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 ITALIA - ITALIA - Aborto. Si continua ad andare all'estero. Eurispes
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28 gennaio 2011 17:11
 
I viaggi dell'aborto, di cui si parlava frequentemente negli anni '70, non sono solo un ricordo lontano per le italiane. Secondo le ultime statistiche fornite dal ministero della Salute inglese, tra le cittadine straniere che hanno effettuato un'interruzione volontaria di gravidanza in Gran Bretagna le nostre connazionali, con 161 interventi nel 2009, sono seconde solo al numero di cittadine provenienti dall'Irlanda. A rilevarlo e' il Rapporto Italia 2011, messo a punto dall'Eurispes e presentato questa mattina a Roma.
Una scelta, quella di fare i bagagli per andare ad abortire in un altro Paese, che sembra per lo piu' fatta per ovviare ai tempi di attesa e agli ostacoli materiali in cui e' possibile incorrere nel nostro Paese, dove nel 2008, stando ai dati del ministero della Salute, l'obiezione e' arrivata a coinvolgere il 71,5% dei ginecologi, il 52,6% degli anestesisti e il 43,3% del personale non medico.
Tant'e' che solo nel 58,9% dei casi le strutture ospedaliere dove si praticano ivg riescono a intervenire entro 14 giorni dalla certificazione dello stato di gravidanza. Nel 24,7% dei casi i giorni di attesa si allungano tra i 15 e i 21 e nel 16,7% delle situazioni l'intervento arriva dopo oltre 22 giorni.
Il numero delle pazienti che e' riuscito a effettuare un aborto entro le prime due settimane e' diminuito negli anni, passando dal 69,6% del 1997 al 58,9% del 2008, e cio' a fronte di una generale diminuzione della richiesta di interventi.
Nel valutare questi numeri, ricorda il Rapporto Eurispes, c'e' da considerare anzitutto il tempo limite di 90 giorni imposto dalla legge per procedere all'interruzione; ma soprattutto la situazione psicologica in cui si trova in questo arco di tempo la donna che ha deciso di interrompere una gravidanza.
Sebbene espressamente prevista dalla legge 194, provvedimento che regola il tema dell'aborto in Italia, la scelta dell'obiezione ha raggiunto nella quasi totalita' delle regioni dimensioni tali da rendere spesso difficoltosa la composizione dell'equipe ospedaliera incaricata delle interruzioni, con un conseguente aggravio del carico di lavoro per il personale non obiettore.
Ma per chi si reca in Gb per sottoporsi a un'interruzione volontaria di gravidanza, precisa il Rapporto, a far la differenza potrebbe essere anche l'efficienza del servizio offerto, in particolare dalle cliniche private inglesi presenti online con informazioni aggiornate su tempi, tariffe e modalita' di trattamento.
Per un intervento effettuato entro le 9 settimane (normalmente in day hospital), la spesa si aggira intorno ai 500 euro, ma si puo' arrivare oltre i 1.500 se le settimane di gestazione sono tra le 19 e le 24.
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