori all' interno dell'impianto, tutela della salute poichè il palese conflitto di interessi che interessa AcegasAps e Arpav genera legittimi dubbi di imparzialità in quanto il direttore dell'agenzia regionale per la tutela ambientale è un dirigente dell'azienda che gestisce l'inceneritore. Aggiungiamo che un altro episodio, seguito ai tre precedenti, con fuoriuscita di fumo nero dall'impianto è stato segnalato dagli abitanti del quartiere.
Alla Regione chiediamo chiarezza e trasparenza. Sulla gravità degli episodi recenti l'Aduc si riserverà di interpellare la Procura della Repubblica. Ricordiamo che l'area del quartiere attorno all'inceneritore, per la diossina presente al suolo depositata da cinquant'anni di attività, è definita dall'Istituto Mario Negri di  Milano "a rischio cancro per bambini". La crescita della raccolta differenziata e il progressivo ridursi dello smaltimento dei rifiuti avrebbe dovuto imporre al Comune e ad AcegasAps la rinuncia a raddoppiare i forni dell'inceneritore, invece la necessità di garantire il flusso di 600 tonnellate al giorno costringe l'azienda a ricorrere ai rifiuti di tutta Italia. Quelli del Lazio sono all'orizzonte.
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