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Una domenica pre-elettorale un consumatore a spasso.
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Editoriale di Vincenzo Donvito
1 aprile 2005 0:00
 
Domenica scorsa, Pasqua, con piu' calma rispetto all'abituale frenesia quotidiana, ho fatto una bella passeggiata con il mio cane Leon per le strade del centro della citta' in cui abito, Firenze. Ed ho prestato maggiore attenzione a chi e a cio' che incontravo: sono in una citta' d'arte, presa d'assalto dal turismo di ogni tipo in un periodo del genere, ma cio' che ha attratto di piu' la mia attenzione, visto il periodo, sono stati i tabelloni elettorali.
Incredibili e indecenti strutture di "tubi innocenti" arrugginiti, vera e propria barriera architettonica che impedisce la visuale di belle piazze. Catafalchi dell'orrido a cui il mio Leon neanche si degnava di avvicinarsi per sentire un qualche odore e irrorarli di una sua pipi'. Strutture sulle quali, pur volendo, non era possibile informarsi, in quanto comunicavano la politica solo attraverso simboli monotematici: in una imperava ovunque il simbolo dell'Ulivo, in un'altra, sempre ovunque, Alleanza Nazionale e poco piu' in la', in sosta vietata e in palesissimo impedimento dello scorrimento del traffico, un camion con, dietro la cabina di guida, invece di un cassone una grande vela di materiale leggero con il simbolo dell'Udc. Dell'altra decina di gruppi politici che chiedono il voto, c'era traccia solo sotto i manifesti di chi imponeva la monotematica informativa, e in un altro camion piu' in la', sempre in sosta vietata e sempre con palese impedimento del traffico, aleggiava il simbolo di Alleanza Nazionale. La mia mente e' andata alla kermesse di quelle firme false per presentare le liste che, per miracolo giudiziario, sono comunque risultate valide per chiederci il voto per governare le nostre regioni, ed ho fatto un pensierino molto diffuso, immagino, nelle menti dei cittadini: ma dobbiamo farci governare da chi viola palesemente le leggi, e proprio nel momento piu' delicato e importante, cioe' quando si chiede il consenso?
Mentre mi dileggiavo in questi esercizi accademici sulla certezza dei diritti e delle pene, il mio sguardo non ha potuto non fermarsi di fronte ad una pista ciclabile che finiva nel nulla, in un contesto in cui un ciclista che la solcava non ha alternative al dietro-front. Questo mentre un semaforo li' accanto, per l'attraversamento del viale per circa 40 metri, da' il verde per 19 secondi (alcune specifiche interpellanze in consiglio comunale sono rimaste carta nei cassetti). E mentre il marciapiede che guadagnavo, occorreva solcarlo con lo sguardo fisso in terra, si' da evitare il pestaggio delle numerosissime cacche di cane (ed io' li', con in tasca, pronto, il mio "clean dog" acquistato in confezione formato famiglia al supermercato.), e le altrettanto numerose biciclette che, in mancanza di rastrelliere, sono attaccate ovunque ci sia un palo o un'inferriata.
Che strano, mi sono detto, c'e' poco rumore di autobus oggi: e mi sono ricordato che erano passate le 13 e a Pasqua, come a Natale, Capodanno e Ferragosto, dopo quell'ora non ci sono piu' autobus fino alla fine della giornata. nel 2005. E non avendo la "spavalderia" del mio Leon, che quando ha bisogno alza la sua zampetta posteriore, non essendoci un solo bagno pubblico, ho tirato un sospiro ed ho continuato il mio cammino.
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