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La pallottola d’argento contro la prossima recessione mondiale
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Editoriale di Alessandro Pedone
24 marzo 2020 11:09
 
 Sento di rivivere le stesse sensazioni vissute all’inizio della crisi dell’Euro.
All’epoca la narrazione di gran lunga prevalente sui media era che l’Italia aveva un debito non sostenibile e questo avrebbe portato inevitabilmente al default ed alla fine dell’Euro. Su questo sito, con decine di articoli, abbiamo sostenuto il contrario: ovvero che il problema non era il debito pubblico, ma le regole della nostra banca centrale e che la BCE avrebbe avuto tutte le possibilità tecniche di risolvere quella crisi.
Il 16 novembre 2011 scrivemmo un editoriale dal titolo “Adesso la BCE spari la pallottola d’argento”. La pallottola d’argento fu sparata solo l’anno successivo, il 26 Luglio 2012 con il famoso “whatever it takes”, Mario Draghi risolse il problema. Quel ritardo ci costò tantissimo.

Allora si trattava di una crisi nata all’interno della finanza e le banche centrali avevano la diretta possibilità di risolverla.

Oggi la situazione è molto diversa. Il problema non è finanziario, nasce nell’economia reale a causa di un fatto esterno. La soluzione definitiva l’ha in mano solo la scienza, ma le politiche economiche possono fare tutta la differenza del mondo circa le modalità con le quali attraverseremo la prossima, ormai scontata, recessione mondiale.

La prossima recessione avrà dei numeri mai visti prima. Quando, fra due o tre mesi vedremo il grafico della disoccupazione negli USA vedremo un’impennata verticale senza precedenti nella storia. Questa non è una previsione è semplicemente l’applicazione della logica.
Per non parlare dei brividi che metteranno i dati macroeconomici in Europa, particolarmente in Italia, ma anche Spagna e tutta l’Europa in generale.

Fino a quando non avremo la cura per evitare che questo virus porti una fetta importante della popolazione in rianimazione e/o non avremo riorganizzato la sanità per gestire picchi così alti di malati, una ripartenza economica vera e proprio sarà impossibile.
I dati degli ultimi due giorni in Italia sembrano essere favorevoli, ma non cambiano minimamente il quadro economico. Una ripartenza dell’economia è semplicemente impossibile in questo contesto.

Le banche centrali di tutto il mondo hanno preso provvedimenti straordinari, mai visti, ma sono provvedimenti che cercano di tenere in piedi il sistema finanziario, non agiscono direttamente nell’economia.

Questa volta, la pallottola d’argento non la possono sparare le banche centrali, almeno non da sole.

La pallottola d’argento, questa volta, sarà un piano economico coordinato a livello mondiale che preveda l’introduzione di misure mai sperimentate prima di supporto all’economia reale come l’Universal Basic Income, sul fronte dei cittadini, ed un “QE per le aziende” sul fronte delle imprese. Mi ha impressionato leggere, il 18 Marzo scorso, sul Financial Times (non su qualche sito di economia alternativa) un articolo dell’economista Daniel Susskind che spiegava perché un reddito di base per tutti, incondizionato, sia una misura sostenibile e realizzabile. “È giunto quindi il momento per qualcosa di completamente diverso: un reddito di base universale.” scrive Susskind spiegando che inizialmente era scettico e come invece abbia cambiato idea proprio come risposta più adatta alla crisi economica verso cui siamo diretti.

Ci vorrà tempo affinché i politici capiscano che sono necessarie misure non ordinarie direttamente impattanti sulle tasche dei cittadini. Vedremo un po’ di summit internazionali infruttuosi. Entro Aprile, probabilmente, vedremo un nuovo provvedimento economico dell’Italia il quale sarà, ancora una volta, largamente insufficiente.

E’ ragionevole pensare che passata la prima fase di emergenza, per ancora diverso tempo affronteremo le conseguenze economiche e solo davanti all’evidenza di una situazione disastrosa riusciremo ad introdurre queste nuove misure che necessitano di ripensare i fondamenti stessi dell’economia.

In futuro, anche in conseguenza di provvedimenti del genere dovremo riprogettare il modo stesso in cui concepiamo il denaro.
Negli ultimi 10 anni circa le banche centrali hanno rotto un tabù. Si è visto chiaramente che il denaro non è una merce e non è scarso. Questa esperienza fornisce la libertà di pensare che se si può immettere una infinita liquidità nel sistema finanziario, non si comprende perché non si possa usare parte di quel “potere” per l’economia reale. Questo ci porterà, nei prossimi anni, ad introdurre un reddito di base a tutti i cittadini. Almeno ad iniziare a sperimentare queste misure.
A quel punto, però, vedremo anche i problemi legati a queste misure (le quali sono necessarie, come era necessario salvare il sistema finanziario, ma non senza conseguenze!). Saranno passati un po’ di anni. Il problema del debito sarà in parte affrontato con la monetizzazione e questo genererà necessariamente inflazione (che contribuirà a ridurre ancora il peso del debito).
A quel punto, dopo un po’ di decenni che avremo fatto danni con il denaro in una direzione ed in quella opposta sarà giunto il momento di prendere di petto il difetto principale legato al modo in cui abbiamo progettato il denaro fino ad oggi.

Il denaro è servo di due padroni che vogliono cose profondamente diverse. In primo luogo il denaro svolge la funzione di unità di conto e mezzo di scambio. Il padrone che serve quando svolge questo ruolo è quello che desidera facilitare gli scambi economici. Potremmo chiamarlo il “Padrone Buono del Denaro”. L’altra funzione è quella di “riserva di valore”. Quando svolge questo ruolo, il denaro sta servendo il “Padrone Cattivo”: quello che desidera creare altro denaro con il denaro stesso al solo scopo di perpetuare il suo "valore" fittizzio.
Il problema è che non c’è alcun valore nel denaro. Il denaro è un mezzo, non un fine.
Il valore risiede nei beni e servizi che il denaro può comprare e questi beni si possono conservare, ma subendo dei costi naturali. La conservazione di questi beni, inoltre, deve essere in equilibrio con il sistema stesso, altrimenti emergono dei costi che paga l’intero sistema e non colui che li ha provocati con un accumulo sconsiderato dettato solo dall’avidità.
Non è necessariamente un male accumulare valore (fino a quando ciò è sostenibile), ma è invece un danno enorme - che i nostri economisti ancora non riescono a comprendere - far accrescere senza limite né controllo un enorme potenziale di acquisto inespresso.

In un futuro, al momento lontano, l’umanità comprenderà che il denaro come mezzo di scambio ed il denaro come funzione di riserva di valore dovranno essere due cose separata, avere regole diverse. In questo modo si troverà la chiave del controllo dell’inflazione che probabilmente sarà il grande prossimo problema che il mondo si troverà a fronteggiare nel prossimo decennio.
L’accumulo, la riserva di valore, dovrà essere connessa a qualche forma di bene strutturalmente limitato ed in equilibrio armonico con tutto il sistema economico e naturale. Il rapporto tra questi beni-riserva ed il mezzo di scambio non deve essere lasciato alle fluttuazioni del libero mercato, ma devono essere regolamentate in funzione delle necessità dell’economia. In linea di massima, il possesso di “denaro-riserva” deve richiedere un costo in termini di “denaro-mezzo-di-scambio” o riduzione di "denaro-riserva".
Ci saranno fasi nelle quali questo costo potrà essere inferiore e fasi in cui dovrà essere superiore. Il “denaro-riserva” si potrà tradurre, naturalmente, in una certa quantità di “denaro-mezzo-di-scambio”, ma le regole di questo scambio non dovranno essere lasciate esclusivamente al “libero mercato”, bensì dovranno seguire una serie di regole volte a preservare l’equilibrio generale del sistema.

Sarà fondamentale togliere dalle mani dei politici la possibilità di forzare queste regole. Abbiamo la tecnologia per poter gestire tutta l’enorme quantità di dati che ci consente sia di elaborare algoritmi che ottimizzino questi rapporti fondamentali, sia di verificare in tempo reale gli effetti di queste variabili. I politici devono solo fissare gli obiettivi che vogliamo ottenere e gli algoritmi, in modo assolutamente trasparente a tutti, potranno fissare le variabili da ottimizzare.

Al momento tutto questo sembra futuristico, ed in effetti lo è, ma quando il genere umano avrà preso pienamente consapevolezza che il denaro non è una merce scarsa, ma un contratto sociale e le regole di questo contratto possono e devono essere riscritte affinché vadano a vantaggio di ogni essere umano, allora capiremo che tutto questo sarebbe stato possibile fin da oggi e che l’unica cosa che ci mancava era la consapevolezza.
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