Non lo dico per offenderti; è solo ciò che dimostri di
essere in questa circostanza.
"Stupido" è infatti colui che ha una visione delle cose che
non supera il proprio naso. E quindi crede che le proprie
azioni non abbiano conseguenze anche sull'esistenza degli
altri.
Quindi sei TU in realtà che "rompi il cazzo" - per usare
un'espressione tua - al resto della community, quando posti
pensando solo a te stesso fregandotene del contesto
generale.
In futuro, cerca di far tesoro delle critiche costruttive,
invece di reagire con la stizza di un bimbo di 6 anni.
Secondo il Fatto Quotidiano del 7 agosto 2012 il numero di
ospiti a San Patrignano ammonta a 1320 .
Chinaski , Ivan ecc. potrebbero darci il loro indirizzo per
toglierli dall'inferno e ospitarli nel loro giardino
dell'eden ?
23 ottobre 2013 16:06 - IVAN.
.
*******************************************
LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 5
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2 giugno 2013 0:36 - fabrizio7338
(Lettera di Giuseppe Maranzano, il figlio di Roberto).
«Mio padre è stato "ospite" di San Patrignano fino al
1989...anno in cui morì.
E non morì per cause naturali, ma a causa delle percosse
ricevute all'interno della comunità.
Una punizione per futili motivi, come sempre capitava.
Questo "giustificava" l'esistenza di reparti punitivi a San
Patrignano.
Vincenzo Muccioli fu condannato per favoreggiamento
nell'omicidio di mio padre, e successivamente avrebbe dovuto
affrontare un nuovo processo con accuse ben più gravi.
Muccioli disse che aveva taciuto per il bene della
comunità...ma guarda caso, se la cosa fosse saltata fuori
subito, sarebbero stati casini per lui, dato che aspettava
la chiusura del processo cosiddetto "Delle catene" proprio
in quei giorni.
Scrivo perchè sono stufo di dover ascoltare sempre parole
sante su Vincenzo Muccioli e il suo operato.
Non mi piace vedere intitolate a lui piazze, vie e
monumenti. Non mi piace che ci sia un francobollo con la sua
faccia stampata.
Non è la rabbia che porta a ribellarmi: da cittadino e
ovviamente persona coinvolta direttamente, non mi va che una
persona condannata per favoreggiamento in omicidio venga
osannato dai media, giornali e persone famose e potenti,
facendo finta di niente.
Ho scritto una lettera aperta a Baudo dopo la puntata di
"Novecento" su Raitre. Da Baudo e dalla RAI, nessuna
risposta.
San Patrignano, interpellata da un paio di giornali locali,
risponde così: solo un silenzio per rispettare la dignità
di una persona colpita da un fatto così drammatico. E
infatti è il silenzio quello che vogliono. Io no.
Io non voglio distruggere nente e nessuno, voglio soltanto
che venga restituita la dignità a mio padre e agli altri
ragazzi che da quella collina non ne sono usciti vivi.»
Giuseppe Maranzano.
.
23 ottobre 2013 13:47 - ennio4531
Secondo il Fatto Quotidiano del 7 agosto 2012 il numero di
ospiti a San Patrignano ammonta a 1320 .
Chinaski , Ivan ecc. potrebbero darci il loro indirizzo
per toglierli dall'inferno e ospitarli nel loro giardino
dell'eden ?
23 ottobre 2013 13:01 - ennio4531
... ah pettine ... non essendo tu una volpe, con
l'aggravante di essere un ingenuotto dotato del buonsenso di
un bimbo dell'asilo, lascia il passo a chi la dialettica la
sa manovrare alla perfezione come il capomanipolo scr-ivan-o
!
Insomma... scompari ....
23 ottobre 2013 10:54 - chinaski
L'audiocassetta non mente, la voce di Mucciol recitava
testualmente:
«Bisognerebbe fargli un'overdose, farlo sparire in modo che
sembri un incidente».
Schifoso mafioso, sicario, falso santone, guru per cervelli
poveri.
23 ottobre 2013 10:17 - SCARLETTE
Vai avanti FARINA, i giovani hanno bisogno di uomini e guide
politiche con forte adattamento alla realtà e mancato
ritiro alle fantasie.
23 ottobre 2013 9:20 - IVAN.
.
(Seconda parte del processo a Muccioli per l'omicidio
Maranzano.)
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LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 4
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Il 26 ottobre spuntò un'audiocassetta che recava la
registrazione di una conversazione tra Muccioli e il suo ex
autista, Walter Delogu.
In quella registrazione Muccioli, parlando di uno dei
testimoni dell'omicidio, diceva: «Bisognerebbe fargli
un'overdose, farlo sparire in modo che sembri un
incidente», e altre frasi simili.
Muccioli dapprima negò di aver mai pronunciato quelle
parole, poi ammise dopo che la cassetta fu ascoltata in
aula.
Muccioli sostenne di aver detto quelle parole per provocare
Delogu, per vedere dove voleva arrivare, e spiegò: «Sono
stato ricattato da Delogu al quale ho dato 150 milioni. Non
l'ho denunciato per evitare traumi e destabilizzazioni agli
ospiti della comunità».
Al termine del processo, il 15 novembre 1994, Vincenzo
Muccioli fu condannato a otto mesi di reclusione per
favoreggiamento personale, ma assolto dall'imputazione di
omicidio colposo "per non aver commesso il fatto".
Nella motivazione della sentenza (firmata dal giudice
Concezio Arcadi), si legge che è probabile che Muccioli
abbia saputo quasi subito dell'omicidio, ma che il suo
"comportamento antigiuridico" (tacere il fatto e sviare le
indagini dei carabinieri) va ricondotto al desiderio di
difendere la comunità dai possibili danni che nell'azione
giudiziaria (e al collegato clamore suscitato) sarebbero
sicuramente conseguiti.
Se Muccioli venne condannato per l'accusa di favoreggiamento
personale lo si dovette alla testimonianza del maresciallo
dei carabinieri di Terzigno, Mario Inverso, che subito dopo
aver trovato e identificato il cadavere di Maranzano, si
recò a San Patrignano per ispezionare stanza ed effetti
personali della vittima, ma fu portato in un dormitorio
diverso. Inoltre, dalla comunità erano stati
"prudentemente" allontanati gli ospiti ritenuti più deboli:
per l'occasione infatti San Patrignano organizzò una gita a
Botticella (Pesaro), una comunità "satellite" di San
Patrignano.
Evidentemente la Corte diede poco credito ai tre
testimoni-chiave presentati dall'accusa (rappresentata in
aula dal PM Battaglino); infatti il giudice Arcadi scrive:
«Molti dei testimoni addotti figuravano tossicodipendenti o
ex tali, così che la loro deposizione poneva particolari
problematiche. [...] Walter Delogu, Roberto Assirelli e
Patrizia Ruscelli (tutti testimoni ascoltati durante il
processo) hanno denunciato nel corso dei rispettivi esami
gravi motivi di contrasto di natura personale col
Muccioli.»
Per quanto riguardava invece l'accusa di omicidio colposo,
il giudice Arcadi faceva notare come non esistesse il "nesso
di causalità" tra la morte di Maranzano e l'operato di
Muccioli.
Per condannare Muccioli si sarebbe dovuto dimostrare
l'esistenza (sostenuta dall'accusa) di un reparto punitivo
che fosse stato davvero concepito come tale, e che a capo vi
fosse stato realmente messo un picchiatore (Alfio Russo). Ma
questo non era stato dimostrato, perché «Alfio Russo
all'inizio era diverso, buono...e sarebbe "impazzito"
all'improvviso senza che Muccioli potesse rendersene conto.
In secondo luogo, non risponde a verità che al reparto
macelleria fossero inviati solo ospiti che si riteneva
richiedessero un trattamento punitivo.»
Nella motivazione si accennava infine alla cassetta
registrata da Walter Delogu, e si notava come il dialogo
fosse avvenuto tra «due protagonisti in condizioni
psicofisiche molto differenti: vigile e lucido il Delogu,
che insieme guidava e parlava, e distratto e in evidente
stato di torpore il Muccioli, che sonnecchiava durante un
viaggio di ritorno in auto.
In ogni caso, per il giudice Arcadi quel dialogo non
sembrava di particolare importanza per il giudizio.
Di parere opposto fu la Procura di Rimini, che ricorse in
Appello.
All'inizio del 1995, la Procura generale di Bologna chiese
la nullità della sentenza di primo grado, nullità derivata
dalla mancata modifica del capo di imputazione da omicidio
colposo ad abuso dei mezzi di correzione sfociati in
omicidio.
La Corte d'Appello di Bologna annullò la sentenza del
processo separato in cui Alfio Russo era stato riconosciuto
colpevole di omicidio preterintenzionale, e trasmise gli
atti alla Procura di Rimini per la diversa e più grave
ipotesi di omicidio volontario in concorso con altri ospiti
della comunità.
Concluso il processo a carico di Muccioli, le indagini della
Procura riminese proseguirono e si estesero ad altre ipotesi
di reato.
Nel frattempo, però, la Procura di Milano archiviò
l'inchiesta sul finanziamento illecito al Psi, e quella di
Pescara fece altrettanto per il suicidio ritenuto sospetto
di una ragazza ospite della comunità "satellite" di San
Patrignano nella provincia abruzzese.
Vincenzo Muccioli passò poi al contrattacco e presentò
alcuni esposti alla Procura di Firenze in cui accusava il
procuratore Battaglino di violazione del segreto
istruttorio. Ad essi si aggiunsero due denunce dell'avvocato
Carlo Taormina, nuovo difensore di Muccioli, in cui si
ipotizzava l'esistenza di una lobby politico-giudiziaria
riminese che avrebbe agito contro il fondatore di San
Patrignano.
Dal ciclone giudiziario che si era abbattuto su di lui,
Muccioli usciva stremato e profondamente prostrato. Una
grave forma di debilitazione psicofisica lo colpì, fino a
causarne la morte, sopraggiunta in quello stesso 1995.
Restavano ancora da definire le responsabilità degli
assassini di Maranzano.
Alfio Russo (che una perizia psichiatrica aveva definito
seminfermo di mente) e Giuseppe Lupo furono condannati nel
1997 rispettivamente a 14 e a 7 anni di reclusione per
omicidio preterintenzionale (il terzo imputato, Ezio
Persico, era nel frattempo deceduto).
Per la pubblica accusa, invece, Maranzano fu ripetutamente
colpito a morte perché si lamentava di precedenti pestaggi
subiti a causa di episodi di indisciplina.
Nel processo di secondo grado davanti alla Corte d'Assise
d'Appello di Bologna, Russo e Lupo accettarono l'imputazione
per omicidio volontario, accogliendo la proposta del
procuratore generale Giuseppe Mattioli, e patteggiarono una
condanna a 10 e 6 anni.
.
23 ottobre 2013 9:19 - IVAN.
Pettine, certo che sei una volpe, eh?
Non so se sia più patetico il troll4531 con le sue FINTE
obiezioni, o gli ingenuotti che gli rispondono aiutandolo
così ad infarcire le discussioni di post completamente
INUTILI. Certi utenti hanno il buonsenso di un bimbo
dell'asilo.
22 ottobre 2013 23:18 - ennio4531
" Gli volete levare gli schiavetti che vanno a lavorare
gratis, ...."
Da Wikipedia ..
" L’ultimo bilancio conosciuto, quello del 2010, riporta
36 milioni e 386 mila euro spesi e ricavi per 35 milioni e
624 euro. Di questi ricavi 19 milioni e 400 mila euro
provengono dalle donazioni, quasi esclusivamente da parte di
Gianmarco Moratti[1]." .
Da questi dai risulta che sugli ' gli schiavetti che vanno a
lavorare gratis, ' non ci guadagna nessuno e che necessitano
ben 19 milioni di donazioni per far quadrate i conti .
Quindi marco scrive un sacco di ... baggianate ...
22 ottobre 2013 23:01 - ennio4531
25 ottobre 2011 18:41 - Vittime_della_droga
@PETTINE
L’unica fetta della torta che vediamo, sono i numeri dei
morti e delle disgrazie che ogni sostanza d’abuso provoca
(compreso alcol e tabacco).
Come mai difendi tanto la droga?
Quale interesse hai TU in merito?
26 ottobre 2011 9:41 - pettine
io sono tabaccaio, ho molti interessi che questa droga
(mortale) rimanga nostro monopolio.....
------------------------------------------------------------
------------
Pettine la speranza espressa mira forse ad aumentare i tuoi
ricavi ?
22 ottobre 2013 12:24 - pettine
ennio, ti dico di più: spero che molti tuoi
parenti/amici/conoscenti si lascino tentare ed abusino di
tabacco e gioco d'azzardo.
magari qualcuno c'è già!
21 ottobre 2013 21:53 - marco25g
Poverini! Sono contrari sì..
Gli volete levare gli schiavetti che vanno a lavorare
gratis, (o almeno tutta la gente che sta bene e non si è
mai fatta d'eroina)?
Sono sicuro che i disgraziati non li vogliono, gli
eroinomani irrecuperabili, i casi drammatici, gli
alcolizzati che picchiano i familiari, o i giocatori
dipendenti che i cavalli se li ruberebbero e se venderebbero
per andare a giocare al casinò..
Il loro ideale è il rehab all'americana, roba di lusso, con
tanto clinica per i figli cocainomani dei ricchi e tutto
alle spese dello Stato e dei cittadini pecoroni..
E di avere tanti schiavetti tra i figli dei popolani, pronti
ad ogni loro esigenza, forzati con il ricatto della galera
ad ubbidire ad ogni loro esigenza (anche quella
sessuale):
Cosa c'è di meglio che avere tante belle ragazzine e
ragazzini adolescenti da violentare a piacimento, messi
nelle mani dei carnefici dagli stessi genitori e dai
preti..
Tanto, quello che succede a S. Patrignano "e la desinenza
patrigno non poteva essere più azzeccata" rimane a S.
Patrignano..
Brutti cogl.... di genitori, avete fatto tanto per
preservare dai mali del mondo le vostre figlie e i vostri
figli, poi li date in mano a dei vecchi satiri cocainomani
ed a ex-tossici "oramai diventati più cinici ed interessati
di certi mafiosi", e soltanto perchè, da giovani normali,
si sono fatti delle canne con i coetanei..
Spero quando saranno costretti/e a succhiarlo ad uno di
questi vecchi merdo.. e pieni di AIDS ripenseranno ai
genitori ed agli adulti "in quel bel posto" che ce l'hanno
mandati e vi odieranno con tutte le loro forze ed in
eterno...!!!
BASTARDI!!!
Se non fosse abbastanza chiaro, BASTARDI!!!
21 ottobre 2013 20:53 - ennio4531
La richiesta di sanatoria del 1994 riguarda beni di
proprietã della fondazione San Patrignano dal momento che
nel 1985 Muccioli aveva già donato il tutto alla
fondazione.
Quindi nulla ê venuto in tasca a Muccioli.
Anche un imbecille l'avrebbe capito.
Lanciare cacca su Muccioli è tipico di personaggi che,
oltre le chiacchiere per giustificare se stessi nell'uso di
pattume ludico, vorrebbero ridurre gli altri alle loro
commiserabile condizione di puro egotismo ovvero di ...
fighetti ...
21 ottobre 2013 19:08 - marco25g
Poverini! Sono contrari sì..
Gli volete levare gli schiavetti che vanno a lavorare
gratis, (o almeno tutta la gente che sta bene e non si è
mai fatta d'eroina)?
Sono sicuro che i disgraziati non li vogliono, gli
eroinomani irrecuperabili, i casi drammatici, gli
alcolizzati che picchiano i familiari, o i giocatori
dipendenti che i cavalli se li ruberebbero e se venderebbero
per andare a giocare al casinò..
Il loro ideale è il rehab all'americana, roba di lusso, con
tanto clinica per i figli cocainomani dei ricchi e tutto
alle spese dello Stato e dei cittadini pecoroni..
E di avere tanti schiavetti tra i figli dei popolani, pronti
ad ogni loro esigenza, forzati con il ricatto della galera
ad ubbidire ad ogni loro esigenza (anche quella
sessuale):
Cosa c'è di meglio che avere tante belle ragazzine e
ragazzini adolescenti da violentare a piacimento, messi
nelle mani dei carnefici dagli stessi genitori e dai
preti..
Tanto, quello che succede a S. Patrignano "e la desinenza
patrigno non poteva essere più azzeccata" rimane a S.
Patrignano..
Brutti cogl.... di genitori, avete fatto tanto per
preservare dai mali del mondo le vostre figlie e i vostri
figli, poi li date in mano a dei vecchi satiri cocainomani
ed a ex-tossici "oramai diventati più cinici ed interessati
di certi mafiosi", e soltanto perchè, da giovani normali,
si sono fatti delle canne con i coetanei..
Spero quando saranno costretti/e a succhiarlo ad uno di
questi vecchi merdo.. e pieni di AIDS ripenseranno ai
genitori ed agli adulti "in quel bel posto" che ce l'hanno
mandati e vi odieranno con tutte le loro forze ed in
eterno...!!!
BASTARDI!!!
21 ottobre 2013 14:56 - roberto7266
@ivan
e questo è ancora niente:
"Ormai, però, l'attività principale di S. Patrignano era
quella di centro d'accoglienza per i tossicodipendenti che
arrivavano a supplicare assistenza e l'iniziale piccola
Vigna del Signore é oggi diventata un'estensione di 220
ettari di terreno dove 2189 tossicodipendenti e non,
fatturano, con le varie attività produttive, circa 22
miliardi annui: laboratori di falegnameria, la tristemente
nota pellicceria, allevamenti di ogni genere (quello con i
300 purosangue da gare internazionali é considerato il
migliore d'Europa, ma dei cavalli ne riparleremo) e perfino
un ospedale all'avanguardia per la cura dei malati di Aids
inaugurato nientepopodimeno che da tre dei ministri del
governo Berlusconi (Costa, sanità; Guidi, famiglia; Biondi,
giustizia). Un vero e proprio marchio di garanzia per la
struttura, peccato che la stessa sia stata costruita in gran
parte abusivamente. Ma niente paura; non può certo una
quisquilia del genere fermare il guru di S. Patrignano. E
qui entra in gioco un altro aspetto dell'inesauribile
Vincenzo: le amicizie influenti . Il 24 settembre 1994 al
Comune di Coriano, di cui SanPa é frazione, arrivano,
presentate dal geometra della comunità, Sergio Pierini,
trentuno richieste di sanatoria per abuso edilizio
perpetrato, guarda un po', proprio quando del Comune era
Sindaco (PCI) lo stesso Pierini. Il perché, poi, della
richiesta a che le pratiche fossero protocollate
immediatamente, si capirà solo quando, tre giorni più
tardi, arriverà un decreto approvato dal consiglio dei
ministri che conferisce agli edifici adibiti a comunità
terapeutiche e a quelli per l'inserimento sociosanitario
nelle stesse, la qualifica di opere pubbliche indifferibili
e urgenti che pertanto sono esonerate dal pagamento degli
oneri di concessione oltre alla possibilità di una loro
realizzazione in deroga agli strumenti urbanistici. In
soldoni: Vincenzone avrebbe potuto, d'ora in poi, costruire
tutto quanto voleva senza alcun permesso, risparmiare i
circa quattro miliardi che avrebbe dovuto versare per il
condono degli abusi già fatti e, di fatto, dunque,
condonare l'intera S. Patrignano, compresa la sua villa,
alla quale torneremo comunque fra poco. Muccioli, quindi,
sapeva almeno tre giorni prima della sua firma,
dell'esistenza del decreto legge; questo, chiaramente nella
più innocente delle ipotesi."
21 ottobre 2013 13:59 - IVAN.
.
Roberto, nessuno ha mai dubitato che la "generosa donazione"
dei beni personali di Muccioli alla comunità di
S.Patrignano fosse destinata...a Muccioli stesso come
contraente finale (il quale, guardacaso, ora poteva far
figurare quei beni come "proprietà di un ente benefico", e
non più come "proprietà personali").
Una manovra da paraculi che poteva ingannare solo un
lobotomizzato...ma ovviamente i media asserviti si sono
affrettati a descriverla come "un atto di estrema
generosità". (Come dire: "Se uno evade le tasse, bisogna
encomiarlo perché alleggerisce il lavoro dei contabili
dello Stato!")
Insomma...Muccioli santo subito!
.
21 ottobre 2013 10:40 - ennio4531
Luigi Manconi riconosce che, bontà sua, le comunità
qualche aiuto l'hanno dato ....
" Se la domanda fosse: "ha salvato qualcuno dalla droga?",
la riposta dovrebbe essere un netto sì.
Anche se – e il problema riguarda, beninteso, tutte le
comunità — è difficile valutare, con criteri
scientificamente attendibili, il tasso di successo e, per
contro, la percentuale di recidive (tra quanti vengono
considerati "usciti dalla droga) ..." .
Certo è che migliaia di persone, se fossero rimaste in
attesa di una risposta sulle problematiche sollevate da
Manconi, starebbero ancora davanti all'uscita di casa di
Manconi aspettando le risposte del ... vate .
A Manconi, conscio della sua inanità sul come risolvere la
questione, , non rimane che trasferire il problema sul
piano ideologico ( che gli ha consentito di campare bene ..)
di cui tanto si è nutrito da quando militava in Lotta
Continua....
Alla domanda quanti tossico dipendenti Manconi ha aiutato ,
la risposta è : nessuno .
21 ottobre 2013 9:42 - roberto7266
Ve lo do io l'appello alla società civile.
"Il Carcere di San Patrignano
Privatizzare le carceri è possibile? Certamente,
soprattutto se a vincere l'appalto è San Patrignano. Se è
naturale che questo governo segua le fallimentari scelte di
privatizzazione della detenzione attuate in Inghilterra, è
altrettanto naturale che l'appalto finisca agli amici degli
amici.
E chi meglio di San Patrignano puo' gestire un carcere per
tossicodipendenti? Il ragionamento non fa una grinza,
dobbiamo ammetterlo. Anche per questo è necessario bloccare
quest'operazione. Just say No è l'appello agli operatori
promosso dalla rete "la libertà è terapeutica" per non
essere complici di questa operazione.
08.01.2002
Se il modello è San Patrignano
LUIGI MANCONI
Non è esagerato affermare che l'affidamento a San
Patrignano della prima "comunità di Stato per detenuti"
costituisce un segnale politico – e, soprattutto,
culturale – chiarissimo. Un messaggio "ideologico", si
dovrebbe dire, preceduto da un altro messaggio, altrettanto
esplicito: ovvero la trasmissione di "Domenica In"
dall'interno della stessa comunità, lo scorso 23 dicembre.
Quella che è (meglio: che era) la Grande Cattedrale del
senso comune nazionalpopolare – la trasmissione domenicale
di Rai1, appunto – viene chiamata a santificare la
comunità della famiglia Muccioli. Santificare in senso
proprio: ovvero celebrare solennemente San Patrignano come
ente taumaturgico e fonte di salvezza per i "poveri
drogati".
La storia della comunità di San Patrignano è lunga,
tormentata e, a tratti, drammatica: come quella di tutte le
esperienze che hanno a che fare con il dolore umano, che lo
"trattano" e che, nelle forme più diverse, lo vogliono
lenire e, addirittura, curare. San Patrignano ha conosciuto
molte traversie e alcune pagine nere; ha ottenuto estesi
riconoscimenti mondani e politici – decine di ministri di
più governi l'hanno omaggiata – e controversi risultati
terapeutici. Se la domanda fosse: "ha salvato qualcuno dalla
droga?", la riposta dovrebbe essere un netto sì. Anche se
– e il problema riguarda, beninteso, tutte le comunità
— è difficile valutare, con criteri scientificamente
attendibili, il tasso di successo e, per contro, la
percentuale di recidive (tra quanti vengono considerati
"usciti dalla droga"). Ma, ovviamente, non è questo che
rende la comunità dei Muccioli oggetto di periodico
conflitto: è, piuttosto, il fatto che su San Patrignano è
stata costruita una vera e propria ideologia e che, oggi,
quella ideologia sembra diventare cultura di governo."
fonte psiconautica.forumfree.it/?t=15818056
21 ottobre 2013 8:07 - lucillafiaccola1796
ah ah
è come x la chiesa cattolica [la peggiore] e non
se je levate i poveri [in questo caso i clienti] loro
perdono la PAGNOTTA Nun se po' ffa!
te devi drogà pe'falli campà
non hai da esse Comunista e nell'incapacità inquella
specifica materia hai da compete, fino a krepà
ah ah ah
e pure Emergency:li facessero in Italia gli ospedali e
tornerei a "donare"
21 ottobre 2013 7:13 - ennio4531
È stato grazie ad associazione come San Patrignano che
centinaia di persone hanno salvato la pelle e sono riuscite
ad uscire dalla schiavitù della dipendenza ritornando a
vivere.
I morti sono quelli che non hanno saputo liberarsi dal
pattume ludico e di certo le canaglie dei chinaski non hanno
dato loro una mano per salvarsi .
20 ottobre 2013 23:42 - chinaski
Ho conosciuto, nel corso dei decenni, diverse persone reduci
da quella comunità. Tutti morti.
20 ottobre 2013 20:42 - roberto7266
da "Il fantasma di Vincenzo Muccioli"
A onor del vero va precisato che Muccioli aveva regalato
tutti i beni immobili di appartenenza della comunità alla
Fondazione S. Patrignano, nata sul finire del 1985, qualche
mese dopo la sua condanna nel 6/2/85 per gli incatenamenti e
prima dell'assoluzione in appello il 28/11/87. Col trucco,
però, niente paura. L'art. 11 dello statuto recita: « se
entro tre anni dal riconoscimento della personalità
giuridica (cioè entro il 26 marzo 1994), il patrimonio
della fondazione supera la soglia dei quattro miliardi la
casa potrà ritornare di proprietà dei figli se ne faranno
richiesta entro il 2001. Richiesta da inoltrare al
Presidente della Fondazione » , cioè ¼ Muccioli stesso!
(per la cronaca, oggi SanPa é valutato oltre 30 miliardi).
E i macchinari, i beni mobili, i famosissimi cavalli, di chi
sono?
Già, i cavalli. Per loro Vincenzo non ha mai badato a
spese: si dice che Wejawey sia stato acquistato per due
miliardi e trecento milioni mentre Kassandra per soli due
miliardi. E Roberto Assirelli ha detto che per acquistare
purosangue veniva spedito in giro per l'Europa, con i soldi
nascosti in un doppio fondo delle auto che venivano all'uopo
preparate per la comunità in un autosalone di Milano; ma
che c'entra questo con il recupero dei tossicodipendenti?
fonte: psiconautica.forumfree.it/?t=1581856
Articolo inviato il 29/5/2007, 00:14
20 ottobre 2013 18:21 - ennio4531
Testimonianze su Muccioli e ... soldi .
Da Wikipedia
' Nel 1985 Muccioli ed i familiari rinunciano alle loro
proprietà ed ai diritti ereditari, donandoli alla
Fondazione San Patrignano costituita quell’anno. Da quel
giorno, la comunità, per espressa scelta di Muccioli,
appartiene a coloro che vi operano e vivono o che ad essa si
rivolgono.'
Una cosa è certa ..
È verificato che quando uno cade in uno stato di sudditanza
delle erbe e abbisogna di aiuti economici e affettivi, i
compagni di 'merenda' ... fuggono.
Anche un pò .... vigliacchi sono .
20 ottobre 2013 18:20 - ennio4531
Muccioli non è scappato e ha affrontato tutti i gradi di
giudizio , tra l'altro in appello è stato assolto.
Muccioli può essere accusato di tutto , ma non di
vigliaccheria .
Mentre quando un consumatore di pattume ludico cade nella
dipendenza ecco il fuggi fuggi generale dei compagni di
'merenda' .
Anche un pò .... vigliacchi sono .
20 ottobre 2013 14:50 - IVAN.
.
*******************************************
LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 3
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(2 giugno 2013 0:45 - fabrizio7338)
Fu uno dei casi giudiziari più clamorosi degli anni '90: un
uomo era stato ucciso, a botte, a San Patrignano, nella
comunità per il recupero dei tossicodipendenti fondata e
diretta in una frazione di Coriano, sulle colline riminesi,
da Vincenzo Muccioli.
Quella comunità era ormai nota a tutti e circondata da
stima; la notizia che vi era stato consumato un omicidio
accese il fuoco delle polemiche, che divampò a coinvolgere
non tanto i diretti colpevoli, quanto piuttosto chi gestiva
quel centro: Vincenzo Muccioli.
Già negli anni '80, San Patrignano era finita sotto i
riflettori per il celebre processo "Delle catene", a carico
di Muccioli e di dodici fra i suoi più stretti
collaboratori, accusati di sequestro di persona e di
maltrattamenti.
Il processo ebbe enorme eco e divise l'Italia in due. Da una
parte, i fautori dei "metodi coercitivi" che andavano
adottati in nome del supremo obiettivo del recupero
terapeutico e della tutela della comunità; dall'altra, chi
sosteneva che tali metodi erano disumani e calpestavano le
libertà individuali.
Nel 1985 il tribunale di Rimini condannò lui e gli altri
imputati, che però vennero assolti in Appello nel 1987.
Trascorsero alcuni anni tranquilli, durante i quali la
comunità di SanPa si allargò fino a divenire quasi una
piccola città, estesa su 25 ettari.
La vita della comunità non fu sconvolta più di tanto
neppure quando, il 7 maggio 1989, venne trovato in una zona
di campagna a Terzigno (Napoli) il cadavere di un suo
ospite, Roberto Maranzano, 36 anni, originario di Palermo.
La morte risaliva a due giorni prima: qualcuno lo aveva
ammazzato a calci e pugni, e poi aveva cercato di
nasconderlo in quel luogo isolato, nei pressi di una
discarica.
Inizialmente le indagini si indirizzarono verso un
regolamento di conti nell'ambito della malavita, per cause
legate allo spaccio di droga.
La verità era un'altra, ma venne alla luce solo alcuni anni
più tardi.
Nel gennaio 1993 Fabrizio Lorandi, un altro ospite di San
Patrignano, raccontò a un magistrato che Maranzano non era
fuggito dalla comunità, ma era stato ucciso a botte
all'interno di essa. Per la precisione, nella macelleria
della comunità, dove lavoravano sia Lorandi sia Maranzano.
Quindi i colpevoli dovevano essere cercati fra gli altri
ospiti.
Ma come poteva uno di questi ospiti sparire di colpo senza
che nessuno se ne accorgesse? E quel pestaggio, così
violento provocare la morte di Maranzano, possibile che
fosse passato inosservato? Cosa succedeva davvero a San
Patrignano?
La comunità veniva così travolta da un altro scandalo.
Muccioli all'inizio dichiarò: «Il fatto in sé mi sembra
impossibile. Tutti i ragazzi appartenevano al reparto
macelleria, che si trova accanto alle cucine. È impossibile
che una loro assenza prolungata non sia stata notata. E poi
in tutto questo tempo nessuno che sia venuto a dirlo a me.
Mi sembra assurdo che un intero gruppo non abbia mai detto
niente.»
In effetti, per quasi quattro anni l'omicidio di Roberto
Maranzano rimase una verità ben celata. E quando intervenne
la testimonianza di Fabrizio Lorandi, le responsabilità di
Muccioli parvero evidenti: Muccioli doveva aver saputo
cos'era successo quel 5 maggio del 1989.
In un primo tempo, il leader di SanPa disse di non sapere
nulla di quanto aveva raccontato Lorandi, e di aver appreso
della sua deposizione dai giornali. Due giorni dopo, però,
si presentò dal procuratore Franco Battaglino, e ammise di
essere stato subito informato del delitto, ma sotto il
vincolo del segreto accordato agli stessi ragazzi della
comunità; per questo non aveva denunciato il fatto.
Poi corresse ancora la sua versione, dicendo di aver saputo
dell'omicidio solo mesi dopo.
È chiaro che a ogni versione di Muccioli corrispondeva una
sua diversa responsabilità in quanto accaduto.
Ma gli inquirenti volevano dare una risposta anche ad altri,
inquietanti interrogativi emersi dalle indagini dopo le
rivelazioni di Fabrizio Lorandi:
Era vero oppure no che il reparto dove Maranzano era stato
pestato a morte, la macelleria-porcilaia di San Patrignano,
era considerato un "reparto punitivo" all'interno della
comunità, al quale erano assegnati i più
indisciplinali?
E gli autori del pestaggio erano una "cellula impazzita", o
la violenza in quella comunità era una sorta di prassi?
La svolta nelle indagini seguita al racconto di Lorandi
sollevò una nuova ondata di sospetti sulla comunità e su
quello che vi succedeva.
La magistratura di Rimini procedette con l'arresto di 8
persone per omicidio preterintenzionale.
Venne appurato che all'epoca del delitto nel reparto
macelleria lavoravano una quindicina di persone, il cui
responsabile era ALFIO RUSSO. Negli interrogatori Russo
negò ogni addebito, anzi disse che il pestaggio non era mai
avvenuto.
Al contrario, un altro degli arrestati, Giuseppe Lupo (uno
degli aiutanti di Russo), confermò la dinamica
dell'omicidio ricostruita sulla base delle dichiarazioni
rese dal "supertestimone" Lorandi.
Maranzano subì un primo pestaggio il 4 maggio, mentre era
sotto la doccia. L'aggressione poi rivelatasi mortale
avvenne invece il mattino successivo.
Lupo riferì poi che subito dopo la morte di Maranzano,
Alfio Russo si era recato a casa di Muccioli. Questo
particolare fu confermato dalla testimonianza di un altro
degli arrestati, Ezio Persico.
Lupo confessò anche di aver guidato lui l'auto sulla quale
fu trasportato il cadavere di Maranzano fino a Terzigno
(distante circa 600 chilometri dalla Comunità). Sull'auto,
oltre a Lupo, c'era Persico.
Le indagini accertarono che tutti gli ospiti assegnati al
reparto macelleria dormivano in una camerata comune; quindi
già le conseguenze del primo pestaggio non sarebbero potute
passare inosservate. Inoltre, dopo che Maranzano era morto,
più di una persona aveva visto Russo correre da Muccioli
per informarlo. Inevitabilmente, per quest'ultimo scattò un
avviso di garanzia per favoreggiamento.
L'autopsia accertò che a causare la morte di Maranzano era
stata una «compressione prolungata con frattura dell'osso
ioide»: quindi non un colpo solo aveva spezzato il collo
dell'uomo, ma una serie di colpi, sferrati presumibilmente
da più persone.
Il procuratore Battaglino avanzò altri sospetti sulla
vicenda, che chiamavano direttamente in causa Muccioli.
Alla vigilia di un interrogatorio a Muccioli, Battaglino
dichiarò: «Chiederò chiarimenti sulla gita che alcuni dei
giovani che lavoravano nella macelleria fecero nel Pesarese
proprio durante i primi controlli dei carabinieri nella
comunità pochi giorni dopo la scoperta del cadavere.
Inoltre cercherò di farmi spiegare perché gli stessi
carabinieri furono portati a ispezionare stanze diverse da
quelle che avevano chiesto di vedere.»
Il quadro accusatorio per Muccioli andava aggravandosi:
quando si arrivò al processo (autunno 1994) doveva
rispondere, oltre che di favoreggiamento, dell'accusa
alternativa di omicidio colposo.
E nei giorni del dibattimento, cominciato il 17 ottobre
1994, gli inquirenti ascoltarono una serie di testi
spontanei, tutti ex ospiti di SanPa, che raccontarono di
violenze avvenute all'interno della comunità, di raid
punitivi, di suicidi sospetti e persino di un finanziamento
illecito al PSI.
Tutti questi fatti indussero il pm Battaglino a chiedere il
cambio di imputazione per Muccioli da omicidio colposo ad
abuso dei mezzi di correzione sfociati in omicidio: un reato
più grave, con pena prevista tra i 12 e i 20 anni di
reclusione, che avrebbe comportato l'interruzione del
procedimento e il suo trasferimento davanti alla Corte
d'Assise. Il Tribunale di Rimini però respinse la
richiesta.