COMMENTI
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24 ottobre 2013 12:54 - IVAN.
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La tua è una risposta da STUPIDO, Pettine.

Non lo dico per offenderti; è solo ciò che dimostri di essere in questa circostanza.

"Stupido" è infatti colui che ha una visione delle cose che non supera il proprio naso. E quindi crede che le proprie azioni non abbiano conseguenze anche sull'esistenza degli altri.

Quindi sei TU in realtà che "rompi il cazzo" - per usare un'espressione tua - al resto della community, quando posti pensando solo a te stesso fregandotene del contesto generale.

In futuro, cerca di far tesoro delle critiche costruttive, invece di reagire con la stizza di un bimbo di 6 anni.

Tanto ti dovevo. E ora proseguiamo.

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24 ottobre 2013 12:05 - Cepu
http://www.aduc.it/articolo/nostro+quotidiano+droghe+illegal i_21700.php
24 ottobre 2013 11:54 - ennio4531
htpp://www.paradisiartificiali/pifferai/dipendenza+servaggio /risultato+comunitàrecupero/fugasodali.
24 ottobre 2013 10:04 - pettine
caro ivan, pensa a cambiare il mondo coi tuoi sermoni e certi epiteti riservali ai tuoi amichetti.

in poche parole, non mi rompere il cazzo!



caro ennio se vuoi te lo di io l'indirizzo...
23 ottobre 2013 23:44 - Cepu
http://www.aduc.it/articolo/proibire+consumo+droghe+sciocche zza+livello+globale_21658.php
23 ottobre 2013 18:28 - ennio4531
Secondo il Fatto Quotidiano del 7 agosto 2012 il numero di ospiti a San Patrignano ammonta a 1320 .

Chinaski , Ivan ecc. potrebbero darci il loro indirizzo per toglierli dall'inferno e ospitarli nel loro giardino dell'eden ?
23 ottobre 2013 16:06 - IVAN.
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LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 5
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2 giugno 2013 0:36 - fabrizio7338

(Lettera di Giuseppe Maranzano, il figlio di Roberto).

«Mio padre è stato "ospite" di San Patrignano fino al 1989...anno in cui morì.
E non morì per cause naturali, ma a causa delle percosse ricevute all'interno della comunità.
Una punizione per futili motivi, come sempre capitava. Questo "giustificava" l'esistenza di reparti punitivi a San Patrignano.

Vincenzo Muccioli fu condannato per favoreggiamento nell'omicidio di mio padre, e successivamente avrebbe dovuto affrontare un nuovo processo con accuse ben più gravi.
Muccioli disse che aveva taciuto per il bene della comunità...ma guarda caso, se la cosa fosse saltata fuori subito, sarebbero stati casini per lui, dato che aspettava la chiusura del processo cosiddetto "Delle catene" proprio in quei giorni.

Scrivo perchè sono stufo di dover ascoltare sempre parole sante su Vincenzo Muccioli e il suo operato.
Non mi piace vedere intitolate a lui piazze, vie e monumenti. Non mi piace che ci sia un francobollo con la sua faccia stampata.
Non è la rabbia che porta a ribellarmi: da cittadino e ovviamente persona coinvolta direttamente, non mi va che una persona condannata per favoreggiamento in omicidio venga osannato dai media, giornali e persone famose e potenti, facendo finta di niente.

Ho scritto una lettera aperta a Baudo dopo la puntata di "Novecento" su Raitre. Da Baudo e dalla RAI, nessuna risposta.
San Patrignano, interpellata da un paio di giornali locali, risponde così: solo un silenzio per rispettare la dignità di una persona colpita da un fatto così drammatico. E infatti è il silenzio quello che vogliono. Io no.
Io non voglio distruggere nente e nessuno, voglio soltanto che venga restituita la dignità a mio padre e agli altri ragazzi che da quella collina non ne sono usciti vivi.»

Giuseppe Maranzano.


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23 ottobre 2013 13:47 - ennio4531
Secondo il Fatto Quotidiano del 7 agosto 2012 il numero di ospiti a San Patrignano ammonta a 1320 .

Chinaski , Ivan ecc. potrebbero darci il loro indirizzo per toglierli dall'inferno e ospitarli nel loro giardino dell'eden ?
23 ottobre 2013 13:01 - ennio4531
... ah pettine ... non essendo tu una volpe, con l'aggravante di essere un ingenuotto dotato del buonsenso di un bimbo dell'asilo, lascia il passo a chi la dialettica la sa manovrare alla perfezione come il capomanipolo scr-ivan-o !

Insomma... scompari ....
23 ottobre 2013 10:54 - chinaski
L'audiocassetta non mente, la voce di Mucciol recitava testualmente:

«Bisognerebbe fargli un'overdose, farlo sparire in modo che sembri un incidente».

Schifoso mafioso, sicario, falso santone, guru per cervelli poveri.
23 ottobre 2013 10:17 - SCARLETTE
Vai avanti FARINA, i giovani hanno bisogno di uomini e guide politiche con forte adattamento alla realtà e mancato ritiro alle fantasie.
23 ottobre 2013 9:20 - IVAN.
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(Seconda parte del processo a Muccioli per l'omicidio Maranzano.)

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LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 4
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Il 26 ottobre spuntò un'audiocassetta che recava la registrazione di una conversazione tra Muccioli e il suo ex autista, Walter Delogu.
In quella registrazione Muccioli, parlando di uno dei testimoni dell'omicidio, diceva: «Bisognerebbe fargli un'overdose, farlo sparire in modo che sembri un incidente», e altre frasi simili.

Muccioli dapprima negò di aver mai pronunciato quelle parole, poi ammise dopo che la cassetta fu ascoltata in aula.
Muccioli sostenne di aver detto quelle parole per provocare Delogu, per vedere dove voleva arrivare, e spiegò: «Sono stato ricattato da Delogu al quale ho dato 150 milioni. Non l'ho denunciato per evitare traumi e destabilizzazioni agli ospiti della comunità».
Al termine del processo, il 15 novembre 1994, Vincenzo Muccioli fu condannato a otto mesi di reclusione per favoreggiamento personale, ma assolto dall'imputazione di omicidio colposo "per non aver commesso il fatto".
Nella motivazione della sentenza (firmata dal giudice Concezio Arcadi), si legge che è probabile che Muccioli abbia saputo quasi subito dell'omicidio, ma che il suo "comportamento antigiuridico" (tacere il fatto e sviare le indagini dei carabinieri) va ricondotto al desiderio di difendere la comunità dai possibili danni che nell'azione giudiziaria (e al collegato clamore suscitato) sarebbero sicuramente conseguiti.

Se Muccioli venne condannato per l'accusa di favoreggiamento personale lo si dovette alla testimonianza del maresciallo dei carabinieri di Terzigno, Mario Inverso, che subito dopo aver trovato e identificato il cadavere di Maranzano, si recò a San Patrignano per ispezionare stanza ed effetti personali della vittima, ma fu portato in un dormitorio diverso. Inoltre, dalla comunità erano stati "prudentemente" allontanati gli ospiti ritenuti più deboli: per l'occasione infatti San Patrignano organizzò una gita a Botticella (Pesaro), una comunità "satellite" di San Patrignano.

Evidentemente la Corte diede poco credito ai tre testimoni-chiave presentati dall'accusa (rappresentata in aula dal PM Battaglino); infatti il giudice Arcadi scrive: «Molti dei testimoni addotti figuravano tossicodipendenti o ex tali, così che la loro deposizione poneva particolari problematiche. [...] Walter Delogu, Roberto Assirelli e Patrizia Ruscelli (tutti testimoni ascoltati durante il processo) hanno denunciato nel corso dei rispettivi esami gravi motivi di contrasto di natura personale col Muccioli.»

Per quanto riguardava invece l'accusa di omicidio colposo, il giudice Arcadi faceva notare come non esistesse il "nesso di causalità" tra la morte di Maranzano e l'operato di Muccioli.

Per condannare Muccioli si sarebbe dovuto dimostrare l'esistenza (sostenuta dall'accusa) di un reparto punitivo che fosse stato davvero concepito come tale, e che a capo vi fosse stato realmente messo un picchiatore (Alfio Russo). Ma questo non era stato dimostrato, perché «Alfio Russo all'inizio era diverso, buono...e sarebbe "impazzito" all'improvviso senza che Muccioli potesse rendersene conto. In secondo luogo, non risponde a verità che al reparto macelleria fossero inviati solo ospiti che si riteneva richiedessero un trattamento punitivo.»

Nella motivazione si accennava infine alla cassetta registrata da Walter Delogu, e si notava come il dialogo fosse avvenuto tra «due protagonisti in condizioni psicofisiche molto differenti: vigile e lucido il Delogu, che insieme guidava e parlava, e distratto e in evidente stato di torpore il Muccioli, che sonnecchiava durante un viaggio di ritorno in auto.

In ogni caso, per il giudice Arcadi quel dialogo non sembrava di particolare importanza per il giudizio.
Di parere opposto fu la Procura di Rimini, che ricorse in Appello.
All'inizio del 1995, la Procura generale di Bologna chiese la nullità della sentenza di primo grado, nullità derivata dalla mancata modifica del capo di imputazione da omicidio colposo ad abuso dei mezzi di correzione sfociati in omicidio.
La Corte d'Appello di Bologna annullò la sentenza del processo separato in cui Alfio Russo era stato riconosciuto colpevole di omicidio preterintenzionale, e trasmise gli atti alla Procura di Rimini per la diversa e più grave ipotesi di omicidio volontario in concorso con altri ospiti della comunità.
Concluso il processo a carico di Muccioli, le indagini della Procura riminese proseguirono e si estesero ad altre ipotesi di reato.
Nel frattempo, però, la Procura di Milano archiviò l'inchiesta sul finanziamento illecito al Psi, e quella di Pescara fece altrettanto per il suicidio ritenuto sospetto di una ragazza ospite della comunità "satellite" di San Patrignano nella provincia abruzzese.

Vincenzo Muccioli passò poi al contrattacco e presentò alcuni esposti alla Procura di Firenze in cui accusava il procuratore Battaglino di violazione del segreto istruttorio. Ad essi si aggiunsero due denunce dell'avvocato Carlo Taormina, nuovo difensore di Muccioli, in cui si ipotizzava l'esistenza di una lobby politico-giudiziaria riminese che avrebbe agito contro il fondatore di San Patrignano.
Dal ciclone giudiziario che si era abbattuto su di lui, Muccioli usciva stremato e profondamente prostrato. Una grave forma di debilitazione psicofisica lo colpì, fino a causarne la morte, sopraggiunta in quello stesso 1995.

Restavano ancora da definire le responsabilità degli assassini di Maranzano.
Alfio Russo (che una perizia psichiatrica aveva definito seminfermo di mente) e Giuseppe Lupo furono condannati nel 1997 rispettivamente a 14 e a 7 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale (il terzo imputato, Ezio Persico, era nel frattempo deceduto).
Per la pubblica accusa, invece, Maranzano fu ripetutamente colpito a morte perché si lamentava di precedenti pestaggi subiti a causa di episodi di indisciplina.
Nel processo di secondo grado davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Bologna, Russo e Lupo accettarono l'imputazione per omicidio volontario, accogliendo la proposta del procuratore generale Giuseppe Mattioli, e patteggiarono una condanna a 10 e 6 anni.


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23 ottobre 2013 9:19 - IVAN.
Pettine, certo che sei una volpe, eh?
Non so se sia più patetico il troll4531 con le sue FINTE obiezioni, o gli ingenuotti che gli rispondono aiutandolo così ad infarcire le discussioni di post completamente INUTILI. Certi utenti hanno il buonsenso di un bimbo dell'asilo.
22 ottobre 2013 23:18 - ennio4531
" Gli volete levare gli schiavetti che vanno a lavorare gratis, ...."

Da Wikipedia ..
" L’ultimo bilancio conosciuto, quello del 2010, riporta 36 milioni e 386 mila euro spesi e ricavi per 35 milioni e 624 euro. Di questi ricavi 19 milioni e 400 mila euro provengono dalle donazioni, quasi esclusivamente da parte di Gianmarco Moratti[1]." .

Da questi dai risulta che sugli ' gli schiavetti che vanno a lavorare gratis, ' non ci guadagna nessuno e che necessitano ben 19 milioni di donazioni per far quadrate i conti .

Quindi marco scrive un sacco di ... baggianate ...
22 ottobre 2013 23:01 - ennio4531
25 ottobre 2011 18:41 - Vittime_della_droga
@PETTINE
L’unica fetta della torta che vediamo, sono i numeri dei morti e delle disgrazie che ogni sostanza d’abuso provoca (compreso alcol e tabacco).
Come mai difendi tanto la droga?
Quale interesse hai TU in merito?

26 ottobre 2011 9:41 - pettine
io sono tabaccaio, ho molti interessi che questa droga (mortale) rimanga nostro monopolio.....
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Pettine la speranza espressa mira forse ad aumentare i tuoi ricavi ?
22 ottobre 2013 12:24 - pettine
ennio, ti dico di più: spero che molti tuoi parenti/amici/conoscenti si lascino tentare ed abusino di tabacco e gioco d'azzardo.

magari qualcuno c'è già!
21 ottobre 2013 21:53 - marco25g
Poverini! Sono contrari sì..
Gli volete levare gli schiavetti che vanno a lavorare gratis, (o almeno tutta la gente che sta bene e non si è mai fatta d'eroina)?

Sono sicuro che i disgraziati non li vogliono, gli eroinomani irrecuperabili, i casi drammatici, gli alcolizzati che picchiano i familiari, o i giocatori dipendenti che i cavalli se li ruberebbero e se venderebbero per andare a giocare al casinò..

Il loro ideale è il rehab all'americana, roba di lusso, con tanto clinica per i figli cocainomani dei ricchi e tutto alle spese dello Stato e dei cittadini pecoroni..

E di avere tanti schiavetti tra i figli dei popolani, pronti ad ogni loro esigenza, forzati con il ricatto della galera ad ubbidire ad ogni loro esigenza (anche quella sessuale):
Cosa c'è di meglio che avere tante belle ragazzine e ragazzini adolescenti da violentare a piacimento, messi nelle mani dei carnefici dagli stessi genitori e dai preti..

Tanto, quello che succede a S. Patrignano "e la desinenza patrigno non poteva essere più azzeccata" rimane a S. Patrignano..

Brutti cogl.... di genitori, avete fatto tanto per preservare dai mali del mondo le vostre figlie e i vostri figli, poi li date in mano a dei vecchi satiri cocainomani ed a ex-tossici "oramai diventati più cinici ed interessati di certi mafiosi", e soltanto perchè, da giovani normali, si sono fatti delle canne con i coetanei..

Spero quando saranno costretti/e a succhiarlo ad uno di questi vecchi merdo.. e pieni di AIDS ripenseranno ai genitori ed agli adulti "in quel bel posto" che ce l'hanno mandati e vi odieranno con tutte le loro forze ed in eterno...!!!

BASTARDI!!!

Se non fosse abbastanza chiaro, BASTARDI!!!
21 ottobre 2013 20:53 - ennio4531
La richiesta di sanatoria del 1994 riguarda beni di proprietã della fondazione San Patrignano dal momento che nel 1985 Muccioli aveva già donato il tutto alla fondazione.
Quindi nulla ê venuto in tasca a Muccioli.

Anche un imbecille l'avrebbe capito.

Lanciare cacca su Muccioli è tipico di personaggi che, oltre le chiacchiere per giustificare se stessi nell'uso di pattume ludico, vorrebbero ridurre gli altri alle loro commiserabile condizione di puro egotismo ovvero di ... fighetti ...
21 ottobre 2013 19:08 - marco25g
Poverini! Sono contrari sì..
Gli volete levare gli schiavetti che vanno a lavorare gratis, (o almeno tutta la gente che sta bene e non si è mai fatta d'eroina)?

Sono sicuro che i disgraziati non li vogliono, gli eroinomani irrecuperabili, i casi drammatici, gli alcolizzati che picchiano i familiari, o i giocatori dipendenti che i cavalli se li ruberebbero e se venderebbero per andare a giocare al casinò..

Il loro ideale è il rehab all'americana, roba di lusso, con tanto clinica per i figli cocainomani dei ricchi e tutto alle spese dello Stato e dei cittadini pecoroni..

E di avere tanti schiavetti tra i figli dei popolani, pronti ad ogni loro esigenza, forzati con il ricatto della galera ad ubbidire ad ogni loro esigenza (anche quella sessuale):
Cosa c'è di meglio che avere tante belle ragazzine e ragazzini adolescenti da violentare a piacimento, messi nelle mani dei carnefici dagli stessi genitori e dai preti..

Tanto, quello che succede a S. Patrignano "e la desinenza patrigno non poteva essere più azzeccata" rimane a S. Patrignano..

Brutti cogl.... di genitori, avete fatto tanto per preservare dai mali del mondo le vostre figlie e i vostri figli, poi li date in mano a dei vecchi satiri cocainomani ed a ex-tossici "oramai diventati più cinici ed interessati di certi mafiosi", e soltanto perchè, da giovani normali, si sono fatti delle canne con i coetanei..

Spero quando saranno costretti/e a succhiarlo ad uno di questi vecchi merdo.. e pieni di AIDS ripenseranno ai genitori ed agli adulti "in quel bel posto" che ce l'hanno mandati e vi odieranno con tutte le loro forze ed in eterno...!!!

BASTARDI!!!
21 ottobre 2013 14:56 - roberto7266
@ivan
e questo è ancora niente:
"Ormai, però, l'attività principale di S. Patrignano era quella di centro d'accoglienza per i tossicodipendenti che arrivavano a supplicare assistenza e l'iniziale piccola Vigna del Signore é oggi diventata un'estensione di 220 ettari di terreno dove 2189 tossicodipendenti e non, fatturano, con le varie attività produttive, circa 22 miliardi annui: laboratori di falegnameria, la tristemente nota pellicceria, allevamenti di ogni genere (quello con i 300 purosangue da gare internazionali é considerato il migliore d'Europa, ma dei cavalli ne riparleremo) e perfino un ospedale all'avanguardia per la cura dei malati di Aids inaugurato nientepopodimeno che da tre dei ministri del governo Berlusconi (Costa, sanità; Guidi, famiglia; Biondi, giustizia). Un vero e proprio marchio di garanzia per la struttura, peccato che la stessa sia stata costruita in gran parte abusivamente. Ma niente paura; non può certo una quisquilia del genere fermare il guru di S. Patrignano. E qui entra in gioco un altro aspetto dell'inesauribile Vincenzo: le amicizie influenti . Il 24 settembre 1994 al Comune di Coriano, di cui SanPa é frazione, arrivano, presentate dal geometra della comunità, Sergio Pierini, trentuno richieste di sanatoria per abuso edilizio perpetrato, guarda un po', proprio quando del Comune era Sindaco (PCI) lo stesso Pierini. Il perché, poi, della richiesta a che le pratiche fossero protocollate immediatamente, si capirà solo quando, tre giorni più tardi, arriverà un decreto approvato dal consiglio dei ministri che conferisce agli edifici adibiti a comunità terapeutiche e a quelli per l'inserimento sociosanitario nelle stesse, la qualifica di opere pubbliche indifferibili e urgenti che pertanto sono esonerate dal pagamento degli oneri di concessione oltre alla possibilità di una loro realizzazione in deroga agli strumenti urbanistici. In soldoni: Vincenzone avrebbe potuto, d'ora in poi, costruire tutto quanto voleva senza alcun permesso, risparmiare i circa quattro miliardi che avrebbe dovuto versare per il condono degli abusi già fatti e, di fatto, dunque, condonare l'intera S. Patrignano, compresa la sua villa, alla quale torneremo comunque fra poco. Muccioli, quindi, sapeva almeno tre giorni prima della sua firma, dell'esistenza del decreto legge; questo, chiaramente nella più innocente delle ipotesi."
21 ottobre 2013 13:59 - IVAN.
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Roberto, nessuno ha mai dubitato che la "generosa donazione" dei beni personali di Muccioli alla comunità di S.Patrignano fosse destinata...a Muccioli stesso come contraente finale (il quale, guardacaso, ora poteva far figurare quei beni come "proprietà di un ente benefico", e non più come "proprietà personali").

Una manovra da paraculi che poteva ingannare solo un lobotomizzato...ma ovviamente i media asserviti si sono affrettati a descriverla come "un atto di estrema generosità". (Come dire: "Se uno evade le tasse, bisogna encomiarlo perché alleggerisce il lavoro dei contabili dello Stato!")
Insomma...Muccioli santo subito!

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21 ottobre 2013 10:40 - ennio4531
Luigi Manconi riconosce che, bontà sua, le comunità qualche aiuto l'hanno dato ....

" Se la domanda fosse: "ha salvato qualcuno dalla droga?", la riposta dovrebbe essere un netto sì.
Anche se – e il problema riguarda, beninteso, tutte le comunità — è difficile valutare, con criteri scientificamente attendibili, il tasso di successo e, per contro, la percentuale di recidive (tra quanti vengono considerati "usciti dalla droga) ..." .

Certo è che migliaia di persone, se fossero rimaste in attesa di una risposta sulle problematiche sollevate da Manconi, starebbero ancora davanti all'uscita di casa di Manconi aspettando le risposte del ... vate .

A Manconi, conscio della sua inanità sul come risolvere la questione, , non rimane che trasferire il problema sul piano ideologico ( che gli ha consentito di campare bene ..) di cui tanto si è nutrito da quando militava in Lotta Continua....

Alla domanda quanti tossico dipendenti Manconi ha aiutato , la risposta è : nessuno .
21 ottobre 2013 9:42 - roberto7266
Ve lo do io l'appello alla società civile.

"Il Carcere di San Patrignano

Privatizzare le carceri è possibile? Certamente, soprattutto se a vincere l'appalto è San Patrignano. Se è naturale che questo governo segua le fallimentari scelte di privatizzazione della detenzione attuate in Inghilterra, è altrettanto naturale che l'appalto finisca agli amici degli amici.

E chi meglio di San Patrignano puo' gestire un carcere per tossicodipendenti? Il ragionamento non fa una grinza, dobbiamo ammetterlo. Anche per questo è necessario bloccare quest'operazione. Just say No è l'appello agli operatori promosso dalla rete "la libertà è terapeutica" per non essere complici di questa operazione.


08.01.2002

Se il modello è San Patrignano

LUIGI MANCONI

Non è esagerato affermare che l'affidamento a San Patrignano della prima "comunità di Stato per detenuti" costituisce un segnale politico – e, soprattutto, culturale – chiarissimo. Un messaggio "ideologico", si dovrebbe dire, preceduto da un altro messaggio, altrettanto esplicito: ovvero la trasmissione di "Domenica In" dall'interno della stessa comunità, lo scorso 23 dicembre. Quella che è (meglio: che era) la Grande Cattedrale del senso comune nazionalpopolare – la trasmissione domenicale di Rai1, appunto – viene chiamata a santificare la comunità della famiglia Muccioli. Santificare in senso proprio: ovvero celebrare solennemente San Patrignano come ente taumaturgico e fonte di salvezza per i "poveri drogati".
La storia della comunità di San Patrignano è lunga, tormentata e, a tratti, drammatica: come quella di tutte le esperienze che hanno a che fare con il dolore umano, che lo "trattano" e che, nelle forme più diverse, lo vogliono lenire e, addirittura, curare. San Patrignano ha conosciuto molte traversie e alcune pagine nere; ha ottenuto estesi riconoscimenti mondani e politici – decine di ministri di più governi l'hanno omaggiata – e controversi risultati terapeutici. Se la domanda fosse: "ha salvato qualcuno dalla droga?", la riposta dovrebbe essere un netto sì. Anche se – e il problema riguarda, beninteso, tutte le comunità — è difficile valutare, con criteri scientificamente attendibili, il tasso di successo e, per contro, la percentuale di recidive (tra quanti vengono considerati "usciti dalla droga"). Ma, ovviamente, non è questo che rende la comunità dei Muccioli oggetto di periodico conflitto: è, piuttosto, il fatto che su San Patrignano è stata costruita una vera e propria ideologia e che, oggi, quella ideologia sembra diventare cultura di governo."

fonte psiconautica.forumfree.it/?t=15818056
21 ottobre 2013 8:07 - lucillafiaccola1796
ah ah
è come x la chiesa cattolica [la peggiore] e non
se je levate i poveri [in questo caso i clienti] loro perdono la PAGNOTTA Nun se po' ffa!

te devi drogà pe'falli campà
non hai da esse Comunista e nell'incapacità inquella specifica materia hai da compete, fino a krepà

ah ah ah

e pure Emergency:li facessero in Italia gli ospedali e tornerei a "donare"
21 ottobre 2013 7:13 - ennio4531
È stato grazie ad associazione come San Patrignano che centinaia di persone hanno salvato la pelle e sono riuscite ad uscire dalla schiavitù della dipendenza ritornando a vivere.

I morti sono quelli che non hanno saputo liberarsi dal pattume ludico e di certo le canaglie dei chinaski non hanno dato loro una mano per salvarsi .
20 ottobre 2013 23:42 - chinaski
Ho conosciuto, nel corso dei decenni, diverse persone reduci da quella comunità. Tutti morti.
20 ottobre 2013 20:42 - roberto7266
da "Il fantasma di Vincenzo Muccioli"
A onor del vero va precisato che Muccioli aveva regalato tutti i beni immobili di appartenenza della comunità alla Fondazione S. Patrignano, nata sul finire del 1985, qualche mese dopo la sua condanna nel 6/2/85 per gli incatenamenti e prima dell'assoluzione in appello il 28/11/87. Col trucco, però, niente paura. L'art. 11 dello statuto recita: « se entro tre anni dal riconoscimento della personalità giuridica (cioè entro il 26 marzo 1994), il patrimonio della fondazione supera la soglia dei quattro miliardi la casa potrà ritornare di proprietà dei figli se ne faranno richiesta entro il 2001. Richiesta da inoltrare al Presidente della Fondazione » , cioè ¼ Muccioli stesso! (per la cronaca, oggi SanPa é valutato oltre 30 miliardi). E i macchinari, i beni mobili, i famosissimi cavalli, di chi sono?

Già, i cavalli. Per loro Vincenzo non ha mai badato a spese: si dice che Wejawey sia stato acquistato per due miliardi e trecento milioni mentre Kassandra per soli due miliardi. E Roberto Assirelli ha detto che per acquistare purosangue veniva spedito in giro per l'Europa, con i soldi nascosti in un doppio fondo delle auto che venivano all'uopo preparate per la comunità in un autosalone di Milano; ma che c'entra questo con il recupero dei tossicodipendenti?

fonte: psiconautica.forumfree.it/?t=1581856

Articolo inviato il 29/5/2007, 00:14
20 ottobre 2013 18:21 - ennio4531
Testimonianze su Muccioli e ... soldi .

Da Wikipedia

' Nel 1985 Muccioli ed i familiari rinunciano alle loro proprietà ed ai diritti ereditari, donandoli alla Fondazione San Patrignano costituita quell’anno. Da quel giorno, la comunità, per espressa scelta di Muccioli, appartiene a coloro che vi operano e vivono o che ad essa si rivolgono.'

Una cosa è certa ..

È verificato che quando uno cade in uno stato di sudditanza delle erbe e abbisogna di aiuti economici e affettivi, i compagni di 'merenda' ... fuggono.

Anche un pò .... vigliacchi sono .
20 ottobre 2013 18:20 - ennio4531
Muccioli non è scappato e ha affrontato tutti i gradi di giudizio , tra l'altro in appello è stato assolto.

Muccioli può essere accusato di tutto , ma non di vigliaccheria .

Mentre quando un consumatore di pattume ludico cade nella dipendenza ecco il fuggi fuggi generale dei compagni di 'merenda' .

Anche un pò .... vigliacchi sono .
20 ottobre 2013 14:50 - IVAN.
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LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 3
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(2 giugno 2013 0:45 - fabrizio7338)

Fu uno dei casi giudiziari più clamorosi degli anni '90: un uomo era stato ucciso, a botte, a San Patrignano, nella comunità per il recupero dei tossicodipendenti fondata e diretta in una frazione di Coriano, sulle colline riminesi, da Vincenzo Muccioli.
Quella comunità era ormai nota a tutti e circondata da stima; la notizia che vi era stato consumato un omicidio accese il fuoco delle polemiche, che divampò a coinvolgere non tanto i diretti colpevoli, quanto piuttosto chi gestiva quel centro: Vincenzo Muccioli.

Già negli anni '80, San Patrignano era finita sotto i riflettori per il celebre processo "Delle catene", a carico di Muccioli e di dodici fra i suoi più stretti collaboratori, accusati di sequestro di persona e di maltrattamenti.
Il processo ebbe enorme eco e divise l'Italia in due. Da una parte, i fautori dei "metodi coercitivi" che andavano adottati in nome del supremo obiettivo del recupero terapeutico e della tutela della comunità; dall'altra, chi sosteneva che tali metodi erano disumani e calpestavano le libertà individuali.
Nel 1985 il tribunale di Rimini condannò lui e gli altri imputati, che però vennero assolti in Appello nel 1987.

Trascorsero alcuni anni tranquilli, durante i quali la comunità di SanPa si allargò fino a divenire quasi una piccola città, estesa su 25 ettari.
La vita della comunità non fu sconvolta più di tanto neppure quando, il 7 maggio 1989, venne trovato in una zona di campagna a Terzigno (Napoli) il cadavere di un suo ospite, Roberto Maranzano, 36 anni, originario di Palermo.
La morte risaliva a due giorni prima: qualcuno lo aveva ammazzato a calci e pugni, e poi aveva cercato di nasconderlo in quel luogo isolato, nei pressi di una discarica.

Inizialmente le indagini si indirizzarono verso un regolamento di conti nell'ambito della malavita, per cause legate allo spaccio di droga.

La verità era un'altra, ma venne alla luce solo alcuni anni più tardi.
Nel gennaio 1993 Fabrizio Lorandi, un altro ospite di San Patrignano, raccontò a un magistrato che Maranzano non era fuggito dalla comunità, ma era stato ucciso a botte all'interno di essa. Per la precisione, nella macelleria della comunità, dove lavoravano sia Lorandi sia Maranzano. Quindi i colpevoli dovevano essere cercati fra gli altri ospiti.
Ma come poteva uno di questi ospiti sparire di colpo senza che nessuno se ne accorgesse? E quel pestaggio, così violento provocare la morte di Maranzano, possibile che fosse passato inosservato? Cosa succedeva davvero a San Patrignano?

La comunità veniva così travolta da un altro scandalo. Muccioli all'inizio dichiarò: «Il fatto in sé mi sembra impossibile. Tutti i ragazzi appartenevano al reparto macelleria, che si trova accanto alle cucine. È impossibile che una loro assenza prolungata non sia stata notata. E poi in tutto questo tempo nessuno che sia venuto a dirlo a me. Mi sembra assurdo che un intero gruppo non abbia mai detto niente.»

In effetti, per quasi quattro anni l'omicidio di Roberto Maranzano rimase una verità ben celata. E quando intervenne la testimonianza di Fabrizio Lorandi, le responsabilità di Muccioli parvero evidenti: Muccioli doveva aver saputo cos'era successo quel 5 maggio del 1989.

In un primo tempo, il leader di SanPa disse di non sapere nulla di quanto aveva raccontato Lorandi, e di aver appreso della sua deposizione dai giornali. Due giorni dopo, però, si presentò dal procuratore Franco Battaglino, e ammise di essere stato subito informato del delitto, ma sotto il vincolo del segreto accordato agli stessi ragazzi della comunità; per questo non aveva denunciato il fatto.
Poi corresse ancora la sua versione, dicendo di aver saputo dell'omicidio solo mesi dopo.
È chiaro che a ogni versione di Muccioli corrispondeva una sua diversa responsabilità in quanto accaduto.

Ma gli inquirenti volevano dare una risposta anche ad altri, inquietanti interrogativi emersi dalle indagini dopo le rivelazioni di Fabrizio Lorandi:
Era vero oppure no che il reparto dove Maranzano era stato pestato a morte, la macelleria-porcilaia di San Patrignano, era considerato un "reparto punitivo" all'interno della comunità, al quale erano assegnati i più indisciplinali?
E gli autori del pestaggio erano una "cellula impazzita", o la violenza in quella comunità era una sorta di prassi?

La svolta nelle indagini seguita al racconto di Lorandi sollevò una nuova ondata di sospetti sulla comunità e su quello che vi succedeva.
La magistratura di Rimini procedette con l'arresto di 8 persone per omicidio preterintenzionale.

Venne appurato che all'epoca del delitto nel reparto macelleria lavoravano una quindicina di persone, il cui responsabile era ALFIO RUSSO. Negli interrogatori Russo negò ogni addebito, anzi disse che il pestaggio non era mai avvenuto.

Al contrario, un altro degli arrestati, Giuseppe Lupo (uno degli aiutanti di Russo), confermò la dinamica dell'omicidio ricostruita sulla base delle dichiarazioni rese dal "supertestimone" Lorandi.
Maranzano subì un primo pestaggio il 4 maggio, mentre era sotto la doccia. L'aggressione poi rivelatasi mortale avvenne invece il mattino successivo.

Lupo riferì poi che subito dopo la morte di Maranzano, Alfio Russo si era recato a casa di Muccioli. Questo particolare fu confermato dalla testimonianza di un altro degli arrestati, Ezio Persico.
Lupo confessò anche di aver guidato lui l'auto sulla quale fu trasportato il cadavere di Maranzano fino a Terzigno (distante circa 600 chilometri dalla Comunità). Sull'auto, oltre a Lupo, c'era Persico.

Le indagini accertarono che tutti gli ospiti assegnati al reparto macelleria dormivano in una camerata comune; quindi già le conseguenze del primo pestaggio non sarebbero potute passare inosservate. Inoltre, dopo che Maranzano era morto, più di una persona aveva visto Russo correre da Muccioli per informarlo. Inevitabilmente, per quest'ultimo scattò un avviso di garanzia per favoreggiamento.

L'autopsia accertò che a causare la morte di Maranzano era stata una «compressione prolungata con frattura dell'osso ioide»: quindi non un colpo solo aveva spezzato il collo dell'uomo, ma una serie di colpi, sferrati presumibilmente da più persone.

Il procuratore Battaglino avanzò altri sospetti sulla vicenda, che chiamavano direttamente in causa Muccioli.
Alla vigilia di un interrogatorio a Muccioli, Battaglino dichiarò: «Chiederò chiarimenti sulla gita che alcuni dei giovani che lavoravano nella macelleria fecero nel Pesarese proprio durante i primi controlli dei carabinieri nella comunità pochi giorni dopo la scoperta del cadavere. Inoltre cercherò di farmi spiegare perché gli stessi carabinieri furono portati a ispezionare stanze diverse da quelle che avevano chiesto di vedere.»

Il quadro accusatorio per Muccioli andava aggravandosi: quando si arrivò al processo (autunno 1994) doveva rispondere, oltre che di favoreggiamento, dell'accusa alternativa di omicidio colposo.
E nei giorni del dibattimento, cominciato il 17 ottobre 1994, gli inquirenti ascoltarono una serie di testi spontanei, tutti ex ospiti di SanPa, che raccontarono di violenze avvenute all'interno della comunità, di raid punitivi, di suicidi sospetti e persino di un finanziamento illecito al PSI.

Tutti questi fatti indussero il pm Battaglino a chiedere il cambio di imputazione per Muccioli da omicidio colposo ad abuso dei mezzi di correzione sfociati in omicidio: un reato più grave, con pena prevista tra i 12 e i 20 anni di reclusione, che avrebbe comportato l'interruzione del procedimento e il suo trasferimento davanti alla Corte d'Assise. Il Tribunale di Rimini però respinse la richiesta.


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