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 ITALIA - ITALIA - Bianzino. Radicali, Pd e famiglia: nuove indagini
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15 aprile 2012 15:46
 
 Fare piena luce sulla morte di Aldo Bianzino, il detenuto che mori' nel carcere perugino di Capanne nell'ottobre del 2007. Lo chiedono, con due interrogazioni al ministro della Giustizia Paola Severino, Rita Bernardini, deputata radicale eletta nelle liste del Partito Democratico e componente della Commissione Giustizia della Camera, e Walter Verini, deputato umbro del Partito Democratico.
Per la morte di Bianzino un agente della polizia penitenziaria e' stato condannato a un anno e mezzo di reclusione per omissione di soccorso, falso e omissione d'atti d'ufficio. Le indagini per omicidio volontario sono infatti state archiviate su richiesta del pubblico ministero prima dell'inizio del processo all'agente della penitenziaria. Ma la famiglia non crede a questa verita' e, insieme agli avvocati, sta lavorando a nuovi documenti da presentare per chiedere la riapertura del caso. Anche perche', dal dibattimento sarebbero emersi elementi medico-legali che potrebbero spingere un giudice a disporre ulteriori accertamenti sulla morte di Aldo.
Nella sua interrogazione, il Verini chiede al ministro Severino che 'nell'ambito delle proprie competenze, anche ispettive, faccia piena luce sulle cause che determinarono la morte del falegname di Pietralunga, all'interno del carcere di Capanne, nella notte tra il 13 e il 14 ottobre 2007'. In particolare Verini ricorda 'che gia' nel gennaio del 2010, scrisse una lettera all'allora Ministro della Giustizia, con la quale chiese di contribuire, nelle sue prerogative e nelle forme opportune, di accertare se tutte le procedure di indagine che portarono alla decisione di archiviazione fossero state scrupolosamente seguite al fine di contribuire a colmare anche le zone d'ombra legate alla primissima fase delle stesse indagini, nell'immediatezza della morte di Aldo Bianzino'.
'Alla lettera di cui sopra - ricorda ancora Verini - il Gabinetto dell'allora Ministro rispose diversi mesi dopo e in maniera insoddisfacente per l'interrogante: non dando corso alla richiesta di ulteriori accertamenti'.
Verini auspica pertanto che 'in virtu' dei nuovi particolari emersi sulla vicenda di Aldo Bianzino pubblicati dalla stampa, che potrebbero far acquisire nuova valenza alla tesi dei familiari, il Ministro Severino adotti una nuova iniziativa sul caso e piu' in generale le opportune iniziative affinche' il tema dalle morti in carcere - morti naturali, suicidi e morti avvenute per cause diverse da quelle naturali - sia affrontato in tutta la sua drammaticita' al fine di evitare che atti similari continuino a ripetersi'.

'Ritengo necessaria la riapertura delle indagini per accertare l'evoluzione delle circostanze che hanno portato al decesso del detenuto, anche per sgomberare al piu' presto ogni nube e per evitare l'atroce sensazione di trovarsi davanti ad un nuovo caso di denegata giustizia'. Scrive invece il deputato del Pd Rita Bernardini nella sua interrogazione al ministro a cui chiede di 'eseguire le verifiche del caso, atteso che l'intera vicenda processuale che ha portato il Gip ad archiviare le indagini presenta dei lati non ancora chiariti, che necessitano di un approfondimento e, soprattutto, di chiarezza.
Quella chiarezza che meritano i famigliari di quest'uomo e le centinaia di operatori della sicurezza che svolgono con correttezza e abnegazione il proprio lavoro'.
'Nell'interrogazione - spiega la Bernardini - ho anche chiesto al Ministro della Giustizia di riferire sulla reale consistenza del fenomeno delle morti in carcere in modo che possano essere concretamente distinti i suicidi dalle morti per cause naturali e da quelle, invece, avvenute per cause sospette; quanti sono stati i decessi avvenuti per 'cause naturali' che si sono registrati negli ultimi cinque anni all'interno degli istituti penitenziari e quanti di questi - in percentuale - si sono verificati a poche ore dall'ingresso in carcere del detenuto; e, da ultimo, quali provvedimenti il Governo intenda adottare, al fine di garantire, anche per il futuro, un attento monitoraggio delle condizioni in cui versano i detenuti negli istanti immediatamente successivi al loro ingresso in carcere, assicurando, per quanto possibile, l'eliminazione di ogni fattore di rischio per la loro vita e incolumita' fisico-psichica'.
Gli avvocati della famiglia Bianzino stanno lavorando a nuovi documenti da presentare per chiedere la riapertura del caso. Lo aveva gia' detto appena dopo la lettura della sentenza Massimo Zaganelli, il legale di Citta' di Castello che ha seguito la vicenda fin dalle primissime battute a sostenere che adesso era giunto il momento in cui si poteva chiedere di riaprire l'indagine per omicidio volontario che il pubblico ministero Giuseppe Petrazzini aveva chiesto di archiviare.
Per i familiari di Aldo infatti, in dibattimento sono emersi degli elementi medico-legali che potrebbero spingere un giudice a disporre ulteriori accertamenti sulla morte.
Per il professor Vittorio Fineschi infatti, il consulente della parte civile, fermo restando la presenza dell'emorragia subaracnoidea che ha provocato la morte di Aldo Bainzino e la presenza della lesione al fegato, propone una lettura diversa da quella dell'insorgenza spontanea data dai periti del pm.
Per Fineschi l'emorragia, che inizialmente fu di modesta entita' perche' non avrebbe inondato di sangue le parti piu' profonde del cervello, potrebbe anche essere stata provocata da un trauma: una torsione della testa, uno scuotimento, qualcosa che abbia causato una lacerazione e un'uscita di sangue.
Per il medico questa affermazione e' possibile vista l'assenza del rinvenimento dell'aneurisma stesso. Quanto alla lesione al fegato ha sostenuto, studi alla mano, che la stessa risulta classificata come molto rara nelle manovre rianimatorie. E generalmente correlata anche da altri traumi classificati come meno rari. Per Fineschi insomma la lesione al fegato, su un soggetto morto, con un versamento di sangue come quello di Bianzino solleva piu' di una perplessita'. E anche per la famiglia che chiede ancora spiegazioni.
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