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Consumatori e cittadini, ma senza bambini?
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Editoriale di Vincenzo Donvito
15 ottobre 2005 0:00
 
Due episodi di cronaca giudiziaria, non italiana comunque di Paesi Ue, che fanno riflettere e fare alcune considerazioni.
Il primo.
Austria. La legge stabilisce le prerogative umane non sottoponibili a discriminazione (come l'etnia) e definisce i settori in cui debba valere l'assoluta parita' tra le persone. Questo e' uno dei principi del diritto austriaco (e non solo). Ma, se un albergatore esclude a priori e in modo manifesto i bambini di una certa eta' al fine di tutelare la quiete dei suoi ospiti, la decisione e' legittima (e non si tratta di una casa di riposo o simile).
Il secondo
Francia. Secondo la legge e' omissione di cura portare "un bambino sotto i sei anni per strada o in uno spazio adibito a trasporto pubblico allo scopo di sollecitare la generosita' dei passanti". Ma in un caso concreto, la Corte di Cassazione ha assolto la madre perche' non aveva altri mezzi di sostentamento.
Quanti di noi andrebbero in un albergo a condizione che non ci fossero bambini, o ci fosse il classico cartello "non si accettano meridionali" o "negri" o "ebrei" o "donne sole" o "animali domestici" o "handicappati" (questo magari non lo scrivono, ma se ci sono solo barriere architettoniche per chi non e' abile secondo lo standard...) o, per essere d'attualita', "arabi"? Credo che buona parte si sentirebbe a disagio e, salvo casi di assoluta necessita' senza alternativa, ovviamente non appartenendo ad una di queste categorie presunte reiette, cambierebbe albergo. Mondialismo? Solidarismo? Tolleranza? Altruismo? Liberalesimo? Niente di tutto questo e di tanto altro: fuori le ideologie, ci riguarda tutti perche' e' "solo" vita, realta'. Tornando al caso della notizia: e' concepibile un mondo senza bimbi... che se non urlano ti devono far preoccupare? Si puo' concepire di consumare un prodotto o usufruire di un servizio senza che questo comporti un confronto continuo con i bambini o non sia in modo tale da essere fruito anche da questi bambini? Per chi lo fa, occorre cercare di spiegargli dov'e' l'errore. E se chi lo fa si chiama Legge, tribunale, giudice, la cosa ci dovrebbe alquanto preoccupare, perche' vuol dire che questa legge e questi tutori della stessa non sono quello che ci serve per vivere.
Non e' molto diverso il discorso nei confronti dei bambini accattoni (o lavoratori) o che fanno una qualunque attivita' che sia diversa dal gioco e dallo studio.
La questione e' sempre quella della funzione dei bambini e del loro essere usati come mezzo per giustificare un fine. Che e' come dire: chi ruba perche' ha fame e' un disperato ladro o solo un disperato? Bambini accattoni e ladri sono anch'essi una realta', ma non impedire che ci siano e, come nel nostro caso, addirittura giustificarli, e' molto pericoloso. Per il futuro di ognuno.
Una riflessione per non dimenticarcelo, mai.
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