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Tutela del risparmiatore. Le lobby bancarie riprovano a schiacciare i consulenti finanziari indipendenti
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Editoriale di Alessandro Pedone
25 novembre 2015 17:25
 
Nel silenzio di quasi tutti i media, nel clamore dei tragici fatti che stanno scuotendo l'opinione pubblica internazionale, le lobby bancarie sono riuscite ad assestare un colpo decisivo a quei “quattro gatti” dei consulenti finanziari indipendenti che, sebbene siano quattro gatti, evidentemente già davano sufficientemente noia e ancora di più potevano darla prospetticamente.
Naturalmente, la “porcata” è resa possibile solo grazie al fatto che pochissimi, praticamente nessuno, sono informati della cosa, altrimenti difficilmente i politici avrebbero il coraggio di mettere la faccia su un'assurdità simile. Vediamo di cosa si tratta ripercorrendo un minimo di storia.
La precedente direttiva europea sui servizi d'investimento aveva introdotto la consulenza finanziaria fra i servizi d'investimento per i quali è prevista una autorizzazione, ed aveva previsto che possono svolgerla, come unico servizio d'investimento, anche dalle piccole società e/o persone fisiche come liberi professionisti.
Nel recepire in Italia tale direttiva, qualche manina in Parlamento tentò di eliminare la possibilità che le persone fisiche e le piccole società potessero svolgere questa attività. Una serie di iniziative politiche volte a far capire ai parlamentari che stavano violando la direttiva comunitaria, riuscirono ad evitare questa scempio e passò la norma che prevedeva l'istituzione di un albo dei consulenti finanziari persone fisiche. I requisiti stabiliti dal decreto ministeriale prevedevano (e prevedono), fra l'altro, indipendenza oggettiva dei consulenti rispetto agli intermediari finanziari (cioè non devono esserci collegamenti professionali e neppure parentali con banche, società d'intermediazione mobiliare e simili).
L'albo non è mai partito perché in questi quasi 10 anni sono sempre state opposte questioni di mancanza di fondi. E questo, di fatto, ha impedito lo sviluppo di una professione che avrebbe potuto dare un contributo determinante alla tutela degli investitori. Perché i pochissimi che già facevano la professione potevano continuare in regime di proroga in attesa dell'albo, ma tutti gli altri che volevano iniziare -di fatto- non potevano farlo.
Veniamo all'oggi
Viene presentato un disegno di legge in Parlamento che prevede l'istituzione di un unico albo che dovrà racchiudere i Promotori Finanziari, i Consulenti Finanziari Indipendenti e le Società di Consulenza Finanziaria Indipendente. Questo disegno passa al Senato e se fosse approvato così com'è diventerebbe legge. Lo stesso disegno di legge prevede di chiamare i Promotori Finanziari, che secondo la normativa europea sono chiamati “agenti collegati”, come “Consulenti Finanziari” ed continua a chiamare i “Consulenti Finanziari Indipendenti” come tali, mantenendo l'aggettivo “indipendente”.
Il relatore in commissione finanza, che ci risulta avere interessi nel settore, presenta un emendamento, promosso dall'associazione di categoria dei Promotori Finanziari, mirato ad eliminare la parola “indipendente” dal testo. Si svolge una riunione fra alcuni membri della commissione ed alcuni rappresentanti del Ministero e della Consob (che ha interesse in questa stessa legge perché vuole che ci sia il suo organismo di conciliazione e desidera cambiare alcune cose, quindi vuole che il testo sia modificato) e si fa una mediazione: si toglie la parola indipendente ma si deve mettere qualcosa ed allora si sceglie di mettere l'espressione “in regime di esenzione”.
Abbiamo quindi i Promotori Finanziari, che si dovrebbero chiamare secondo la normativa europea “agenti collegati”, perché sono degli agenti di commercio, non dei consulenti, che vogliono appropriarsi del nome “consulenti finanziari” e non sopportano l'idea che esistano dei professionisti che si chiamano Consulenti Finanziari Indipendenti, e così fanno una vera e propria azione di lobbing (fatta in modo professionale, con tutto quello che ciò implica) per fare il colpo gobbo: non solo passare da Promotori Finanziari a “Consulenti Finanziari” (mentre dovrebbero chiamarsi “agenti collegati”) ma eliminare anche l'aggettivo indipendente dal nome dei veri consulenti finanziari.
La politica, poi, per sovrapprezzo, è riuscita a fare anche l'angheria di aggiungere una locuzione scoraggiante “in regime di esenzione” che è ovviamente incomprensibile.
Il colpo gobbo è passato in commissione finanze. Adesso la parola passa alla Camera in seduta plenaria. Vediamo se ripareranno a questa “porcata”, o se riusciranno nel colpo gobbo. 
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