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Consumismo e sopravvivenza. Continuiamo ad essere schizofrenici?
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Editoriale di Vincenzo Donvito
8 dicembre 2010 8:26
 
Bisogna acquistare la lavastoviglie, non ce la faccio piu' a lavare i piatti. Quante volte l'avremo sentita una frase del genere... ed ecco che l'agognato elettrodomestico arriva in casa, trova il suo spazio e, dopo gli abituali riti iniziatici per famigliarizzarci, diventa un componente della famiglia a tutti gli effetti.
Famiglia di sei persone con magari due lavaggi al giorno? Puo' darsi. Niente da dire.
Famiglia di due/tre persone che mangia in casa una volta al giorno e abitualmente senza grande spiegamento di piatti e stoviglie. Puo' darsi. Molto da dire: la lavastoviglie sara' usata una o due volte la settimana e, per riempirla e farla andare occorre che gli oggetti da lavare giustifichino numericamente l'uso di tanta acqua, elettricita', etc. per cui, per esempio, invece del servizio da sei o dodici, visto che un po' di piatti resteranno sporchi per qualche giorno al chiuso della macchina, occorrera' avere un servizio da dodici o da diciotto o di piu'. Vale la pena averla acquistata per un uso cosi' limitato? No! Ma in una casa che si rispetti una lavastoviglie non puo' mancare e, tra l'altro, le sfavillanti cucine che vediamo nelle pubblicita' in tv e sui giornali, hanno tutte il buco per metterci la lavastoviglie... perche' farne a meno?
A nostro avviso una sorta di inutilita' a meta' tra lo status symbol e il bisogno creato ad arte.
Niente di nuovo, per carita'. Questo e' solo un piccolo esempio di una nostra quotidianita' strapiena di situazioni del genere. Il Suv, per esempio: un mezzo adatto per situazioni in cui le strade sono difficili, ma che vediamo nelle nostre citta' sempre piu' frequentemente. Un mezzo che costa diverse decine di migliaia di euro e che, per esempio, lo possiede anche un mio amico professore universitario in pensione, persona molto attenta all'ambiente e sempre pronta a dire la sua sui problemi dell'inquinamento urbano da smog e da traffico, financo ad essere presente in qualche manifestazione ambientalista; si', abita in campagna ai margini della citta', ma a casa sua si arriva con la strada asfaltata e diversi amici lo vanno spesso a trovare con la loro macchinina da meno di diecimila euro. Ma che se ne fa questo del Suv? Anche qui status symbol e bisogno creato ad arte, con qualche aggravante “politica” rispetto all'esempio precedente.
Io ho amici, battaglieri sostenitori di campagne di impegno civile in cui si critica la massificazione dell'informazione e la distruzione dei vari livelli di civilta' della nostra vita attraverso la massificazione diffusa... amici che stravedono per trasmissioni tipo “L'isola dei famosi” e non si sono persi una puntata, ricorrendo anche al videoregistratore col temporizzatore quando sono forzosamente assenti da un luogo munito di televisore. Non solo, ma se li invitate a cena e quella sera c'e' la fatidica puntata, garantito che vi chiederanno di accendere la televisione e da quel momento ogni conversazione intorno al desco sara' da loro ignorata. Un po' come con le partite di calcio o per eventi sportivi tipo il Gran Premio di Formula 1, anche se li' la questione ha qualche venatura differente.
Conosco, come tanti di quelli che leggono, decine di persone che, come mediamente accade per un buon 40% degli italiani, non votano alle elezioni e sono sereni nel sapere di essere governati da chi, al massimo, e' stato scelto dal 30% della popolazione maggiorenne: tanto loro, di riffa o di raffa, se ne fregano e riescono a campare bene lo stesso, anche grazie alla diffusa omerta' di Stato verso le altrettanto diffuse illegalita' (in primis quelle verso il Fisco).
Viviamo, cioe', in una societa' schizofrenica, dove la sopravvivenza civica e' quotidianita'. Piu' o meno consapevoli di essere tali e che, per quelli che votano, e' bene scegliere proprio quelli che consentono questa schizofrenia. Schizofrenia in aumento, tra l'altro.
Cosa accade? Credo che non abbiamo piu' tempo per pensare, per parlare con gli amici dei nostri sogni e dei nostri desideri. Le nostre conversazioni sono sui sogni e sui desideri degli attori, dei giornalisti, dei conduttori televisivi, in cui ci identifichiamo e cerchiamo di seguirne le vicende, emulandole.
Stiamo perdendo la cultura, cioe' la capacita' di intuire, capire ed agire con una serenita' fatta di convincimenti, progetti, sogni e speranze. La cultura la stiamo sostituendo con l'informazione o, meglio, con la quantita' di informazione, e quindi coi titoli dei giornali, i tg fatti di flash di pochi minuti.
E questo che vogliamo?
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