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Stato e Governo. Il caos risolve economia e servizi carenti? Ne dubitiamo
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Editoriale di Vincenzo Donvito
6 novembre 2012 13:07
 
Dice Paolo Flores d'Arcais: voto Matteo Renzi (di cui non condivido nulla) alle primarie del Pd e poi alle politiche voto Beppe Grillo, cosi' si scombussola tutto, soprattutto i partiti che da dover -come dice la Costituzione- concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale, hanno rovesciato di fatto questo dettame e sono diventati i padroni della politica, e noi i loro strumenti (qui il testo integrale).
Una teoria, questa del filosofo e direttore della rivista Micromega, che sembra prendere in considerazione altrettanta teoria (o modello cosmologico) sulla formazione dell'Universo, quella del “Bing Bang”, l'idea, cioe', che l'universo inizio' ad espandersi a partire da una condizione iniziale estremamente calda e densa e che questo processo di espansione continua tuttora.
A noi non interessa, in questa sede, entrare nel merito delle proposte dell'attuale Sindaco di Firenze o del Movimento 5 stelle, ma crediamo sia opportuno soffermarci sui metodi. Che per noi sono determinanti, in quanto prefigurano come poi gli “eletti” andranno a governarci o a fare opposizione istituzionale.
Il metodo di d'Arcais sembra che stia guadagnando terreno, cosi' come ci hanno dimostrato i risultati delle elezioni siciliane e come continuano a dirci ogni giorno i vari sondaggi d'opinione. Ma si tratta di un metodo -il malcontento e lo sfascismo- che basa la sua affermazione, come nel caso siciliano, sul fatto che oltre la meta' degli aventi diritto non ha espresso il proprio voto. Niente di grave, per carita': il voto e' un diritto e non un dovere, e se una parte della popolazione delega ad un'altra parte, pur se minoritaria rispetto al corpo elettorale, la scelta di chi deve governarci e fare opposizione, e' legittimo ed espressione di democrazia. L'esempio Usa e sotto gli occhi di ognuno? Fino ad un certo punto, perche' se negli Usa il “senso dello Stato” e' sviluppato e diffuso (l'evasione fiscale e' marginale, per esempio), non e' altrettanto in Italia (dove l'evasione fiscale, nonostante Mario Monti, continua ad essere alta). Questo vuol dire che il Governo Usa parte da una situazione di comunita' in cui tutti si riconoscono anche se non partecipano col voto a determinarla, mentre in Italia questa comunita' non solo non esiste ma, li' dove c'e' (lavoratori dipendenti, per esempio), e' aggredita costantemente da una forte pressione fiscale. Non solo, ma anche il Governo fa la sua parte, strabordando in continuazione col proprio potere esecutivo in quello legislativo, per cui chi va al Governo si fa anche le leggi e mette in atto una sorta di dittatura istituzionale: la “presa del potere” di una parte o dell'altra (o di tutte insieme, com'e' grossomodo oggi) significa controllo totale del Paese. Ed e' quindi preoccupante se questo controllo lo facciamo fare ad una parte maggioritaria di poco meno della meta' degli elettori, per il solo fatto che chi non ha scelto non ha uno Stato solido di riferimento (come in Usa), ma uno Stato “predatore”, contro cui ognuno si organizza per combattere a partire dal proprio orticello.
Bisognerebbe per questo rendere obbligatorio il voto? No. Sarebbe come curare il cancro iniettando ai malati il virus dell'Aids.
Noi, associazione di cittadini che lottano per l'affermazione dei diritti degli utenti e consumatori, non abbiamo ricette in merito. Siamo solo osservatori, razionalizzatori, consiglieri dei cittadini perche' si facciano meno male. E proprio per questo siamo preoccupati per le incertezze continue -per i cittadini utenti e consumatori- che nascono da questo Stato legato piu' che altro ai Governi. Soprattutto per l'economia e i servizi, su cui un cittadino medio non e' raramente in grado di interfacciarsi in modo programmato e futuribile. Per questo motivo -per tornare all'incipit di queste righe- restiamo basiti di fronte alla presunta forza del “bing bang” di d'Arcais per dare una speranza al nostro futuro. Spingiamo, invece, perche' ognuno scelga a ragion veduta (anche Renzi o Grillo, non e' questo il problema), ma con la consapevolezza che le formazioni scelte non lascino mano-libera a chi avra' voce piu' grossa, ma si impegnino per realizzare cio' su cui hanno chiesto il consenso. Forse in questo modo si potra' creare un'economia e uno Stato dei servizi con un minimo di stabilita', anche se su di essa avremo sempre da ridire, ma sempre meglio che organizzarsi per fuggire da essa.
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