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Finanza estrema
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Editoriale di Alessandro Pedone
18 settembre 2013 17:27
 
Spesso, anche su questo sito, scriviamo che la finanza ha perso i contatti con l'economia reale.
Prendiamo questa affermazione come un dato acquisito, ormai ineluttabile.
Sembra quasi che nessuno possa farci niente. Molti non comprendono neppure molto bene cosa questo significhi.
 
L'inizio della degenerazione della finanza coincide con la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70.  Erano gli anni nei quali si creava il contesto culturale per l'ascesa di Ronald Reagan in USA e Margaret Thatcher in Inghilterra. Si pensò di stimolare la crescita economica in tutti i modi e la finanza era uno dei modi più efficaci. Una delle parole d'ordine di quel pensiero politico-economico era: deregulation. Ovvero, via i “lacci e lacciuoli” al mercato che sarebbe stato in grado di autoregolarsi. In finanza la deregulation è stata spinta al massimo e – dobbiamo dire – dal punto di vista di quella cultura politica-economica è stato un grande successo, almeno inizialmente.
La finanza ha dato un grandissimo contribuito a “drogare” la crescita, solo che ha più volte chiesto il conto ed è stato sempre più salato.
Il problema più grande è che adesso nessuno sembra in grado di tenere testa al mostro che è stato creato.
 
Inizialmente la finanza era un supporto all'economia. Lo scopo era quello di gestire le discrasie nei flussi monetari tipici di ogni attività economica e finanziare le imprese attraverso i risparmi. Col tempo, a partire – come abbiamo detto – dagli anni '70 la finanza e diventata sempre di più un modo per produrre altri soldi dai soldi in uno schema assolutamente auto-referenziale basato essenzialmente sul nulla. Sia chiaro, da sempre lo scopo della finanza è quello di fare soldi dai soldi. Il problema è che negli ultimi tre decenni è diventato essenzialmente l'unico scopo. L'ancoraggio alla realtà economica degli strumenti finanziari che vengono scambiati con frequenze elevatissime è ormai poco più di un simulacro.
Si pensi che nei mercati finanziari più sviluppati, come quelli in USA ed in Inghilterra, circa il 70% delle transazioni finanziarie che vengono fatte è deciso in automatico dai computer e sono transazioni di acquisto e vendita che durano da pochi minuti a pochi secondi (così detti HFT: High Frequency Trading, transazioni ad alta frequenza).
Non parliamo poi del problema dei derivati. Nel 2008 hanno dato origine alla crisi della quale, in parte, patiamo ancora gli effetti qui in Italia e più in generale nell'Europa del Sud, ed a distanza di oltre un lustro ancora non si è fatto niente di sostanziale per ridurre almeno il problema.
 
Perché non si fa nulla contro questa degenerazione della finanza? L'unica ragione alla quale posso pensare è che questo sistema finanziario crea enormi ricchezze ad un ristretto gruppo di persone le quali detengono un potere finanziario enorme che fanno valere nelle sedi dove si prendono le decisioni. Se queste persone fossero razionali comprenderebbero facilmente che il sistema è destinato a finire e che prima o poi travolgerà anche loro, ma questo è un atteggiamento troppo difficile da fare per chi vive all'interno di un mondo dorato che pensa solo a come aumentare la propria ricchezza nell'immediato futuro ed ha totalmente perso la lungimiranza.
C'è un altro problema molto grave ed è la scarsissima conoscenza dell'opinione pubblica sul reale funzionamento del sistema finanziario.
Gli stessi meccanismi valgono per altri grandi problemi di questa società come la lotta ai cambiamenti climatici, la non sostenibilità del sistema economico e diversi altri temi (come salute ed alimentazione).
In tutti queste situazioni, uno studio serio ed approfondito dei problemi fa capire che è indispensabile cambiare radicalmente le cose e con urgenza, ma le cose non cambiano mai in modo realmente significativo perché c'è l'ignoranza delle persone e la convenienza di un ristretto gruppo di persone che crea fortune immense sulla pelle della maggioranza delle persone.
 
Il timore è che per far cambiare realmente le cose dovremmo trovarci a sbattere la faccia contro l'irreparabile. Un giorno l'umanità si troverà davanti ad una crisi finanziaria molto più grande di quella che abbiamo vissuto negli ultimi anni ed allora – forse – davanti alle macerie dell'economia saremo costretti a ripensare radicalmente il sistema.
Spero proprio che non sia così. Spero che l'umanità riesca a comprendere prima che, al di là dell'attuale fase del ciclo economico o finanziario nel quale ci troviamo (siamo sempre tutti concentrati nel contingente!) è il sistema nella sua globalità ad essere totalmente insostenibile.
Quando capiremo che un sistema che serve a produrre soldi con i soldi è insensato o intrinsecamente instabile e foriero di danni? Quando capiremo che il benessere si costruisce con l'economia reale e che quest'ultima deve essere sostenibile e compatibile con le risorse finite di questo pianeta?
 
Al momento, purtroppo, dobbiamo constatare che ha vinto la finanza estrema, la quale sta continuando esattamente come prima della crisi dei sub-prime, creando tutte le premesse per una futura crisi la quale per forza di cose dovrà essere più distruttiva della precedente. Accadrà fra cinque anni? Dieci anni? Venti anni? Non possiamo saperlo, ma – se le cose non cambieranno – è solo questione di quando, non di se.  
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