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 ITALIA - ITALIA - Aids. 2.500 casi l'anno
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17 luglio 2011 16:07
 
E' stabile il numero di nuovi casi di infezione da HIV in Italia, comunque medio-alto rispetto alla media Ue: nel 2009, ultimo anno disponibile, si sono registrate 2.588 nuove diagnosi. In otto casi su dieci l'infezione si deve a un rapporto sessuale non protetto. In totale tra il 1985 e il 2009 sono state 45.707 le nuove diagnosi da infezione da HIV pervenute da 17 Regioni italiane al Centro Operativo antiAIDS dell'Istituto Superiore di Sanita'. Con un picco di incidenza nel 1987 che si e' poi abbassato fino al 1998 per poi stabilizzarsi. L'incidenza e' maggiore al Centro-Nord rispetto al Sud e alle isole. In particolare, l'incidenza piu' alta e' stata registrata in Emilia Romagna, la piu' bassa in Calabria.Sono i numeri forniti dall'Istituto Superiore di Sanita', nel giorno dell'apertura della Conferenza mondiale sull'Aids IAS 2011 a Roma. Aumenta l'eta' mediana al momento della diagnosi - da 26 anni per i maschi e 24 anni per le femmine nel 1985 a, rispettivamente, 39 e 36 anni nel 2009 - e cambiano le categorie di trasmissione : diminuiscono i tossicodipendenti (dal 74,6% nel 1985 al 5,4% nel 2009) e crescono i casi attribuibili a trasmissione sessuale (omosessuale ed eterosessuale) passati dal 7,8% nel 1985 al 79% nel 2009. La proporzione di stranieri tra le nuove diagnosi di infezione da HIV e' aumentata dall'11% nel 1992 al 32,9% nel 2006, per poi diminuire negli anni seguenti; nel 2009 e' stata del 27,2%. Un terzo delle persone con una nuova diagnosi di HIV viene diagnosticato in fase avanzata di malattia, con una rilevante compromissione del sistema immunitario. Quanto ai casi conclamati di Aids, dal 1982 a oggi si contano in Italia 62.617 casi, con 39.344 decessi (il 62,8%). Nel 2010, quasi 60% dei nuovi casi di AIDS ha scoperto di essere sieropositivo molto tardi, in concomitanza con la diagnosi di AIDS (pazienti cosiddetti "late presenters"); questa proporzione e' aumentata progressivamente negli ultimi 15 anni. Come conseguenza di queste diagnosi tardive, ben due terzi delle persone diagnosticate con AIDS dal 1996 a oggi non ha usufruito dei benefici delle terapie antiretrovirali prima di tale diagnosi.
"I dati italiani - sottolinea il presidente dell'Iss Enrico Garaci - indicano che, nonostante i progressi compiuti, l'Italia mostra fra i Paesi dell'Europa occidentale un'incidenza di nuove diagnosi di HIV medio-alta. Un problema e' quello del ritardo della diagnosi, soprattutto negli eterosessuali e negli stranieri, che spiega come la percezione del rischio, in particolare fra gli eterosessuali sia ancora bassa. Un dato che ci spinge ancor di piu' ad affrontare l'AIDS a 360 gradi, sia sul piano della sensibilizzazione e dell'informazione, come facciamo attraverso il telefono verde, sia a servizio dei cittadini e, ancor di piu', attraverso la ricerca nel campo dei farmaci e in quello dei vaccini".
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