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Maroneide
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Editoriale di Vincenzo Donvito
24 novembre 2010 8:06
 
La comparsa del ministro degli Interni, Roberto Maroni, alla trasmissione tv “Vieni via con me”, in onda su Rai3 il lunedi' sera, e' l'ennesima prova dello sfascio istituzionale in corso nel nostro Paese. Il fatto e' noto: uno dei conduttori, Roberto Saviano, in una puntata precedente aveva detto che la mafia e' anche a nord; il ministro Maroni si era risentito ed aveva chiesto di andare in trasmissione per dire che era vero, pero'... I conduttori, praticamente obbligati dalla richiesta del ministro, lo hanno fatto intervenire e Maroni ha fatto l'elenco dei successi del proprio dicastero nei confronti della malavita.
Un ministro ha bisogno di imporre la propria presenza in una trasmissione tv per far conoscere ai propri amministrati i propri meriti? Un ministro ha bisogno di un conduttore (Fabio Fazio) che lo elogia, un po' lo punzecchia (grossomodo: “lei ministro ascolta nel suo ufficio chi non e' d'accordo con quanto detto da lei il giorno prima?”) per dire che il suo partito (Leganord) e' in prima fila contro la mafia? Un ministro usa il palco di uno show televisivo per ricordare i propri meriti?
Ascoltando il ministro e conoscendo le sue passioni concertistiche, abbiamo costruito intorno a lui un contesto che meglio si prestava alla situazione: una batteria, un sassofono, una tastiera e una chitarra. E Maroni sarebbe stato perfetto, piu' a proprio agio che non nel gessato che manifestava imbarazzo (... ogni tanto deglutiva) rispettando il cosiddetto format del programma (proclami ed elenchi, non confronti: cioe' un megafono con slogan). Probabilmente piu' sincero che non nell'impalatura declamatoria di chi legge come fosse una sentenza in uno stadio dell'Impero Romano.
Questo e' il nostro Paese, questo e' il nostro Governo.
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