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Otto per mille statale. Lettera al Presidente Berlusconi: piu' soldi contro fame nel mondo, meno a Vaticano
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Articolo di Annapaola Laldi
4 giugno 2010 20:54
 
 Egregio Presidente Berlusconi,
sono una contribuente che dal 2001 segue le vicende dell’Otto per mille (OPM), pubblicando nel Dossier Otto per mille , sul sito dell’Associazione per i Diritti Utenti e Consumatori (ADUC), le informazioni, di cui entra in possesso, e le proprie considerazioni al fine di fornire un contributo alla conoscenza più precisa di questo importante e controverso settore.
Mi rivolgo a Lei, nella Sua veste di Presidente del Consiglio dei Ministri, per attirare la Sua attenzione su un paio di aspetti dell’OPM a diretta gestione statale, a proposito dei quali anche la Commissione Bilancio della Camera ha fatto interessanti considerazioni.
Prima però di entrare nel merito, desidero chiedere un Suo autorevole intervento affinché l’Agenzia delle Entrate (o il Ministero dell’Economia) torni a mettere a disposizione di chi è interessato le tabelle della “Ripartizione delle scelte espresse”, che, dal 2007, sembrano essere diventate un segreto di Stato, e affinché sul sito del Governo siano aggiornate all’indirizzo http://www.governo.it/Presidenza/USRI/confessioni/intese_indice.html#5 le tabelle di ripartizione OPM per gli anni 2008, 2009 e 2010.
Sperando nell’accoglimento di questa richiesta, passo al tema specifico dell’OPM a diretta gestione statale. Le cause che brevemente intendo perorare sono tre:
1. Mantenimento, a partire dall’OPM 2010, dell’integrità della somma OPM assegnata allo Stato da parte dei contribuenti, senza alcun tipo di storno;
2. Maggiori finanziamenti alla voce “Fame nel mondo”.
3. Abolizione dei finanziamenti di opere legate a confessioni religiose alla voce “Conservazione beni culturali”, o, se non è possibile, loro drastica riduzione (non oltre il 5-8% del totale OPM statale).

Sul punto 1), cioè sulla rinuncia da parte del Governo a considerare l’OPM statale come un pozzo a cui attingere a proprio piacimento per i bisogni più svariati fuori dalle sue finalità istituzionali, che sono oltre tutto legate a doppio filo a un atto internazionale quale la revisione del Concordato del 1984 e alla relativa legge di attuazione (la 222/1985), desidero innanzitutto ricordarLe che fu proprio Lei a destinare integralmente l’OPM statale ai suoi scopi istituzionali (L.222/1985 e DPR 76/98) per la prima volta in assoluto nel 2002, confermando questa scelta lodevole, anche se per me doverosa, pure nell’anno seguente.
Perché, Le chiedo, non tornare a questo atteggiamento virtuoso fin dalla presente gestione? Comprendo che proprio in questo momento, con i problemi finanziari attuali, grande possa essere la tentazione di usare questa riserva, ancorché modesta rispetto alle necessità, per tappare qualche falla del bilancio statale, ma Le chiedo di valutare se non possa essere molto più vincente, sul piano morale ed esemplare, un atteggiamento di rispetto della volontà dei contribuenti, e soprattutto, della Legge (222/1985 e conseguente DPR 76/98).
Semmai, a mio avviso, sarebbe doveroso, da parte di un Governo attento, rivedere radicalmente il meccanismo dell’OPM, togliendo lo Stato dal novero dei percettori di questo beneficio e attribuendo alle confessioni beneficiarie dell’OPM la sola quota espressa (come prevede, del resto, il  disegno di legge , presentato il 21 settembre 2009 dai senatori Donatella Poretti e Marco Perduca). Infatti, la presenza dello Stato quale percettore OPM non serve più allo scopo per cui fu “inventata”, cioè quello di giustificare il finanziamento della Chiesa cattolica mediante la “libera” scelta dei contribuenti (ma il ministro Tremonti, uno dei “padri” dell’OPM, glielo può spiegare meglio di me); infatti, fin dal 17 aprile 1985, quando fu accolto all’unanimità dalla Camera l’o.d.g. dei Radicali, che impegnava i Governi ad ammettere alla distribuzione dell’OPM anche le confessioni firmatarie di un’Intesa ex art. 8 Costituzione, è ampiamente assicurata alla Chiesa cattolica la concorrenza necessaria per almeno smorzare l’impressione che essa goda di un privilegio ormai illecito.
Se esiste davvero un'esigenza di risparmio da parte dello Stato e di razionalizzazione della spesa pubblica, la revisione dell’OPM sarebbe una strada percorribile, cominciando a utilizzare in modo serio e concreto lo strumento della Commissione paritetica prevista dall’art. 40 della L. 222/1985. Con la correzione appena suggerita, per esempio, nel 2009 (denuncia redditi 2006), lo Stato avrebbe distribuito soltanto il 38,93% dell’OPM messo a disposizione, incamerando quindi euro 648.081.243, circa otto volte quanto ha introitato col taglio degli 85 milioni, che avviene dal 2004 (e dovrebbe essersi concluso proprio col 2009).

Per quanto attiene al punto 2), cioè l’aumento dei finanziamenti alla voce “Fame nel mondo”, richiamo la Sua attenzione su due fatti. Il primo è che questa voce è sempre stata la più negletta, in termini assoluti e percentuali. All’eccezione del 2006, quando le fu assegnata l’intera disponibilità dell’OPM statale di circa 5 milioni di euro, fanno riscontro gli anni 2000 e 2008, quando fu completamente ignorata. Al tempo della Sua conduzione virtuosa dell’OPM statale, lo stanziamento per questa voce raggiunse il picco di due milioni e mezzo di euro, che, però, in percentuale restò al 2,62%.
Desidero qui riproporre alla Sua attenzione un passaggio contenuto nel “Parere” della Commissione Bilancio della Camera (27.10.2009), e cioè la richiesta della “garanzia di un migliore equilibrio fra le indicate finalità, con particolare riferimento alla finalità ‘Fame nel mondo’, alla quale nello schema di decreto [2009] vengono attribuite risorse finanziarie alquanto modeste, a fronte di richieste di finanziamento di importo limitato che avrebbero potuto essere integralmente accolte, diminuendo percentualmente le risorse destinate alle altre finalità”.
Quando, fra breve, dovrà operare la distribuzione dei fondi dell’OPM, La prego di ricordare la citazione appena fatta e di tenere presente, al contempo, il secondo fatto, a cui accennavo, cioè che l’Italia è all’ultimo posto (con la Grecia) nel settore degli aiuti alla cooperazione e lo sviluppo del Sud del mondo, contravvenendo a solenni impegni internazionali assunti parecchio tempo fa. In particolare, nel 2009 ha stanziato appena lo 0,22% del PIL, che è ben lungi dall’obiettivo dello 0,51% fissato dalla Unione Europea per il 2010 (che alcune nazioni hanno già superato), in attesa di arrivare allo 0,70% del 2015.
Non pensa che privilegiare la voce “Fame nel Mondo” nella distribuzione OPM statale sarebbe un doveroso risarcimento a questa nostra eclatante mancanza di sensibilità (e di credibilità) internazionale?

Sul punto 3), cioè sull’abolizione dei finanziamenti di opere confessionali con i fondi dell’OPM statale, desidero ricordarLe un’altra raccomandazione della Commissione Bilancio della Camera, contenuta nel già citato “Parere”  della Commissione Bilancio della Camera (27 ottobre 2009), che chiede la “destinazione prioritaria delle risorse destinate agli interventi riferiti alla finalità ‘Conservazione dei beni culturali’ a progetti presentati da enti locali”.
E’ vero che la Presidenza del Consiglio, in data 20 ottobre 2009, ad un’analoga osservazione di alcuni membri della suddetta Commissione, aveva risposto, fra l’altro, che “il Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22-1-2004 n. 42, con espresso riferimento all'articolo 9 della Costituzione prevede che la Repubblica tutela e valorizza il patrimonio culturale, considerato come un unicum di cui fanno parte a pieno titolo e con pari dignità i beni degli enti pubblici e quelli degli enti privati compresi gli enti ecclesiastici”. Cosa giustissima, in generale. Ma con l’OPM siamo di fronte a fondi che lo Stato ottiene in un modo particolare; cioè l’OPM viene assegnato allo Stato dai contribuenti in diretta concorrenza con delle confessioni religiose, e quindi non è lontano dal vero asserire che tale indicazione è di tipo prettamente laico, vale a dire orientato a beni civili e non religiosi. Quando si chiede di non usare l’OPM statale per finanziare opere di tipo confessionale (ancorché di grande valore artistico), non si intende dire che lo Stato non debba assolutamente occuparsi della “salvaguardia di beni che, accanto al valore religioso, rivestono importante interesse storico artistico”, ma semplicemente che non è politicamente opportuno farlo con i fondi dell’OPM statale, proprio per rispetto della volontà dei contribuenti (che, fra l’altro possono appartenere anche a confessioni religiose ancora in attesa della ratifica di un’Intesa già firmata oppure della firma di una nuova Intesa). Inoltre, Le faccio osservare che ancora oggi nell’OPM statale confluiscono le quote non espresse dei Valdesi e delle Assemblee di Dio in Italia (circa 10 milioni di euro), e anche questo fatto dovrebbe trattenere il Governo dal finanziare opere confessionali cattoliche, come avviene ogni anno massicciamente (nel 2009 la percentuale dell’OPM statale destinato a opere cattoliche –compresa la Pontificia Università Gregoriana e la Compagnia di Gesù- è stata del 48% dell’intera somma distribuita, mentre alle opere civili è andato appena l’11,37%). Per completare l’informazione, desidero ricordare che delle 394 domande riconosciute valide nel 2009, aventi per oggetto opere cattoliche, è stato finanziato (sia pure parzialmente) il 12,18%, mentre delle 267 richieste per opere civili ne sono state finanziate, sempre parzialmente, solo il 5,6% (le due richieste dei Battisti sono state ignorate). Anche qui, come si nota, vi è una sproporzione fra l’ambito civile e quello religioso-cattolico, a tutto vantaggio di quest’ultimo.
E’ altresì vero che l’indicazione della Commissione Bilancio di finanziare prioritariamente, per la “Conservazione dei Beni culturali”, i progetti presentati da Enti locali non cancellerebbe del tutto i finanziamenti a opere confessionali, perché a volte sono gli stessi Comuni (o i Ministeri) a presentare progetti di restauro di chiese o conventi (72 sempre nel 2009), ma un’eventuale loro accoglimento metterebbe comunque un argine all’attuale straripamento a favore della chiesa cattolica, che ha veramente dell’intollerabile, specialmente considerando che la stessa Chiesa cattolica, col proprio OPM che sfiora da tempo il miliardo di euro, destina solo il 6-7% alla conservazione dei beni culturali.

La ringrazio dell’attenzione accordata alle mie considerazioni e richieste, che peraltro ritengo non siano irrilevanti per una vita civile e politica giusta e rispettosa delle leggi e delle persone, e, in attesa di un segnale concreto di ricezione delle medesime, Le invio distinti saluti. Annapaola Laldi

NOTA
Per avere presenti gli stanziamenti dell’OPM statale dal 1998 al 2009 si può consultare la relativa Tabella riassuntiva.

Per la proposta di distribuire soltanto l'OPM espresso, vedere anche lo scritto del 25 settembre 2009:
Otto per mille: note a margine del Disegno di Legge Poretti/Perduca, all'interno del quale vi sono i link al relativo disegno di legge.

Sul sito del Governo, attualmente, si possono consultare:
Un'informativa generale sull'OPM;
Un archivio di leggi e decreti sull'OPM statale;
Le tabelle di ripartizione OPM dal 2002 al 2007 (per le quali ho chiesto nella lettera l'aggiornamento fino al 2010);
Un DOSSIER che fa da guida alla presentazione delle domande per l'OPM statale 2010.
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