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Otto per mille: scegliere con la consapevolezza di cio' che accade
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Editoriale di Vincenzo Donvito
15 luglio 2005 0:00
 
Lo scorso primo luglio la Conferenza Episcopale Italiana ha presentato il volume "Dalla parte delle opere - 15 anni di testimonianze del Vangelo della Carita' nel Terzo Mondo", per far vedere come spendono i soldi dell'otto per mille.
Siamo contenti della pubblicazione e auspichiamo che sia l'inizio di una cambio di rotta: cioe' informare su tutto.
Nel frattempo e' bene rilevare che si tratta del rendiconto, per il 2004, di 80 milioni di euro (fonte clicca qui), cioe' quasi la meta' di quei 190 milioni che vengono dedicati alla opere di carita', rispetto ai complessivi 936,527 milioni incassati: E se i 190 milioni delle opere di carita' rappresentano il 18,7% del totale incassato, questi 80 milioni di cui ci fanno il resoconto sono quasi l'8,6% del totale. E il restante 91,4% come e' stato speso?
Noi abbiamo cercato di documentarlo, in modo incompleto per difficolta' di reperimento delle notizie, nell'apposita rubrica "La pulce nell'orecchio" curata da Annapaola Laldi (clicca qui), con un lavoro certosino durato per ora quattro anni. E auspicheremmo, ovviamente, che possa essere superato da un cambio di rotta della Cei su queste informazioni.
Ma non crediamo, allo stato, che sia cosi', perche' la non informazione giova a quel silenzio necessario a non evidenziare il vizio originario della legge: l'obbligo di pagare per una religione pur non avendo indicato alcuna preferenza sulla denuncia dei redditi. Il cardinale Camillo Ruini ha definito l'otto per mille "non soltanto un'opportunita' finanziaria in piu', ma una forma di democrazia fiscale, aperta a tutti i contribuenti....".
Facciamo notare che "democrazia fiscale" e' una sorta di non-sense, in se' e nello specifico.
Il fisco, di per se', non e' democratico
, perche' se non si ottempera alle sue imposizioni, non e' una scelta di non-partecipazione, ma evasione fiscale, cioe' un reato.
Nello specifico, invece, non vediamo cosa si possa trovare di democratico in un meccanismo che se il contribuente non sceglie come indirizzare i propri soldi per una confessione religiosa, valgono le scelte degli altri sui propri soldi. Qualcuno dira': in democrazia le minoranze che si esprimono - come puo' succedere nelle varie elezioni ma non nei referendum...- decidono per tutti, e quindi anche in questo caso: si tratta di soldi che lo Stato ha deciso di evolvere alle confessioni religiose, e per come distribuirli c'e' liberta' di scelta dei singoli contribuenti... ma ci si dimentica che stiamo parlando dell'intimita' di un individuo, non del rifacimento di una strada. Ma allora -dice sempre il nostro qualcuno- puoi devolverli allo Stato... ma perche' lo Stato deve competere nella ripartizione di cio' che dovrebbe andare alle confessioni religiose? E poi, lo Stato, rigira piu' del 40% di quanto gli viene destinato alla Chiesa cattolica romana sotto forma di restauro delle loro chiese... forse non e' proprio libera scelta e democrazia cio' che prevede questo meccanismo elogiato dal nostro cardinale.
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