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 ITALIA - ITALIA - Staminali. Trapianto di mani un anno dopo
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4 ottobre 2011 19:03
 
"So che queste mani erano di una donna di Cremona e che una famiglia ha consentito che ci fosse questo trapianto. Ma non sono ancora pronta a sapere tutto. In questo momento so solo che queste mani sono mie'. Cosi' Carla Mari, 53 anni, racconta le sue sensazioni un anno dopo il trapianto che le ha restituito entrambe le mani. L'intervento, il primo del genere in Italia e il primo al mondo con le cellule staminali, e' stato eseguito all'ospedale San Gerardo di Monza da Massimo Del Bene e il bilancio e' piu' che positivo.
'Ogni giorno riesco a fare qualcosa in piu' - racconta Carla - come sollevare un oggetto, prendere il telecomando o fare una telefonata. La motivazione conta al 200% per recuperare e io sono sempre stata convinta di farcela. La prima volta che sono riuscita a stringere la mano di una persona, mi e' venuto da piangere. E' molto emozionante recuperare il contatto umano con le altre persone, poter dare una carezza ai miei figli, o grattarmi il naso quando mi prude'.
Tutti traguardi frutto del lavoro costante di riabilitazione svolto durante quest'anno, e confermati anche dalle risonanze magnetiche. 'Sulla corteccia cerebrale - spiega Del Bene - 15 giorni dopo il trapianto c'erano dei puntini sparsi. A un anno di distanza invece ci sono aree estese che si illuminano e che dimostrano oggettivamente che il recupero della sensibilita' e del movimento c'e' stato'. Certo, Carla ora muove meglio la mano destra e ha piu' sensibilita' a quella sinistra, ma il dato di fatto e' che puo' sentire il caldo e il freddo e accudire parzialmente la sua persona. Sente le mani piu' sue. Un buon risultato cui, secondo Del Bene, ha contribuito anche l'uso di cellule staminali mesenchimali della stessa paziente. "Carla non ha mai avuto una crisi di rigetto acuto - rileva - Da febbraio scorso ha smesso di prendere i farmaci corticosteroidi. Di fatto ora sta prendendo due medicinali immunosoppressori, e non tre come negli altri casi di trapianto di mani fatti all'estero".
Per l'intervento sono stati impiegati due lotti di cellule staminali mesenchimali ricavate dalla paziente, e ne rimane ancora un altro. "Aspettiamo a usarlo perch‚ ci mancano i marcatori clinici - continua Del Bene - Stiamo lavorando con il Policlinico di Milano per trovarli in modo da seguire il percorso delle staminali una volta trapiantate. Saperlo aprirebbe moltissime strade, perch‚ abbassando le terapie anti-rigetto potremmo allargare la platea dei pazienti e degli organi da trapiantare, incluse anche dita o una sola falange".
Ora il S. Gerardo sta valutando un altro possibile candidato all'intervento, "ma prima di procedere dobbiamo essere tranquilli dal punto di vista etico, medico e clinico - conclude Del Bene - E soprattutto essere certi che a livello psicologico il paziente accetti la mano e non la rifiuti successivamente, come avvenuto in passato in un altro caso". Intanto Carla si allena, con la plastina, per poter tornare a impastare la pizza.
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