ROMA - Ecco perché la cannabis fa bene. Se non suonasse
come un invito ad assumerne in quantità, potrebbe essere
questo il titolo della ricerca condotta dalla Fondazione
Santa Lucia in collaborazione con l'università di Teramo.
Uno studio che ha scoperto perché la cannabis rallenta i
processi neurodegenarativi in alcune malattie neurologiche.
La scoperta. Gli scienziati hanno evidenziato i meccanismi
cellulari alla base dell'azione neuroprotettiva della canapa
indiana. Il lavoro dei ricercatori italiani è stato
pubblicato sul "Journal of Molecular Medicine". Da diversi
anni ricercatori e medici discutono sul possibile uso della
canapa indiana (Cannabis sativa) e dei suoi derivati, come
l'hashish e la marijuana, per scopi terapeutici in diverse
patologie neurologiche come, ad esempio, la sclerosi
multipla e i traumi cranici e del midollo spinale. Ma la
mancanza di dati sui meccanismi di azione ha sino ad ora
rallentato le possibili applicazioni cliniche. Il nuovo
studio ha permesso, per la prima volta, di caratterizzare i
rapporti tra la stimolazione da cannabis e l'azione di un
composto gassoso ben noto per le sue azioni sulle cellule
del Sistema nervoso centrale (Snc): l'ossido di azoto.
Questa molecola, da decenni al centro dell'interesse dei
ricercatori, è coinvolta nella regolazione di importanti
funzioni del Snc e svolge azioni sia in senso
neuroprotettivo che neurotossico.
I risultati. La ricerca ha dimostrato come, proprio
attraverso i recettori cannabici, e in particolar modo il
recettore cannabico di tipo 2, sia possibile indirizzare gli
effetti dell'ossido di azoto in senso neuroprotettivo o
neurotossico. In conclusione, lo studio permette sia di fare
un ulteriore passo avanti nella comprensione del meccanismo
d'azione attraverso cui il principio attivo della cannabis
esercita la sua funzione neuroprotettiva a seguito di danno
cerebrale, sia di guardare con maggiore interesse all'uso di
queste sostanze in ambito clinico tanto per le malattie
acute che croniche del Snc.
Nuove prospettive. Secondo i ricercatori i risultati dello
studio aprono ora interessanti prospettive in ambito
terapeutico per lo sviluppo di nuovi approcci farmacologici,
utili per patologie di grande diffusione, come l'ictus e la
sclerosi multipla, in grado di "sfruttare" la proprietà
neuroprotettiva dell'ossido d'azoto mediata dall'azione
della cannabis. Lo studio, coordinato da Marco Molinari e da
Mauro Maccarrone, si è avvalso di avanzate tecniche di
biochimica, neuromorfologia funzionale in microscopia
confocale, test farmacologici e valutazione comportamentale
del recupero nel modello animale dopo un danno al sistema
nervoso centrale.
15 maggio 2014 8:00 - ennio4531
Lo spinello divora il cervello.
La marijuana non provoca solo perdita di memoria e
depressione, ma anche schizofrenia e psicosi .
Lo dicono gli psichiatri italiani : un giovane che fuma
cannabis ha i neuroni di un novantenne .
' se magicamente si potesse cancellare la cannabis dal
mondo, avremmo una diminuzione dei casi di schizofrenia del
40% ' .
Lo afferma Giuseppe Ducci direttore del reparto di
psichiatria del San Filippo Neri di Roma.
' Oggi registriamo disturbi psicotici gravi sempre più
precoci.
Abbiamo persone di 24-25 anni che, dopo anni di abusi, hanno
il cervello di un novantenne e un futuro di
lungoassistiti'.
La cannabis produce la sindrome amotivazionale ... Alcuni
arrivano al delirio o all'abulia ...' .
Da Panorama .
14 maggio 2014 16:10 - Cepu
Ricavi in crescita per la vendita di marijuana e forte calo
del tasso di criminalità. Sono questi i risultati
registrati dal Colorado Department of Revenue e dalla
polizia dello stato americano, che per primo, tramite un
referendum a novembre 2012, ha approvato l’uso ricreativo
della droga leggera. Per quanto tra i dati legati ai due
fenomeni non sia dimostrabile alcun nesso diretto, queste
statistiche smentiscono le previsioni iniziali delle forze
di polizia, che dopo il referendum avevano lanciato un
chiaro allarme: i furti e le rapine sarebbero cresciuti a
causa dell’utilizzo libero di droghe leggere. Il consumo
è diventato legale dal 1 gennaio 2014 e, stando ai dati,
hanno trovato riscontro le previsioni di business del
settore. In Colorado, solo nel mese di marzo 2014, gli
incassi hanno infatti raggiunto quota 19 milioni di dollari,
ben 5 milioni in più rispetto a febbraio.
Le statistiche, però, mettono in luce anche un altro
aspetto: a Denver, capitale del Colorado in cui si trovano
gran parte dei negozi che vendono marijuana, il tasso di
criminalità è sceso del 5,6% rispetto allo stesso periodo
del 2013. Rilevanti anche i dati che riguardano le rapine,
scese del 4,8% nel 2014 rispetto all’anno precedente, e
dei furti, che registrano meno 4,7%.
Per quanto sia stato smentito il trend inizialmente previsto
dalla polizia, chi è contrario alla legalizzazione ritiene
sia ancora troppo presto parlare di un calo reale della
criminalità perché prima di 3 o 4 anni “qualsiasi dato
è provvisorio e facilmente confutabile”. Eppure, a
dispetto degli scettici, la legalizzazione in Colorado si è
rivelata finora un esperimento riuscito e non è escluso che
altri stati, oltre a quello di Washington che ha già
approvato il via libera, sposino la stessa linea. In altri
17 stati americani l’uso è consentito, ma solo per uso
strettamente terapeutico. Nessun paese Usa, prima del
referendum del 2012, si era spinto fino alla legalizzazione
per l’utilizzo ricreativo.
23 marzo 2014 8:11 - ennio4531
Forza scr-ivan-o... scendi dalla cattedra .
Aspettiamo il tuo recapito in modo da svuotare i San
Pattinano e trasferire gli ospiti nelle tue braccia
amorevoli .
13 marzo 2014 11:52 - IVAN.
.
*******************************************
LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 5
*******************************************
(Lettera di Giuseppe Maranzano, il figlio di Roberto).
«Mio padre è stato "ospite" di San Patrignano fino al
1989...anno in cui morì.
E non morì per cause naturali, ma a causa delle percosse
ricevute all'interno della comunità.
Una punizione per futili motivi, come sempre capitava.
Questo "giustificava" l'esistenza di reparti punitivi a San
Patrignano.
Vincenzo Muccioli fu condannato per favoreggiamento
nell'omicidio di mio padre, e successivamente avrebbe dovuto
affrontare un nuovo processo con accuse ben più gravi.
Muccioli disse che aveva taciuto per il bene della
comunità...ma guarda caso, se la cosa fosse saltata fuori
subito, sarebbero stati casini per lui, dato che aspettava
la chiusura del processo cosiddetto "Delle catene" proprio
in quei giorni.
Scrivo perchè sono stufo di dover ascoltare sempre parole
sante su Vincenzo Muccioli e il suo operato.
Non mi piace vedere intitolate a lui piazze, vie e
monumenti. Non mi piace che ci sia un francobollo con la sua
faccia stampata.
Non è la rabbia che porta a ribellarmi: da cittadino e
ovviamente persona coinvolta direttamente, non mi va che una
persona condannata per favoreggiamento in omicidio venga
osannato dai media, giornali e persone famose e potenti,
facendo finta di niente.
Ho scritto una lettera aperta a Baudo dopo la puntata di
"Novecento" su Raitre. Da Baudo e dalla RAI, nessuna
risposta.
San Patrignano, interpellata da un paio di giornali locali,
risponde così: solo un silenzio per rispettare la dignità
di una persona colpita da un fatto così drammatico. E
infatti è il silenzio quello che vogliono. Io no.
Io non voglio distruggere nente e nessuno, voglio soltanto
che venga restituita la dignità a mio padre e agli altri
ragazzi che da quella collina non ne sono usciti vivi.»
Giuseppe Maranzano.
.
10 marzo 2014 11:53 - ennio4531
Alcune chicche del ciarlatano fautore del 'laisser faire,
laisser passer' tipico di chi ha fatto del pilatismo il suo
credo nei riguardi di chi cade nella dipendenza a cui si
rivolge in sostanza con questo atteggiamento: pirla,
arrangiati !
2 dicembre 2013 11:37 - roberto7266
Remissione spontanea
Non sempre, non nella totalità dei casi, ma in una
percentuale molto elevata il tossicodipendente arriva alla
remissione spontanea. Questo ovviamente se non muore!! '
10 marzo 2014 9:09 - roberto7266
da www.sanpatrignano.org
"Attualmente gli ospiti della comunità sono circa 1.300.
Dal 1978 a oggi, San Patrignano ha accolto oltre 20.000
persone"
che dire, manco i nazisti avevano tutta 'sta mano d'opera
gratis.
9 marzo 2014 0:22 - ennio4531
Forza scr-ivan-o... scendi dalla cattedra .
Aspettiamo il tuo recapito in modo da svuotare i San
Pattinano e trasferire gli ospiti nelle tue braccia
amorevoli .
8 marzo 2014 10:38 - IVAN.
.
*******************************************
LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 4
*******************************************
(Lettera di una ex "ospite" di S.Patrignano.)
«Rimasi a S.Patrignano quasi un anno e fu un incubo.
Lavoravamo e basta, nessun tipo di assistenza psicologica o
farmacologica (se non per i malati di HIV).
Lavoravamo 9 ore al giorno, in cambio di 5 sigarette e del
pasto cucinato da noi stessi.
Stavi lì 3 anni senza mai uscire, senza un contatto con
gentiori, amici, o con l'altro sesso.
I momenti peggiori erano quando venivano le "comitive" da
fuori (visitatori di associazioni e cose simili) a cui
eravamo obbligati a mostrarci sorridenti e redenti, così
loro dicevano: "Che bravi ragazzi, e che bravo Muccioli che
li ha riportati sulla retta via!"
Bisognava anche fare regali alla Moratti, che veniva col
consorte ogni domenica, o alla moglie di Muccioli. Verso
queste figure c'era una reverenza che loro, paternalisti e
moralizzatori vergognosi, si tenevano ben stretta.
Un paio di anni dopo sono uscita dal problema dell'eroina,
ma non certo grazie al loro aiuto. Ne sono uscita grazie a
una terapia cognitivo-comportamentale, quando mi sono
sentita capita, ascoltata, valorizzata e rispettata come
individuo, non certo come mi facevano sentire a San
Patrignano, cioè una colpevole che doveva redimersi, una
reietta che doveva pagare abbassando la testa e integrandosi
in un loro falso modello di società, alienante e
irreale.
Ancora oggi, dopo più di dieci anni, se ripenso alle
umiliazioni e al tempo buttato via in quel posto, mi viene
da piangere.»
.
7 marzo 2014 11:45 - ennio4531
Franka91, lascia perdere.
Qui lo sanno tutti che il balordo che si firma "Ivan" è
solo uno un balilla che aspira a diventare capomanipolo per
imporre il 'Pensiero Unico '.
Le sue sciocche obiezioni, frutto di fumisticherie
neuronali, sono del tutto FINTE, postate solo per
interrompere lo sviluppo lineare dei discorsi...e queste
interruzioni avvengono anche ogni volta che qualche utente
inesperto si scomoda a rispondere alle sue stupidaggini
senza capo né coda.
Quindi, tu ignora tranquillamente i suoi inutilissimi
"commenti" e concentrati solo sugli utenti in buonafede che
riconoscono la libertà di critica e di pensiero.
7 marzo 2014 7:20 - IVAN.
Franka91, lascia perdere. Qui lo sanno tutti che il balordo
che si firma "ennio4531" è solo un TROLL pagato per
sabotare l'andamento delle discussioni.
Le sue sciocche obiezioni sono del tutto FINTE, postate solo
per interrompere lo sviluppo lineare dei discorsi...e queste
interruzioni avvengono anche ogni volta che qualche utente
inesperto si scomoda a rispondere alle sue stupidaggini
senza capo né coda.
Quindi, tu ignora tranquillamente i suoi inutilissimi
"commenti" e concentrati solo sugli utenti in buonafede.
6 marzo 2014 19:37 - ennio4531
.. i pifferai si sono risvegliati ancora per suonare per
l'ennesima volta solo note false e turpiloqui da
cialtroni..
Migliaia di persone cercano ogni giorno di uscire
dall'inferno della dipendenza e questi zufolanti fanno
spallucce ..
Curioso è il fatto che,quando si parla degli effetti della
droga, la reazione dei consumatori del pattume è similare
all'azione dell' aglio verso i vampiri: insulti,
farneticazioni, sproloqui.
Una cosa è certa : quando un loro sodale cade nella
dipendenza lo mollano .
Anche un pò vigliacchi ... sono .
6 marzo 2014 15:38 - franka91
ma il giova scrive anche su questo sito?? no perchè sembra
di sentir parlare lui leggendo i commenti. IVAN e roberto vi
consiglio di prendere al volo l'offerta fatta dal sig. ennio
(presunto giova),con tutti gli introiti delle comunità
avrete sicuramente un ottimo tornaconto economico (anche se
sulle spalle della povera gente). signor ennio guardi in
faccia la realtà una legge criminogena come quella
partorita dal proibizionismo porta effetti contrari a quelli
auspicati e la storia ce lo insegna. il proibizionismo serve
solo a far arricchire le casse delle comunità di "recupero"
che per gli assuntori di cannabis non capisco a cosa serva
il "recupero", a si dimenticavo le comunità e la
criminalità.. sig ennio se proponessi l'illegalità
dell'alcol (che crea molti più danni) sarebbe d'accordo? se
fosse d'accordo si porrebbe il problema della nascita di un
mercato nero? ed ancora si porrebbe il problema di chi
acquista alcol alla criminalità perchè reputa una legge
criminogena e perchè non vuole cambiare la propria cultura?
poi le chiedo signor ennio ma lei conosce la differenza tra
chi assume cannabis e chi eroina? lei parla come se non si
rendesse conto di quello che dice.. potrei portarle
tantissime esperienze dirette in materia e le assicuro che
quello che lei si immagina è completamente distorto. ah
quasi dimenticavo lei riconduce il pattume ad una pianta..
questa affermazione merita solo una grassa risata!
ahahahahahahahahahahahahahahahahaahhahah!!!!!
pensi solo un po agli effetti che ha avuto la legge 194
sull'aborto magari le schiarisce un po le idee sugli effetti
di una legge che a prima vista potrebbe sembrare un
incentivo a....
5 marzo 2014 14:09 - CHICIVEDE
Ma va là....Muccioli salvatore disinteressato, proprio come
InutilEnnio scrive qui per il solo e semplice (e
disinteressato) gusto di essere insultato.....mica lo fa x
campare, no no no!!!!
Scusa InutilEnnio, porgimi il tuo gomito onanistico....ecco
bravo così....e ora, con slancio, vedi di andartene a
'fan.....
3 marzo 2014 18:19 - roberto7266
Ma guarda guarda che ho trovato:
Ammonizione ufficiale per Narconon Olanda
I funzionari olandesi hanno ammonito Narconon informandolo
che è stato posto sotto "supervisione speciale " e rischia
la chiusura. Verifiche a sopresa sollevano preoccupazioni
per la salute dei pazienti. Di Jonny Jacobsen, giugno 2013.
3 marzo 2014 10:54 - ennio4531
Forza scr-ivan-o...
Aspettiamo il tuo recapito in modo da svuotare i San
Patrignano e trasferire gli ospiti nelle tue braccia
amorevoli .
3 marzo 2014 1:55 - IVAN.
.
*******************************************
LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 3
*******************************************
L'OMICIDIO DI ROBERTO MARANZANO.
Fu uno dei casi giudiziari più clamorosi degli anni '90: un
uomo era stato ucciso, a botte, a San Patrignano, nella
comunità per il recupero dei tossicodipendenti fondata e
diretta in una frazione di Coriano, sulle colline riminesi,
da Vincenzo Muccioli.
Quella comunità era ormai nota a tutti e circondata da
stima; la notizia che vi era stato consumato un omicidio
accese il fuoco delle polemiche, che divampò a coinvolgere
non tanto i diretti colpevoli, quanto piuttosto chi gestiva
quel centro: Vincenzo Muccioli.
Già negli anni '80, San Patrignano era finita sotto i
riflettori per il celebre processo "Delle catene", a carico
di Muccioli e di dodici fra i suoi più stretti
collaboratori, accusati di sequestro di persona e di
maltrattamenti.
Il processo ebbe enorme eco e divise l'Italia in due. Da una
parte, i fautori dei "metodi coercitivi" che andavano
adottati in nome del supremo obiettivo del recupero
terapeutico e della tutela della comunità; dall'altra, chi
sosteneva che tali metodi erano disumani e calpestavano le
libertà individuali.
Nel 1985 il tribunale di Rimini condannò lui e gli altri
imputati, che però vennero assolti in Appello nel 1987.
Trascorsero alcuni anni tranquilli, durante i quali la
comunità di SanPa si allargò fino a divenire quasi una
piccola città, estesa su 25 ettari.
La vita della comunità non fu sconvolta più di tanto
neppure quando, il 7 maggio 1989, venne trovato in una zona
di campagna a Terzigno (Napoli) il cadavere di un suo
ospite, Roberto Maranzano, 36 anni, originario di
Palermo.
La morte risaliva a due giorni prima: qualcuno lo aveva
ammazzato a calci e pugni, e poi aveva cercato di
nasconderlo in quel luogo isolato, nei pressi di una
discarica.
Inizialmente le indagini si indirizzarono verso un
regolamento di conti nell'ambito della malavita, per cause
legate allo spaccio di droga.
La verità era un'altra, ma venne alla luce solo alcuni anni
più tardi.
Nel gennaio 1993 Fabrizio Lorandi, un altro ospite di San
Patrignano, raccontò a un magistrato che Maranzano non era
fuggito dalla comunità, ma era stato ucciso a botte
all'interno di essa. Per la precisione, nella macelleria
della comunità, dove lavoravano sia Lorandi sia Maranzano.
Quindi i colpevoli dovevano essere cercati fra gli altri
ospiti.
Ma come poteva uno di questi ospiti sparire di colpo senza
che nessuno se ne accorgesse? E quel pestaggio, così
violento provocare la morte di Maranzano, possibile che
fosse passato inosservato? Cosa succedeva davvero a San
Patrignano?
La comunità veniva così travolta da un altro scandalo.
Muccioli all'inizio dichiarò: «Il fatto in sé mi sembra
impossibile. Tutti i ragazzi appartenevano al reparto
macelleria, che si trova accanto alle cucine. È impossibile
che una loro assenza prolungata non sia stata notata. E poi
in tutto questo tempo nessuno che sia venuto a dirlo a me.
Mi sembra assurdo che un intero gruppo non abbia mai detto
niente.»
In effetti, per quasi quattro anni l'omicidio di Roberto
Maranzano rimase una verità ben celata. E quando intervenne
la testimonianza di Fabrizio Lorandi, le responsabilità di
Muccioli parvero evidenti: Muccioli doveva aver saputo
cos'era successo quel 5 maggio del 1989.
In un primo tempo, il leader di SanPa disse di non sapere
nulla di quanto aveva raccontato Lorandi, e di aver appreso
della sua deposizione dai giornali. Due giorni dopo, però,
ammise al procuratore Franco Battaglino di essere stato
subito informato del delitto, ma sotto il vincolo del
segreto accordato agli stessi ragazzi della comunità; per
questo non aveva denunciato il fatto.
Poi corresse ancora la sua versione, dicendo di aver saputo
dell'omicidio solo mesi dopo.
È chiaro che a ogni versione di Muccioli corrispondeva una
sua diversa responsabilità in quanto accaduto.
Ma gli inquirenti volevano dare una risposta anche ad altri
inquietanti interrogativi emersi dalle indagini dopo le
rivelazioni di Fabrizio Lorandi:
Era vero oppure no che il reparto dove Maranzano era stato
pestato a morte, la macelleria-porcilaia di San Patrignano,
era considerato un "reparto punitivo" all'interno della
comunità, al quale erano assegnati i più
indisciplinali?
E gli autori del pestaggio erano una "cellula impazzita", o
la violenza in quella comunità era una sorta di prassi?
La svolta nelle indagini seguita al racconto di Lorandi
sollevò una nuova ondata di sospetti sulla comunità e su
quello che vi succedeva.
La magistratura di Rimini procedette con l'arresto di 8
persone per omicidio preterintenzionale.
Venne appurato che all'epoca del delitto nel reparto
macelleria lavoravano una quindicina di persone, il cui
responsabile era ALFIO RUSSO. Negli interrogatori Russo
negò ogni addebito, anzi disse che il pestaggio non era mai
avvenuto.
Al contrario, un altro degli arrestati, Giuseppe Lupo (uno
degli aiutanti di Russo), confermò la dinamica
dell'omicidio ricostruita sulla base delle dichiarazioni
rese dal "supertestimone" Lorandi.
Maranzano subì un primo pestaggio il 4 maggio, mentre era
sotto la doccia. L'aggressione poi rivelatasi mortale
avvenne invece il mattino successivo.
Lupo riferì poi che subito dopo la morte di Maranzano,
Alfio Russo si era recato a casa di Muccioli. Questo
particolare fu confermato dalla testimonianza di un altro
degli arrestati, Ezio Persico.
Lupo confessò anche di aver guidato lui l'auto sulla quale
fu trasportato il cadavere di Maranzano fino a Terzigno
(distante circa 600 chilometri dalla Comunità). Sull'auto,
oltre a Lupo, c'era Persico.
Le indagini accertarono che tutti gli ospiti assegnati al
reparto macelleria dormivano in una camerata comune; quindi
già le conseguenze del primo pestaggio non sarebbero potute
passare inosservate. Inoltre, dopo che Maranzano era morto,
più di una persona aveva visto Russo correre da Muccioli
per informarlo. Inevitabilmente, per quest'ultimo scattò un
avviso di garanzia per favoreggiamento.
L'autopsia accertò che a causare la morte di Maranzano era
stata una «compressione prolungata con frattura dell'osso
ioide»: quindi non un colpo solo aveva spezzato il collo
dell'uomo, ma una serie di colpi, sferrati presumibilmente
da più persone.
Il procuratore Battaglino avanzò altri sospetti sulla
vicenda, che chiamavano direttamente in causa Muccioli.
Alla vigilia di un interrogatorio a Muccioli, Battaglino
dichiarò: «Chiederò chiarimenti sulla gita che alcuni dei
giovani che lavoravano nella macelleria fecero nel Pesarese
proprio durante i primi controlli dei carabinieri nella
comunità pochi giorni dopo la scoperta del cadavere.
Inoltre cercherò di farmi spiegare perché gli stessi
carabinieri furono portati a ispezionare stanze diverse da
quelle che avevano chiesto di vedere.»
Il quadro accusatorio per Muccioli andava aggravandosi:
quando si arrivò al processo (autunno 1994) doveva
rispondere, oltre che di favoreggiamento, dell'accusa
alternativa di omicidio colposo.
E nei giorni del dibattimento, cominciato il 17 ottobre
1994, gli inquirenti ascoltarono una serie di testi
spontanei, tutti ex ospiti di SanPa, che raccontarono di
violenze avvenute all'interno della comunità, di raid
punitivi, di suicidi sospetti e persino di un finanziamento
illecito al PSI.
Tutti questi fatti indussero il pm Battaglino a chiedere il
cambio di imputazione per Muccioli da omicidio colposo ad
abuso dei mezzi di correzione sfociati in omicidio: un reato
più grave, con pena prevista tra i 12 e i 20 anni di
reclusione, che avrebbe comportato l'interruzione del
procedimento e il suo trasferimento davanti alla Corte
d'Assise. Il Tribunale di Rimini però respinse la
richiesta.
Il 26 ottobre spuntò un'audiocassetta che recava la
registrazione di una conversazione tra Muccioli e il suo ex
autista, Walter Delogu.
In quella registrazione Muccioli, parlando di uno dei
testimoni dell'omicidio, diceva: «Bisognerebbe fargli
un'overdose, farlo sparire in modo che sembri un
incidente», e altre frasi simili.
Muccioli dapprima negò di aver mai pronunciato quelle
parole, poi ammise dopo che la cassetta fu ascoltata in
aula.
Muccioli sostenne di aver detto quelle parole per provocare
Delogu, per vedere dove voleva arrivare, e spiegò: «Sono
stato ricattato da Delogu al quale ho dato 150 milioni. Non
l'ho denunciato per evitare traumi e destabilizzazioni agli
ospiti della comunità».
Al termine del processo, il 15 novembre 1994, Vincenzo
Muccioli fu condannato a otto mesi di reclusione per
favoreggiamento personale, ma assolto dall'imputazione di
omicidio colposo "per non aver commesso il fatto".
Nella motivazione della sentenza (firmata dal giudice
Concezio Arcadi), si legge che è probabile che Muccioli
abbia saputo quasi subito dell'omicidio, ma che il suo
"comportamento antigiuridico" (tacere il fatto e sviare le
indagini dei carabinieri) va ricondotto al desiderio di
difendere la comunità dai possibili danni che nell'azione
giudiziaria (e al collegato clamore suscitato) sarebbero
sicuramente conseguiti.
Se Muccioli venne condannato per l'accusa di favoreggiamento
personale lo si dovette alla testimonianza del maresciallo
dei carabinieri di Terzigno, Mario Inverso, che subito dopo
aver trovato e identificato il cadavere di Maranzano, si
recò a San Patrignano per ispezionare stanza ed effetti
personali della vittima, ma fu portato in un dormitorio
diverso. Inoltre, dalla comunità erano stati
“prudentemente” allontanati gli ospiti ritenuti più
deboli: per l'occasione infatti San Patrignano organizzò
una gita a Botticella (Pesaro), una comunità "satellite" di
San Patrignano.
Evidentemente la Corte diede poco credito ai tre
testimoni-chiave presentati dall'accusa (rappresentata in
aula dal PM Battaglino); infatti il giudice Arcadi scrive:
«Molti dei testimoni addotti figuravano tossicodipendenti o
ex tali, così che la loro deposizione poneva particolari
problematiche. [...] Walter Delogu, Roberto Assirelli e
Patrizia Ruscelli (tutti testimoni ascoltati durante il
processo) hanno denunciato nel corso dei rispettivi esami
gravi motivi di contrasto di natura personale col
Muccioli.»
Per quanto riguardava invece l'accusa di omicidio colposo,
il giudice Arcadi faceva notare come non esistesse il "nesso
di causalità" tra la morte di Maranzano e l'operato di
Muccioli.
Per condannare Muccioli si sarebbe dovuto dimostrare
l'esistenza (sostenuta dall'accusa) di un reparto punitivo
che fosse stato davvero concepito come tale, e che a capo vi
fosse stato realmente messo un picchiatore (Alfio Russo). Ma
questo non era stato dimostrato, perché «Alfio Russo
all'inizio era diverso, buono...e sarebbe "impazzito"
all'improvviso senza che Muccioli potesse rendersene conto.
In secondo luogo, non risponde a verità che al reparto
macelleria fossero inviati solo ospiti che si riteneva
richiedessero un trattamento punitivo.»
Nella motivazione si accennava infine alla cassetta
registrata da Walter Delogu, e si notava come il dialogo
fosse avvenuto tra «due protagonisti in condizioni
psicofisiche molto differenti: vigile e lucido il Delogu,
che insieme guidava e parlava, e distratto e in evidente
stato di torpore il Muccioli, che sonnecchiava durante un
viaggio di ritorno in auto.
In ogni caso, per il giudice Arcadi quel dialogo non
sembrava di particolare importanza per il giudizio.
Di parere opposto fu la Procura di Rimini, che ricorse in
Appello.
All'inizio del 1995, la Procura generale di Bologna chiese
la nullità della sentenza di primo grado, nullità derivata
dalla mancata modifica del capo di imputazione da omicidio
colposo ad abuso dei mezzi di correzione sfociati in
omicidio.
La Corte d'Appello di Bologna annullò la sentenza del
processo separato in cui Alfio Russo era stato riconosciuto
colpevole di omicidio preterintenzionale, e trasmise gli
atti alla Procura di Rimini per la diversa e più grave
ipotesi di omicidio volontario in concorso con altri ospiti
della comunità.
Concluso il processo a carico di Muccioli, le indagini della
Procura riminese proseguirono e si estesero ad altre ipotesi
di reato.
Nel frattempo, però, la Procura di Milano archiviò
l'inchiesta sul finanziamento illecito al Psi, e quella di
Pescara fece altrettanto per il suicidio ritenuto sospetto
di una ragazza ospite della comunità "satellite" di San
Patrignano nella provincia abruzzese.
Vincenzo Muccioli passò poi al contrattacco e presentò
alcuni esposti alla Procura di Firenze in cui accusava il
procuratore Battaglino di violazione del segreto
istruttorio. Ad essi si aggiunsero due denunce dell'avvocato
Carlo Taormina, nuovo difensore di Muccioli, in cui si
ipotizzava l'esistenza di una lobby politico-giudiziaria
riminese che avrebbe agito contro il fondatore di San
Patrignano.
Dal ciclone giudiziario che si era abbattuto su di lui,
Muccioli usciva stremato e profondamente prostrato. Una
grave forma di debilitazione psicofisica lo colpì, fino a
causarne la morte, sopraggiunta in quello stesso 1995.
Restavano ancora da definire le responsabilità degli
assassini di Maranzano.
Alfio Russo (che una perizia psichiatrica aveva definito
seminfermo di mente) e Giuseppe Lupo furono condannati nel
1997 rispettivamente a 14 e a 7 anni di reclusione per
omicidio preterintenzionale (il terzo imputato, Ezio
Persico, era nel frattempo deceduto).
Per la pubblica accusa, invece, Maranzano fu ripetutamente
colpito a morte perché si lamentava di precedenti pestaggi
subiti a causa di episodi di indisciplina.
Nel processo di secondo grado davanti alla Corte d'Assise
d'Appello di Bologna, Russo e Lupo accettarono l'imputazione
per omicidio volontario, accogliendo la proposta del
procuratore generale Giuseppe Mattioli, e patteggiarono una
condanna a 10 e 6 anni.
.
20 febbraio 2014 12:52 - roberto7266
giovedì 16 gennaio 2014
Nfl apre a marijuana per scopo terapeutico
La lega professionistica di football americano sta pensando
ad aprire alla cannabis per alleviare il dolore causato agli
atleti dagli incidenti durante le partite
NEW YORK - Autorizzare i giocatori a usare la marijuana a
scopo terapeutico: è la mossa sorprendente a cui sta
pensando la Nfl, la principale lega professionistica di
football americano. I suoi vertici sono convinti che la
cannabis sarebbe meglio dei farmaci antidolorifici
attualmente presi dagli atleti. Una proposta choc, che
arriva in vista del prossimo Superbowl che si terrà il 2
febbraio a New York. Si tratterebbe infatti di una vera e
propria svolta per il mondo dello sport, dove prima d'ora
mai si era parlato della possibilità di permettere l'uso
della cannabis per alleviare il dolore causato agli atleti
dagli incidenti durante le partite. E se molti osservatori
sono rimasti sorpresi dall'annuncio del commissario della
Nfl, Roger Goodell, per altri si tratta dell'ultima
frontiera della liberalizzazione made in Usa delle droghe
leggere, dopo l'apertura dei primi 'coffee shop' in
Colorado. In particolare, alla rete tv Espn, Goodell ha
detto che il divieto sull'uso della cannabis a scopo medico
potrebbe essere eliminato in futuro, a partire dagli Stati
Usa in cui la marijuana è stata già legalizzata.
Attualmente l'uso della marijuana è proibito dal contratto
collettivo della Nfl.
19 febbraio 2014 18:36 - ennio4531
Forza roberto ....
Aspettiamo il tuo recapito in modo da svuotare i San
Patrignano e trasferire gli ospiti nelle tue braccia
amorevoli .
19 febbraio 2014 10:55 - rastapasta
Corriere di oggi:
http://video.corriere.it/io-nata-cresciuta-san-patrignano-ra
cconto-quella-ferocia/77380e06-987d-11e3-8bdc-e469d814c716
19 febbraio 2014 10:02 - roberto7266
La collina degli spiriti
Negli anni settanta Vincenzo Muccioli lavorava come
albergatore all’hotel Stella polare di proprietà della
moglie, signora Antonietta, che a sua volta l’aveva
ereditato dai genitori.
Per essere precisi Muccioli un lavoro vero e proprio non ce
lo aveva mai avuto anche per l’agiata posizione economica
che il padre, assicuratore e proprietario terriero, aveva
raggiunto in quel di Rimini. E chissà, fu forse per
ingannare la noia di una vita monotona che non riusciva a
frenare il suo bisogno di evadere dalla normalità, che
Vincenzo si avvicinò seppur tiepidamente alle pratiche
medianiche, con l’aiuto di un suo amico, Luciano Rossi. Fu
solo più tardi però, ormai quarantenne, che scoprì di
possedere doti da medium e di essere in grado di captare
messaggi extrasensoriali.
La cosa doveva essere di grande impatto emotivo (Muccioli
durante le sedute andava in trance e identificandosi col
Cristo predicava la comunione dei beni) perché nel giro di
poco tempo quei pochi che assistevano diventarono sempre
più, fino a costituirsi in un gruppo, il Cenacolo che si
trasferì sulla collina benedetta di S. Patrignano, di
proprietà di Vincenzo, dove tutti insieme si coltivava la
Vigna del Signore. E poiché Muccioli predicava vita umile e
povertà i proventi di questo lavoro, rigorosamente
gratuito, sarebbero stati devoluti ai bisognosi. Risulta
superfluo precisare, a questo punto, che gli adepti del
Cenacolo venivano invitati a privarsi dei loro beni terreni
e a rinunciare alle tentazioni della carne.
Un po' meno, invece, che per stupire gli spettatori Vincenzo
si presentasse con graffi sul costato e i piedi, annunciando
loro di avere le stimmate.
«L’ho visto attraverso una finestra mentre si praticava
dei tagli sulle mani con un trincetto per la pelle, prima di
una seduta medianica» dichiarerà in tribunale Lino
Grossi.
Come sempre in questi casi i più suggestionabili non
riuscivano a dare a queste esperienze la giusta dimensione e
finivano per cadere in uno stato di dedizione assoluta che
si rifletteva negativamente persino sulla loro vita
familiare.
«Sono convinta che mio marito sia stato plagiato dal
Muccioli e che costui l’abbia messo contro di me» é la
dichiarazione rilasciata al giudice istruttore da una donna,
Maria Teresa Tusino che nel ‘78 sporse denuncia contro il
marito, Giulio Canini, che l’aveva picchiata per il suo
rifiuto a che il figlioletto lo seguisse in comunità.
Giulio Canini é morto suicida qualche anno dopo per cause
non del tutto chiare e sembra lasciando un diario che non é
mai stato ritrovato.
Nel frattempo la Vigna del Signore andava sempre meglio e
diventava sempre più affollata anche da quei
tossicodipendenti che cominciavano ad arrivare per farsi
curare.
Evidentemente però, non tutti gli adepti dovevano essere
così sprovveduti perché alla richiesta di due loro, Bruno
Camosetti e Guerrino Pieri, di vederci chiaro
sull’effettiva destinazione dei proventi della Vigna dove
si allevavano anche cani, cigni e pollame, l’autorità
giudiziaria arrivò a dimostrare che unici beneficiari di
alcuni degli assegni rintracciati erano stati Muccioli e sua
zia Serafina.
Ormai, però, l’attività principale di S. Patrignano era
quella di centro d'accoglienza per i tossicodipendenti che
arrivavano a supplicare assistenza e l’iniziale piccola
Vigna del Signore é oggi diventata un’estensione di 220
ettari di terreno dove 2189 tossicodipendenti e non,
fatturano, con le varie attività produttive, circa 22
miliardi annui: laboratori di falegnameria, la tristemente
nota pellicceria, allevamenti di ogni genere (quello con i
300 purosangue da gare internazionali é considerato il
migliore d’Europa, ma dei cavalli ne riparleremo) e
perfino un ospedale all’avanguardia per la cura dei malati
di Aids inaugurato nientepopodimeno che da tre dei ministri
del governo Berlusconi (Costa, sanità; Guidi, famiglia;
Biondi, giustizia). Un vero e proprio marchio di garanzia
per la struttura, peccato che la stessa sia stata costruita
in gran parte abusivamente. Ma niente paura; non può certo
una quisquilia del genere fermare il guru di S.
Patrignano.
E qui entra in gioco un altro aspetto dell’inesauribile
Vincenzo: le amicizie influenti. Il 24 settembre 1994 al
Comune di Coriano, di cui SanPa é frazione, arrivano,
presentate dal geometra della comunità, Sergio Pierini,
trentuno richieste di sanatoria per abuso edilizio
perpetrato, guarda un po', proprio quando del Comune era
Sindaco (PCI) lo stesso Pierini. Il perché, poi, della
richiesta a che le pratiche fossero protocollate
immediatamente, si capirà solo quando, tre giorni più
tardi, arriverà un decreto approvato dal consiglio dei
ministri che conferisce agli edifici adibiti a comunità
terapeutiche e a quelli per l’inserimento sociosanitario
nelle stesse, la qualifica di opere pubbliche indifferibili
e urgenti che pertanto sono esonerate dal pagamento degli
oneri di concessione oltre alla possibilità di una loro
realizzazione in deroga agli strumenti urbanistici.
In soldoni : Vincenzone avrebbe potuto, d’ora in poi,
costruire tutto quanto voleva senza alcun permesso,
risparmiare i circa quattro miliardi che avrebbe dovuto
versare per il condono degli abusi già fatti e, di fatto,
dunque, condonare l’intera S. Patrignano, compresa la sua
villa, alla quale torneremo comunque fra poco. Muccioli,
quindi, sapeva almeno tre giorni prima della sua firma,
dell’esistenza del decreto legge; questo, chiaramente
nella più innocente delle ipotesi.
Ma le sue amicizie non si fermano certo a quelle arcinote,
politiche: Craxi, De Lorenzo, Benvenuto (che addirittura si
vanta di averci fatto un Primo Maggio a SanPa), ma anche e
soprattutto giornalisti, o meglio chi a una parte di loro
dà lavoro: Letizia Moratti, presidentessa della Rai e
moglie di quel Gianmarco Moratti, petroliere, assieme al
quale trascorre i suoi fine settimana proprio nella
comunità in una villa accanto a quella del guru. E con
questo credo di aver fugato anche i vostri ultimi, più
ostinati dubbi, sul perché di tutta la piaggeria che la
televisione di Stato (!) ci ha vomitato addosso ogni
qualvolta si é toccato il tasto-Muccioli, negli ultimi
tempi.
Ma eccoci alla villa: «Una villa principesca. Una villa di
circa 1500 metri quadri, con un grande parco recintato, con
fagiani, galli cedroni, fenicotteri rosa. Una volta
c’erano anche i daini. E una gabbia con le pantere. In
cantina c’é la Jacuzzi, l’acquario di pesci tropicali,
la sauna, la cantina di vini pregiati del figlio, il caveau
blindato. Per non parlare del parco macchine: suo figlio
Andrea la Mercedes 300 e lo scooterone Honda, suo figlio
Giacomo la Porsche Carrera cabrio e la Bmw K100 oltre ad una
Range Rover per le gare di autocross.
Lui, Vincenzo, girava con la Mercedes 600, la moglie con una
Bmw 318 familiare. E infine il personale di servizio.
C’era un maggiordomo in livrea che serviva il the su
vassoi d’argento e in guanti bianchi. E cinque fra
cameriere e stiratrici». A parlare é Roberto Assirelli,
testimone contro Muccioli al processo per il delitto
Maranzano. Ha lavorato tredici anni a SanPa dove é entrato
come tossico e ne é uscito guarito: oggi é assessore PDS
al bilancio e alla cultura al comune di Coriano.
A onor del vero va precisato che Muccioli aveva regalato
tutti i beni immobili di appartenenza della comunità alla
Fondazione S. Patrignano, nata sul finire del 1985, qualche
mese dopo la sua condanna nel 6/2/85 per gli incatenamenti e
prima dell’assoluzione in appello il 28/11/87. Col trucco,
però, niente paura.
L’art. 11 dello statuto recita: «se entro tre anni dal
riconoscimento della personalità giuridica (cioè entro il
26 marzo 1994), il patrimonio della fondazione supera la
soglia dei quattro miliardi la casa potrà ritornare di
proprietà dei figli se ne faranno richiesta entro il 2001.
Richiesta da inoltrare al Presidente della Fondazione»,
cioè Muccioli stesso! (per la cronaca, oggi SanPa è
valutato oltre 30 miliardi). E i macchinari, i beni mobili,
i famosissimi cavalli, di chi sono?
Già, i cavalli.
Per loro Vincenzo non ha mai badato a spese: si dice che
Wejawey sia stato acquistato per due miliardi e trecento
milioni mentre Kassandra per soli due miliardi. E Roberto
Assirelli ha detto che per acquistare purosangue veniva
spedito in giro per l’Europa, con i soldi nascosti in un
doppio fondo delle auto che venivano all’uopo preparate
per la comunità in un autosalone di Milano; ma che
c’entra questo con il recupero dei tossicodipendenti?
18 febbraio 2014 18:05 - ennio4531
Roberto, maestro nel copia/incolla senza citare la fonte,
non fornisce il suo indirizzo per accogliere gli ospiti
delle comunità di recupero le quali avranno tutti i difetti
di questo mondo , ma rappresentano per migliaia di persone
l'unico appiglio per avere un aiuto.
Poi ci sono personaggi buffi che sostengono che di fatto il
problema dei tossicodipendenti non esiste in quanto trattasi
di una questione semplicemente culturale e che quindi ce se
ne deve lavare le mani.
Ricorda molto le tesi di decenni fa quando si sosteneva che
la pazzia era semplicemente il prodotto di una società
iniqua e che quindi i 'manicomi' andavano chiusi in quanto
le soluzioni andavano cercate a monte della società.
Il problema fu scaricato per intero sulle spalle delle
famiglie che ne pagarono un prezzo altissimo in più di un
caso anche con la vita.
18 febbraio 2014 12:14 - roberto7266
La comunità terapeutica
Tratto delle comunità, nella pagina introduttiva di questa
sezione non perchè le abbia particolarmente in odio. Tratto
di esse perchè permettono facilmente di capire la questione
droga, o comunque di averne una visione più corretta.
La comunità terapeutica nasce per dare risposta alla
richiesta di aiuto delle famiglie che vivono al proprio
interno il problema della tossicodipendenza. Gestite per la
maggior parte dai preti hanno quasi sempre una visione
"mistico/religiosa" del problema. La droga è male, il
tossicomane è un peccatore! Come tale lo si deve "salvare "
dalla sostanza (il male) e da se stesso insegnandogli a
vivere, visto che lui da solo non lo sa fare. Quanto sia
aberrante questa idea alcuni lo capiranno da soli. Per gli
altri passerò a qualche esempio. Nessuno di voi ha un
vizio? Magari innocente, banale? Io dico di si! Tutti, ma
proprio tutti abbiamo una dipendenza. Il sesso, l'alcol, i
medicinali, la droga, la nutella, la TV, il tabacco, il
caffè.
Ora poniamo che siete un tabagista, il termine corretto è
questo, ad un certo punto per una serie di motivi il tabacco
diviene illegale. Cosa succederebbe ? Che un sacco di gente
continuerebbe a fumare al mercato nero e sarebbe costretto a
violare la legge. Per effetto del proibizionismo, i prezzi
salirebbero alle stelle. Chi non potrà permettersi quei
prezzi e non avrà comunque la forza di smettere cosa farà
? Incomincerà a rubare a mentire, finendo in una spirale
senza ritorno. L'unico aiuto che troverà sarà quello di
una comunità per tabagisti che pretenderà di insegnarvi il
modo corretto di vivere, in quanto voi siete un deviante,
avete trasgredito la legge, siete un emarginato...Voi che
avete vissuto per 40/ 50 anni nella completa onestà, siete
finiti in una merdosa comunità perchè un politico coglione
di turno ha deciso che il vostro vizio non è permesso. "Il
suo vizio si, il vostro no!"
Ecco provate a vederla in questo modo e poi ripensate alla
droga, alle comunità e alla pretesa di insegnare a vivere a
qualcuno. Chi è che può dire che la sua vita è il modello
da seguire e quella degli altri è sbagliata? Chi stabilisce
i modelli corretti? Solo chi è fanaticamente religioso può
credere una cosa del genere.
Il concetto di droga è frutto della cultura non un
comandamento scritto in qualche tavola. Provate a dire agli
indios colombiani che la foglia di coca è una droga. E
l'alcol che pure è una droga potentissima, universalmente
riconosciuta come tale, entra nell' eucaristia (il vino come
sangue). Fino a 100 anni fa la coltivazione della cannabis
non solo era legale, ma veniva incentivata dato che
produceva una fibra tra le migliori ancora oggi. Nel 1700
addirittura i contadini che non coltivavano almeno una parte
del loro appezzamento a canapa, venivano multati. L'oppio è
stato oggetto di commercio legale e di guerre per secoli.
Del laudano (tintura alcolica di oppio) si è fatto un uso
universale nella farmacopea dal 700 al 900. Per milioni di
musulmani l'alcol è proibito ma non l'hashish. Quindi il
concetto di roga varia ala variare della cultura, del tempo,
del contesto. Ma vediamo cosa si fa in una comunità. La
maggior parte sono basate sull'ergoterapia, con regole
rigidissime: sigarette contate, orari di lavoro massacranti,
poche visite, niente uscite, libri controllati, posta
controllata, telefonate controllate. Non è un caso che
molti ragazzi assegnati dal tribunale ad una comunità
abbiano preferito il carcere!
Il massimo esempio di ciò è la comunità più famosa: S.
Patrignano, dove il fondatore Vincenzo Muccioli, prima
santone, mago, poi guaritore di drogati, esasperando il
concetto di insegnare a vivere, riteneva lecito legare con
catene chi intendeva lasciare la comunità e non si
assoggettava alle regole; riteneva lecito esercitare
punizioni corporali. Cosi di punizione in punizione si
arrivò all'omicidio di un ragazzo, cosa per la quale
Muccioli fu arrestato!
Altro esempio nefando è la comunità Saman , dopo la morte
di Rostagno è divenuta un impero, con fatturato
miliardario, condotta dall'oscuro Cardella. Perchè? Lo
stato ha delegato alla chiesa e ad alcuni privati la
gestione delle comunità. Non dettando regole precise a
salvaguardia della dignità delle persone, mantenendo il
controllo dei Sert, ma facendoli funzionare male, ha fatto
passare l'idea che il metadone era un palliativo che non
risolveva il problema, e l'unica risposta seria fosse la
comunità. Alcuni in buona fede, altri non tanto, si
lanciano nel settore. Si hanno contributi dallo stato o
dagli enti locali, spesso dai genitori, disposti a tutto per
risolvere un problema troppo grosso per loro. Basandosi
quasi sempre sul lavoro che dovrebbe restituire dignità,
hanno la possibilità di ricorrere a manodopera a costo
zero!
Sempre S. Patrignano è attivissima nell'allevamento, nel
settore vinicolo, nella falegnameria. In alcune di queste
attività è molto conosciuta. Cacchio quale azienda può
contare su manodopera a costo zero? Bell 'esempio di mercato
drogato! Alla faccia della dignità del lavoro, che per
essere davvero dignitoso deve avere una paga adeguata!Cosi
si chiude il cerchio della droga. Lo stato fa una politica
proibizionista, cosa che induce il soggetto eroinomane a
tutta una serie di ricatti, a diventare un delinquente, un
emarginato. Qualcuno guadagna dalla sua disperazione. Cosi
quando lo si vuole " salvare " lo si manda in una comunità
dove subisce un 'altra serie di ricatti e qualcun'altro, o
sempre gli stessi, guadagnano ancora sulla sua disperazione.
Anche qui viene da chiedersi: come mai tutti gli esponenti
del mondo delle comunità sono ferocemente proibizionisti?
Chiaro che perderebbero la torta se la droga divenisse
legale. Nessuno più sarebbe costretto a rinchiudersi in una
comunità. Lo si farebbe solo su base volontaria e
cesserebbe quindi il loro ricatto e lo sfruttamento.
Ma poi sono davvero utili le comunità? In Italia non c'è
uno studio serio, che sia uno su questo mondo.In altri paesi
le comunità sono ormai desuete perchè si è capito che non
danno grandi risultati ed il mondo della droga è
profondamente cambiato. Non hanno mai pubblicato relazioni
riscontrabili, numeri che facciano chiarezza sul fenomeno.
Se non quelli editi dalle stesse comunità e che non hanno
validi strumenti di controllo della bontà di quei numeri.
Leggendoli si rimane sbalorditi. Migliaia di ragazzi passati
per questi istituti. Ma passati non significa "salvati".
Quanti hanno completato il "trattamento"? Fra questi quale
percentuale di ricadute esisteva ? A quanti anni di distanza
vengono ancora monitorati? E fra quelli che l'hanno
abbandonato? Questi numeri poi si dovrebbero confrontare con
quelli dei Sert e con quelli della Svizzera sulla
somministrazione controllata, con le remissioni spontanee.
Allora incomincerebbero ad avere un valore. Cosi valgono
meno di zero. Tra l'altro l'esperienza ed uno studio fatto
presso un Sert della Campania mi fa dire due cose con una
sicurezza abbastanza alta. Gli interventi prematuri, cioè
quando il soggetto eroinomane è ancora in fase di " luna di
miele" sono quasi sempre inutili se non controproducenti.
Inutili in quanto nella fase di luna di miele l'eroina è
totalizzante, madre, amante, sorella, amica, la sensazione
di benessere e di onnipotenza dell'eroinomane non è
sostituibile e paragonabile con nient'altro ed egli non vi
rinuncerà. Anche costretto con la forza ritornerà
inevitabilmente all'eroina appena potrà. Altrimenti quelli
che finiscono in carcere, magari dopo diversi anni di
reclusione, non dovrebbero avere più problemi. Ed invece la
quasi totalità appena esce corre a comprare una dose come
primo gesto da uomo libero!Controproducenti perchè il
fallimento, se non i ripetuti fallimenti, costituiranno una
memoria difficile da cancellare quando il soggetto arriverà
alla fase di rifiuto della sostanza, costruendo l'idea
spesso falsa che dalla droga non si esce. Invece fra i
tossicodipendenti con un'esperienza di droga alle spalle di
svariati anni ( 8/15) la remissione spontanea, se non
sopravviene la morte, è altissima. L'eroinomane dalla fase
di amore totale, passa alla ripulsa, quindi ad un odio
profondo. In questa fase opportuni interventi possono essere
davvero d'aiuto. sarebbe però importante che i soggetti
arrivassero a questa fase, conseguendo i minori danni
possibili. Con una corretta informazione, la
somministrazione gratuita di siringhe, in alcuni casi la
somministrazione diretta di droga, si farebbe si che
arrivassero alla fase di distacco senza avere malattie
serie, con la fedina penale pulita, con un a rete di
relazioni ancora possibile. E' intuitivo che un eroinomane
dopo dieci anni di droga, magari sieropositivo o con un
epatite cronica, senza più alcuna relazione soddisfacente,
con la fedina penale molto problematica,senza uno straccio
di lavoro ne la possibilità di averne uno data la sua
situazione (malattie e carichi penali) avrà magari poche
motivazioni per venirne fuori, probabilmente si lascerà
andare perchè il tornare a vivere comporta sacrifici troppo
grossi e risultati scadenti!
18 febbraio 2014 11:11 - ennio4531
Forza scr-Ivan-o ...
Aspettiamo il tuo recapito in modo da svuotare i San
Patrignano e trasferire gli ospiti nelle tue braccia
amorevoli .
18 febbraio 2014 1:35 - IVAN.
.
*******************************************
LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 2
*******************************************
L'ex autista: «MUCCIOLI MI MANDAVA ALL'ESTERO CON L'AUTO
IMBOTTITA DI MILIARDI.»
Walter Delogu, 38 anni, ex autista di Muccioli, ha appena
appreso delle controaccuse di Muccioli a proposito della
famigerata cassetta e dei suoi duplicati. Quale è la sua
versione?
«Ah, io sarei un ricattatore e un provocatore? Muccioli
deve smetterla con questi colpi bassi, perché anche io
potrei rispondere con la sua stessa moneta. Ad esempio: una
guida come lui non manda allo sbaraglio la gente che ha
salvato dalla droga con i soldi messi nei doppifondi delle
auto, facendogli passare le frontiere col rischio di essere
arrestati, come è accaduto a me in Francia. Ho girato con i
miliardi della comunità e poi mi sarei limitato a
chiedergli 150 milioni?! Ma dai. Se l'avessi voluto
ricattare, avrei preteso 1 o 2 miliardi, che per lui sono
come 100 lire.»
- Come entraste in contrasto?
«Dopo la morte di Maranzano, Muccioli perse completamente
la testa e il controllo della macelleria. Nessuno voleva
più restare lì. Un giorno convocò a casa sua il gruppo
(diretto allora da Lorandi) e chiese a ciascuno in quale
reparto volesse essere trasferito. Rimproverò Lorandi, che
aveva bevuto, ma questi replicò a Muccioli: "Non ho fatto
niente di male, ma qualunque cosa anche avessi fatto, io
almeno non ho ucciso mai nessuno". Muccioli restò di
ghiaccio, mandò via tutti e ci fermammo io e lui. A me
disse: "Morisse, quel bastardo..."»
- Torniamo ai 150 milioni...
«Ero stanco dei suoi metodi. Nella primavera del '92
litigammo violentemente: mi aveva offeso perchè dopo un
lungo viaggio, nel corso del quale avevo acceso l'aria
condizionata dell'auto su suo ordine, gli erano venuti dei
dolori. Un motivo ridicolo. Lo affrontai all'uscita della
scuderia: "Il nostro rapporto è degenerato, me ne voglio
andare". Avevo lavorato per otto anni a un milione al mese,
perciò invitai Muccioli a mantenere quello che da 3 anni mi
prometteva: un aiuto per comprarmi una casa. E lui rispose:
"Se vuoi andare, vai". Io replicai: "Ah no, non mi tratti
come Marcone [un ospite della Comunità ora deceduto],
buttato via con 500.000 lire dopo una vita di lavoro!"»
- E Muccioli come reagì?
«Gli ricordai che per lui ero stato arrestato in Francia
con 300 milioni, avevo fatto tre viaggi in Germania, Olanda
e Francia con il doppio fondo imbottito di miliardi.
Perciò: o manteneva le promesse, o sarei salito sull'Arco
romano e avrei fatto una piazzata dicendo tutto su San
Patrignano. Capì che non scherzavo. Mi invitò a casa sua e
mi dette 150 milioni. Solo a quel punto gli confermai che
non doveva fare scherzi: se mi fosse successo qualcosa,
avevo con me in tasca l' assicurazione sulla mia vita: la
cassetta che avevo registrato mentre andavamo a San Marino
dal gioielliere Arzilli. Allora Muccioli mi chiese scusa per
le offese precedenti, mi disse che quei soldi me li regalava
e mi invitò a restare con lui. Io gli credetti ancora una
volta ingenuamente, anche perché mi mandò in ferie per 40
giorni con la mia famiglia, pagandomi il tutto con altri
dieci milioni. Quei dieci milioni che lui ora sostiene di
aver lasciato nel fondo della borsa. Rientrato dalle ferie,
però, mi accorsi che lui aveva fatto il vuoto attorno a me.
Allora me ne andai, anche perché temevo che attuasse le
minacce che era solito pronunciare nei confronti di chi
aveva messo da parte.»
- Delogu, lei ha altre cassette?
«Sì, alcune di quelle registrate negli uffici da dove si
controllavano tutte le telefonate. A San Patrignano spiano,
con microfoni nascosti, perfino gli assistenti sociali che
parlano con i tossicomani. San Patrignano non è ciò che si
vuol far credere. Ne ho la testimonianza anche da decine di
telefonate da parte di ex tossici che mi hanno chiamato in
questi giorni per ringraziarmi di quello che sto
facendo.»
- E ora che cosa pensa di Muccioli?
«Quel poco di rispetto che avevo per lui, ora è
completamente svanito. Io voglio vivere solamente in pace
con mia moglie e mia figlia. Diversamente...Ultimo
avviso.»
.
15 febbraio 2014 16:18 - ennio4531
Forza scr-Ivan-o ...
Aspettiamo il tuo recapito in modo da svuotare i San
Patrignano e trasferire gli ospiti nelle tue braccia
amorevoli .
14 febbraio 2014 23:31 - IVAN.
.
(Riprendiamo i post che il povero trolletto sfigato aveva
inutilmente cercato di far slittare fuori vista:)
*******************************************
LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 1
*******************************************
Il 28 ottobre 1980 una ragazza di ventitré anni, Maria Rosa
Cesarini, si presenta alla squadra mobile di Forlì
raccontando di essere fuggita da S.Patrignano dopo essere
stata rinchiusa per sedici(!) giorni in una piccionaia.
Quando i poliziotti irrompono nella comunità, trovano
Luciano Rubini e Leonardo Biagiotti incatenati in due locali
usati come canile, Marco Marcello Costi incatenato alla
porta in ferro di un locale di tre metri per uno e Massimo
Sola incatenato ad un manufatto adibito a colombaia.
Tutte queste persone deporranno qualche giorno dopo (tutte
tranne una, Leonardo Biagiotti, trovato morto sulla linea
ferroviaria a Castelfranco Emilia, caduto dal treno diretto
a Milano).
Muccioli viene arrestato con alcuni suoi collaboratori e
imprigionato per un mese; il processo verrà tenuto quattro
anni più tardi e finirà con una condanna a venti mesi per
Muccioli in primo grado e assoluzione in appello.
Ma veniamo alle testimonianze di tutti quelli che hanno
deposto all'altro, ben più grave e recente processo che ha
investito Muccioli: quello per l'omicidio di Maranzano,
ammazzato nel reparto manutenzione.
A rispondere é CLAUDIO GHIRA, ex-medico di S.Patrignano:
- Cosa succedeva alla manutenzione?
«Pestaggi e cure successive. Ricordo una testa spaccata e
ricucita con una ventina di punti. E una milza esplosa a
pugni.»
- Ci sono stati altri morti oltre a Maranzano?
«In quel modo, no. Ma molti dei suicidi della comunità
sono quantomeno sospetti.»
- Si poteva entrare al reparto manutenzione?
«No. Ci sono due medici presenti 24 ore su 24, e anche
Capogreco, il responsabile del reparto.»
- Ma che medici sono se non denunciano questi metodi?
«Credono in Muccioli. Se sei lì dentro é perché gli
credi.»
- I rapporti sessuali sono controllati da Muccioli?
«Certo, ma nessuno controlla i suoi. Eppure quante volte lo
abbiamo visto a letto con i ragazzi più giovani? Io stesso
ho visto Muccioli a letto con uno degli ospiti.»
- Parli di rapporti omosessuali forzati?
«So di un ragazzo milanese che sicuramente ha visto i suoi
problemi aumentare proprio per le eccessive attenzioni di
Muccioli. Il capo amava soprattutto avere rapporti orali.
Diceva che anche quelli servivano per far passare energia
positiva da lui ai suoi discepoli.»
-----
Ma il principale accusatore di Muccioli é, in questo
processo, il carceriere Raimondo Crivellin in comunità noto
come Piedini.
Ha confessato oltre 500 sequestri di persona compiuti in
sette anni di permanenza nella comunità, pestaggi,
inseguimenti; alla fine deporrà per quasi cinque ore.
«Tutti i giorni inseguivo tossici che scappavano da
S.Patrignano. Tutti i giorni ne riportavo. Tutti i giorni ne
picchiavo. Tutti i giorni ne rinchiudevo, soprattutto nella
cassaforte della pellicceria, un luogo angusto, senza
finestre. Ho passato sette anni a S. Patrignano e il mio
compito é sempre stato quello. Non sapevo mai la ragione di
una punizione: eseguivo ordini di Muccioli».
Piedini agiva insieme a Franchino e Toto, Paro-Paro e
Sebastiano, tutti nella squadra punitiva.
«Bastava che ci dirigessimo verso qualcuno perché il
terrore gli si dipingesse sul viso. Muccioli sa come far
sentire importanti, soprattutto le menti semplici. Ha scelto
me perché ero un cretino. Ho creduto in Muccioli
ciecamente, e ho sbagliato».
E a proposito di un suicidio:
«Dopo il primo suicidio, quello di Gabriele Di Paola,
Muccioli mi ordinò di portare via i venti ospiti della
"manutenzione", il carcere della comunità. Di notte con due
furgoni insieme a Toto, Paro-Paro, Sebastiano e Franchino
partimmo per la comunità di Botticella (comunità satellite
di SanPa). L'obiettivo era far scomparire testimoni scomodi
in un periodo in cui la comunità era tenuta d'occhio dalla
polizia. Passammo due mesi vivendo da re».
E interrogato sul perché dei sospetti sul suicidio:
«Io Di Paola l'ho visto cadere, ma non so come ha fatto a
precipitare per venti metri con la faccia rivolta verso il
muro. L'ho sentito gridare “No, no”, ho visto che
cercava di aggrapparsi a qualcosa, senza riuscirci. Quando
sono corso verso di lui era morto. Il giorno dopo Natalia
Berla é scivolata fuori da un finestrino piccolissimo, ma
noi eravamo già a Botticella a divertirci».
E ancora: «Una volta ho chiuso Franco Capogreco in
cassaforte. Ha urlato tutta la notte perché soffre di
claustrofobia, quando é uscito era cianotico. Andava
punito, ma non lo so perché. Lo dirà lui ai giudici».
-----
Per finire la testimonianza di una ragazza, Elisabetta Di
Giovanni, che oggi ha 29 anni e che entrò nella comunità
per la prima volta a 16 anni e che é uscita dalla droga
solo molto tempo dopo aver lasciato S.Patrignano, con
l'aiuto di Don Gino Sacchetti.
«Durante la mia seconda permanenza a SanPa in due anni
visitai quasi tutti i luoghi di prigionia. Venti giorni in
piccionaia, un luogo molto angusto dove ti sentivi
letteralmente impazzire. Due mesi al buio nella cassaforte
della pellicceria insieme ad un dobermann malato. In un
vecchio casolare abbandonato sdraiata e incatenata con tutte
e due le braccia alla spalliera del letto. Mi veniva
liberato un braccio due volte al giorno per mangiare, mentre
per i bisogni fisiologici bastava un secchio sotto il letto.
Una chiusura un po' più soft invece (quattro mesi in
camera), la affrontai a causa di Marco Rossetti di Bologna.
Malauguratamente chiedemmo a Muccioli il permesso di
conoscerci. Dopo qualche mese di mano nella mano, non ne
potevamo più e consumammo il turpe gesto. Marco, pentito,
corse a raccontarlo a Muccioli e il risultato per me fu la
reclusione dopo una serie di “gran puttana” in tutte le
salse. A Marco, Vincenzo diede una pacca sulla spalla. Ma la
chiusura più terribile, per quanto la più breve, fu una
settimana nella botte, un tino di ferro, dove potevi stare
accovacciata e dove una volta al giorno ti passavano il cibo
da uno sportellino, il tutto ad un palmo dal solito secchio
con gli escrementi. Non avevo ucciso nessuno, ma ben più
grave era la mia colpa: ero entrata nella contestazione.
Vincenzo aveva rinchiuso, sempre per futili motivi, tre
ragazze considerate guarite. Consuelo, Martina ed Alice,
anche loro contestatarie. Le aveva rinchiuse in un casolare
e siccome non soffrivano abbastanza, dopo qualche giorno
sospese loro i viveri. Era terribile, mi sentivo ad
Auschwitz. Dopo qualche giorno fece portare Alice sul
piazzale e le rasò i capelli, tra battute deplorevoli e
risate grasse. Alice riuscì a scappare e la ritrovarono
l'indomani morta per overdose in Piazza Tre Martiri.
Criticai pesantemente l'operato di Muccioli, e mi fece
rinchiudere nella botte.»
Su Alfio Russo e l'omicidio di Roberto Maranzano:
«Alfio Russo l'ho conosciuto e sarei pronta a giurare che
le cose siano andate pressappoco così: Maranzano con le sue
fughe rompeva, e Muccioli ha deciso di metterlo nel settore
punitivo: nelle mani di Russo, un pazzo violento col
cervello di un bambino di due anni. Sicuramente ha anche
raccomandato ad Alfio di essere particolarmente duro, e per
il povero Maranzano si devono essere aperte le porte
dell'inferno. Poi, forse una reazione di Maranzano, ed Alfio
ha dato sfogo alla sua furia. Poi succede l'irreparabile e
via di corsa dal capo a cercare la soluzione. Soluzione che
Muccioli, senza scomporsi più di tanto, ha trovato nella
discarica. Per chi é stato a S. Patrignano, è impossibile
credere che Muccioli non fosse al corrente di tutto.»
E conclude: «E' difficile parlare di SanPa. Ci sarebbe
troppo e ancora troppo da dire: mille episodi, tutti
eloquenti e dolorosi, ma il vero problema é che lo Stato
italiano consideri come "recupero dei tossicodipendenti"
quello che avviene a S.Patrignano.»
.
14 febbraio 2014 22:35 - ennio4531
Si consolano a vicenda , come acide zitelle, ossessionati
dal ridicolo che li circonda inventandosi figure inesistenti
... da denigrare per sollevarsi dalle loro vacuità e
miserie intellettive.
Hanno scambiato il monitor per il loro cesso da riempire con
le loro ... fecalità !
13 febbraio 2014 19:25 - IVAN.
O Roberto, se metti uno sfigato del genere a fare un lavoro
di pubblica utilità, hai idea dei danni che sarebbe capace
di provocare?
No, a conti fatti è meglio che se ne stia parcheggiato
davanti a un monitor a digitare stronzate. Se nessuno se lo
caga, è del tutto innocuo.