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L'importanza delle "ricerche dell'Onu"
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Editoriale di Vincenzo Donvito
1 aprile 2004 0:00
 
In Sudamerica (essenzialmente in Brasile) gira una "barzelletta" che mi ha colpito, non solo perche' sono sempre particolarmente attratto da quei fatti che vengono presentati con una certa dose di ironia e umorismo, ma anche perche', pur nella sua visione "americanocentrica", mi sembra che dia un quadro dei nostri usi e costumi, nonche' consumi, e ci induca a riflettere, per capire e agire.
Eccola qui:
L'Onu aveva deciso di fare una grande ricerca mondiale. La domanda era:
"Per favore, dica onestamente qual'e' la sua opinione sulla scarsita' di alimenti nel resto del mondo" Il risultato e' stato disastroso. Un fallimento totale.
Gli europei non comprendevano che cosa fosse la "scarsita'".
Gli africani non sapevano che cosa fossero gli "alimenti".
Gli argentini non sapevano il significato di "per favore".
Gli statunitensi chiedevano il significato de "il resto del mondo".
I cubani si erano meravigliati e chiedevano maggiori spiegazioni sulla parola "opinione".
E il congresso brasiliano ancora sta discutendo su cos'e' "onestamente".
............................
Con i dovuti accorgimenti, potremmo trasferirla per spiegare i modi d'essere tra un Paese e l'altro della nostra Europa, o tra una regione e l'altra del nostro Stivale, o tra citta' italiane, fino a paeselli di una stessa provincia o quartieri di una stessa citta'.
Dimenticando quindi i riferimenti geografici della nostra "barzelletta", fermiamoci sul tipo di reazione che la nostra "ricerca mondiale" ha rilevato nelle diverse popolazioni, e cerchiamo di fare mente locale sul nostro quotidiano e capire se questa diversita' rilevata possa serenamente essere tutta in noi stessi come
- consumatori ("scarsita'" e "alimenti");
- individui non arroganti e con senso civico ("per favore" e "resto del mondo");
- liberi pensatori disposti a convivere con le idee anche piu' lontane dalle proprie ("opinione");
- cittadini consapevoli dell'importanza e del valore della cosa pubblica e privata ("onestamente").
Siamo consapevoli di esprimere tutto questo nella nostra quotidianita'?
E da questa consapevolezza che cosa ne traiamo?
Siamo disposti a non farci coinvolgere -economicamente, socialmente e umanamente- dall'abituale o saltuario manifestarsi di queste reazioni in noi stessi?

Domani, quando saremo con un carrello della spesa nel nostro supermercato, o in fila all'Asl per un'analisi, o imbottigliati nel traffico urbano o autostradale, o davanti ad un modulo del Fisco (anche il peggiore, tipo "canone" Rai), o stressati finalmente nelle mura domestiche ma li' li' per incazzarsi col cane che vuole essere portato fuori a pisciare mentre la tv (di Stato e non) vomita news e commenti e spettacoli da "Paese in via di sottosviluppo" ..... domani, pensiamo a questa "barzelletta", sorridiamo e, pur nell'apparente scomodita' contingente, cerchiamo di essere noi stessi: comunque serenamente pronti a far valere i propri diritti ed a ricordarlo in ogni occasione in cui ci sembra che siano calpestati o violati.
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