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Famiglia e Stato
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Editoriale di Vincenzo Donvito
10 novembre 2010 8:11
 
Nei giorni milanesi della conferenza nazionale sulla famiglia, dove i conferenzieri stanno facendo a gara a chi la spara piu' grossa per sembrare vero tutore di quello che considerano il nodo portante della societa' e dello Stato, a noi ci prende l'angoscia. Ben presto trasformata come voglia di lotta, ma non possiamo nascondere il punto di partenza: l'angoscia!
Anno Domini 2010... e chissa' quanto dallo sviluppo del cosiddetto homo sapiens, nella capitale italiana dell'industria che fu, alcune signore e alcuni signori discettano su come valorizzare la famiglia, soprattutto -e questo sembra essere il loro principale problema- dagli attacchi -che dicono- intenzionati a distruggerla. E finche' discettano, ben venga questa pratica dell'esercizio primario dell'essere umano che va sempre e comunque tutelata, anche se esprimessero opinioni e concetti i piu' terribili per quello che ognuno di noi considera il proprio giusto. Nella fattispecie si tratta del discettare di chi ci governa, con tutte le intenzioni -quindi- di trasformare in norme e leggi il loro confronto.. confronto che rigidamente e... senza confronto di un presunto opposto/diverso, parte da un presupposto: la famiglia e' quella di babbo e mamma sposati che consumano il loro rapporto solo procreando bimbe e bimbi. E per questa famiglia: tutela di qua, contributi di la', rispetto di sopra, incentivi sempre di sopra e messa all'indice o in poverta' (morale, giuridica ed economica) per chiunque -secondo i convenuti- mina questo presupposto.
Conseguenze e conferme: bimbi, donne, uomini e cittadini di serie A e di serie B.
Non ci dilunghiamo nei particolari di chi e di cosa e' stato detto sul palco milanese o dai suoi “contestatori” per strada. I media questi giorni sono generosi di informazioni. A noi solo l'angoscia di fratelli e sorelle che ci odiano (noi -ovviamente- non siamo su quel palco a Milano), perche' si bendano gli occhi per non voler vedere che, come tanti e tanti milioni di altri umani, siamo come loro e che non ci interessa mettere all'indice il loro modo di essere e pensare, ma ci alteriamo quando questa esclusione viene fatta nei nostri confronti. Oppure, non siamo tutti individui e -come dicono i cristiani- figli di dio?
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