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Zibaldone italiano. Dal voto siciliano ai reati d'opinione
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Editoriale di Vincenzo Donvito
30 ottobre 2012 13:02
 
In diversi si stanno chiedendo che fine abbia fatto la mafia in Sicilia, vista la scarsa partecipazione degli elettori alle consultazioni di domenica 28 ottobre e, soprattutto, vista la disarticolazione del voto rispetto a chi, piu' o meno storicamente, ha rappresentato gli interessi di questa delinquenza organizzata all'interno delle istituzioni. O forse, come hanno sempre detto i mafiosi, la mafia non esiste? O -sempre forse e dopo gli accadimenti delle istituzioni regionali, e non solo, lombarde- si e' trasferita del tutto al nord? O -forse e non ce ne siamo accorti- lo Stato ha vinto? O -forse- vista la confusione generale, ha deciso per il momento di starsene alla finestra per meglio organizzarsi in futuro?
Ovviamente non abbiamo risposte in merito. Le nostre sono solo osservazioni coi piedi e il cervello in terra, ma col cuore in tensione. Osservazioni per comunicare a chi ci legge che i sogni fanno parte solo del nostro patrimonio individuale e non di quello collettivo, anche perche' il nostro collettivo -come nazione Italia- non e' mai esistito... figuriamoci, quindi se possa esistere un sogno collettivo. Certamente ci sono i cosiddetti populisti che possono dare sensazioni di riuscire ad attecchire, ma perche' il populismo esista, occorre ci sia il popolo... e questo, finito il ventennio fascista del secolo scorso, per fortuna di tutti non e' piu' esistito; e poi figuriamoci nel nostro secolo, con Internet e la comunicazione globale a 360 gradi.
Vedremo cosa accadra', stando anche noi in mezzo all'agora', con le nostre competenze e specificita'. Questo per rimarcare che, nonostante l'incipit di queste righe, l'Aduc non ha deciso di entrare nell'analisi e nella battaglia elettorale, ma stiamo solo cercando di spiegare a noi stessi -e a chi ci legge- il contesto socio-economico in cui ci muoviamo; contesto da cui non possiamo esimerci per cercare di ottenere risultati positivi per le nostre battaglie per i diritti degli utenti e consumatori. E leggere con attenzione, ponendoci gli interrogativi di cui sopra, fa parte del nostro patrimonio genetico.
E mentre facciamo queste riflessioni sui risultati delle elezioni siciliane, non possiamo esimerci da un'altra osservazione: come il Parlamento e la cosiddetta opinione pubblica sta affrontando la questione dei reati d'opinione, a partire dalla condanna del giornalista Sallusti. Un tema per noi importante, visto che spesso siamo nelle aule di tribunale perche' chiamati da varie aziende che, svelato il loro malaffare grazie ai forum e alle lettere e agli articoli pubblicati sul nostro web, cercano di “tapparci la bocca” con improbabili chiamate in causa per presunte diffamazioni. Una materia quindi, che se malamente disciplinata (come lo e' oggi per il fatto stesso che sussistono i reati d'opinione ereditati dal vecchio codice fascista), potrebbe minare la base della nostra esistenza, cioe' la liberta' d'espressione e di opinione.
Ebbene, dopo rinvii, rimandi, polemiche e altro, il nostro Parlamento probabilmente non arrivera' a votare niente per non mandare in galera il giornalista Sallusti. E per noi, allo stato dei fatti, e' meglio cosi'. E se le leggi che vengono riviste con l'urgenza di evitare qualcosa, e' difficile che siano buone leggi, nel contempo, altrettanto brutte leggi possono essere promulgate da un Parlamento composto da nominati da alcuni padroni di partiti: questi ultimi non rispondono ai loro elettori, ma ai loro padroni. E se il prossimo Parlamento -come crediamo che accadra'- verra' eletto sempre col medesimo sistema elettorale dei nominati, sara' bene che non si occupi di questa materia, perche', come l'attuale, puo' solo peggiorare la situazione. Tanto il giornalista Sallusti in galera non ci andra', cosi' come altri suoi colleghi, ma verranno sempre malmenati dalle leggi quelli come noi che non hanno un padrone che li difende (ma che, proprio nel nostro caso, non ci faremo scuoiare facilmente). E a fronte del peggioramento di questa situazione, preferiamo mantenere l'attuale legislazione, lavorando perche' un Parlamento che domani sia degno di essere rappresentativo degli elettori possa affrontare la situazione.
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