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Bioetica e ricerca. Achille taglia il traguardo mentre la tartaruga resta al palo e si becca una squalifica
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Articolo di Grazia Galli
4 settembre 2002 15:39
 
Anche il laburista Ian Gibson, sebbene non sia un supporter del Premier Tony Blair, e' convinto che i prossimi anni segneranno la rinascita della scienza in Gran Bretagna. Gibson, che e' presidente del Comitato per la Scienza e la Tecnologia della Camera dei Comuni, fonda il suo ottimismo sulle cifre destinate alla ricerca scientifica dal piano nazionale di spesa per il prossimo quadriennio, pubblicato lo scorso luglio. Nel piano si prevede che il budget amministrato dal Comitato, venga incrementato in media del 10% ogni anno, portando i 2 milioni di sterline (circa 3,4 milioni di euro) previsti per il 2002/03 a 2,9 nel 2005/06. Se a queste cifre si aggiungono gli stanziamenti previsti per l'insegnamento della scienza dal Dipartimento per l'istruzione, la spesa totale per il periodo indicato dovrebbe aggirarsi intorno ad 1,25 miliardi di sterline (piu' di 2 miliardi di euro). Stando alle premesse dunque, il Governo britannico si accinge ad investire nella ricerca scientifica un buon 15% in piu' di quanto speso nel periodo 1998/2001. Parte di questo aumento servira' a rimuovere le cause dell'annoso scontento degli scienziati britannici: i bassi compensi a dottorandi e ricercatori e la scarsita' di fondi per ammodernare la strumentazione dei laboratori. Questo, non e' che l'ultimo passo in un cammino intrapreso dall'inizio degli anni '90, che individua nella ricerca scientifica, il vero motore dello sviluppo sociale ed economico del Paese.

I soldi, si sa, non sono l'unico fattore alla base del progresso scientifico, che non puo' prescindere dal confronto, attento e continuo, con l'intera societa'. Anche su questo il Governo britannico ha investito molto e con lucidita', evitando di scaricare il peso delle responsabilita' politiche sulla comunita' scientifica, non ultima l'incredibile gestione dell'epidemia di BSE, e ne ha promosso piuttosto l'integrazione nella societa'. Un'attenta valutazione dei fatti e delle istanze di cittadini, scienziati e industriali, accompagnata dall'istituzione di Authorities dotate di portafoglio e potere decisionale, quali la Human Fertilization and Embriology Authority (HFEA), ha permesso sia di rispondere alla crescente domanda di alfabetizzazione scientifica sia di evitare le sabbie mobili della polemica ideologica che caratterizzano invece il dibattito sulle biotecnologie nella maggior parte dei Paesi d'oltre Manica. Una politica responsabile e lungimirante, che fa della Gran Bretagna il Paese europeo meglio attrezzato non solo a trarre profitto dalle opportunita' di sviluppo economico legate al biotech, ma anche a garantirne l'accessibilta' e a governarne le degenerazioni.

Sta ora alle istituzioni europee, cosi come ai Governi dei Paesi membri decidere se sia utile (e ci permettiamo di aggiungere coerente alla dichiarata intenzione di globalizzare diritti e democrazia) continuare a perseguire la politica dei veti contrapposti, dietro il paravento di un eticismo che, nel suo essere sempre piu' professionistico e privo di progetti e responsabilita' politiche, rischia seriamente di concorrere a realizzare le mostruosita' che vorrebbe prevenire. In uno dei suoi famosi paradossi matematici, Zenone d'Elea (480 a.C.) sosteneva l'impossibilita' per il pie' veloce Achille di raggiungere e superare la pur lentissima tartaruga partita un istante prima sulla stessa strada. Gia', Aristotele pero', avverti' la tartaruga sui limiti di tale astrazione, spiegando che nella realta' nulla e nessuno avrebbe potuto impedire ad Achille di scegliersi altre strade ed altre compagnie per realizzare comunque i propri intenti.

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