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Ue e Italia spingono per il protezionismo portando i dazi all'80%, Ci rimetteranno consumatori, sicurezza dei cittadini e lo Stato
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Editoriale di Vincenzo Donvito
1 marzo 2005 0:00
 
La bella notizia che ci arriva dopo il viaggio in Cina del commissario Ue al Commercio, Peter Mandelson, e' che i dazi dell'Unione (per ora solo per il tessile) andranno dal 20 all'80%, a partire dal prossimo 17 marzo. Notizia che e' subito stata salutata con molta soddisfazione dal vice-ministro alle Attivita' Produttive, Adolfo Urso, che ha tenuto a specificare che in questo modo il nostro Paese non si schiera per il protezionismo, ma per una leale concorrenza, che non sarebbe tale quando si e' aggrediti da quella che viene chiamata "invasione anomala".
E' da un po' di tempo che va di moda l'uso di "invasione anomala", e ora si capisce dove voleva portare: sia la parola "invasione" che "anomala" sono negative, la prima piu' della seconda, che sta a significare che qualcosa non torna, ma non si puo' parlare di illegalita'. Ma, dagli oggi e dagli domani, ecco che alla fine le due parole messe insieme stanno a significare qualcosa che occorre contrastare con i rigori della norma, che, pur se protezionista, viene decantata come stabilizzatrice della concorrenza leale. Che sarebbe quella stabilita unilateralmente da una parte penalizzando (80%!!!) il mercato dei prodotti che vengono dal di fuori del suo territorio.
Probabilmente noi ci siamo persi qualcosa, o forse ci succede che, ragionando dalla parte dei consumatori, abbiamo una deformazione che ci porta a vedere con diffidenza tutto cio' che comporta una loro penalizzazione. Corporativi anche noi, quindi? Come si fa ad essere corporativi nel difendere gli interessi del 100% della popolazione?
Allora vuole dire che c'e' qualcosa che non quadra in questo protezionismo italo-comunitario spacciato per concorrenza leale. Per capire senza ombre, e' bene ricordare che stiamo parlando di importazioni legali di prodotti non contraffatti. Perche' per combattere illegalita' e contraffazioni non c'e' bisogno di protezionismo, ma di dogane e polizie efficienti. Qualcuno potrebbe dire che la manovra dell'80% si e' resa utile anche per far capire ai Governi dei Paesi da cui proviene questa merce illegale e contraffatta (essenzialmente Cina) di darsi una mossa, ed impedire che questa merce esca dai loro confini. Ma allora, a cosa serve la politica, se non e' in grado di governare questi rapporti e di mettere le cose in chiaro?
Noi sappiamo gia' quale sara' il risultato di queste scelte:
i prezzi per i consumatori continueranno ad essere alti;
- le importazioni clandestine aumenteranno, a svantaggio di quelle legali, alimentando il giro d'affari clandestino e tutto il contesto di malavita che si organizza per gestire questo mercato: quindi meno sicurezza, piu' polizia, etc.
- Non solo, ma quei soldi che l'industria "protetta" (e per questo, a nostro avviso, incapace di competere) non perdera', andranno invece spesi dallo Stato per garantirci la sicurezza.
Siamo sicuri che 2+2 in questo caso faccia quattro? Noi non lo sappiamo con certezza, ma leggiamo di storie economiche passate in cui il protezionismo e' stata la bestia nera del mercato e, alla fin fine, anche delle civilta'.
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