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Le truffe colpiscono quasi sempre i piu' deboli e costano a tutti. Ma cosa passa nella testa di chi le mette in atto? Perche' continua l'inazione da parte dello Stato?
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Editoriale di Vincenzo Donvito
16 dicembre 2014 15:07
 
Nei giorni scorso l'Antitrust (Autorita' Garante della Concorrenza e del Mercato) ha sanzionato per 100.000 euro una societa', Cortivo spa, per pratica commerciale scorretta. La societa', attraverso i propri venditori, offriva un servizio di formazione nei settori sociali, di animazione e sostegno: a) prospettando la possibilità di acquisire una specializzazione altamente qualificata nel corso socio-assistenziale utilizzabile sia nelle strutture pubbliche che private, mentre l’attestato rilasciato dall’Istituto Cortivo non avrebbe alcun valore nelle strutture pubbliche; b) omettendo che l’Istituto non è accreditato presso alcuna Regione al fine del rilascio di un attestato legalmente valido; c) sottacendo che il tirocinio pratico (stage) sarebbe rimesso ad una ricerca a cura dello studente e non dell’Istituto.
Tantissime persone giovani, in cerca di prima occupazione, e volendo dare un proprio contributo nel cosiddetto sociale, vi hanno aderito e sono state letteralmente prese in giro.
Niente di nuovo? In generale, si', niente di nuovo! Le truffe colpiscono piu' spesso i piu' deboli che altri; e mentre i primi riescono con difficolta' a risollevarsi, i secondi (gli altri) registrano “solo” un'esperienza negativa, e vanno avanti.
Quello che vogliamo qui evidenziare e' la risposta ad una domanda: ma come si fa ad abbindolare in questo modo le persone piu' deboli, soprattutto nell'ambito della ricerca di occupazione e di un impegno sociale? Forse, chi lo fa non ha fratelli sorelle o figli o amici che potrebbero essere benissimo al posto delle loro vittime? Cosa passa nella testa dell'abbindolatore dopo che ha ottenuto il proprio risultato? Come si rapporta con quelli che considera i propri cari o le persone a lui piu' vicine? Cosa pensa la sera prima di addormentarsi?
Domande apparentemente banali perche' potrebbero essere utilizzate per qualunque tipo di truffatore (i fatti di “Mafia capitale”e le speculazioni su immigrati e deboli in generale, sono un esempio). Ma, nella fattispecie, le facciamo ai venditori di questa Cortivo spa che -non crediamo di sbagliarci- saranno anche loro dei precari/deboli, cosi' come i vari venditori dei servizi telefonici ed energetici che passano nelle nostre case tutti i giorni per rifilarci qualcosa di diverso rispetto a quello che dicono di offrire.
La riflessione che vogliamo stimolare in questa sede e' su questa “guerra tra poveri”, e lo facciamo non tanto per condannare i poveri “cattivi” (che, comunque, rimangono “cattivi”) rispetto a quelli “buoni”, ma per evidenziare la diffusa politica di malaffare che caratterizza i gestori dei servizi che vengono venduti da questi “poveri”. Siano essi di piccolo cabotaggio, come la Cortivo della condanna dell'Antitrust, siano di mastodontica dimensione, come i vari Enel, Wind, Edison, Vodafone, GfdSuez, Telecom, etc..
Riflessione che richiamiamo perche' il fenomeno e' altamente diffuso, e gente come quelli di Cortivo, anche in dimensioni piu' piccole, sono in ogni dove.
Alla riflessione segue la domanda: cosa si puo' fare perche' il fenomeno sia piu' arginato e, soprattutto, ci siano meno poveri contro altri poveri? Sicuramente servirebbero politiche e investimenti piu' utilizzabili da questi poveri, cosi' -quelli “cattivi”- non cadrebbero nella tentazione e nella pratica della disonesta'. I soldi non ci sono? Balle usate da chi non vede oltre il proprio naso: quanto ci costa far fronte alle malefatte di questi poveri (allo Stato e alla comunita' intera) rispetto a investimenti che potrebbero drasticamente ridurre il numero di coloro che sono, nella disperazione, attratti dal malaffare?
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