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Mondo. Casagrande e Vandenbroucke, la tossicodipendenza nello sport
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19 aprile 2008 13:12
 
IL CALCIATORE - Per la prima volta dopo il suo ricovero in una clinica per la riabilitazione per la dipendenza da droghe chimiche, Walter Casagrande Junior, ex-attaccante brasiliano di Ascoli e Torino (ma anche Flamengo, Corinthians e San Paolo), ha parlato della sua situazione in una intervista alla rivista "Epoca". Casagrande, che dal momento del suo ricovero è ingrassato 20 kg, ha detto che il trattamento procede per il meglio grazie al lavoro fatto dai medici della clinica. "Le persone che mi stanno vicino devono accettare la mia dipendenza e sapere che il mio recupero avrà bisogno di un impegno quotidiano, fino alla fine della mia vita, perché la droga ti seduce", ha detto Casagrande.
Nell'intervista l'ex-attaccante e commentatore televisivo ha spiegato nel dettaglio la sua dipendenza dalla cocaina e da altre droghe ed ha raccontato dell'appoggio ricevuto dai suoi amici.
Casagrande è stato ricoverato dopo essere stato coinvolto in un incidente con la sua auto nel settembre dello scorso anno. Al momento non esistono previsioni per la data in cui potrà essere dimesso.

IL CICLISTA - 'Io non sono Dio': e' il racconto del crollo di un uomo, dal paradiso dei trionfi del grande ciclismo alla discesa agli inferi della droga, quello che Frank Vandenbroucke affida a un'autobiografia dal titolo esplicito. Il corridore belga piu' volte sull'orlo del suicidio parla della sua esperienza di droga, svelando come avesse poco a che fare col il doping.
Tutto comincio', racconta Vandenbroucke, quando a fine '98 approdo' alla francese Cofidis: una sera, il compagno di squadra Philippe Gaumont gli propone un 'trip' fatto da una pillola di Stilnoct, un sonnifero, accoppiato all'alcol: l'effetto e' fortemente allucinogeno.
'E' in questo preciso momento che e' cominciato tutto: quando ho detto quel si' - spiega Vandenbroucke - Da allora molto velocemente quell'esperienza e' diventata una routine'. Fu sempre Gaumont, racconta ancora il corridore nelle 342 pagine del suo libro scritto in olandese - che gli presenta Bernard Sainz, alias Docteur Mabuse, condannato di recente a 18 mesi di prigione per doping: 'I suoi metodi erano davvero bizzarri. Dovevo digiunare alla vigilia di una crono o dormire nudo con una sciarpa al collo. Eppure lo seguivo'.
Il corridore confessa di aver preso di tutto, anche via iniezione: anfetamine, Stilnoct, Valium. 'Diventai un folle, vedevo cose e persone che non esistevano'. L'esempio, quei poliziotti che stazionavano a gruppi davanti alla porta di casa, ma che 'mia moglie Sara non riusciva a vedere'.
Fu la separazione dalla sua compagna italiana e dalla figlia, nel 2005, a portarlo al primo tentativo di suicidio: 'Presi la bottiglia di vino piu' cara della mia cantina, un Chateau Petrus '61, e ci misi insieme dell'insulina: avevo chiesto a un medico, doveva bastare. Scrissi una lettera d'addio - spiega sempre nel libro Vandenbroucke - Chiedevo di non rovinare il mio corpo con l'autopsia, spiegavo io cosa avevo fatto...'. Tentativo fallito, ma reiterato senza successo nel giugno scorso.
Oggi, conclude Vandenbroucke, 'sto meglio, anche se non posso dire di esserne uscito'. Abbandonato il mondo delle corse professionistiche, si dedica alla figlia che le era stata tolta, e a 33 anni e' convinto di 'essere ancora giovane e di poter guardare avanti'.
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