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 ITALIA - ITALIA - Vendita Telecom Italia: le reazioni politiche/3
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4 aprile 2007 0:00
 
Per Romano Prodi la prudenza continua a essere la parola d'ordine, ma il nuovo capitolo della vicenda Telecom divide l'Unione. Rifondazione, Comunisti Italiani e Verdi insistono nel chiedere un intervento dello Stato per 'salvare' l'ex monopolio dall'acquisto di due colossi d'oltreoceano. Piu' misurati gli azionisti di maggioranza del centrosinistra, anche se il segretario della Quercia Piero Fassino supera la consegna del silenzio e non solo rilancia il nodo della gestione della rete delle telecomunicazioni, convinto che il governo abbia il 'dovere e il diritto di difenderla', ma sottolinea anche come a farsi avanti per contrastare l'ingresso di partner stranieri 'potrebbe essere un consorzio di banche italiane'. Il pressing di queste ultime quarantotto ore non fa comunque presa sul premier, che di fronte alle domande insistenti taglia corto: 'Mica sono arrivate a me - risponde a proposito delle offerte - come faccio a commentarle?'. Lo seguono a ruota, dopo due giorni di dichiarazioni piu' o meno allarmate da parte dei ministri, il titolare dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani e il vicepremier e ministro degli Esteri: 'In Italia c'e la liberta' di parola - dice D'Alema da Rabat - ma c'e' anche la liberta' di silenzio'. Non si rifugia invece nel no comment il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni (Dl), che pero' rispetto alle dichiarazioni a caldo sceglie una linea di maggior cautela. La proposta di acquisto da parte della americana At&t e della messicana Movil - dice - possono contribuire al rischio di uno 'spezzettamento degli asset interni', ma questa preoccupazione non vuol dire, assicura Gentiloni, che il governo 'innalzera' barricate'. Barricate forse no, ma i Comunisti Italiani sono convinti che 'il governo debba far sentire la sua voce', come chiedono il ministro delle Infrastrutture Alessandro Bianchi (Pdci) e il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi). Non demorde neanche il presidente della Camera Fausto Bertinotti, convinto che l'ultima parola spetti al Parlamento. Nel caso Telecom, infatti, a fare la differenza secondo molti e' il nodo della gestione della rete, che andrebbe separata da quella dei servizi. Una questione sulla quale, spiega pero' il ministro per l'Attuazione del Programma Giulio Santagata, il governo al massimo 'puo' vigilare, perche' poi il 'mercato e' libero ed e' giusto che operi'. Ma Rifondazione tira dritto. Doppia la richiesta del segretario del Prc Franco Giordano: 'Io credo si debba fare immediatamente una discussione nel Parlamento e il governo deve assumere una posizione'. Se l'ala estrema dell'Unione, ma anche la sinistra Ds, chiedono a gran voce al governo di scendere in campo, la Rosa nel Pugno e' la forza che con maggior vigore e' convinta che al mercato non si debbano mettere paletti. Le incrinature nella maggioranza non passano ovviamente inosservate al centrodestra. Il portavoce di Silvio Berlusconi Paolo Bonaiuti avanza, infatti, il sospetto che la cautela del premier piu' che dettata da ragioni di 'politiche che economiche' sia motivata dai 'timori e dalle preoccupazioni' per la 'sinistra antagonista'. La Cdl non e' pero' compatta, perche' mentre Forza Italia e Alleanza Nazionale ribadiscono il proprio no all'idea che lo Stato metta lo zampino in questo nuovo capitolo della telenovela Telecom e, soprattutto, sembrano poco preoccupati dell'arrivo in Italia di protagonisti stranieri, la Lega boccia senza appello questa ipotesi.

'Non mi risulta che Mediaset si sia fatta avanti. Se dovesse farlo valuteremo e commenteremo la cosa, ma solo se questo accadra'. Certo un teorico coinvolgimento del gruppo di Berlusconi solleverebbe in modo parallelo il bisogno di risolvere il conflitto di interessi'. Nicola Latorre, vice-capogruppo dell'Ulivo al Senato, esprime preoccupazione per la vicenda Telecom in un'intervista a 'Il Sole 24 ore'. 'Da un lato - spiega - non e' chiaro quale sia la prospettiva industriale che emergerebbe da questa acquisizione e, nello stesso tempo, il rischio che il sistema Paese debba rinunciare alla piu' grande azienda nel settore delle telecomunicazioni, consegnando a societa' estere il controllo di questa realta', e' un problema molto serio che implica una serie di aspetti sui quali forse bisogna riflettere'.

"Visto che si parla di un intervento Mediaset nella vicenda Telecom, se si volesse essere davvero moderni si potrebbe consentire a Mediaset di acquisire anche la Rai, in modo da semplificare il sistema delle telecomunicazioni in Italia". Lo dice Giuseppe Giulietti, componente della commissione di Vigilanza Rai. "Contestualmente, sarebbe opportuno ritirare anche i provvedimenti sul conflitto di interessi e il Ddl Gentiloni, che potrebbero ostacolaree questa operazione di modernizzazione -aggiunge il parlamentare Ds-. Forse, pero', sarebbe opportuno ripartire dalle regole esistenti, dai pareri delle Autorita', e abbandonare gli elementi di folklore per discutere finalmente nei termini di politica industriale".

"Io sono per il mercato, sia chiaro. Ma non vorrei concludere che il mercato significhi vendita di scatole cinesi al migliore offerente. Bisogna averne una visione piu' nobile". Questo il passaggio dedicato alla vicenda Telecom dal ministro per lo Sviluppo Economico Pierluigi Bersani alla conferenza meridionale della Fiom-Cgil. Parlando alla platea, "Che tipo di prospettive industriali suggeriscono per un'impresa come Telecom? Questa e' la prima domanda - si chiede Bersani, esiste per un'azienda di quella dimensione un futuro senza prospettive industrali? Discutiamone. Ogni giorno ha la sua pena. Certo, la politica stia ferma. Oggi e' in gioco la reputazione del sistema finanziario e industriale". E aggiunge: "Io sono per il mercato, sia chiaro. Non vorrei concludere che il mercato significhi vendita di scatole cinesi al miglior offerente. Bisogna averne una visione piu' nobile. Dobbiamo riprendere il gusto dei grandi investimenti".

"Governo e Parlamento si occupino della vicenda-Telecom". Lo chiede il capogruppo dei Verdi alla Camera Angelo Bonelli, secondo il quale "non si tratta ne' di dirigismo ne' di condizionamento della liberta' di mercato, bensi' di garantire l'interesse generale del Paese. Telecom, infatti, gestisce solo il servizio di telecomunicazioni, ma possiede anche le reti, e cio' rappresenta un problema dal punto di vista della sicurezza. Quanto al coinvolgimento di Mediaset -conclude il capogruppo del Sole che ride- nulla osta, a patto che il Parlamento si impegni per una legge sul conflitto di interessi".

"Si propone un intervento per mantenere Telecom italiana che nasconde secondo me altri interessi: credo che l'italianita' non c'entra niente, ci sono interessi politici che dovrebbero essere invece lasciati da parte". Lo afferma il capogruppo della Lega alla Camera, Roberto Maroni, ospite a "Radio anch'io", in merito al caso Telecom Italia. "Bisogna consentire al mercato di operare - aggiunge Maroni - A me pare positivo l'interesse di due operatori perche' Telecom deve essere gestita da un socio industriale, non delle banche che non hanno per vocazione il compito di fare gli industriali. E' un'anomalia del sistema, quindi ben venga chi fa politica industriale".

'Il piano Rovati era giusto, ma ne' le banche, ne' i capitalisti italiani hanno ascoltato l'allarme'. Il ministro per l'Attuazione del Programma Giulio Santagata, intervistato da il Messaggero, entra nel dibattito sulla questione Telecom. 'Ma il piano Rovati doveva attuarlo Telecom, non il governo. Rovati ha dato un suggerimento a Tronchetti Provera e ha reso evidente che c'era un punto di debolezza nella catena di comando di Telecom: Olimpia era facilmente scalabile e questo avrebbe messo a rischio la rete. Io vorrei che Telecom restasse italiana e lo vorrei perche' se l'Italia e' fuori dai computer, e' invece a livello di eccellenza nel settore della telefonia. Ed e' facile pensare che gli americani di At&t svilupperanno la parte alta, la ricerca e l'innovazione, a casa loro piuttosto che da noi. Detto questo, rispondere a questo attacco non tocca al governo ma al capitalismo italiano e credo che avrebbe l'interesse di sistema per farlo: dietro al meccanismo delle telecomunicazioni e della telefonia ruota un mondo molto ampio che non e' solo Telecom'.

'Mi aspetto che il governo stoppi l'operazione dicendo a chiare lettere che non gradisce l'acqusizione da parte di At&t e di Slim. Chiedo a Prodi e al ministro dell'Economia Padoa-Schioppa di usare la golden share, cosa sempre possibile quando e' in gioco l'interesse nazionale. Per le autostrade si sono mossi molto bene, basta seguire quell'esempio'. Oliviero Diliberto, leader del Pdci, in una intervista a 'Il Messaggero' esprime preoccupazione per la vicenda Telecom e chiede un intervento del governo che scongiuri una vendita a privati stranieri della societa' e una discussione in Parlamento sull'intera storia. 'L'unico troncone di telefonia mobile rimasto in Italia - spiega Diliberto - rischia di finire nelle mani di aziende straniere per giunta notoriamente voraci e non poco chiacchierate, che pensano solo al profitto e non certo all'assetto industriale ne' a tutelare posti di lavoro. Ci inquieta il fatto che queste aziende attraverso le reti possano controllare i sistemi comunicativi e informativi. Ed e' davanti agli occhi di tutti l'uso scandaloso che Telecom ha fatto di questi saperi'. Tronchetti, sottolinea Diliberto, 'ha giocato in modo molto, molto spregiudicato'. Ma ora 'si puo' e si deve rimediare'. Il leader del Pdci auspica quindi 'che si crei una rete europea' e ricorda l'intuizione 'geniale' dell'ex consigliere di Prodi Rovati: 'Basta applicarla'. 'La soluzione prospettata da Rovati, ossia il controllo della rete Telecom affidato alla Cassa depositi e prestiti e' la strada giusta. Solo in Italia - conclude - le privatizzazioni sono state gestite cosi' male escludendo lo Stato dalla gestione dei beni primari!'.

'Una cintura di garanzia composta da banche e imprese. A protezione della strategicita' di Telecom'. Lamberto Dini, ex presidente del Consiglio, in una intervista a 'Il Messaggero' sottolinea la sua preferenza per un 'nocciolo duro' composto da banche, fondazioni, imprenditori e forse Mediaset. 'Sarebbe preferibile - dichiara - cosi' si manterrebbe il gruppo in Italia. Per poi aggregare altri soci. Ma le banche fino ad ora sono state piu' attente ai prezzi, si sono divise'. 'Adesso - conclude - vediamo cosa accade con il diritto di prelazione di Generali e Mediobanca. Tronchetti, ripeto, ha il diritto di vendere, ma bisogna anche ricordare che l'acquisizione fu fatta a debito e che la Telecom applica ancora tariffe troppo alte'.

'Mediaset e' l'unica azienda che ha i soldi per assumere il controllo di Telecom Italia. E' una soluzione che starebbe in piedi dal punto di vista industriale. Tutto dipende da quello che ha davvero in mente di fare Berlusconi: se vuole o meno rilanciarsi come grande imprenditore del settore'. Lo afferma Bruno Tabacci (Udc), in un'intervista al 'Sole 24 ore'. Quanto a Berlusconi, osserva l'esponente centrista, se davvero intendesse intervenire su Telecom, 'vorrebbe dire che ha scelto con chiarezza di fare un altro mestiere rispetto alla politica con tutto quello che ne conseguirebbe in termini di risoluzione del conflitto di interessi'. 'E' chiaro - aggiunge - che questa ipotesi si reggerebbe solo in un quadro di grande trasparenza per l'intero settore con le opportune modifiche a livello normativo' dal momento che la legge Gasparri vieta il controllo di Telecom da parte di Mediaset. Tabacci spiega come quello dell' italianita' nel controllo di Telecom possa essere un falso problema e che bisogna guardare alla solidita' e alle logiche industriali di chi vorrebbe acquistarla. 'Sarebbero preferibili - sottolinea - capitali stranieri dotati della capacita' di investire rispetto ad un intervento nazionale che poggi solo sulle banche e rischi, alla fine, di rivelarsi debole. Si sono visti in passato casi in cui interventi di questo tipo hanno scaricato il costo dell'operazione sulle tariffe. E' un rischio che non si puo' correre in questa situazione'.

Sulla vicenda Telecom "finiscano i cori contro gli stranieri". Lo dichiara Daniele Capezzone, Rosa nel pugno, Presidente della Commissione Attivit? produttive della Camera. "Dopo che Eni ed Enel hanno vinto la gara per alcuni asset del gigante Yukos, e dopo (per altro verso) la vicenda Enel-Endesa, credo sia venuto il tempo di porre fine ad ipocrisia e doppiopesismo. Se vanno bene (e vanno bene!) le acquisizioni e le intraprese italiane all'estero - sottolinea - non si capisce perch? non debbano andar bene le acquisizioni e le intraprese straniere in Italia. Finisca, dunque, questo coro stonato 'contro lo straniero': coro che in Italia, peraltro (e l'estate dei furbetti del quartierino non ? cos? lontana da poter essere dimenticata da tutti), ? sempre servito a favorire amici e amichetti dei potenti".
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