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Un organismo per la soluzione delle controversie negli investimenti finanziari
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Editoriale di Alessandro Pedone
1 ottobre 2014 17:25
 
  Nella riforma della giustizia civile che l'attuale Governo si è impegnato a portare avanti (tema, giustamente, considerato estremamente rilevante anche per la ripresa economica, visto che una giustizia efficiente è valutata circa un punto di PIL) l'ingolfamento dei tribunali per le tante cause legate agli investimenti finanziari è un tema che dovrebbe essere valutato con maggiore attenzione.
La Camera di Conciliazione Consob, sostanzialmente, è stata un fallimento, mentre sappiamo che l'Arbitro Bancario e Finanziario (ABF) è stato un grande successo. Il principale problema dell'ABF, semmai, risiede proprio nel suo successo che ultimamente sta rendendo un po' troppo lente le risposte per le migliaia e migliaia di procedimenti che deve affrontare. Sarebbe cosa buona e giusta potenziare l'organico di questo organismo che ha dimostrato di essere estremamente utile.
 
Le ragioni del fallimento della Camera di Conciliazione Consob sono sotto gli occhi di tutti. Si tratta di un procedimento di mediazione tradizionale. Le banche non hanno nessun obbligo di partecipare ed i mediatori, essendo – appunto – mediatori, non prendono alcuna decisione benché meno vincolante per l'intermediario. In sostanza, quindi, le banche sfruttano questo procedimento per perdere un po' di tempo, come per tutti gli altri procedimenti di mediazione.
 
Quello di cui abbiamo urgente bisogno è un organismo simile all'Arbitro Bancario e Finanziario che si occupi però di tutte quelle questioni legate al diritto degli intermediari finanziari e che attualmente sono escluse dalle competenze dell'ABF. Gli intermediari finanziari dovrebbero essere obbligati a partecipare al procedimento e le pronunce dell'organismo dovrebbero essere vincolanti per l'intermediario. Il cliente potrebbe, naturalmente, potrebbe sempre ricorrere al tribunale nel caso in cui il pronunciamento di questo organismo non dovesse soddisfarlo.
 
Le controversie relative all'intermediazione finanziaria, nella grande maggioranza dei casi, sono cause “documentali”. In altre parole, i giudici decidono sulla base dei documenti che le parti possono esibire. Ciò significa che un processo “tradizionale”, nella maggior parte dei casi, si rivela una gran perdita di tempo per tutti. Basterebbe che qualche persona molto competente della materia si studiasse le carte e formulasse un pronunciamento. Le autorità di vigilanza sono i soggetti maggiormente indicati ad istituire organismi del genere. Il successo dell'Arbitro Bancario e Finanziario è lì a dimostrarlo. Proprio non si comprende perché la Consob non possa ripetere lo stesso successo nel settore dell'intermediazione finanziaria. Oppure lo si comprende troppo bene. Le questioni toccate dall'ABF, solitamente, riguardano controversie per importi abbastanza modesti. Le questioni legate all'intermediazione finanziaria, invece, riguardano importi mediamente molto più alti. Non sarà che le banche fanno qualche pressione...  
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