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 ECUADOR - ECUADOR - Accordi con narcotrafficanti. Presidente accusa sua predecessore
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7 agosto 2018 13:45
 
Il presidente ecuadoriano Lenin Moreno ha accusato il governo del suo predecessore Rafael Correa di aver "disattivato i radar e smantellato la capacita' operativa dell'esercito" per favorire un tacito accordo con i narcotrafficanti attivi alla frontiera tra Ecuador e Colombia. Lo ha detto in un'intervista all'emittente colombiana "Noticias Caracol", riferendo dell'incontro avuto con il presidente eletto colombiano Ivan Duque a Bogota', dove si trova per assistere alla cerimonia di passaggio dei poteri che si tiene oggi. Il presidente ecuadoriano ha elencato i temi affrontati con Duque, principalmente questioni relative all'immigrazione, allo sviluppo delle frontiere e al commercio tra le due nazioni: "Abbiamo convenuto di continuare a sviluppare accordi binazionali", ha detto il capo di stato.
Intervistato sui problemi di sicurezza e ordine pubblico al confine colombiano-ecuadoriano, in particolare sulla nuova ondata di omicidi e sequestri riconducibili alle attivita' del narcotrafficante Walter Patrizio Arzilla Vernaza, detto 'Guacho', Moreno ha argomentato che la crisi e' stata causata da un approccio differente ai Narcos da parte del suo governo rispetto a quello del predecessore. "Quando ho dato l'ordine di non lasciare passare piu' un grammo di cocaina, questi atti violenti sono iniziati immediatamente" ha dichiarato. Secondo Moreno infatti, il governo dell'ex alleato Rafael Correa (del quale Moreno e' stato vicepresidente dal 2007 al 2013), avrebbe fatto "un tacito accordo per lasciar transitare liberamente sostanze stupefacenti del nord dell'Ecuador". I radar disattivati, la limitazione della capacita' dell'esercito ecuadoriano e la scarsa manutenzione degli elicotteri avrebbe di fatto lasciato mano libera ai Narcos. A Moreno e' stato anche chiesto se e' favorevole a permettere l'ingresso sul territorio ecuadoriano di autorita' colombiane nel quadro delle attivita' mirate alla cattura del 'Guacho', come gia' richiesto dalla Difesa colombiana: Moreno ha detto che affrontera' la questione in un incontro con il nuovo presidente colombiano per coordinare i protocolli sulla sicurezza delle frontiere.
Quito ha intensificato di molto le operazioni di contrasto al fenomeno nella zona di frontiera, mettendo a segno colpi importanti nei confronti delle organizzazioni criminali. Secondo le autorita' ecuadoriane sarebbero state proprio le sconfitte subite dai narcotrafficanti a causare a fine gennaio - come rappresaglia - l'attentato di san Lorenzo. Tutti temi che si intrecciano con il dossier relativo ai tentativi della Colombia di mettere fine al conflitto con l'Esercito di liberazione nazionale (Eln): i colloqui di pace, ripresi a fine febbraio proprio a Quito, si svolgono ora a L'Avana (Cuba). Il presidente Lenin Moreno ha infatti espresso la volonta' che il paese non sia piu' garante del processo di pace colombiano: la decisione, presa alla fine della settimana scorsa, segue l'escalation di violenze attribuite alla guerriglia organizzata nelle zone di frontiera. "Credo che sia passato un tempo sufficiente perche' il gruppo guerrigliero dia un segnale chiaro della sua volonta' di firmare la pace, arrestando le proprie attivita' terroristiche come esplosioni e sequestri", ha detto Moreno nel corso della trasmissione "Il presidente informa". Non e' possibile che gli elementi della guerriglia "discutano della pace in fori internazionali mentre continuano a sparare".
Tra gli episodi di criminalita' piu' seguiti sul confine tra Colombia ed Ecuador, il piu' sensibile ha riguardato il sequestro dei giornalisti del quotidiano "El Comercio", poi finito in omicidio. In quell'occasione gli Stati Uniti erano tornati ad offrire il loro aiuto a Quito. L'ambasciatore Chapman aveva espresso la "preoccupazione" del suo governo per i rapiti, dichiarando che Washington era disposta "ad aiutare in ogni modo le autorita'" ecuadoriane. Chapman aveva dato voce alla convinzione del suo governo sull'"importanza di lavorare insieme" fra i due paesi, e di mantenere "forte l'amicizia fra i nostri popoli". In questa direzione il diplomatico aveva preannunciato la volonta' statunitense di rafforzare la cooperazione con Quito in materia di sicurezza: "portiamo avanti la cooperazione con i militari, il ministero dell'Interno e la polizia", aveva detto citando l'azione della Dea, e sostenendo che diversi protagonisti che lavorano nell'ambito sono interessati ad espandere la collaborazione con l'Ecuador. 
Il ministro della Difesa dell'Ecuador, Oswaldo Jarrin, ha annunciato di recente la creazione in collaborazione con gli Stati Uniti di un Centro di sicurezza per la condivisione dei dati. E' quanto riferisce una nota del dicastero di Quito, secondo cui si specifica che il Centro non viola il divieto nazionale alla presenza di militari stranieri. "L'ufficio di rappresentanza per la cooperazione non e' in alcun modo una base militare perche' l'articolo 5 della Costituzione proibisce basi militari o altre installazioni militari", ha affermato in una nota. Jarrin ha sottolineato che il centro sara' specializzato nello scambio di informazioni per migliorare la sicurezza nazionale. Gli esperti statunitensi che opereranno nel centro ruoteranno ogni quattro o cinque giorni, e non saranno quindi considerabili come una presenza permanente nel territorio ecuadoriano. 
L'avvicinamento statunitense all'Ecuador e' un elemento distintivo del governo di Moreno rispetto a quello del suo predecessore, Rafael Correa. A febbraio Washington si era congratulata "con il popolo dell'Ecuador" per la sua partecipazione al referendum convocato da Moreno su alcune proposte di modifica costituzionale, sostenendo di essere disposta "a continuare a lavorare con il suo presidente", per "promuovere interessi comuni". Lo ha detto il dipartimento di Stato Usa in un comunicato, augurandosi che i due paesi continuino a "collaborare in settori come l'istruzione, il commercio, la sicurezza, l'ambiente e la prevenzione delle catastrofi". "I nostri interessi comuni", scriveva Washington, "continueranno a guidare la relazione tra l'Ecuador e gli Stati Uniti in una direzione costruttiva". Nella dichiarazione, gli Usa si sono congratulati con il popolo ecuadoriano per aver "partecipato con successo a un referendum nazionale pacifico e giusto", e per aver "incluso osservatori indipendenti delle organizzazioni internazionali e della comunita' diplomatica per contribuire a salvaguardare la trasparenza" delle operazioni di voto. 
Zambrano si era gia' espresso - negandola - sulla possibilita' di riaprire basi militari agli Usa. In Ecuador non si apriranno basi militari straniere, aveva detto ai giornalisti che lo interrogavano sulla possibilita' che un contingente statunitense tornasse ad installarsi sul territorio come fino al 2008. L'ipotesi e' stata sollevata da alcuni media locali in seguito al riavvicinamento diplomatico osservato con Washington dalla fine del governo di Rafael Correa (2007-2017). "Non e' possibile aprire basi militari straniere sul territorio ecuadoriano, la nostra Costituzione lo vieta", ha risposto Zambrano. Interrogato sullo smantellamento della base di Manta (nord-ovest) e sulle misure di sicurezza adottate contro la criminalita' da narcotraffico al confine colombiano - coinvolta sembrerebbe nell'attentato di san Lorenzo di sabato, che ha provocato 28 feriti -, Zambrano si e' dichiarato a favore della cooperazione con la Colombia, precisando che e' tuttavia necessario si tratti di una "cooperazione nel rispetto altrui": una cosa e' la collaborazione internazionale e un'altra il poter tenere basi straniere nel territorio". Il ministro ha rivendicato la sovranita' nazionale di Quito, affermando che l'Ecuador "non e' favorevole all' ingerenza di militari di altri paesi sul nostro territorio".
 A meta' settembre 2009, l'Ecuador aveva considerato un "trionfo della sovranita' nazionale" l'aver assunto il pieno controllo della base aerea di Manta, da cui gli Stati Uniti hanno sviluppato operazioni anti-narcotiche regionali per un decennio. L'accordo per l'uso di questa base da parte degli Stati Uniti fu firmato nel 1999 dall'allora presidente ecuadoriano Jamil Mahuad, per un periodo di dieci anni. Correa, che assunse la presidenza dell'Ecuador nel 2007 e governo' un decennio, disse che quell'anno non avrebbe rinnovato l'accordo con Washington per l'uso della base, che fini' per essere smantellata. Zambrano ha spiegato che "gli Stati Uniti hanno sempre voluto essere presenti nei diversi paesi dell'America latina". "Se la memoria non mi tradisce, ha nove basi militari in Colombia, a Panama", ha detto, sottolineando che la Costituzione ecuadoriana del 2008 proibisce espressamente l'interferenza di gruppi militari nel nostro territorio. "Questo significa che nessun esercito puo' svolgere attivita' sul nostro territorio, e' costituzionalmente proibito dall'articolo 5 della Costituzione di Montecristi, approvata nel 2008. 
(agenzia stampa Nova)
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