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 ITALIA - ITALIA - Caso Cucchi. Gup condanna e rinvia a giudizio
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25 gennaio 2011 19:07
 
Dodici rinvii a giudizio per la morte di Stefano Cucchi avvenuta il 22 ottobre del 2009 all'ospedale Pertini di Roma, sei giorni dopo essere stato arrestato per droga.
Nel corso dell'udienza davanti al Gup, e' stato condannato a due anni un funzionario dell'amministrazione penitenziaria regionale.
Si tratta di sei medici del Pertini (Aldo Fierro, Silvia Di Carlo, Bruno Flaminia, Stefania Corbi, Luigi De Marchis Preite, Rosita Caponetti), 3 infermieri (Giuseppe Fluato, Elvira Martelli e Domenico Pepe), 3 guardie carcerarie (Minichini Nicola, Corrado Santantonio e Antonio Domenici).
I reati ipotizzati vanno dalle lesioni e abuso di autorita' per i tre agenti penitenziari accusati del presunto pestaggio di Stefano Cucchi; favoreggiamento, abbandono di incapace, abuso d'ufficio e falsita' ideologica, a seconda delle singole posizioni, per i nove medici ed infermieri dell'ospedale Sandro Pertini in cui il geometra romano mori' il 22 ottobre del 2009, una settimana dopo il suo arresto per possesso di droga
"Le decisioni del Gup sul caso Cucchi, che condivido pienamente, dimostrano come siano state correte e appropriate le considerazioni da me svolte dopo la morte di Stefano Cucchi": Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle tossicodipendenze, commenta gli esiti dell'udienza dinanzi al Gup.
"Era ed e' evidente, infatti - aggiunge Giovanardi - che ci sono state responsabilita' che il Pubblico ministero ha identificato con precisione, graduandone le rispettive gravita'.
Per questo la Presidenza del Consiglio, come gia' preannunciato, chiedera' di costituirsi parte civile nel processo".
"Ma e' altrettanto vero - continua - che, alla luce dei precedenti 17 accessi al pronto soccorso del giovane Cucchi a causa di ripetute ferite, contusioni e fratture, e delle patologie di cui soffriva a causa della sua pregressa condizione di tossicodipendente, non si puo' sostenere che la droga, purtroppo, non abbia giocato un ruolo negativo in questa vicenda". "Mi piacerebbe che i parenti, assieme a noi del Dipartimento antidroga, perseguissero non soltanto l'obiettivo di punire i responsabili di quanto accaduto ma anche di mettere in guardia i giovani dai pericoli insiti nelle vite segnate dalla droga" conclude Giovanardi.
Ilaria Cucchi conta sul processo adesso: 'Ci dara' ragione'. E spera che i pm facciano un passo indietro. I 12 rinvii a giudizio non configurano affatto l'epilogo che la sorella di Stefano attende, in una battaglia di giustizia condotta con l'energia estrema scaturita dal dolore.
Stefano non sarebbe morto, perche' era un tossicodipendente.
Lo hanno ucciso. Questa e' la verita' della famiglia. E in passato Ilaria ha gia' attaccato l'impianto accusatorio.
Contesto' la Procura, esplicitamente, poco piu' di un anno fa, di 'seguire una linea lontana dalla realta'. Poi si e' rivolta alle istituzioni, ottenendo l'attenzione del Presidente della Camera: Gianfranco Fini ha presentato il suo libro a Montecitorio. Ha affrontato i media: Fazio e Saviano l'hanno invitata a leggere 'l'elenco' delle cose che le mancano del fratello. Ha scritto al Papa. E oggi, ottenuto un verdetto che apre un processo sulla morte del geometra di 31 anni - deceduto al Pertini il 22 ottobre 2009, sei giorni dopo essere stato arrestato - ha parlato ancora una volta di una verita' 'diversa'.
'E' un momento di grande tensione emotiva - ha detto commentando la decisione del Gup - oggi ho visto i dolore negli occhi di mia madre, per noi il processo e' una tappa importante per la nostra battaglia di verita'. Il processo ci dara' ragione'. 'Ci continuiamo a domandare - ha spiegato poi - perche' c'e' stata data una verita' diversa, visto che e' evidente che noi attraverso i nostri consulenti non abbiamo mai detto assurdita', il Gup Rosalba Liso ha rimandato in ambito dibattimentale ulteriori approfondimenti sulle consulenze dei nostri legali. Mi auguro che i pm abbiano il coraggio di portare avanti la verita' e l'umilta' di tornare sui propri passi'.
Punto cruciale che oppone la sorella di Stefano alla verita' processuale che disegna l'accusa le cause della morte. Ilaria ebbe a contestare la perizia del pm Vincenzo Barba, denuncio' quanto 'subito' dalla sua famiglia in udienza; ha sostenuto in tutti i possibili modi che suo fratello e' morto a causa delle lesioni, che sei giorni prima di morire il suo corpo non presentava, lasciato solo a causa dei 'pregiudizi'. Se la decisione del gup viene accolta da piu' parti come segnale positivo per un processo necessario per accertare la verita' - sono intervenuti in merito Enrico Letta, Gianni Alemanno, Ignazio Marino - la giustizia che attende la famiglia dovra' essere scritta in modo diverso. Terreno fertile, questo, per polemiche che si accesero gia' a caldo, sul caso Cucchi. 'Era ed e' evidente - ha detto ad esempio il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle tossicodipendenze Carlo Giovanardi - che ci sono state responsabilita' che il Pm ha identificato con precisione, graduandone le rispettive gravita'.
Per questo la Presidenza del Consiglio, come gia' preannunciato, chiedera' di costituirsi parte civile nel processo. Ma e' altrettanto vero che, alla luce dei precedenti 17 accessi al pronto soccorso del giovane Cucchi a causa di ripetute ferite, contusioni e fratture, e delle patologie di cui soffriva a causa della sua pregressa condizione di tossicodipendente, non si puo' sostenere che la droga, purtroppo, non abbia giocato un ruolo negativo in questa vicenda'. Fino a che punto la droga abbia deciso la fine di Stefano Cucchi e' esattamente il punto su cui Ilaria continuera' a battersi.
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