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Il Pianeta cambia. E le associazioni di consumatori?
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Editoriale di Vincenzo Donvito
31 agosto 2021 16:35
 
Vediamo.
Dov’è e cos’è il cambiamento. E’ nel quotidiano, quello che probabilmente in diversi avevano dato per assodato e su cui si erano adattati, facendo anche muro contro chi glielo metteva in discussione (nazionalismo/sovranismo e individualismo), soprattutto esseri umani e natura che premevano contro questo muro: migranti, individui e cambiamenti climatici. Fenomeni che ci sono sempre stati nella storia umana, ma che negli ultimi decenni (essenzialmente post seconda guerra mondiale per quanto riguarda il nostro territorio) si sono acuiti grazie all’esasperazione dell’antropocentrismo individuale, sociale ed economico.

Ignari di questo cambiamento, anche nascondendo a noi stessi un qualunque potenziale turbamento, abbiamo costruito il nostro benessere. Ci siamo fidati di chi abbiamo scelto o subìto per guidarci e abbiamo comprato casa/e, automobili, beni voluttuari i più disparati, fatto vacanze nei luoghi più inaspettati e con budget sempre maggiori.
Intorno al nostro villaggio difeso anche dai nostri muri culturali, nel frattempo si sono assiepati tutti gli esclusi. Quelli che anche nei secoli passati ci sono sempre stati (schiavi e popoli sottomessi e conquistati, per esempio).
Simbolo e “gendarme” di tutto… gli Usa e i suoi alleati, quelli che ci hanno liberato nel secolo scorso dall’incubo nazi-fascista. E sul cui modello abbiamo costruito i nostri villaggi, difendendoli coi muri culturali e di fatto.

Cos’è successo alcune settimane fa? Il nostro “gendarme” e i suoi alleati, sono stati mandati a casa da un “gruppo di straccioni” che professano e vogliono imporre tutto ciò che è all’opposto del nostro villaggio. I Talebani, cresciuti a odio religioso (l’infedele si converte o si ammazza), violenza, terrorismo ed illegalità (droghe soprattutto). Sono entrati “passeggiando” nelle città che erano state loro una ventina di anni prima, tra l’apparente indifferenza della popolazione e dei più potenti eserciti al mondo che, quasi chiedendo scusa, se ne sono andati alla chetichella.
Si è sgretolato da solo il “gendarme”. Ci siamo ritrovati senza difesa dentro i muri dei nostri villaggi. E abbiamo cominciato a rimettere in discussione i principi e i beni base, spinti anche dalla pandemia di covid che, per chi ancora nutrisse qualche dubbio, è stata ed è lo sgretolamento di tutti i muri sanitari. E su cui stentiamo ancora a dare una risposta al di fuori della riduzione del danno, mettendo “tamponi” a tutte le falle che non siamo stati in grado di affrontare grazie ad una quasi inesistente politica preventiva. Eravamo distratti dalla coltivazione dei nostri giardini dentro i muri.

In questo Pianeta che si sta rivoltando “come un calzino”, e per il quale sembra che non ne abbiamo un paio di riserva, ci siamo noi cosiddetta associazione di consumatori. Dedita a difesa e affermazione dei diritti del cittadino che compra e usa, modellata sul villaggio dentro un muro che è meno sicuro di prima.

Contesto in cui si generano una miriade di domande.
Tutto dentro il muro deve cambiare per vivere, e noi?
Servono i nostri servizi così come li eroghiamo oggi?
Cosa abbiamo imparato a questo punto?
L’associazione consumatori ha una funzione sociale, politica ed economica o è solo un servizio di routine dell’esistente dentro il muro?
Come un‘associazione di questo tipo può contribuire per fare un mondo migliore, considerando che molti e determinanti problemi dei diritti degli utenti e consumatori sono gli stessi a Roma, New York, Ouagadougou e Kabul? Nel deserto del Sahel e tra le montagne afghane ci sono certamente le garanzie non rispettate dei prodotti, le multe per infrazione al codice della strada, le Tlc e le banche predatorie, i problemi del condominio e la sanità irrispettosa, i diritti degli immigrati, le droghe illegali e necessità come gli Stati Uniti d’Europa? Siamo in grado di creare politiche per Kabul, per distensione sociale, fiducia nell’economia, ricchezza e felicità? O quelli oltre il muro sono talmente allo stremo civico ed economico che se ne fanno un baffo dei nostri diritti da Primo mondo?

Risposta semplice: rassegnati ad essere funzionale solo al cosiddetto Primo mondo.
Risposta complessa: siamo interconnessi, covid docet.

Il problema è posto.
 
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