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Dove lo Stato arriva fa danni?
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Editoriale di Vincenzo Donvito
1 novembre 2005 0:00
 
Al nostro titolo potremmo anche aggiungere un "e dove rimane", e probabilmente abbiamo reso un significato piu' completo della nostra riflessione e del nostro stimolo.
Un riflessione che puo' servire ovunque, dall'economia al fisco, dalle liberta' civili a quelle individuali. Dalla telefonia fissa a quella mobile, dalle esenzioni Ici per le attivita' commerciali delle confessioni religiose al canone/tassa per la Rai, dai carburanti all'energia elettrica e al gas, dalla compagnia aerea per eccellenza alle ferrovie, dai contributi ai secondi e primi figli alle assicurazioni auto obbligatorie... l'elenco potrebbe continuare a iosa, ma crediamo di aver dato uno spunto.
La fine di un mito, annesso che lo sia mai stato se non per tentativo di riferimento a luoghi di storica applicazione come i Paesi scandinavi? Era ora! Ma il fatto e' che lo diciamo in diversi e pochi -soprattutto chi ha potere- lo mettono in pratica. In genere si associa una maggiore assenza dello Stato all'affermazione del pensiero e della pratica liberale... ma i liberali li troviamo ovunque, al Governo come all'opposizione, e quand'anche i ruoli di potere e opposizione si sono invertiti, non abbiamo mai assistito a particolari cambiamenti a beneficio dei cittadini e dei consumatori. Forse il pensiero liberale non e' piu' adeguato? Non lo sappiamo e non intendiamo aprire un confronto su questo, ma proprio dal superamento dei pensieri che ci hanno dominato (o che hanno creduto/preteso di farlo) fino ad oggi, intendiamo partire per capire se quanto facciamo abbia un senso, una prospettiva, una utilita', non certo un fine.
Il quotidiano di un'associazione come la nostra e' fatto di un continuo divenire, prestare attenzione, ascolto, curiosita'. Statalisti e non-statalisti, in salsa italiana o scandinava, indipendentemente dall'angolazione con cui affrontiamo ogni questione, tutto ci riporta al titolo di questo scritto: non riusciamo mai a vedere lo Stato amico. Se non quando, accondiscendendo ad alcune sue elargizioni, chiniamo la testa ed otteniamo qualcosa a nostro vantaggio levando a qualcun'altro: l'esenzione Ici per le attivita' commerciali delle confessioni religiose -per esempio- cos'altro e' se non un approfittarsene per chi, a qualunque livello, paga invece l'Ici?; il bonus per il secondo/primo figlio, invece che esenzioni fiscali sui consumi, cos'altro e' se non levare al mercato una possibilita' di nuovi introiti?; l'ultimo miglio telefonico in mano a Telecom che lo vende direttamente oltre che ai propri concorrenti, cos'altro e' se non abuso di posizione dominante nei confronti degli altri gestori dei sistemi telefonici?; le nuove societa' di gestione elettrica e del gas sempre a capitale pubblico, cos'altro sono se non una finta concorrenza e un finto mercato, tant'e' che le nostre bollette continuano ad essere le piu' care d'Europa?; la distribuzione dei carburanti in mano al 50% all'Eni (Stato, che fa anche le regole), cos'altro e' se non il principale responsabile di prezzi folli?; l'essere costretti a prendere treni pieni di cimici e topi, costosi e sempre in ritardo e insufficienti, cos'altro e' se non l'assenza di altri da preferire a Trenitalia?; una Rai da brivido dell'informazione e dell'intrattenimento e dello sport, cos'altro e' se non la conseguenza di tasse obbligatorie (canone) che costringono chi vede altre reti a comunque pagare per la Rai?; un'assicurazione Rca i cui costi sono perennemente in aumento e quando servono e' meglio evitarle, cos'altro sono se non la conseguenza di un obbligo a contrarre dove chi vende fa i prezzi che gli pare e piace?; e prezzi al dettaglio alle stelle, cos'altro sono se non la conseguenza di assenza di concorrenza ovunque e 24 ore su 24?; e servizi sanitari obbligatori il cui uso (tranne quelli d'urgenza, in genere) significa passare il proprio tempo in attesa e ammalarsi di piu', cos'altro sono se non la conseguenza di obblighi in cui non si puo' scegliere dove e come -anche economicamente- seguire la terapia?: etc..
E allora? Prendiamo questa riflessione come un "Cahier de doléance" da sottoporre a chi si appresta a chiedere la nostra fiducia per governare il Paese dalla prossima primavera. Una speranza, un auspicio, un suggerimento....
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