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 ITALIA - ITALIA - Alunno 12enne escluso dalla gita per un profilattico
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4 aprile 2016 14:34
 
È un caso destinato ad accendere le polemiche sul mondo dell’istruzione. Lo sollevano i genitori di uno studente di 12 anni attraverso una denuncia, presentata ieri ai carabinieri della Compagnia di Soverato (Cz), in cui sostanzialmente chiedono di verificare la legittimità delle condotte di una scuola secondaria di primo grado del Soveratese, accusando il dirigente dell’istituto di «abuso di mezzi di correzione». La vicenda, in effetti, stando a quanto racconta la famiglia del ragazzo, ha dell’incredibile e concerne «una violazione riconducibile alla sfera di operatività dell’articolo 571 del codice penale - così viene rilevato nell’esposto - dovendosi ritenere che il comportamento del dirigente scolastico e dei suoi collaboratori ecceda ampiamente il limite dell’educazione rispettosa della dignità del minore che implica pur sempre l’esercizio del potere disciplinare con mezzi consentiti e proporzionati e trasmodi invece di comportamenti affettivi dell’altrui personalità». In buona sostanza, l’intervento della famiglia è scaturito dalla negazione da parte della scuola rispetto alla partecipazione del ragazzo a una gita scolastica. Un rifiuto che è diventato oggetto, sempre su iniziativa dei genitori, di un esposto presentato pure all’autorità garante per l’adolescenza e per l’infanzia. «La negazione alla partecipazione alla gita scolastica - spiega la coppia - sarebbe stata adottata all’interno di un consiglio di classe per quella che ci è stata indicata come una “grave condotta” genericamente citata in una raccomandata in cui si formalizzava l’esclusione di nostro figlio per fatti avvenuti all’interno di un precedente viaggio di istruzione avvenuto nell’anno scolastico già concluso, per cui nostro figlio, che all’epoca aveva 11 anni, era stato già punito». Secondo quanto riferito, il grave comportamento di cui sarebbe accusato il giovane si legherebbe alla detenzione di un profilattico sigillato rinvenuto nella camera d’albergo in cui alloggiava nella gita scolastica del passato. Un comportamento indicato come quello di un ragazzino curioso che, considerata l’età, avrebbe utilizzato il profilattico a scopo ludico. «Nel 2016 - continuano i genitori - invece di cogliere l’occasione per trasformare lo “scandalo” in un momento formativo di educazione sessuale, si è addirittura provato sdegno. A seguito dell’episodio era stato concordato oralmente tra scuola e famiglia (e successivamente irrogato) un provvedimento disciplinare nei confronti di nostro figlio, al quale il dirigente aveva sequestrato l’ambìto cellulare poi consegnatoci che a nostra volta abbiamo restituito a nostro figlio dopo lo scadere della punizione. Accordato che avesse scontato la punizione per un comportamento tenuto nell’anno accademico 2014/2015, e considerando una condotta irreprensibile per l’anno in corso accompagnata da buoni voti, in occasione di un nuovo viaggio di istruzione ci è stato permesso di completare tutti gli adempimenti, anche di contenuto patrimoniale, affinché nostro figlio potesse partecipare. È accaduto però - proseguono i due - che il 21 marzo scorso in un colloquio con il dirigente, chiesto ed ottenuto per discutere dell’operato di un professore che risulterebbe manesco e maldestro, il dirigente minimizzando i fatti ci informava dell’esclusione di nostro figlio dal nuovo viaggio di istruzione per garantire la tutela dei propri compagni di classe. Il giorno seguente l’insegnante responsabile del viaggio di istruzione, alla presenza di tutti i compagni di classe e di un insegnante, ha informato nostro figlio che non avrebbe partecipato a quel viaggio per gravi comportamenti disciplinari a suo carico, umiliandolo davanti a tutti. Si è voluto punire due volte nostro figlio per un fatto che oggettivamente è privo di concreto allarme. È evidente che la condotta scolastica abbia solo uno scopo vessatorio di punizione esemplare per colpire la dignità dell’alunno per mero esercizio dell’autorità». Tutto ciò, specificano i genitori nella denuncia, avrebbe leso l’incolumità e la serenità psichica del minore di cui si sono certificati stati d’ansia.
(articolo di Sabrina Amoroso pubblicato su La Gazzetta del sud del 04/04/2016) 
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