COMMENTI
  (Da 1 a 30 di 332) ->   >|
21 maggio 2014 13:14 - marcello84
ROMA - Ecco perché la cannabis fa bene. Se non suonasse come un invito ad assumerne in quantità, potrebbe essere questo il titolo della ricerca condotta dalla Fondazione Santa Lucia in collaborazione con l'università di Teramo. Uno studio che ha scoperto perché la cannabis rallenta i processi neurodegenarativi in alcune malattie neurologiche.

La scoperta. Gli scienziati hanno evidenziato i meccanismi cellulari alla base dell'azione neuroprotettiva della canapa indiana. Il lavoro dei ricercatori italiani è stato pubblicato sul "Journal of Molecular Medicine". Da diversi anni ricercatori e medici discutono sul possibile uso della canapa indiana (Cannabis sativa) e dei suoi derivati, come l'hashish e la marijuana, per scopi terapeutici in diverse patologie neurologiche come, ad esempio, la sclerosi multipla e i traumi cranici e del midollo spinale. Ma la mancanza di dati sui meccanismi di azione ha sino ad ora rallentato le possibili applicazioni cliniche. Il nuovo studio ha permesso, per la prima volta, di caratterizzare i rapporti tra la stimolazione da cannabis e l'azione di un composto gassoso ben noto per le sue azioni sulle cellule del Sistema nervoso centrale (Snc): l'ossido di azoto. Questa molecola, da decenni al centro dell'interesse dei ricercatori, è coinvolta nella regolazione di importanti funzioni del Snc e svolge azioni sia in senso neuroprotettivo che neurotossico.

I risultati. La ricerca ha dimostrato come, proprio attraverso i recettori cannabici, e in particolar modo il recettore cannabico di tipo 2, sia possibile indirizzare gli effetti dell'ossido di azoto in senso neuroprotettivo o neurotossico. In conclusione, lo studio permette sia di fare un ulteriore passo avanti nella comprensione del meccanismo d'azione attraverso cui il principio attivo della cannabis esercita la sua funzione neuroprotettiva a seguito di danno cerebrale, sia di guardare con maggiore interesse all'uso di queste sostanze in ambito clinico tanto per le malattie acute che croniche del Snc.

Nuove prospettive. Secondo i ricercatori i risultati dello studio aprono ora interessanti prospettive in ambito terapeutico per lo sviluppo di nuovi approcci farmacologici, utili per patologie di grande diffusione, come l'ictus e la sclerosi multipla, in grado di "sfruttare" la proprietà neuroprotettiva dell'ossido d'azoto mediata dall'azione della cannabis. Lo studio, coordinato da Marco Molinari e da Mauro Maccarrone, si è avvalso di avanzate tecniche di biochimica, neuromorfologia funzionale in microscopia confocale, test farmacologici e valutazione comportamentale del recupero nel modello animale dopo un danno al sistema nervoso centrale.
15 maggio 2014 8:00 - ennio4531
Lo spinello divora il cervello.

La marijuana non provoca solo perdita di memoria e depressione, ma anche schizofrenia e psicosi .

Lo dicono gli psichiatri italiani : un giovane che fuma cannabis ha i neuroni di un novantenne .

' se magicamente si potesse cancellare la cannabis dal mondo, avremmo una diminuzione dei casi di schizofrenia del 40% ' .

Lo afferma Giuseppe Ducci direttore del reparto di psichiatria del San Filippo Neri di Roma.

' Oggi registriamo disturbi psicotici gravi sempre più precoci.
Abbiamo persone di 24-25 anni che, dopo anni di abusi, hanno il cervello di un novantenne e un futuro di lungoassistiti'.

La cannabis produce la sindrome amotivazionale ... Alcuni arrivano al delirio o all'abulia ...' .

Da Panorama .
14 maggio 2014 16:10 - Cepu
Ricavi in crescita per la vendita di marijuana e forte calo del tasso di criminalità. Sono questi i risultati registrati dal Colorado Department of Revenue e dalla polizia dello stato americano, che per primo, tramite un referendum a novembre 2012, ha approvato l’uso ricreativo della droga leggera. Per quanto tra i dati legati ai due fenomeni non sia dimostrabile alcun nesso diretto, queste statistiche smentiscono le previsioni iniziali delle forze di polizia, che dopo il referendum avevano lanciato un chiaro allarme: i furti e le rapine sarebbero cresciuti a causa dell’utilizzo libero di droghe leggere. Il consumo è diventato legale dal 1 gennaio 2014 e, stando ai dati, hanno trovato riscontro le previsioni di business del settore. In Colorado, solo nel mese di marzo 2014, gli incassi hanno infatti raggiunto quota 19 milioni di dollari, ben 5 milioni in più rispetto a febbraio.

Le statistiche, però, mettono in luce anche un altro aspetto: a Denver, capitale del Colorado in cui si trovano gran parte dei negozi che vendono marijuana, il tasso di criminalità è sceso del 5,6% rispetto allo stesso periodo del 2013. Rilevanti anche i dati che riguardano le rapine, scese del 4,8% nel 2014 rispetto all’anno precedente, e dei furti, che registrano meno 4,7%.

Per quanto sia stato smentito il trend inizialmente previsto dalla polizia, chi è contrario alla legalizzazione ritiene sia ancora troppo presto parlare di un calo reale della criminalità perché prima di 3 o 4 anni “qualsiasi dato è provvisorio e facilmente confutabile”. Eppure, a dispetto degli scettici, la legalizzazione in Colorado si è rivelata finora un esperimento riuscito e non è escluso che altri stati, oltre a quello di Washington che ha già approvato il via libera, sposino la stessa linea. In altri 17 stati americani l’uso è consentito, ma solo per uso strettamente terapeutico. Nessun paese Usa, prima del referendum del 2012, si era spinto fino alla legalizzazione per l’utilizzo ricreativo.
23 marzo 2014 8:11 - ennio4531
Forza scr-ivan-o... scendi dalla cattedra .

Aspettiamo il tuo recapito in modo da svuotare i San Pattinano e trasferire gli ospiti nelle tue braccia amorevoli .
13 marzo 2014 11:52 - IVAN.
.


*******************************************
LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 5
*******************************************

(Lettera di Giuseppe Maranzano, il figlio di Roberto).

«Mio padre è stato "ospite" di San Patrignano fino al 1989...anno in cui morì.
E non morì per cause naturali, ma a causa delle percosse ricevute all'interno della comunità.
Una punizione per futili motivi, come sempre capitava. Questo "giustificava" l'esistenza di reparti punitivi a San Patrignano.

Vincenzo Muccioli fu condannato per favoreggiamento nell'omicidio di mio padre, e successivamente avrebbe dovuto affrontare un nuovo processo con accuse ben più gravi.
Muccioli disse che aveva taciuto per il bene della comunità...ma guarda caso, se la cosa fosse saltata fuori subito, sarebbero stati casini per lui, dato che aspettava la chiusura del processo cosiddetto "Delle catene" proprio in quei giorni.

Scrivo perchè sono stufo di dover ascoltare sempre parole sante su Vincenzo Muccioli e il suo operato.
Non mi piace vedere intitolate a lui piazze, vie e monumenti. Non mi piace che ci sia un francobollo con la sua faccia stampata.
Non è la rabbia che porta a ribellarmi: da cittadino e ovviamente persona coinvolta direttamente, non mi va che una persona condannata per favoreggiamento in omicidio venga osannato dai media, giornali e persone famose e potenti, facendo finta di niente.

Ho scritto una lettera aperta a Baudo dopo la puntata di "Novecento" su Raitre. Da Baudo e dalla RAI, nessuna risposta.
San Patrignano, interpellata da un paio di giornali locali, risponde così: solo un silenzio per rispettare la dignità di una persona colpita da un fatto così drammatico. E infatti è il silenzio quello che vogliono. Io no.
Io non voglio distruggere nente e nessuno, voglio soltanto che venga restituita la dignità a mio padre e agli altri ragazzi che da quella collina non ne sono usciti vivi.»

Giuseppe Maranzano.


.
10 marzo 2014 11:53 - ennio4531
Alcune chicche del ciarlatano fautore del 'laisser faire, laisser passer' tipico di chi ha fatto del pilatismo il suo credo nei riguardi di chi cade nella dipendenza a cui si rivolge in sostanza con questo atteggiamento: pirla, arrangiati !

2 dicembre 2013 11:37 - roberto7266

Remissione spontanea
Non sempre, non nella totalità dei casi, ma in una percentuale molto elevata il tossicodipendente arriva alla remissione spontanea. Questo ovviamente se non muore!! '
10 marzo 2014 9:09 - roberto7266
da www.sanpatrignano.org

"Attualmente gli ospiti della comunità sono circa 1.300.

Dal 1978 a oggi, San Patrignano ha accolto oltre 20.000 persone"

che dire, manco i nazisti avevano tutta 'sta mano d'opera gratis.
9 marzo 2014 0:22 - ennio4531
Forza scr-ivan-o... scendi dalla cattedra .

Aspettiamo il tuo recapito in modo da svuotare i San Pattinano e trasferire gli ospiti nelle tue braccia amorevoli .
8 marzo 2014 10:38 - IVAN.
.


*******************************************
LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 4
*******************************************

(Lettera di una ex "ospite" di S.Patrignano.)

«Rimasi a S.Patrignano quasi un anno e fu un incubo.
Lavoravamo e basta, nessun tipo di assistenza psicologica o farmacologica (se non per i malati di HIV).
Lavoravamo 9 ore al giorno, in cambio di 5 sigarette e del pasto cucinato da noi stessi.
Stavi lì 3 anni senza mai uscire, senza un contatto con gentiori, amici, o con l'altro sesso.
I momenti peggiori erano quando venivano le "comitive" da fuori (visitatori di associazioni e cose simili) a cui eravamo obbligati a mostrarci sorridenti e redenti, così loro dicevano: "Che bravi ragazzi, e che bravo Muccioli che li ha riportati sulla retta via!"
Bisognava anche fare regali alla Moratti, che veniva col consorte ogni domenica, o alla moglie di Muccioli. Verso queste figure c'era una reverenza che loro, paternalisti e moralizzatori vergognosi, si tenevano ben stretta.
Un paio di anni dopo sono uscita dal problema dell'eroina, ma non certo grazie al loro aiuto. Ne sono uscita grazie a una terapia cognitivo-comportamentale, quando mi sono sentita capita, ascoltata, valorizzata e rispettata come individuo, non certo come mi facevano sentire a San Patrignano, cioè una colpevole che doveva redimersi, una reietta che doveva pagare abbassando la testa e integrandosi in un loro falso modello di società, alienante e irreale.
Ancora oggi, dopo più di dieci anni, se ripenso alle umiliazioni e al tempo buttato via in quel posto, mi viene da piangere.»


.
7 marzo 2014 11:45 - ennio4531
Franka91, lascia perdere.

Qui lo sanno tutti che il balordo che si firma "Ivan" è solo uno un balilla che aspira a diventare capomanipolo per imporre il 'Pensiero Unico '.

Le sue sciocche obiezioni, frutto di fumisticherie neuronali, sono del tutto FINTE, postate solo per interrompere lo sviluppo lineare dei discorsi...e queste interruzioni avvengono anche ogni volta che qualche utente inesperto si scomoda a rispondere alle sue stupidaggini senza capo né coda.

Quindi, tu ignora tranquillamente i suoi inutilissimi "commenti" e concentrati solo sugli utenti in buonafede che riconoscono la libertà di critica e di pensiero.
7 marzo 2014 7:20 - IVAN.
Franka91, lascia perdere. Qui lo sanno tutti che il balordo che si firma "ennio4531" è solo un TROLL pagato per sabotare l'andamento delle discussioni.
Le sue sciocche obiezioni sono del tutto FINTE, postate solo per interrompere lo sviluppo lineare dei discorsi...e queste interruzioni avvengono anche ogni volta che qualche utente inesperto si scomoda a rispondere alle sue stupidaggini senza capo né coda.
Quindi, tu ignora tranquillamente i suoi inutilissimi "commenti" e concentrati solo sugli utenti in buonafede.
6 marzo 2014 19:37 - ennio4531
.. i pifferai si sono risvegliati ancora per suonare per l'ennesima volta solo note false e turpiloqui da cialtroni..

Migliaia di persone cercano ogni giorno di uscire dall'inferno della dipendenza e questi zufolanti fanno spallucce ..

Curioso è il fatto che,quando si parla degli effetti della droga, la reazione dei consumatori del pattume è similare all'azione dell' aglio verso i vampiri: insulti, farneticazioni, sproloqui.

Una cosa è certa : quando un loro sodale cade nella dipendenza lo mollano .

Anche un pò vigliacchi ... sono .
6 marzo 2014 15:38 - franka91
ma il giova scrive anche su questo sito?? no perchè sembra di sentir parlare lui leggendo i commenti. IVAN e roberto vi consiglio di prendere al volo l'offerta fatta dal sig. ennio (presunto giova),con tutti gli introiti delle comunità avrete sicuramente un ottimo tornaconto economico (anche se sulle spalle della povera gente). signor ennio guardi in faccia la realtà una legge criminogena come quella partorita dal proibizionismo porta effetti contrari a quelli auspicati e la storia ce lo insegna. il proibizionismo serve solo a far arricchire le casse delle comunità di "recupero" che per gli assuntori di cannabis non capisco a cosa serva il "recupero", a si dimenticavo le comunità e la criminalità.. sig ennio se proponessi l'illegalità dell'alcol (che crea molti più danni) sarebbe d'accordo? se fosse d'accordo si porrebbe il problema della nascita di un mercato nero? ed ancora si porrebbe il problema di chi acquista alcol alla criminalità perchè reputa una legge criminogena e perchè non vuole cambiare la propria cultura? poi le chiedo signor ennio ma lei conosce la differenza tra chi assume cannabis e chi eroina? lei parla come se non si rendesse conto di quello che dice.. potrei portarle tantissime esperienze dirette in materia e le assicuro che quello che lei si immagina è completamente distorto. ah quasi dimenticavo lei riconduce il pattume ad una pianta.. questa affermazione merita solo una grassa risata! ahahahahahahahahahahahahahahahahaahhahah!!!!!
pensi solo un po agli effetti che ha avuto la legge 194 sull'aborto magari le schiarisce un po le idee sugli effetti di una legge che a prima vista potrebbe sembrare un incentivo a....
5 marzo 2014 14:09 - CHICIVEDE
Ma va là....Muccioli salvatore disinteressato, proprio come InutilEnnio scrive qui per il solo e semplice (e disinteressato) gusto di essere insultato.....mica lo fa x campare, no no no!!!!
Scusa InutilEnnio, porgimi il tuo gomito onanistico....ecco bravo così....e ora, con slancio, vedi di andartene a 'fan.....
3 marzo 2014 18:19 - roberto7266
Ma guarda guarda che ho trovato:
Ammonizione ufficiale per Narconon Olanda
I funzionari olandesi hanno ammonito Narconon informandolo che è stato posto sotto "supervisione speciale " e rischia la chiusura. Verifiche a sopresa sollevano preoccupazioni per la salute dei pazienti. Di Jonny Jacobsen, giugno 2013.
3 marzo 2014 10:54 - ennio4531
Forza scr-ivan-o...

Aspettiamo il tuo recapito in modo da svuotare i San Patrignano e trasferire gli ospiti nelle tue braccia amorevoli .
3 marzo 2014 1:55 - IVAN.
.


*******************************************
LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 3
*******************************************

L'OMICIDIO DI ROBERTO MARANZANO.

Fu uno dei casi giudiziari più clamorosi degli anni '90: un uomo era stato ucciso, a botte, a San Patrignano, nella comunità per il recupero dei tossicodipendenti fondata e diretta in una frazione di Coriano, sulle colline riminesi, da Vincenzo Muccioli.
Quella comunità era ormai nota a tutti e circondata da stima; la notizia che vi era stato consumato un omicidio accese il fuoco delle polemiche, che divampò a coinvolgere non tanto i diretti colpevoli, quanto piuttosto chi gestiva quel centro: Vincenzo Muccioli.

Già negli anni '80, San Patrignano era finita sotto i riflettori per il celebre processo "Delle catene", a carico di Muccioli e di dodici fra i suoi più stretti collaboratori, accusati di sequestro di persona e di maltrattamenti.
Il processo ebbe enorme eco e divise l'Italia in due. Da una parte, i fautori dei "metodi coercitivi" che andavano adottati in nome del supremo obiettivo del recupero terapeutico e della tutela della comunità; dall'altra, chi sosteneva che tali metodi erano disumani e calpestavano le libertà individuali.
Nel 1985 il tribunale di Rimini condannò lui e gli altri imputati, che però vennero assolti in Appello nel 1987.

Trascorsero alcuni anni tranquilli, durante i quali la comunità di SanPa si allargò fino a divenire quasi una piccola città, estesa su 25 ettari.
La vita della comunità non fu sconvolta più di tanto neppure quando, il 7 maggio 1989, venne trovato in una zona di campagna a Terzigno (Napoli) il cadavere di un suo ospite, Roberto Maranzano, 36 anni, originario di Palermo.
La morte risaliva a due giorni prima: qualcuno lo aveva ammazzato a calci e pugni, e poi aveva cercato di nasconderlo in quel luogo isolato, nei pressi di una discarica.

Inizialmente le indagini si indirizzarono verso un regolamento di conti nell'ambito della malavita, per cause legate allo spaccio di droga.

La verità era un'altra, ma venne alla luce solo alcuni anni più tardi.
Nel gennaio 1993 Fabrizio Lorandi, un altro ospite di San Patrignano, raccontò a un magistrato che Maranzano non era fuggito dalla comunità, ma era stato ucciso a botte all'interno di essa. Per la precisione, nella macelleria della comunità, dove lavoravano sia Lorandi sia Maranzano. Quindi i colpevoli dovevano essere cercati fra gli altri ospiti.
Ma come poteva uno di questi ospiti sparire di colpo senza che nessuno se ne accorgesse? E quel pestaggio, così violento provocare la morte di Maranzano, possibile che fosse passato inosservato? Cosa succedeva davvero a San Patrignano?

La comunità veniva così travolta da un altro scandalo. Muccioli all'inizio dichiarò: «Il fatto in sé mi sembra impossibile. Tutti i ragazzi appartenevano al reparto macelleria, che si trova accanto alle cucine. È impossibile che una loro assenza prolungata non sia stata notata. E poi in tutto questo tempo nessuno che sia venuto a dirlo a me. Mi sembra assurdo che un intero gruppo non abbia mai detto niente.»

In effetti, per quasi quattro anni l'omicidio di Roberto Maranzano rimase una verità ben celata. E quando intervenne la testimonianza di Fabrizio Lorandi, le responsabilità di Muccioli parvero evidenti: Muccioli doveva aver saputo cos'era successo quel 5 maggio del 1989.

In un primo tempo, il leader di SanPa disse di non sapere nulla di quanto aveva raccontato Lorandi, e di aver appreso della sua deposizione dai giornali. Due giorni dopo, però, ammise al procuratore Franco Battaglino di essere stato subito informato del delitto, ma sotto il vincolo del segreto accordato agli stessi ragazzi della comunità; per questo non aveva denunciato il fatto.
Poi corresse ancora la sua versione, dicendo di aver saputo dell'omicidio solo mesi dopo.
È chiaro che a ogni versione di Muccioli corrispondeva una sua diversa responsabilità in quanto accaduto.

Ma gli inquirenti volevano dare una risposta anche ad altri inquietanti interrogativi emersi dalle indagini dopo le rivelazioni di Fabrizio Lorandi:
Era vero oppure no che il reparto dove Maranzano era stato pestato a morte, la macelleria-porcilaia di San Patrignano, era considerato un "reparto punitivo" all'interno della comunità, al quale erano assegnati i più indisciplinali?
E gli autori del pestaggio erano una "cellula impazzita", o la violenza in quella comunità era una sorta di prassi?

La svolta nelle indagini seguita al racconto di Lorandi sollevò una nuova ondata di sospetti sulla comunità e su quello che vi succedeva.
La magistratura di Rimini procedette con l'arresto di 8 persone per omicidio preterintenzionale.

Venne appurato che all'epoca del delitto nel reparto macelleria lavoravano una quindicina di persone, il cui responsabile era ALFIO RUSSO. Negli interrogatori Russo negò ogni addebito, anzi disse che il pestaggio non era mai avvenuto.

Al contrario, un altro degli arrestati, Giuseppe Lupo (uno degli aiutanti di Russo), confermò la dinamica dell'omicidio ricostruita sulla base delle dichiarazioni rese dal "supertestimone" Lorandi.
Maranzano subì un primo pestaggio il 4 maggio, mentre era sotto la doccia. L'aggressione poi rivelatasi mortale avvenne invece il mattino successivo.

Lupo riferì poi che subito dopo la morte di Maranzano, Alfio Russo si era recato a casa di Muccioli. Questo particolare fu confermato dalla testimonianza di un altro degli arrestati, Ezio Persico.
Lupo confessò anche di aver guidato lui l'auto sulla quale fu trasportato il cadavere di Maranzano fino a Terzigno (distante circa 600 chilometri dalla Comunità). Sull'auto, oltre a Lupo, c'era Persico.

Le indagini accertarono che tutti gli ospiti assegnati al reparto macelleria dormivano in una camerata comune; quindi già le conseguenze del primo pestaggio non sarebbero potute passare inosservate. Inoltre, dopo che Maranzano era morto, più di una persona aveva visto Russo correre da Muccioli per informarlo. Inevitabilmente, per quest'ultimo scattò un avviso di garanzia per favoreggiamento.

L'autopsia accertò che a causare la morte di Maranzano era stata una «compressione prolungata con frattura dell'osso ioide»: quindi non un colpo solo aveva spezzato il collo dell'uomo, ma una serie di colpi, sferrati presumibilmente da più persone.

Il procuratore Battaglino avanzò altri sospetti sulla vicenda, che chiamavano direttamente in causa Muccioli.
Alla vigilia di un interrogatorio a Muccioli, Battaglino dichiarò: «Chiederò chiarimenti sulla gita che alcuni dei giovani che lavoravano nella macelleria fecero nel Pesarese proprio durante i primi controlli dei carabinieri nella comunità pochi giorni dopo la scoperta del cadavere. Inoltre cercherò di farmi spiegare perché gli stessi carabinieri furono portati a ispezionare stanze diverse da quelle che avevano chiesto di vedere.»

Il quadro accusatorio per Muccioli andava aggravandosi: quando si arrivò al processo (autunno 1994) doveva rispondere, oltre che di favoreggiamento, dell'accusa alternativa di omicidio colposo.
E nei giorni del dibattimento, cominciato il 17 ottobre 1994, gli inquirenti ascoltarono una serie di testi spontanei, tutti ex ospiti di SanPa, che raccontarono di violenze avvenute all'interno della comunità, di raid punitivi, di suicidi sospetti e persino di un finanziamento illecito al PSI.

Tutti questi fatti indussero il pm Battaglino a chiedere il cambio di imputazione per Muccioli da omicidio colposo ad abuso dei mezzi di correzione sfociati in omicidio: un reato più grave, con pena prevista tra i 12 e i 20 anni di reclusione, che avrebbe comportato l'interruzione del procedimento e il suo trasferimento davanti alla Corte d'Assise. Il Tribunale di Rimini però respinse la richiesta.

Il 26 ottobre spuntò un'audiocassetta che recava la registrazione di una conversazione tra Muccioli e il suo ex autista, Walter Delogu.
In quella registrazione Muccioli, parlando di uno dei testimoni dell'omicidio, diceva: «Bisognerebbe fargli un'overdose, farlo sparire in modo che sembri un incidente», e altre frasi simili.

Muccioli dapprima negò di aver mai pronunciato quelle parole, poi ammise dopo che la cassetta fu ascoltata in aula.
Muccioli sostenne di aver detto quelle parole per provocare Delogu, per vedere dove voleva arrivare, e spiegò: «Sono stato ricattato da Delogu al quale ho dato 150 milioni. Non l'ho denunciato per evitare traumi e destabilizzazioni agli ospiti della comunità».
Al termine del processo, il 15 novembre 1994, Vincenzo Muccioli fu condannato a otto mesi di reclusione per favoreggiamento personale, ma assolto dall'imputazione di omicidio colposo "per non aver commesso il fatto".
Nella motivazione della sentenza (firmata dal giudice Concezio Arcadi), si legge che è probabile che Muccioli abbia saputo quasi subito dell'omicidio, ma che il suo "comportamento antigiuridico" (tacere il fatto e sviare le indagini dei carabinieri) va ricondotto al desiderio di difendere la comunità dai possibili danni che nell'azione giudiziaria (e al collegato clamore suscitato) sarebbero sicuramente conseguiti.

Se Muccioli venne condannato per l'accusa di favoreggiamento personale lo si dovette alla testimonianza del maresciallo dei carabinieri di Terzigno, Mario Inverso, che subito dopo aver trovato e identificato il cadavere di Maranzano, si recò a San Patrignano per ispezionare stanza ed effetti personali della vittima, ma fu portato in un dormitorio diverso. Inoltre, dalla comunità erano stati “prudentemente” allontanati gli ospiti ritenuti più deboli: per l'occasione infatti San Patrignano organizzò una gita a Botticella (Pesaro), una comunità "satellite" di San Patrignano.

Evidentemente la Corte diede poco credito ai tre testimoni-chiave presentati dall'accusa (rappresentata in aula dal PM Battaglino); infatti il giudice Arcadi scrive: «Molti dei testimoni addotti figuravano tossicodipendenti o ex tali, così che la loro deposizione poneva particolari problematiche. [...] Walter Delogu, Roberto Assirelli e Patrizia Ruscelli (tutti testimoni ascoltati durante il processo) hanno denunciato nel corso dei rispettivi esami gravi motivi di contrasto di natura personale col Muccioli.»

Per quanto riguardava invece l'accusa di omicidio colposo, il giudice Arcadi faceva notare come non esistesse il "nesso di causalità" tra la morte di Maranzano e l'operato di Muccioli.

Per condannare Muccioli si sarebbe dovuto dimostrare l'esistenza (sostenuta dall'accusa) di un reparto punitivo che fosse stato davvero concepito come tale, e che a capo vi fosse stato realmente messo un picchiatore (Alfio Russo). Ma questo non era stato dimostrato, perché «Alfio Russo all'inizio era diverso, buono...e sarebbe "impazzito" all'improvviso senza che Muccioli potesse rendersene conto. In secondo luogo, non risponde a verità che al reparto macelleria fossero inviati solo ospiti che si riteneva richiedessero un trattamento punitivo.»

Nella motivazione si accennava infine alla cassetta registrata da Walter Delogu, e si notava come il dialogo fosse avvenuto tra «due protagonisti in condizioni psicofisiche molto differenti: vigile e lucido il Delogu, che insieme guidava e parlava, e distratto e in evidente stato di torpore il Muccioli, che sonnecchiava durante un viaggio di ritorno in auto.

In ogni caso, per il giudice Arcadi quel dialogo non sembrava di particolare importanza per il giudizio.
Di parere opposto fu la Procura di Rimini, che ricorse in Appello.
All'inizio del 1995, la Procura generale di Bologna chiese la nullità della sentenza di primo grado, nullità derivata dalla mancata modifica del capo di imputazione da omicidio colposo ad abuso dei mezzi di correzione sfociati in omicidio.
La Corte d'Appello di Bologna annullò la sentenza del processo separato in cui Alfio Russo era stato riconosciuto colpevole di omicidio preterintenzionale, e trasmise gli atti alla Procura di Rimini per la diversa e più grave ipotesi di omicidio volontario in concorso con altri ospiti della comunità.
Concluso il processo a carico di Muccioli, le indagini della Procura riminese proseguirono e si estesero ad altre ipotesi di reato.
Nel frattempo, però, la Procura di Milano archiviò l'inchiesta sul finanziamento illecito al Psi, e quella di Pescara fece altrettanto per il suicidio ritenuto sospetto di una ragazza ospite della comunità "satellite" di San Patrignano nella provincia abruzzese.

Vincenzo Muccioli passò poi al contrattacco e presentò alcuni esposti alla Procura di Firenze in cui accusava il procuratore Battaglino di violazione del segreto istruttorio. Ad essi si aggiunsero due denunce dell'avvocato Carlo Taormina, nuovo difensore di Muccioli, in cui si ipotizzava l'esistenza di una lobby politico-giudiziaria riminese che avrebbe agito contro il fondatore di San Patrignano.
Dal ciclone giudiziario che si era abbattuto su di lui, Muccioli usciva stremato e profondamente prostrato. Una grave forma di debilitazione psicofisica lo colpì, fino a causarne la morte, sopraggiunta in quello stesso 1995.

Restavano ancora da definire le responsabilità degli assassini di Maranzano.
Alfio Russo (che una perizia psichiatrica aveva definito seminfermo di mente) e Giuseppe Lupo furono condannati nel 1997 rispettivamente a 14 e a 7 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale (il terzo imputato, Ezio Persico, era nel frattempo deceduto).
Per la pubblica accusa, invece, Maranzano fu ripetutamente colpito a morte perché si lamentava di precedenti pestaggi subiti a causa di episodi di indisciplina.
Nel processo di secondo grado davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Bologna, Russo e Lupo accettarono l'imputazione per omicidio volontario, accogliendo la proposta del procuratore generale Giuseppe Mattioli, e patteggiarono una condanna a 10 e 6 anni.


.
20 febbraio 2014 12:52 - roberto7266
giovedì 16 gennaio 2014
Nfl apre a marijuana per scopo terapeutico
La lega professionistica di football americano sta pensando ad aprire alla cannabis per alleviare il dolore causato agli atleti dagli incidenti durante le partite
NEW YORK - Autorizzare i giocatori a usare la marijuana a scopo terapeutico: è la mossa sorprendente a cui sta pensando la Nfl, la principale lega professionistica di football americano. I suoi vertici sono convinti che la cannabis sarebbe meglio dei farmaci antidolorifici attualmente presi dagli atleti. Una proposta choc, che arriva in vista del prossimo Superbowl che si terrà il 2 febbraio a New York. Si tratterebbe infatti di una vera e propria svolta per il mondo dello sport, dove prima d'ora mai si era parlato della possibilità di permettere l'uso della cannabis per alleviare il dolore causato agli atleti dagli incidenti durante le partite. E se molti osservatori sono rimasti sorpresi dall'annuncio del commissario della Nfl, Roger Goodell, per altri si tratta dell'ultima frontiera della liberalizzazione made in Usa delle droghe leggere, dopo l'apertura dei primi 'coffee shop' in Colorado. In particolare, alla rete tv Espn, Goodell ha detto che il divieto sull'uso della cannabis a scopo medico potrebbe essere eliminato in futuro, a partire dagli Stati Usa in cui la marijuana è stata già legalizzata. Attualmente l'uso della marijuana è proibito dal contratto collettivo della Nfl.
19 febbraio 2014 18:36 - ennio4531
Forza roberto ....

Aspettiamo il tuo recapito in modo da svuotare i San Patrignano e trasferire gli ospiti nelle tue braccia amorevoli .
19 febbraio 2014 10:55 - rastapasta
Corriere di oggi: http://video.corriere.it/io-nata-cresciuta-san-patrignano-ra cconto-quella-ferocia/77380e06-987d-11e3-8bdc-e469d814c716
19 febbraio 2014 10:02 - roberto7266
La collina degli spiriti
Negli anni settanta Vincenzo Muccioli lavorava come albergatore all’hotel Stella polare di proprietà della moglie, signora Antonietta, che a sua volta l’aveva ereditato dai genitori.
Per essere precisi Muccioli un lavoro vero e proprio non ce lo aveva mai avuto anche per l’agiata posizione economica che il padre, assicuratore e proprietario terriero, aveva raggiunto in quel di Rimini. E chissà, fu forse per ingannare la noia di una vita monotona che non riusciva a frenare il suo bisogno di evadere dalla normalità, che Vincenzo si avvicinò seppur tiepidamente alle pratiche medianiche, con l’aiuto di un suo amico, Luciano Rossi. Fu solo più tardi però, ormai quarantenne, che scoprì di possedere doti da medium e di essere in grado di captare messaggi extrasensoriali.
La cosa doveva essere di grande impatto emotivo (Muccioli durante le sedute andava in trance e identificandosi col Cristo predicava la comunione dei beni) perché nel giro di poco tempo quei pochi che assistevano diventarono sempre più, fino a costituirsi in un gruppo, il Cenacolo che si trasferì sulla collina benedetta di S. Patrignano, di proprietà di Vincenzo, dove tutti insieme si coltivava la Vigna del Signore. E poiché Muccioli predicava vita umile e povertà i proventi di questo lavoro, rigorosamente gratuito, sarebbero stati devoluti ai bisognosi. Risulta superfluo precisare, a questo punto, che gli adepti del Cenacolo venivano invitati a privarsi dei loro beni terreni e a rinunciare alle tentazioni della carne.
Un po' meno, invece, che per stupire gli spettatori Vincenzo si presentasse con graffi sul costato e i piedi, annunciando loro di avere le stimmate.
«L’ho visto attraverso una finestra mentre si praticava dei tagli sulle mani con un trincetto per la pelle, prima di una seduta medianica» dichiarerà in tribunale Lino Grossi.
Come sempre in questi casi i più suggestionabili non riuscivano a dare a queste esperienze la giusta dimensione e finivano per cadere in uno stato di dedizione assoluta che si rifletteva negativamente persino sulla loro vita familiare.
«Sono convinta che mio marito sia stato plagiato dal Muccioli e che costui l’abbia messo contro di me» é la dichiarazione rilasciata al giudice istruttore da una donna, Maria Teresa Tusino che nel ‘78 sporse denuncia contro il marito, Giulio Canini, che l’aveva picchiata per il suo rifiuto a che il figlioletto lo seguisse in comunità.
Giulio Canini é morto suicida qualche anno dopo per cause non del tutto chiare e sembra lasciando un diario che non é mai stato ritrovato.
Nel frattempo la Vigna del Signore andava sempre meglio e diventava sempre più affollata anche da quei tossicodipendenti che cominciavano ad arrivare per farsi curare.
Evidentemente però, non tutti gli adepti dovevano essere così sprovveduti perché alla richiesta di due loro, Bruno Camosetti e Guerrino Pieri, di vederci chiaro sull’effettiva destinazione dei proventi della Vigna dove si allevavano anche cani, cigni e pollame, l’autorità giudiziaria arrivò a dimostrare che unici beneficiari di alcuni degli assegni rintracciati erano stati Muccioli e sua zia Serafina.
Ormai, però, l’attività principale di S. Patrignano era quella di centro d'accoglienza per i tossicodipendenti che arrivavano a supplicare assistenza e l’iniziale piccola Vigna del Signore é oggi diventata un’estensione di 220 ettari di terreno dove 2189 tossicodipendenti e non, fatturano, con le varie attività produttive, circa 22 miliardi annui: laboratori di falegnameria, la tristemente nota pellicceria, allevamenti di ogni genere (quello con i 300 purosangue da gare internazionali é considerato il migliore d’Europa, ma dei cavalli ne riparleremo) e perfino un ospedale all’avanguardia per la cura dei malati di Aids inaugurato nientepopodimeno che da tre dei ministri del governo Berlusconi (Costa, sanità; Guidi, famiglia; Biondi, giustizia). Un vero e proprio marchio di garanzia per la struttura, peccato che la stessa sia stata costruita in gran parte abusivamente. Ma niente paura; non può certo una quisquilia del genere fermare il guru di S. Patrignano.
E qui entra in gioco un altro aspetto dell’inesauribile Vincenzo: le amicizie influenti. Il 24 settembre 1994 al Comune di Coriano, di cui SanPa é frazione, arrivano, presentate dal geometra della comunità, Sergio Pierini, trentuno richieste di sanatoria per abuso edilizio perpetrato, guarda un po', proprio quando del Comune era Sindaco (PCI) lo stesso Pierini. Il perché, poi, della richiesta a che le pratiche fossero protocollate immediatamente, si capirà solo quando, tre giorni più tardi, arriverà un decreto approvato dal consiglio dei ministri che conferisce agli edifici adibiti a comunità terapeutiche e a quelli per l’inserimento sociosanitario nelle stesse, la qualifica di opere pubbliche indifferibili e urgenti che pertanto sono esonerate dal pagamento degli oneri di concessione oltre alla possibilità di una loro realizzazione in deroga agli strumenti urbanistici.
In soldoni : Vincenzone avrebbe potuto, d’ora in poi, costruire tutto quanto voleva senza alcun permesso, risparmiare i circa quattro miliardi che avrebbe dovuto versare per il condono degli abusi già fatti e, di fatto, dunque, condonare l’intera S. Patrignano, compresa la sua villa, alla quale torneremo comunque fra poco. Muccioli, quindi, sapeva almeno tre giorni prima della sua firma, dell’esistenza del decreto legge; questo, chiaramente nella più innocente delle ipotesi.
Ma le sue amicizie non si fermano certo a quelle arcinote, politiche: Craxi, De Lorenzo, Benvenuto (che addirittura si vanta di averci fatto un Primo Maggio a SanPa), ma anche e soprattutto giornalisti, o meglio chi a una parte di loro dà lavoro: Letizia Moratti, presidentessa della Rai e moglie di quel Gianmarco Moratti, petroliere, assieme al quale trascorre i suoi fine settimana proprio nella comunità in una villa accanto a quella del guru. E con questo credo di aver fugato anche i vostri ultimi, più ostinati dubbi, sul perché di tutta la piaggeria che la televisione di Stato (!) ci ha vomitato addosso ogni qualvolta si é toccato il tasto-Muccioli, negli ultimi tempi.
Ma eccoci alla villa: «Una villa principesca. Una villa di circa 1500 metri quadri, con un grande parco recintato, con fagiani, galli cedroni, fenicotteri rosa. Una volta c’erano anche i daini. E una gabbia con le pantere. In cantina c’é la Jacuzzi, l’acquario di pesci tropicali, la sauna, la cantina di vini pregiati del figlio, il caveau blindato. Per non parlare del parco macchine: suo figlio Andrea la Mercedes 300 e lo scooterone Honda, suo figlio Giacomo la Porsche Carrera cabrio e la Bmw K100 oltre ad una Range Rover per le gare di autocross.
Lui, Vincenzo, girava con la Mercedes 600, la moglie con una Bmw 318 familiare. E infine il personale di servizio.
C’era un maggiordomo in livrea che serviva il the su vassoi d’argento e in guanti bianchi. E cinque fra cameriere e stiratrici». A parlare é Roberto Assirelli, testimone contro Muccioli al processo per il delitto Maranzano. Ha lavorato tredici anni a SanPa dove é entrato come tossico e ne é uscito guarito: oggi é assessore PDS al bilancio e alla cultura al comune di Coriano.
A onor del vero va precisato che Muccioli aveva regalato tutti i beni immobili di appartenenza della comunità alla Fondazione S. Patrignano, nata sul finire del 1985, qualche mese dopo la sua condanna nel 6/2/85 per gli incatenamenti e prima dell’assoluzione in appello il 28/11/87. Col trucco, però, niente paura.
L’art. 11 dello statuto recita: «se entro tre anni dal riconoscimento della personalità giuridica (cioè entro il 26 marzo 1994), il patrimonio della fondazione supera la soglia dei quattro miliardi la casa potrà ritornare di proprietà dei figli se ne faranno richiesta entro il 2001. Richiesta da inoltrare al Presidente della Fondazione», cioè Muccioli stesso! (per la cronaca, oggi SanPa è valutato oltre 30 miliardi). E i macchinari, i beni mobili, i famosissimi cavalli, di chi sono?
Già, i cavalli.
Per loro Vincenzo non ha mai badato a spese: si dice che Wejawey sia stato acquistato per due miliardi e trecento milioni mentre Kassandra per soli due miliardi. E Roberto Assirelli ha detto che per acquistare purosangue veniva spedito in giro per l’Europa, con i soldi nascosti in un doppio fondo delle auto che venivano all’uopo preparate per la comunità in un autosalone di Milano; ma che c’entra questo con il recupero dei tossicodipendenti?
18 febbraio 2014 18:05 - ennio4531
Roberto, maestro nel copia/incolla senza citare la fonte, non fornisce il suo indirizzo per accogliere gli ospiti delle comunità di recupero le quali avranno tutti i difetti di questo mondo , ma rappresentano per migliaia di persone l'unico appiglio per avere un aiuto.

Poi ci sono personaggi buffi che sostengono che di fatto il problema dei tossicodipendenti non esiste in quanto trattasi di una questione semplicemente culturale e che quindi ce se ne deve lavare le mani.

Ricorda molto le tesi di decenni fa quando si sosteneva che la pazzia era semplicemente il prodotto di una società iniqua e che quindi i 'manicomi' andavano chiusi in quanto le soluzioni andavano cercate a monte della società.

Il problema fu scaricato per intero sulle spalle delle famiglie che ne pagarono un prezzo altissimo in più di un caso anche con la vita.
18 febbraio 2014 12:14 - roberto7266
La comunità terapeutica
Tratto delle comunità, nella pagina introduttiva di questa sezione non perchè le abbia particolarmente in odio. Tratto di esse perchè permettono facilmente di capire la questione droga, o comunque di averne una visione più corretta.
La comunità terapeutica nasce per dare risposta alla richiesta di aiuto delle famiglie che vivono al proprio interno il problema della tossicodipendenza. Gestite per la maggior parte dai preti hanno quasi sempre una visione "mistico/religiosa" del problema. La droga è male, il tossicomane è un peccatore! Come tale lo si deve "salvare " dalla sostanza (il male) e da se stesso insegnandogli a vivere, visto che lui da solo non lo sa fare. Quanto sia aberrante questa idea alcuni lo capiranno da soli. Per gli altri passerò a qualche esempio. Nessuno di voi ha un vizio? Magari innocente, banale? Io dico di si! Tutti, ma proprio tutti abbiamo una dipendenza. Il sesso, l'alcol, i medicinali, la droga, la nutella, la TV, il tabacco, il caffè.
Ora poniamo che siete un tabagista, il termine corretto è questo, ad un certo punto per una serie di motivi il tabacco diviene illegale. Cosa succederebbe ? Che un sacco di gente continuerebbe a fumare al mercato nero e sarebbe costretto a violare la legge. Per effetto del proibizionismo, i prezzi salirebbero alle stelle. Chi non potrà permettersi quei prezzi e non avrà comunque la forza di smettere cosa farà ? Incomincerà a rubare a mentire, finendo in una spirale senza ritorno. L'unico aiuto che troverà sarà quello di una comunità per tabagisti che pretenderà di insegnarvi il modo corretto di vivere, in quanto voi siete un deviante, avete trasgredito la legge, siete un emarginato...Voi che avete vissuto per 40/ 50 anni nella completa onestà, siete finiti in una merdosa comunità perchè un politico coglione di turno ha deciso che il vostro vizio non è permesso. "Il suo vizio si, il vostro no!"
Ecco provate a vederla in questo modo e poi ripensate alla droga, alle comunità e alla pretesa di insegnare a vivere a qualcuno. Chi è che può dire che la sua vita è il modello da seguire e quella degli altri è sbagliata? Chi stabilisce i modelli corretti? Solo chi è fanaticamente religioso può credere una cosa del genere.
Il concetto di droga è frutto della cultura non un comandamento scritto in qualche tavola. Provate a dire agli indios colombiani che la foglia di coca è una droga. E l'alcol che pure è una droga potentissima, universalmente riconosciuta come tale, entra nell' eucaristia (il vino come sangue). Fino a 100 anni fa la coltivazione della cannabis non solo era legale, ma veniva incentivata dato che produceva una fibra tra le migliori ancora oggi. Nel 1700 addirittura i contadini che non coltivavano almeno una parte del loro appezzamento a canapa, venivano multati. L'oppio è stato oggetto di commercio legale e di guerre per secoli. Del laudano (tintura alcolica di oppio) si è fatto un uso universale nella farmacopea dal 700 al 900. Per milioni di musulmani l'alcol è proibito ma non l'hashish. Quindi il concetto di roga varia ala variare della cultura, del tempo, del contesto. Ma vediamo cosa si fa in una comunità. La maggior parte sono basate sull'ergoterapia, con regole rigidissime: sigarette contate, orari di lavoro massacranti, poche visite, niente uscite, libri controllati, posta controllata, telefonate controllate. Non è un caso che molti ragazzi assegnati dal tribunale ad una comunità abbiano preferito il carcere!
Il massimo esempio di ciò è la comunità più famosa: S. Patrignano, dove il fondatore Vincenzo Muccioli, prima santone, mago, poi guaritore di drogati, esasperando il concetto di insegnare a vivere, riteneva lecito legare con catene chi intendeva lasciare la comunità e non si assoggettava alle regole; riteneva lecito esercitare punizioni corporali. Cosi di punizione in punizione si arrivò all'omicidio di un ragazzo, cosa per la quale Muccioli fu arrestato!
Altro esempio nefando è la comunità Saman , dopo la morte di Rostagno è divenuta un impero, con fatturato miliardario, condotta dall'oscuro Cardella. Perchè? Lo stato ha delegato alla chiesa e ad alcuni privati la gestione delle comunità. Non dettando regole precise a salvaguardia della dignità delle persone, mantenendo il controllo dei Sert, ma facendoli funzionare male, ha fatto passare l'idea che il metadone era un palliativo che non risolveva il problema, e l'unica risposta seria fosse la comunità. Alcuni in buona fede, altri non tanto, si lanciano nel settore. Si hanno contributi dallo stato o dagli enti locali, spesso dai genitori, disposti a tutto per risolvere un problema troppo grosso per loro. Basandosi quasi sempre sul lavoro che dovrebbe restituire dignità, hanno la possibilità di ricorrere a manodopera a costo zero!
Sempre S. Patrignano è attivissima nell'allevamento, nel settore vinicolo, nella falegnameria. In alcune di queste attività è molto conosciuta. Cacchio quale azienda può contare su manodopera a costo zero? Bell 'esempio di mercato drogato! Alla faccia della dignità del lavoro, che per essere davvero dignitoso deve avere una paga adeguata!Cosi si chiude il cerchio della droga. Lo stato fa una politica proibizionista, cosa che induce il soggetto eroinomane a tutta una serie di ricatti, a diventare un delinquente, un emarginato. Qualcuno guadagna dalla sua disperazione. Cosi quando lo si vuole " salvare " lo si manda in una comunità dove subisce un 'altra serie di ricatti e qualcun'altro, o sempre gli stessi, guadagnano ancora sulla sua disperazione. Anche qui viene da chiedersi: come mai tutti gli esponenti del mondo delle comunità sono ferocemente proibizionisti? Chiaro che perderebbero la torta se la droga divenisse legale. Nessuno più sarebbe costretto a rinchiudersi in una comunità. Lo si farebbe solo su base volontaria e cesserebbe quindi il loro ricatto e lo sfruttamento.
Ma poi sono davvero utili le comunità? In Italia non c'è uno studio serio, che sia uno su questo mondo.In altri paesi le comunità sono ormai desuete perchè si è capito che non danno grandi risultati ed il mondo della droga è profondamente cambiato. Non hanno mai pubblicato relazioni riscontrabili, numeri che facciano chiarezza sul fenomeno. Se non quelli editi dalle stesse comunità e che non hanno validi strumenti di controllo della bontà di quei numeri. Leggendoli si rimane sbalorditi. Migliaia di ragazzi passati per questi istituti. Ma passati non significa "salvati". Quanti hanno completato il "trattamento"? Fra questi quale percentuale di ricadute esisteva ? A quanti anni di distanza vengono ancora monitorati? E fra quelli che l'hanno abbandonato? Questi numeri poi si dovrebbero confrontare con quelli dei Sert e con quelli della Svizzera sulla somministrazione controllata, con le remissioni spontanee. Allora incomincerebbero ad avere un valore. Cosi valgono meno di zero. Tra l'altro l'esperienza ed uno studio fatto presso un Sert della Campania mi fa dire due cose con una sicurezza abbastanza alta. Gli interventi prematuri, cioè quando il soggetto eroinomane è ancora in fase di " luna di miele" sono quasi sempre inutili se non controproducenti. Inutili in quanto nella fase di luna di miele l'eroina è totalizzante, madre, amante, sorella, amica, la sensazione di benessere e di onnipotenza dell'eroinomane non è sostituibile e paragonabile con nient'altro ed egli non vi rinuncerà. Anche costretto con la forza ritornerà inevitabilmente all'eroina appena potrà. Altrimenti quelli che finiscono in carcere, magari dopo diversi anni di reclusione, non dovrebbero avere più problemi. Ed invece la quasi totalità appena esce corre a comprare una dose come primo gesto da uomo libero!Controproducenti perchè il fallimento, se non i ripetuti fallimenti, costituiranno una memoria difficile da cancellare quando il soggetto arriverà alla fase di rifiuto della sostanza, costruendo l'idea spesso falsa che dalla droga non si esce. Invece fra i tossicodipendenti con un'esperienza di droga alle spalle di svariati anni ( 8/15) la remissione spontanea, se non sopravviene la morte, è altissima. L'eroinomane dalla fase di amore totale, passa alla ripulsa, quindi ad un odio profondo. In questa fase opportuni interventi possono essere davvero d'aiuto. sarebbe però importante che i soggetti arrivassero a questa fase, conseguendo i minori danni possibili. Con una corretta informazione, la somministrazione gratuita di siringhe, in alcuni casi la somministrazione diretta di droga, si farebbe si che arrivassero alla fase di distacco senza avere malattie serie, con la fedina penale pulita, con un a rete di relazioni ancora possibile. E' intuitivo che un eroinomane dopo dieci anni di droga, magari sieropositivo o con un epatite cronica, senza più alcuna relazione soddisfacente, con la fedina penale molto problematica,senza uno straccio di lavoro ne la possibilità di averne uno data la sua situazione (malattie e carichi penali) avrà magari poche motivazioni per venirne fuori, probabilmente si lascerà andare perchè il tornare a vivere comporta sacrifici troppo grossi e risultati scadenti!
18 febbraio 2014 11:11 - ennio4531
Forza scr-Ivan-o ...

Aspettiamo il tuo recapito in modo da svuotare i San Patrignano e trasferire gli ospiti nelle tue braccia amorevoli .
18 febbraio 2014 1:35 - IVAN.
.


*******************************************
LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 2
*******************************************

L'ex autista: «MUCCIOLI MI MANDAVA ALL'ESTERO CON L'AUTO IMBOTTITA DI MILIARDI.»

Walter Delogu, 38 anni, ex autista di Muccioli, ha appena appreso delle controaccuse di Muccioli a proposito della famigerata cassetta e dei suoi duplicati. Quale è la sua versione?

«Ah, io sarei un ricattatore e un provocatore? Muccioli deve smetterla con questi colpi bassi, perché anche io potrei rispondere con la sua stessa moneta. Ad esempio: una guida come lui non manda allo sbaraglio la gente che ha salvato dalla droga con i soldi messi nei doppifondi delle auto, facendogli passare le frontiere col rischio di essere arrestati, come è accaduto a me in Francia. Ho girato con i miliardi della comunità e poi mi sarei limitato a chiedergli 150 milioni?! Ma dai. Se l'avessi voluto ricattare, avrei preteso 1 o 2 miliardi, che per lui sono come 100 lire.»

- Come entraste in contrasto?
«Dopo la morte di Maranzano, Muccioli perse completamente la testa e il controllo della macelleria. Nessuno voleva più restare lì. Un giorno convocò a casa sua il gruppo (diretto allora da Lorandi) e chiese a ciascuno in quale reparto volesse essere trasferito. Rimproverò Lorandi, che aveva bevuto, ma questi replicò a Muccioli: "Non ho fatto niente di male, ma qualunque cosa anche avessi fatto, io almeno non ho ucciso mai nessuno". Muccioli restò di ghiaccio, mandò via tutti e ci fermammo io e lui. A me disse: "Morisse, quel bastardo..."»

- Torniamo ai 150 milioni...
«Ero stanco dei suoi metodi. Nella primavera del '92 litigammo violentemente: mi aveva offeso perchè dopo un lungo viaggio, nel corso del quale avevo acceso l'aria condizionata dell'auto su suo ordine, gli erano venuti dei dolori. Un motivo ridicolo. Lo affrontai all'uscita della scuderia: "Il nostro rapporto è degenerato, me ne voglio andare". Avevo lavorato per otto anni a un milione al mese, perciò invitai Muccioli a mantenere quello che da 3 anni mi prometteva: un aiuto per comprarmi una casa. E lui rispose: "Se vuoi andare, vai". Io replicai: "Ah no, non mi tratti come Marcone [un ospite della Comunità ora deceduto], buttato via con 500.000 lire dopo una vita di lavoro!"»

- E Muccioli come reagì?
«Gli ricordai che per lui ero stato arrestato in Francia con 300 milioni, avevo fatto tre viaggi in Germania, Olanda e Francia con il doppio fondo imbottito di miliardi. Perciò: o manteneva le promesse, o sarei salito sull'Arco romano e avrei fatto una piazzata dicendo tutto su San Patrignano. Capì che non scherzavo. Mi invitò a casa sua e mi dette 150 milioni. Solo a quel punto gli confermai che non doveva fare scherzi: se mi fosse successo qualcosa, avevo con me in tasca l' assicurazione sulla mia vita: la cassetta che avevo registrato mentre andavamo a San Marino dal gioielliere Arzilli. Allora Muccioli mi chiese scusa per le offese precedenti, mi disse che quei soldi me li regalava e mi invitò a restare con lui. Io gli credetti ancora una volta ingenuamente, anche perché mi mandò in ferie per 40 giorni con la mia famiglia, pagandomi il tutto con altri dieci milioni. Quei dieci milioni che lui ora sostiene di aver lasciato nel fondo della borsa. Rientrato dalle ferie, però, mi accorsi che lui aveva fatto il vuoto attorno a me. Allora me ne andai, anche perché temevo che attuasse le minacce che era solito pronunciare nei confronti di chi aveva messo da parte.»

- Delogu, lei ha altre cassette?
«Sì, alcune di quelle registrate negli uffici da dove si controllavano tutte le telefonate. A San Patrignano spiano, con microfoni nascosti, perfino gli assistenti sociali che parlano con i tossicomani. San Patrignano non è ciò che si vuol far credere. Ne ho la testimonianza anche da decine di telefonate da parte di ex tossici che mi hanno chiamato in questi giorni per ringraziarmi di quello che sto facendo.»

- E ora che cosa pensa di Muccioli?
«Quel poco di rispetto che avevo per lui, ora è completamente svanito. Io voglio vivere solamente in pace con mia moglie e mia figlia. Diversamente...Ultimo avviso.»


.
15 febbraio 2014 16:18 - ennio4531
Forza scr-Ivan-o ...

Aspettiamo il tuo recapito in modo da svuotare i San Patrignano e trasferire gli ospiti nelle tue braccia amorevoli .
14 febbraio 2014 23:31 - IVAN.
.


(Riprendiamo i post che il povero trolletto sfigato aveva inutilmente cercato di far slittare fuori vista:)


*******************************************
LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 1
*******************************************

Il 28 ottobre 1980 una ragazza di ventitré anni, Maria Rosa Cesarini, si presenta alla squadra mobile di Forlì raccontando di essere fuggita da S.Patrignano dopo essere stata rinchiusa per sedici(!) giorni in una piccionaia.
Quando i poliziotti irrompono nella comunità, trovano Luciano Rubini e Leonardo Biagiotti incatenati in due locali usati come canile, Marco Marcello Costi incatenato alla porta in ferro di un locale di tre metri per uno e Massimo Sola incatenato ad un manufatto adibito a colombaia.
Tutte queste persone deporranno qualche giorno dopo (tutte tranne una, Leonardo Biagiotti, trovato morto sulla linea ferroviaria a Castelfranco Emilia, caduto dal treno diretto a Milano).
Muccioli viene arrestato con alcuni suoi collaboratori e imprigionato per un mese; il processo verrà tenuto quattro anni più tardi e finirà con una condanna a venti mesi per Muccioli in primo grado e assoluzione in appello.

Ma veniamo alle testimonianze di tutti quelli che hanno deposto all'altro, ben più grave e recente processo che ha investito Muccioli: quello per l'omicidio di Maranzano, ammazzato nel reparto manutenzione.
A rispondere é CLAUDIO GHIRA, ex-medico di S.Patrignano:

- Cosa succedeva alla manutenzione?
«Pestaggi e cure successive. Ricordo una testa spaccata e ricucita con una ventina di punti. E una milza esplosa a pugni.»

- Ci sono stati altri morti oltre a Maranzano?
«In quel modo, no. Ma molti dei suicidi della comunità sono quantomeno sospetti.»

- Si poteva entrare al reparto manutenzione?
«No. Ci sono due medici presenti 24 ore su 24, e anche Capogreco, il responsabile del reparto.»

- Ma che medici sono se non denunciano questi metodi?
«Credono in Muccioli. Se sei lì dentro é perché gli credi.»

- I rapporti sessuali sono controllati da Muccioli?
«Certo, ma nessuno controlla i suoi. Eppure quante volte lo abbiamo visto a letto con i ragazzi più giovani? Io stesso ho visto Muccioli a letto con uno degli ospiti.»

- Parli di rapporti omosessuali forzati?
«So di un ragazzo milanese che sicuramente ha visto i suoi problemi aumentare proprio per le eccessive attenzioni di Muccioli. Il capo amava soprattutto avere rapporti orali. Diceva che anche quelli servivano per far passare energia positiva da lui ai suoi discepoli.»

-----

Ma il principale accusatore di Muccioli é, in questo processo, il carceriere Raimondo Crivellin in comunità noto come Piedini.
Ha confessato oltre 500 sequestri di persona compiuti in sette anni di permanenza nella comunità, pestaggi, inseguimenti; alla fine deporrà per quasi cinque ore.
«Tutti i giorni inseguivo tossici che scappavano da S.Patrignano. Tutti i giorni ne riportavo. Tutti i giorni ne picchiavo. Tutti i giorni ne rinchiudevo, soprattutto nella cassaforte della pellicceria, un luogo angusto, senza finestre. Ho passato sette anni a S. Patrignano e il mio compito é sempre stato quello. Non sapevo mai la ragione di una punizione: eseguivo ordini di Muccioli».

Piedini agiva insieme a Franchino e Toto, Paro-Paro e Sebastiano, tutti nella squadra punitiva.
«Bastava che ci dirigessimo verso qualcuno perché il terrore gli si dipingesse sul viso. Muccioli sa come far sentire importanti, soprattutto le menti semplici. Ha scelto me perché ero un cretino. Ho creduto in Muccioli ciecamente, e ho sbagliato».

E a proposito di un suicidio:
«Dopo il primo suicidio, quello di Gabriele Di Paola, Muccioli mi ordinò di portare via i venti ospiti della "manutenzione", il carcere della comunità. Di notte con due furgoni insieme a Toto, Paro-Paro, Sebastiano e Franchino partimmo per la comunità di Botticella (comunità satellite di SanPa). L'obiettivo era far scomparire testimoni scomodi in un periodo in cui la comunità era tenuta d'occhio dalla polizia. Passammo due mesi vivendo da re».

E interrogato sul perché dei sospetti sul suicidio:
«Io Di Paola l'ho visto cadere, ma non so come ha fatto a precipitare per venti metri con la faccia rivolta verso il muro. L'ho sentito gridare “No, no”, ho visto che cercava di aggrapparsi a qualcosa, senza riuscirci. Quando sono corso verso di lui era morto. Il giorno dopo Natalia Berla é scivolata fuori da un finestrino piccolissimo, ma noi eravamo già a Botticella a divertirci».

E ancora: «Una volta ho chiuso Franco Capogreco in cassaforte. Ha urlato tutta la notte perché soffre di claustrofobia, quando é uscito era cianotico. Andava punito, ma non lo so perché. Lo dirà lui ai giudici».

-----

Per finire la testimonianza di una ragazza, Elisabetta Di Giovanni, che oggi ha 29 anni e che entrò nella comunità per la prima volta a 16 anni e che é uscita dalla droga solo molto tempo dopo aver lasciato S.Patrignano, con l'aiuto di Don Gino Sacchetti.
«Durante la mia seconda permanenza a SanPa in due anni visitai quasi tutti i luoghi di prigionia. Venti giorni in piccionaia, un luogo molto angusto dove ti sentivi letteralmente impazzire. Due mesi al buio nella cassaforte della pellicceria insieme ad un dobermann malato. In un vecchio casolare abbandonato sdraiata e incatenata con tutte e due le braccia alla spalliera del letto. Mi veniva liberato un braccio due volte al giorno per mangiare, mentre per i bisogni fisiologici bastava un secchio sotto il letto. Una chiusura un po' più soft invece (quattro mesi in camera), la affrontai a causa di Marco Rossetti di Bologna. Malauguratamente chiedemmo a Muccioli il permesso di conoscerci. Dopo qualche mese di mano nella mano, non ne potevamo più e consumammo il turpe gesto. Marco, pentito, corse a raccontarlo a Muccioli e il risultato per me fu la reclusione dopo una serie di “gran puttana” in tutte le salse. A Marco, Vincenzo diede una pacca sulla spalla. Ma la chiusura più terribile, per quanto la più breve, fu una settimana nella botte, un tino di ferro, dove potevi stare accovacciata e dove una volta al giorno ti passavano il cibo da uno sportellino, il tutto ad un palmo dal solito secchio con gli escrementi. Non avevo ucciso nessuno, ma ben più grave era la mia colpa: ero entrata nella contestazione. Vincenzo aveva rinchiuso, sempre per futili motivi, tre ragazze considerate guarite. Consuelo, Martina ed Alice, anche loro contestatarie. Le aveva rinchiuse in un casolare e siccome non soffrivano abbastanza, dopo qualche giorno sospese loro i viveri. Era terribile, mi sentivo ad Auschwitz. Dopo qualche giorno fece portare Alice sul piazzale e le rasò i capelli, tra battute deplorevoli e risate grasse. Alice riuscì a scappare e la ritrovarono l'indomani morta per overdose in Piazza Tre Martiri. Criticai pesantemente l'operato di Muccioli, e mi fece rinchiudere nella botte.»

Su Alfio Russo e l'omicidio di Roberto Maranzano:
«Alfio Russo l'ho conosciuto e sarei pronta a giurare che le cose siano andate pressappoco così: Maranzano con le sue fughe rompeva, e Muccioli ha deciso di metterlo nel settore punitivo: nelle mani di Russo, un pazzo violento col cervello di un bambino di due anni. Sicuramente ha anche raccomandato ad Alfio di essere particolarmente duro, e per il povero Maranzano si devono essere aperte le porte dell'inferno. Poi, forse una reazione di Maranzano, ed Alfio ha dato sfogo alla sua furia. Poi succede l'irreparabile e via di corsa dal capo a cercare la soluzione. Soluzione che Muccioli, senza scomporsi più di tanto, ha trovato nella discarica. Per chi é stato a S. Patrignano, è impossibile credere che Muccioli non fosse al corrente di tutto.»

E conclude: «E' difficile parlare di SanPa. Ci sarebbe troppo e ancora troppo da dire: mille episodi, tutti eloquenti e dolorosi, ma il vero problema é che lo Stato italiano consideri come "recupero dei tossicodipendenti" quello che avviene a S.Patrignano.»


.
14 febbraio 2014 22:35 - ennio4531
Si consolano a vicenda , come acide zitelle, ossessionati dal ridicolo che li circonda inventandosi figure inesistenti ... da denigrare per sollevarsi dalle loro vacuità e miserie intellettive.

Hanno scambiato il monitor per il loro cesso da riempire con le loro ... fecalità !
13 febbraio 2014 19:25 - IVAN.
O Roberto, se metti uno sfigato del genere a fare un lavoro di pubblica utilità, hai idea dei danni che sarebbe capace di provocare?
No, a conti fatti è meglio che se ne stia parcheggiato davanti a un monitor a digitare stronzate. Se nessuno se lo caga, è del tutto innocuo.
12 febbraio 2014 23:31 - roberto7266
Mah, io intendevo un lavoro di pubblica utilità.
  COMMENTI
  (Da 1 a 30 di 332) ->   >|