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Il problema non è la Grecia, il problema è l'Europa
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Editoriale di Alessandro Pedone
30 maggio 2012 15:32
 
Dopo le seconde elezioni in Grecia che si terranno il 17 Giugno prossimo sapremo (ragionevolmente tra fine Giugno e inizio Luglio) se la Grecia resterà nell'Euro oppure no.
L'ipotesi di un'uscita dall'Euro era stata più volte smentita con fermezza da tutti i leader europei nei molti mesi di crisi passati mentre oggi è una delle ipotesi in campo.
Ferve il dibattito sulle eventuali conseguenze di un'uscita della Grecia dall'Euro e si sprecano gli studi delle varie istituzioni finanziarie che tentano di calcolarne i costi con cifre che vanno dai tre-quattrocento miliardi fino ai mille miliardi di Euro.
L'aspetto che più fa paura è quello delle imprevedibili conseguenze psicologiche.
Alcuni paventano la corsa agli sportelli bancari che, come è noto, metterebbe in ginocchio il sistema finanziario con conseguenze disastrose.
Proviamo a fare un po' di chiarezza.
L'uscita della Grecia della zona euro sarebbe un evento molto importante e molto negativo, un fatto realmente storico (aggettivo spesso abusato), ma per una ragione molto diversa da quelle che vengono proposte nei succitati dibattiti e studi.
Dal punto di vista delle immediate conseguenze economiche-finanziarie la questione Grecia sarebbe più che gestibile. Economicamente e finanziariamente (specialmente dopo la sforbiciata al debito privato) il peso della Grecia nella zona Euro è molto marginale. Totalmente diverso, ad esempio, è il caso della Spagna, per non parlare di Italia e Francia. Non si tratta quindi, di un problema razionale di numeri.
Non si tratta neppure, a nostro avviso, di un problema di reazioni irrazionali dei mercati.
Non crediamo affatto agli scenari catastrofici di corsa agli sportelli bancari.
Come abbiamo più volte scritto nell'ultima parte del 2011 (quanto gli scenari apocalittici erano dati quasi per certi da molti organi d'informazione) la BCE in primis e più in generale le istituzioni politico-finanziarie, hanno tutti gli strumenti per prevenire parzialmente e fronteggiare poi una eventuale emergenza finanziaria legata a comportamenti irrazionali conseguenti ad una eventuale uscita della Grecia dall'Euro.
Perché, allora, ho scritto che l'uscita della Grecia dall'Euro sarebbe un evento molto grave e molto negativo?
Perché sarebbe la certificazione definitiva della fine del progetto di integrazione politico-economica dell'Europa.
In questi giorni, tutti si preoccupano delle conseguenze a breve termine dell'eventuale uscita della Grecia dall'Euro. Quanti soldi costerà? Fallirà qualche banca? Ci sarà la tanto temuta "corsa gli sportelli"? Reggerà l'Euro? Dopo la Grecia ci sarà il Portogallo? Ecc.
Tutte domande legittime, ma nessuno che s'interroghi sulle conseguenze di medio-lungo termine di una eventuale uscita della Grecia dalla zona Euro.
Il progetto politico-economico dell'Europa è un progetto storico d'integrazione di nazioni che per secoli si sono fatti guerra gli uni con gli altri. Le ragioni fondanti dell'Europa Unita si chiamano pace e benessere. Lo spirito di base è quello dell'integrazione e del supporto reciproco.
Lo stesso spirito che animò Helmut Kohl per la riunificazione delle due Germanie dopo il crollo del muro di Berlino nel 1989. Kohl, allora, ebbe la lungimiranza di non cedere alle "ragionevoli" argomentazioni degli economisti che sostenevano che le due economie erano troppo diverse per essere integrate e che non poteva esserci, allora, un'unica moneta per le due Germanie. Non a caso, dopo tredici anni di silenzio assoluto, Kohl ha criticato aspramente e pubblicamente la sua delfina Merkel dicendo che "sta rovinando la mia Europa".
Far uscire la Grecia dalla zona Euro significa bloccare probabilmente per decenni il processo d'integrazione europeo con conseguenze di medio-lungo termine del tutto imprevedibili. La partita che si sta giocando in queste settimana non è "solo" finanziaria e neppure economico-finanziaria. Stiamo giocando una partita politica di rilevanza storica. E' in gioco la stabilità, non solo finanziaria ed economica, di questa zona del mondo.
La miopia della Germania ci è già costata (e ci costerà) carissima.
In nome del falso slogan in base al quale "il contribuente tedesco non deve pagare per i debiti della Grecia" il problema della Grecia ci è già costato molto di più di quelle che sarebbe costato sistemare definitivamente il problema due anni fa risparmiandoci, fra l'altro, un'altra recessione economica che al momento sta attanagliando il sud Europa ma che non potrà non avere conseguenze negative anche nel resto d'Europa.
Gli architetti che progettarono l'Euro sapevano di aver costruito un castello su fondamenta molto fragili. Speravano che nei momenti di crisi che inevitabilmente si sarebbero presentati, la politica avrebbe saputo cogliere l'opportunità per spingersi più in avanti verso l'integrazione, superando quelle reticenze che, al momento della fondazione dell'Euro, non si era riusciti a superare.
Purtroppo, questi due anni di crisi, hanno dimostrato che la loro speranza non aveva fatto i conti con la pochezza politica degli attuali leader europei, in particolare di quelli tedeschi.
Oggi ci troviamo davanti ad un bivio di portata storica.
O la politica europea saprà rispondere con "più Europa" oppure l'Europa nel suo insieme, e tutte le singole nazioni, si troverà in un piano inclinato che la porterà ad essere sempre più divisa e quindi marginale a livello internazionale.
La Germania potrà ricevere probabilmente qualche piccolo vantaggio di breve termine (come sta accadendo adesso con i tassi d'interesse eccezionalmente bassi che paga), ma nel medio termine avrà perso una incredibile opportunità storica che invece seppe cogliere ai tempi di Kohl.
Come ha detto l'ex ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer: "Per due volte, nel XX secolo, la Germania con mezzi militari ha distrutto se stessa e l'ordine europeo. Poi ha convinto l'Occidente di averne tratto le giuste lezioni: solo abbracciando pienamente l'integrazione d'Europa, abbiamo conquistato il consenso alla nostra riunificazione. Sarebbe una tragica ironia se la Germania unita, con mezzi pacifici e le migliori intenzioni, causasse la distruzione dell'ordine europeo una terza volta... Se l'euro cade, noi saremo i grandi perdenti."
Per fortuna, sebbene a livello di popolo si venda ancora la bufala del "contribuente tedesco che non dovrebbe pagare i debiti dei Greci" (e anche molti non tedeschi, per pura ignoranza, ci cascano) in Germania ci sono ancora forze politiche e sociali importanti che sanno perfettamente che l'Euro e l'Europa sono nel pieno interesse della Germania.
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