COMMENTI
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24 giugno 2007 0:00 - Gourry
Concordo con pierino. Quanto a privato si commenta da sé.
24 giugno 2007 0:00 - Pierino
In pratica queste liberalizzazioni hanno portato solo a più burrocrazia e disoccupazione e più alti prezzi basta vedere il costo del commercialista.
23 giugno 2007 0:00 - Privato sottufficiale
Per Gourry.

Sono costretto a correggermi.
Non è vero che gli interventi di Gourry sono insignificanti. Fanno pena.
23 giugno 2007 0:00 - Gourry
Evidentemente sei tardo di comprendonio visto che ti è stato ripetuto da me e da molti prima di me che il numero chiuso è naturale visto che i Notai sono pubblici ufficiali. Se non conosci questo termine vatti a studiare un po' di diritto oppure leggi i numerosi messaggi del forum che contengono una tale definizione, evitando così di spammare sul forum, come tuo solito.
Inoltre anche se non ci fosse il numero chiuso continuerebbero a passare sempre quelle 180-190 persone perché le prove sono molto difficili. Non cambia molto.
Se proprio devi intervenire con il tuo modo volgare ed incivile, almeno abbi la decenza di trovare nuovi argomenti, specie se quelli che proponi sempre sono stati ampiamente ed inequivocabilmente confutati.
Sei sicuramente un pluritrombato al concorso o uno di quegli avvocati con l'acqua alla gola che beneficerebbero della norma, anche se lo hai già negato o se ancora lo negherai.
Cordiali Saluti,
Dio.
23 giugno 2007 0:00 - Privato sottufficiale
Per Gourry.

Ho scritto ieri nel forum "La lobby dei notai" che i tuoi interventi sono insignificanti. Lo ribadisco.

Parli di demagogia; a sproposito, ovviamente.
La mia argomentazione di fondo, al di là della ipotizzata possibilità per avvocati-commercialisti-segretari di stipulare atti di valore inferiore ai 100.000 Euro, è diversa.
Ritengo che per accedere alla professione notarile debba essere previsto un concorso per conseguire la relativa abilitazione. Stessa severità del concorso attuale, ma SENZA NUMERO CHIUSO.
Dovrebbe essere illuminante quello che succede per i farmacisti.
Nelle farmacie, accanto al titolare vincitore di concorso (ma potrebbe non essere vincitore se ha ereditato la farmacia), ci sono tanti collaboratori abilitati (non potrebbe essere diversamente) che sono risultati idonei, ma non vincitori al concorso.
Non mi faccio esibire il curriculum vitae prima di comprare l'aspirina. So, comunque, che nelle grandi farmacie i titolari non stanno quasi mai al banco.
Io non ritengo uno scandalo che un farmacista abilitato possa mettersi in proprio.
La stessa cosa auspico per i notai.
Ritengo, anzi, che l'estensione della competenza ai segretari-avvocati-commercialisti, sic et simpliciter, sia una ipotesi riduttiva.
La strada maestra dovrebbe essere un concorso abilitante, con la conseguenza che ognuno, superato il concorso, deve avere la possibilità di aprire lo studio dove gli pare.
Numero chiuso=privilegio.
Io il privilegio lo voglio eliminare, in tutti i settori. Non ritengo che sia la soluzione migliore far diventare i commercialisti- segretari-avvocati dei notai di serie B.
E' chiaro?
22 giugno 2007 0:00 - Gourry
Caro privato SOTTO(ufficiale), è normale che prima si prenda l'abilitazione forense, per pararsi il culo nel caso in cui l'obiettivo notarile non venga raggiunto, ma ciò non significa che questa presupponga una preparazione adeguata per superare il concorso. Chi dopo essere diventato avvocato supera il concorso notarile, continua a studiare ed accumula ovviamente una preparazione specifica e superiore in quei campi che gli permettono il superamento del concorso. Come a solito i tuoi interventi, demagogicamente validi, mostrano tutta la propria pochezza.
22 giugno 2007 0:00 - Privato sottufficiale
Per Matteo Fasano.

"...Io facevo l'avvocato ed oggi faccio il notaio ...".
Dunque, il concorso notarile lava il peccato originale: l'avvocato tecnico "di parte" si chiude nel bozzolo del concorso e, quando si schiude, perde il pelo ed il vizio, diventando garante della imparzialità.
Naturalmente questo lo può fare solo se il concorso è a numero chiuso, perché non è il superamento del concorso, con le sue difficoltà, a garantire la preparazione, ma il fatto che si venga ammessi nella ristretta cerchia dei sommi sacerdoti.
5.000 notai garantiscono l'imparzialità e la competenza; 10.000 sarebbero un grave segnale di scadimento della qualità, di mancanza di professionalità, di possibili abusi nell'esercizio della professione .....
22 giugno 2007 0:00 -
Pur non godendo della genialità riservata ai notai credo di poter approcciare qualunque questione di diritto (civile per quanto mi riguarda)e sono in grado di capire se un atto necesita di particolare studio o no! Pensa caro notaio che quando ero ancora praticante un tuo collega disse ad una mia cliente che la rappresentazione operava nei confronti della figlia del secondo marito di sua madre appena deceduta! Sai quale fu la cosa grave CHe lui passò per "quello bravo" ed io per la somarella di turno. Si può dire tutto ed il contrario di tutto ma NON SI PUò MAI GENERALIZZARE
22 giugno 2007 0:00 - sabino lombardo
Per Sibilla

Io non ho mai affermato che i notai siano infallibili, ho semplicemente detto che, per il tipo di studi fatti, nella loro materia è molto più improbabile che commettano errori rispetto ad altri professionisti
Certamente i notai ne commetterebbero molto più degli avvocati se volessero trattare le materia di loro competenza, e ne commetterebbero ancora di più se fossero chiamati a svolgere l'attività dei segretari comunali.
In altre parole, non basta un decreto legge per creare delle conoscenze che non si hanno e che non si è tenuti ad avere.
Ad esempio, confesso la mia assoluta ignoranza in materia di provvedimenti di famiglia (naturalmente in sede contenziosa e non di volontaria giurisdizione, che, come lei ben sa non è attività giurisdizionale ma amministrativa) che possano essere tutelati da un unico avvocato.
Naturalmente il fatto che io non lo sappia, non vuol dire che non sia vero, stà solo a dimostrare la mia ignoranza in materia contenziosa.
Mi permetto anche di far notare che il termine "atti semplici" non entra in gioco nella liberalizzazione Bersani, il quale si è limitato a distinguerli in base al valore, e non alla maggiore o minore difficoltà.
Ora, la vendita di un pezzo di terreno agricolo da 5000 euro effettivi, da parte di un interdetto di cittadinanza italiana ma residente all'estero, cui quel terreno è pervenuto per successione apertasi in Italia è estremamente più complessa della vendita di un appartamento da 500.000 euro acquistato dal venditore, celibe e tutt'ora di stato civile libero, oltre 20 anni fa. (diritto internazionale privato, organo competente ad autorizzare l'atto, tutela dell'interdetto e dei creditori del defunto, obbligo di rimpiego, perizia giurata ecc.)
Ma come si fà a dire che un atto è semplice se prima non lo si è studiato?
cordiali saluti
sabino lombardo
22 giugno 2007 0:00 - matteo fasano
A leggere meglio, l'emendamento ritirato prevedeva che gli avvocati ed i funzionari comunali prestassero la propria opera "gratuitamente"...
Il problema è che ognuno deve fare il proprio lavoro,quello per il quale si è ed è stato formato.
Io facevo l'avvocato ed oggi faccio il notaio, posso dire che l'approccio alle problematiche è totalmente diverso e credo non sia sovrapponibile; un professionista, per essere tale, deve avere un requisito essenziale:la professionalità, vale a dire la capacità di affrontare un problema professionale da un punto di vista estremamente specifico, caratterizzato ed affinato da anni di esercizio di una specifica professione,che,in quanto tale,è caratterizzata da alcune peculiarità pregnanti e che determina la cosiddetta "deformazione professionale". Ora, l'avvocato è e dev'essere,per giuramento deontologico,un consulente "di parte" che deve fare gli interessi di una parte a discapito di quelli della controparte. Non mi si faccia l'esempio dell'avvocato che assiste entrambi i coniugi in una separazione, in quel caso vi è una volontà convergente delle parti e l'opera del professionista può definirsi "di supporto burocratico".
Il notaio,invece,è un consulente "imparziale",al centro delle parti ed in rappresentanza dello Stato di diritto che,selezionatolo con un concorso rigoroso,aperto a tutti, gli ha attribuito la "pubblica fede", quindi una funzione pubblica, obbligandolo ad esercitare la sua professione in un determinato territorio, proprio per portare la presenza dello Stato ovunque.
Questo porta anche a redditi molto diversi tra notai, dipendente dalla ricchezza e dal numero di sedi
del territorio in cui opera: a notai con redditi milionari si contrappongono la maggior parte dei notai, della maggior parte delle regioni italiane, tutte quelle del sud, con redditi comparabili ai redditi (reali) del livello medio-alto di tutte le altre categorie professionali.
Il problema è un altro, quello di capire a chi queste assurde liberalizzazioni, penalizzanti per il cittadino, facciano comodo.
Chi arriva a capire questo ha una reale,disincantata, visione della problematica.
Saluti.
22 giugno 2007 0:00 - sibilla
Per Sabino Lombardo
Lei da per scontato che i notai non possano sbagliare mentre gli avvocato è certo che sbaglino sempre.
Non potrà sfuggirle il fatto che i cretini e i somari sono purtroppo presenti nella medesima percentuale in tutte le categorie!
Potrei portarle esempi di suoi colleghi che non solo hanno fatto errori ma per arroganza si rifiutano di risarcire i danni che hanno provocato.
Io non credo ci voglia particolare perizia per redigere un atto di compravendita immobiliare "semplice" né ritengo impossibile per un avvocato tutelare due parti potenzialmente incontrasto (già accade in numerosi procedimenti specialmente in materia di diritto di famiglia). Credo invece, come già esposto in altra discussione che le riforme vadano affrontate in maniera organica e non in modo frammentario come purtroppo accade da molti anni.
La dialettica è il sale della crescita.
Proviamo tutti però, io per prima, ad uscire dal nostro orto e forse riusciremo a comprendere molte cose
22 giugno 2007 0:00 - Giacomo
Gentile Caramella

Quanto alla capacità risarcitoria

mi riferisco alla personale responsabilità dei Notai ed alle conseguenti polizze assicurative più volte citate.

Ho seri dubbi in merito alla possibilità che un funzionario comunale sia disposto ad assumersi personale responsabilità.

Ho seri dubbi che gli ordini forensi possano dotarsi degli stessi rimedi tuzioristici previsti dal notariato (quale folle compagnia li assicurerebbe considerato il contenzioso nei paesi di "common law"???)

Tutto ciò tralascindo l'aspetto pratico necessario ai fini dell'autentica.



Quanto infine al "numero chiuso garante della qualità"

non ho dubbi e non vedo come possa essere diversamente
considerato che al concorso accedono in 7/8.000 e tagliano il traguardo solo in 200 di media.

Selettivo, concorda?
21 giugno 2007 0:00 - Caramella
Caro Giacomo

credo che il "paraocchi" ce l'abbia chi difende a prescindere il monopolio dei Notai.
Dovrebbe concretamente spiegarci cosa intende quanto riferisce che il fatto che gli vengano redatti da un avvocato a da un segretario comunale (che lo fanno già quotidianamente) vada a discapito del servizio.
Inoltre dovrebbe spiegarci cosa intende quando dice che "verrebbe meno quella capacità risarcitoria che è propria dei Notai".
A parte il fatto che, forse Lei non lo sa perchè non si è informato, ma la proposta di legge prevedeva che gli atti potesseso stipularli solo gli avvocati e i segretario comunali che avessero sottoscritto una preventiva polizza d'assicurazioni (garantendo così il risarcimento di un eventuale danno), non comprendendo proprio quale sia la capacità risarcitoria propria dei Notai.
Da ultimo: siamo sicuri che il numero chiuso garantisca la qualità?
20 giugno 2007 0:00 - sabino lombardo
Per Alfredo
Rispondo alla Sua domanda.
Preliminarmente, però, occorre precisare che non credo proprio che, anche se venisse approvata la liberalizzazione, Lei si potrebbe mai rivolgere a suo fratello avvocato.
L'attuale Legge notarile (articolo 28) vieta al notaio di ricevere atti che interessino lui stesso, il coniuge, i suoi parenti od
affini in linea retta, in qualunque grado (all'infinito), ed in linea collaterale, fino al terzo grado incluso.
E' di tutta evidenza infatti che, in questi casi, potrebbero sorgere seri dubbi circa la sua posizione di terzietà rispetto alle parti.
Al momento, una norma del genere non esiste rispetto agli avvocati, a dimostrazione della non richiesta imparzialità di questa professione, (anzi chi meglio di un parente può difendere un proprio parente) ma è certo, se no sarebbe pazzesco, che ove gli avvocati, o i funzionari comunali, potessero autenticare atti di vendita verrebbe esteso loro analogo divieto.
D'altro canto, conoscendo la professionalità degli avvocati, sono convinto che loro stessi rifiuterebbero di fare una mostruosità del genere, anche se il divieto non fosse espressamente previsto.
Sarebbe come se in un derby Inter-Milan l'arbitro fosse Ancelotti.
Passando invece alla domanda vera e propria, devo fare una necessaria premessa.
Nel nostro ordinamento gli atti di compravendita vengono definiti come "acquisti a titolo derivativo".
Questa definizione vuole indicare che ogni acquisto deriva da quello che lo precede.
Se quello che lo precede è nullo, per il principio che nessuno può vendere un diritto maggiore di quello che ha acquistato, la successiva vendita da lui fatta sarà a sua volta nulla.
Facciamo un esempio.
Tizio, Caio e Sempronio sono comproprietari di un vasto terreno edificabile che decidono di dividersi.
Per un errore del notaio, (oggi solo i notai lo possono fare e quindi l'errore lo devo necessariamente imputare al notaio) all'atto di divisione non viene allegato il certificato di destinazione urbanistica del terreno diviso.
Questo errore porta alla nullità dell'atto.
Successivamente, Tizio costruisce sul suo pezzo di terreno una casa di 10 appartamenti e li vende tutti.
Anche qui, ipotizziamo che il notaio incaricato degli atti di vendita sbagli, e non si accorga della nullità della divisione (tengo a precisare, ad evitare fraintendiment,i che il notaio gli atti li guarda bene).
A loro volta tutti e dieci gli atti di vendita saranno nulli.
E così di seguito.
Per sanare tutto, bisogna rifare la divisione e tutti e 10 gli atti di vendita.
Per colmo di sfortuna, ipotizziamo anche che, nel frattempo, Caio, Tizio e Sempronio siano morti.
In questo caso occorrerebbe:
- presentare le successioni di Tizio, Caio e Sempronio, inserendo per ciascuno la quota di un terzo di tutti gli appartamenti, che essendo stati costruiti su terreno comune sono diventati anch'essi comuni per il principio dell'accessione = tutto ciò che insiste sul suolo è di proprietà del proprietario del suolo);
- rifare tutti e dieci gli atti di vendita, sperando che gli acquirenti siano ancora vivi, altrimenti nuove successioni;
- sperare che gli eredi di Caio e Sempronio siano persone oneste e non approfittino della situazione venutasi a creare per la quale, giuridicamente, sono comproprietari di 10 appartamenti.
Ora, Lei mi chiede "perchè non posso rischiare?".
Le rispondo, perchè se la liberalizzazione passasse, di casi come quello prospettato se ne verificherebbero moltissimi, e il danneggiato non sarebbe solo lei ma l'intero sistema immobiliare.
Tenga presente un altro fatto.
Quando il cliente chiede un mutuo alla banca, questa lo concede solo se il notaio, con un apposito documento che si chiama "relazione notarile", garantisce alla banca, assumendone per iscritto tutte le responsabilità, che l'immobile da ipotecare, negli ultimi 20 anni, non presenta, fra l'altro, irregolarità nei passaggi di proprietà.
La relazione notarile rappresenta, in senso non tecnico, gli avvocati mi scusino, una forma di fideissione che il notaio presta a favore del mutuatario nei confronti della banca.
Sostanzialmente il notaio scrive "Cara banca, è tutto a posto, e se non lo fosse, ed a causa del mio errore l'ipoteca non è valida, ti pago io".(Questo, fra l'altro, è uno dei motivi che contribuiscono a determinare il costo del contratto di muto).
Ora, se nel mercato immobiliare si presentassero problemi come quello sopra esposto, la durata per la concessione di un mutuo, quando venisse concesso, si dilaterebbero a dismisura con tutti gli evidenti problemi per chi, essendosi impegnato a comprare entro una certa data, non fosse in grado di adempiere per indisponibilità della somma richiesta a mutuo.
Infine, valuti che nell'incredibile numero di leggi che purtroppo il nostro legislatore ci ha regalato negli ultimi anni, ci sono così tante cause di nullità che è veramente difficile, mi creda, starci dietro.
In poche parole, secondo me il sistema collassa.

Cordiali saluti
sabino lombardo


Per Sotto Ufficiale.

Mi permetta di farLe notare che nella sua e-mail mi pare di rilevare una certa incoerenza.

Lei scrive:
"I farmacisti vendono, beneficiando dell'insegna "Farmacia" e con prezzo maggiorato, ogni sorta di mercanzia (creme abbronzanti, dentifrici, lozioni per capelli, preservativi, acque minerali, pannolini, caramelle). Si lamentano se viene tolta l'esclusiva delle aspirine, ma cercano di vendere di tutto. Ogni proposta di cambiamento la interpretano come atto sovversivo.
La stessa cosa sta avvenendo con i notai."

Le faccio notare:
1) le creme abbronzanti, dentifrici, lozioni per capelli, preservativi, acque minerali, pannolini, caramelle non hanno niente a che spartire con i medicinali.
Se Bersani voleva fare qualcosa di veramente condiviso dai più, io per primo, doveva levare quei prodotti, non i farmaci da banco, alle farmacie.
Questa Sua affermazione coincide esattamente con quello che cerco di dire io: a ciascuno il suo lavoro, che i farmacisti vendano i medicinali, con la presenza fissa di un farmacista al quale io possa rivolgermi, anche se ho un semplice mal di testa.
Al proposito le racconto un fatto.
Soffrendo di violentissimi mal di testa, usavo, con il sistema fai da te, la "Novalgina", consigliatami da un collega.
Un giorno, pur avendola presa, continuavo a stare male e sono passato in farmacia.
Esposto al farmacista il problema, mi ha spiegato che la Novalgina ha un tremendo potere di abbassamento della pressione, con conseguenti capogiri, senso di nausea, e vari altri effetti collaterali, e mi ha invitato a smettere di usarla e di farmi prescrivere dal mdico altro medicinale, possibilmente dopo degli esami clinici.
Lei crede che se fossi andato al supermercato, avrei avuto gli stessi consigli?

2) Perchè, in base a quale filo logico di ragionamento, afferma "i farmacisti vendono, beneficiando dell'insegna "Farmacia" e con prezzo maggiorato, ogni sorta di mercanzia .........cercano di vendere di tutto. Ogni proposta di cambiamento la interpretano come atto sovversivo. La stessa cosa sta avvenendo con i notai."?
Nella mia "insegna" (che non è una forma di pubblicità ma un obbligo imposto per legge) c'è scritto "Repubblica Italiana - Notaio Sabino Lombardo", e sotto quella insegna io faccio solo ed esclusivamente il notaio.
Non voglio ulteriori competenze, sono già in difficoltà con tutte le incombenze che lo stato mi ha rifilato, a suo esclusivo beneficio e a mio esclusivo danno.
Facciamo un conto:
- Calcolo delle imposte a mio rischio, se sbaglio la differenza ce la metto io;
- Lotta all'abusivismo edilizio, con sanzione di nullità;
- Lotta all'evasione nel prezzo dichiarato, con sanzione di nullità;
- Lotta all'evasione nel campo della mediazione, con sanzione di nullità;
- Lotta alla lottizzazzione abusiva, con sanzione di nullità;
- Protezione del patrimonio artistico, con sanzione di nullità;
- Lotta allo sperpero energetico, con sanzione di nullità;
- Lotta agli abusi di rivendita nelle cooperative, con sanzione di nullità;
- Registrazione, trascizione e voltura telematica, con obbligo di dotarmi, a mie spese, degli strumenti hardware e software.
Sia ben chiaro, parlo del solo settore immobiliare.
Io non voglio altri incarichi, competenze od altro.
E' già molto difficile così, ci mancherebbe solo che dovessi svolgere altre attività oltre a quella di notaio.
Cordiali saluti
sabino lombardo


20 giugno 2007 0:00 - GIACOMO
Tifo da stadio?

Prego, mi indichi dove.

AnticipandoLa, forse, qualora si riferisse al sostegno dato al Notaio Lombardo, personalmente non vedo nulla di male;
lo stesso infatti con grande pacatezza non ha fatto altro che limitarsi ad esporre fatti e circostanze obbiettive che corrispondono alla piena ininterpretabile, cristallina verità...tutto sta nell'aver voglia di vederla o meno.

Comunque, sorvoliamo.



Ciò che lei dice:

" qualche segretario comunale-avvocato-commercialista (o qualsiasi altro laureato in Giurisprudenza) possa fare una piccola parte del lavoro oggi riservata ai notai è così assurdo?"


e' sì assurdo, poichè come tentato di spiegarle - tra l'altro da più d'uno - andrebbe inevitabilmente a discapito della qualità e delle garanzia che i Notai e solo i Notai sanno dare,

verrebbe meno quella capacità risarcitoria che è propria del Notariato (e tra l'altro ho seri dubbi che possa essere estesa ad altri)


Credo che lei non voglia capire e dunque ogni tentativo di chiarirle le idee, portandola ad una veduta maggiormente obbiettiva, rimanga del tutto vano.


Pensi come la vediamo diversamente, io il numero chiuso lo applicherei anche all'Avvocatura e questo non per diminuire i "banchettanti" alla torta del contenzioso, bensì per innalzarne il livello qualitativo degli stessi....

e soprattutto per evitare di vedere Avvocati pronti a dar battaglia per fattispecie per le quali il cliente non ha palesemente alcun diritto risarcitorio.


Per concludere


constatando la sua avversione verso il "numero chiuso" Le ricordo che lo stesso trova applicazione anche ad altre - numerose - categorie come ad esempio la Magistratura, le forze dell'ordine, i dipendenti della P.A.,

Tutte figure per le quali lo Stato preventivamente stabilisce il numero di cui necessita.

Ad ognuno il proprio mestiere....lo si è scelto, lo si apprezzi.
20 giugno 2007 0:00 - Privato sottufficiale
Rettifica.

Prima che Alex intervenga, preciso che per un errore di taglia/incolla nel mio ultimo intervento c'è un periodo scorretto.
Da "visto che il reddito di un insegnante di fisica di liceo con trenta anni di servizio può vivere con 25.000 euro" bisogna espungere "il reddito di".
Prometto che mi cospargerò il capo di cenere e mi leggero per punizione 3 volte di seguito l'Heautontimorumenos.
20 giugno 2007 0:00 - Gourry
Privato SOTTO(ufficiale), certo che tra il raddoppio del numero di sedi ed il voler operare come ha tentato di fare Bersani con l'emendamento proposto dal tizio che ha il diploma di maturità scientifica, ce ne corre...
Mi riferisco, in particolare, a questo tuo (ennesimo insignificante) passaggio:
"Io penso che una apertura in tutti i settori, debitamente regolamentata, possa offrire opportunità di lavoro a giovani laureati.
Se il reddito medio di un notaio è di 500.000 euro/anno e quello di un farmacista 600.000/euro/anno il raddoppio del numero di farmacisti e notai non comporta uno sconvolgimento sociale. Penso che un notaio-farmacista possa vivere bene anche con 250.000-300.000 euro/anno, visto che il reddito di un insegnante di fisica di liceo con trenta anni di servizio può vivere con 25.000 euro.".
20 giugno 2007 0:00 - Alfredo
Egregio notaio, ho letto quanto lei ha scritto e posso anche condividere alcuni dei suo ragionamenti.
Quello che non capisco è, perchè non posso rishiare?
Se mio fratello è avvocato, perchè non mi posso far fare da lui la vendita?
Saranno problemi miei se sarà sbagliato, intanto rispamiato i soldi del notaio.
Grato se mi vorrà rispondere
20 giugno 2007 0:00 - Privato sottufficiale
Per il notaio Sabino Lombardo.

Le faccio notare che non ho detto "lei pensa al suo portafoglio", ma che la questione della copertura assicurativa "riguarda il suo portafoglio e non la impugnabilità dell'atto". Non sono espressioni equivalenti.
La discussione può certamente svolgersi in forme più pacate, visto che l'emendamento che metteva in discussione l'esclusiva notarile è andato ormai a farsi benedire.
Spero che i suoi numerosi fans si sentano tanto rassicurati da digerire qualche riflessione senza pericoli di svenimento: qualcuno di essi (Giacomo, mi pare)auspica ancora un clima da stadio ed invita i sostenitori della curva Sud a radunarsi nel forum, a suonare rumorosamente i clacson e ad esporre striscioni multicolori pro notaio. Non mi pare una bella cosa.
Premesso quanto sopra vorrei far presente che la regolamentazione di molte professioni protette risale a circa settanta anni fa. Economia diversa, società diversa, esigenze diverse.
Se diamo uno sguardo ai decenni passati ci accorgiamo che alcune professioni hanno subito sensibili modifiche.
I segretari comunali fino a qualche anno fa erano pubblici dipendenti; oggi sono scelti dalle aministrazioni comunali di volta in volta. Nessuno di essi ha la garanzia di inamovibilità ed il mondo continua ad andare avanti.
Per gli avvocati la legge 1578/1933 (art. 17) prevedeva per l'iscrizione all'albo l'"essere riuscito vincitore, ENTRO IL NUMERO DI POSTI MESSI A CONCORSO, nell'esame preveduto ...". Oggi il numero chiuso non c'è più e nessuno se ne preoccupa.
I farmacisti ed i notai avevano (ed hanno) la pianta organica. La difendono con le unghie e con i denti, spesso con motivazioni che nel 2007 appaiono incomprensibili.
I farmacisti vendono, beneficiando dell'insegna "Farmacia" e con prezzo maggiorato, ogni sorta di mercanzia (creme abbronzanti, dentifrici, lozioni per capelli, preservativi, acque minerali, pannolini, caramelle). Si lamentano se viene tolta l'esclusiva delle aspirine, ma cercano di vendere di tutto. Ogni proposta di cambiamento la interpretano come atto sovversivo.
La stessa cosa sta avvenendo con i notai.
Io penso che una apertura in tutti i settori, debitamente regolamentata, possa offrire opportunità di lavoro a giovani laureati.
Se il reddito medio di un notaio è di 500.000 euro/anno e quello di un farmacista 600.000/euro/anno il raddoppio del numero di farmacisti e notai non comporta uno sconvolgimento sociale. Penso che un notaio-farmacista possa vivere bene anche con 250.000-300.000 euro/anno, visto che il reddito di un insegnante di fisica di liceo con trenta anni di servizio può vivere con 25.000 euro.
Pensare che un farmacista dipendente possa mettersi in proprio ritagliando una fetta della torta riservata ai titolari o che qualche segretario comunale-avvocato-commercialista (o qualsiasi altro laureato in Giurisprudenza) possa fare una piccola parte del lavoro oggi riservata ai notai è così assurdo?
Saluti.
19 giugno 2007 0:00 - giancarlo
Cara Collega,
ringrazio e te e tutti gli altri Colleghi che sono intervenuti sul sito dell'ADUC.
Il vostro successo è stato molto importante.
Complimenti alla vostra tenacia e alla vostra capacità di argomentare.
Cari saluti.

omissis


Ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti sul sito dell'ADUC.

Il successo è stato grande; prima del nostro intervento, la maggior parte degli interventi era a noi ostile, e con toni di fuoco e di disprezzo degni della peggior demagogia; adesso il pro- notaio è la maggioranza, ma non solo... i toni dei nostri detrattori sono completamente cambiati.

Dalle peggiori e più infami accuse siamo passati a un "volevo solo dire che forse è meglio che il cittadino possa scegliere tra avvocato e notaio, certo non voglio dire cosa sia preferibile...

Questo testimonia che purtroppo la folla si lascia trascinare dai capi-popolo, ma se noi interveniamo numerosi e con decisione la situazione si può invertire.
E' chiaro che intervenire per primi in un blog anti- notaio comporta l'essere sommarsi di improperi e una reazione critica iniziale ancor più feroce, ma insistendo le cose cambiano..

Riguardo alle critiche, posso dire che in generale:

- spesso sono attacchi generici di contenuto demagogico "la casta dei carissimi notai ci opprime mettendo una firma che potrebbe mettere qualunque neolaureato"

- più raramente si tratta di persone che contestano un singolo fatto (un errore su un mappale, visure sbagliate, il noatio ha ricevuto l'atto in pochi minuti)

devo dire che lo strumento più efficace per controbattere a queste critiche (tutte) è una comparazione tra avvocato e notaio soprattutto sui costi:

- scrivere che la tariffa dell'avvocato è più alta di quella del notaio e non comprende le visure è un argomento che tappa la bocca a tutti.

Grazie ancora per la collaborazione
19 giugno 2007 0:00 - Giacomo
Notaio Lombardo


Leggerla è stato un piacere;
la sua chiarezza espositiva nonchè l'obbiettività di quanto scritto e la pacatezza con cui ciò è stato fatto ha di certo contribuito a che i suoi lettori abbiano compreso qualcosa in più dell'importantissimo ruolo che Lei ed i Suoi Colleghi continuate con serietà a rivestire.


La difesa del Notariato, basata su fatti numeri e circostanza VERE a mio avviso deve essere estesa a livello nazionale così da poter istruire le persone in merito alla vostra imprescindibile utilità.


La difesa nel breve periodo ha portato al ritiro degli emendamenti dello scellerato Lulli, ora invito Voi tutti a lavorare per il lungo periodo così da ottenere quella considerazione che è a Voi propria e che da troppi anni è andata del tutto perduta.


BUON LAVORO!
19 giugno 2007 0:00 - Gourry
X Privato SOTTO(ufficiale): rispondi solo dove ti fa comodo eh? che gente...ha proposto un confronto di tariffe tra notai ed avvocati nell'altra discussione e dopo aver perso, poiché la tariffa notarile è risultata più conveniente, è sparito dalla discussione ("La lobby dei Notai"). Valutate voi, lettori.
X Dino citta: ho risposto al tuo quesito nell'altra discussione ("La lobby dei Notai").
19 giugno 2007 0:00 - Privato sottufficiale
I saluti "con minor stima" del notaio Sabino Lombardo.

Spero che lei non interpreterà questo mio intervento come tentativo di recuperare un livello più alto di stima nei miei confronti.
In fondo, ognuno di noi può vivere senza un attestato di stima da parte dell'altro.
Le dico, però, chiaro e tondo, che stimo molto chi, come lei, non si chiude nella torre d'avorio, è aperto alla discussione, accetta il confronto, non si limita alla difesa cieca delle proprie posizioni, ammette che qualche cosa può essere fatta per migliorare il sistema, riconosce che anche i notai, come tutti, possono commettere errori.
E' vero che ho cercato di servirmi delle sue stesse parole per mettere in evidenza che non è tutto oro quello che luccica.
Anche dal suo ultimo intervento potrei trarre elementi di critica nei confronti della categoria alla quale lei appartiene: se ci sono alcuni, pochissimi, notai colpevoli di truffa, non basta una copertura assicurativa e dire che tutto è bene quel che finisce bene.
Potrei, infatti, ribaltarle la questione dicendole che anche i segretari comunali potrebbero munirsi di una polizza assicurativa analoga.
Potrei anche dirle che se il suo collega falsamente ingessato non ha raggiunto lo scopo, forse ci sono riusciti altri, con la conseguenza che oggi potrebbe essere in esercizio qualcuno che ha barato.
Potrei dirle, sempre avvalendomi del suo ultimo scritto, che se "Per quanto riguarda l'impugnabilità di un atto notarile, è fuori discussione che ciò può avvenire, nessuno è infallibile", tutto il discorso sulle garanzie, sulla terzietà, sulla difesa dell'ordinamento, sulla competenza professionale, sulla difesa delle fasce deboli, mostra i suoi limiti, che per me sono scontati.
So bene, però, che di bari ce ne sono tanti in giro, in tutte le professioni. Tutti sanno quello che è avvenuto negli anni recenti per l'abilitazione forense in Calabria, dove si era diffuso un turismo giuridico di finti residenti che scopiazzavano malamente i compiti già svolti.
Non confondiamo, però, l'argomento polemico volto a mettere in luce eventuali debolezze delle tesi avverse, nelle quali mi trovo, forse, a mio agio, per deformazione professionale, con il succo del discorso.
In buona sostanza le chiedo, ma non lo pretendo, di guardare alla pietanza, non al contorno.
Le nostre posizioni sono diverse: la sua, che potrebbe essere definita "corporativa"; la mia, che potrebbe essere definita più o meno "liberale", ma certamente non maoista o bolscevica.
Entrambe legittime, mi pare.
Poi, nella polemica, ognuno cerca di portare argomenti a sostegno della propria tesi, magari anche con qualche forzatura verbale.
Il luogo nel quale si sono incontrate e scontrate le nostre posizioni non è il migliore per una riflessione pacata; se ci fossimo incontarti ad una tavola rotonda probabilmente il discorso sarebbe stato diverso e più costruttivo.
Non mi scandalizzo se lei ipotizza che i miei atti possano essere fatti con leggerezza: io non conosco i suoi, lei non conosce i miei, tutto è possibile.
La saluto, per quanto ho detto all'inizio, con sincera stima.
Non mi aspetto che la ricambi, ma non me ne faccio un problema.

19 giugno 2007 0:00 - Dino Citta
Si sfugge dalla questione "vera": perchè avere un numero chiuso?
Non è il numero chiuso ad essere garanzia di professionalità
Il numero chiuso garantisce solo privilegi ed alti onorari, che peraltro si vedono dalle dichiarazioni dei redditi.
Professionalità sì, privilegi no.

Citta Dino
18 giugno 2007 0:00 - sabino lombardo
A Alice

Gentilissima signora, cosa vuole che Le dica?
Lei mette il dito sulla vera piaga.
Negare quello che Lei affema, vuole dire negare la realtà.
Così come continuerò con tutte le mie forze a negare che l'onorario notarile per un passaggio di proprietà di un auto siano, o siano mai stati, 500 euro e che gli avvocati, pur essendo bravissimi, non hanno la competenza specifia dei notai, cosi' non posso non riconoscere che, sul punto che tocca, Lei ha pienamente ragione.
Quello che Lei evidenzia è un problema che purtroppo esiste ed oggi si è incacrentito.
Non ho nulla da dire a difesa di quei colleghi.
E non ho nemmeno nulla da dire a difesa mia e della maggioranza dei miei colleghi onesti, che, per quieto vivere, abbiamo colpevolmente accettato quella situazione, senza denunciarla a voce forte e chiara.
A dire tutta la verità, lo abbiamo fatto, ma all'interno della nostra categoria, senza farla uscire all'esterno.
Invece bisogna fare pulizia al nostro interno, non in silenzio e di nascosto, ma alla luce del sole, ammettendo i nostri errori di mancata sorveglianza.
Questo però, senza che ciò rappresenti un tentativo di scusare qualcosa che non è scusabile, deve essere fatto con l'aiuto, e non l'odio dei cittadini.
Come si può accettare di andare in uno studio che fa 50 atti al giorno, e lamentarsi di non avere parlato con il notaio? Siamo bravi si, ma non abbiamo il dono della ubiquità, anzi, a quel livello, della onnipresenza nel tempo e nello spazio.
Ma allora, in base a quale criterio notai del genere vengono scelti da centinaia, migliaia di clienti?
Sa quale è la mia paura, gentile signora?
Che la scelta sia determinata dai prezzi praticati da quegli studi che lavorano sulla quantità e si basano sull'assicurazione.
Se così fosse, ma sia ben chiaro, non ne ho le prove, allora la colpa, ferma la nostra, sarebbe anche un pò dei cittadini.
Lei sa benissimo che l'atto notarile non è un prodotto preconfezionato, una scatola di pelati di marca X e peso Y che conviene comprare dove costa meno.
E' invece il risultato di uno studio, di un colloquio continuo con i clienti, che deve essere personale, e non delegabile, del notaio.
E' di tutta evidenza che chi fa oltre 50 atti al giorno, delega tutto ed anche qualcosa di più.
Detto tutto questo, e molto altro vi sarebbe da dire, Le chiedo se per cambiare questa situazione il modo migliore sia distruggere un sistema che funziona, sia con i difetti evidenziati, ovvero modificarlo tenendo il buono e tagliando via il marcio.
Se fra 5000 notaio ne troviamo anche solo 100 che si comportano come Lei giustamente denuncia, cosa succederebbe se questo lavoro l'ampliassimo a 200.000 avvocati? Vi sarebbe una forsennata corsa all'accaparramento e i comportamenti che lei denuncia diventerebbero la regola.
E' compito nostro, in primo delle istituzioni notarili, trovare un sistema per bloccare questa situazione, e Le posso assicurare che il Consiglio Nazionale ci stà seriamente provando, ma il primo grosso colpo a questi "attificatori" può venire soprattutto dai cittadini.
Se la terza volta che andate in uno studio notarile e chiedete di parlare con il notaio, non ci riuscite, fatevi restituire le carte e andatevene.
Se vi chiedono dei soldi, fatevi fare la fattura, o un proforma, non pagate, e chiedete al Consiglio Notarile di appartenenza, che trovate sul sito "notariato", di tararla, esponendo per iscritto quanto accaduto.
Visto che ne ha parlato Lei, Le voglio spiegare perchè non Le ho fornito il mio numero di telefono.
Io appartengo ancora alla categoria alla quale apparteneva, se ho ben capito, il Notaio presso il quale Lei lavorava.
Avevo paura di potermi fare una qualche forma di pubblicità, (sono bravo, sono onesto, venite da me, questo è il mio numero di telefono).

i miei più cordiali saluti

A Privato sottufficiale

Io ho scritto:
"A me non interessa se il mio cliente poi, fra dieci anni, vince la causa.
A me interessa che l'atto non possa essere impugnato.
Se un atto notarile finisce in tribunale, vuol dire che quell'atto è fatto male, anche se poi il giudice rigetta la causa.
Il cliente non vuole avere problemi, non vuole fare dieci anni di cause, vuole che, firmato l'atto, ciò che ha comprato sia suo, non contestato e non contestabile".

Lei risponde:
"Io interpreto le sue parole nel senso che il cliente non potrà contestare il suo operato e, quindi, non le potrà chiedere i danni. Ma questa è, evidentemente, una questione che riguarda il suo portafogli e non la impugnbilità dell'atto.
Si possono impugnare le sentenze; figuriamoci se non possono essere impugnati i testamenti, le compravendite, le donazioni, etc."

Le preciso:
che il mio atto venga impugnato, al mio portafoglio, mi permetta l'espressione, non gliene potrebbe fregare di meno.
La mia responsabilità civile, come quella di tutti i notai italiani, è coperta da una polizza assicurativa sottoscritta
con i Lloyd’s di Londra, Rapappresentanza generale per l'Italia in Milano, Via Sigieri 14, volontariamente stipulata dal Consiglio Nazionale del Notariato fin dal 1997. (attualmente è l'unica polizza che copre tutti gli iscritti ad un Ordine Professionale).
Attualmente la polizza in vigore è la numero 1598760, con validità dal 1° febbraio 2007 al 1° febbraio 2010, prevede un massimale, per singolo notaio, per singolo evento dannoso, di 2.600.000 euro (le bastano come risarcimento e far star tranquillo il suo portafoglio?).
Per i clienti, anche una mia responsabilità per dolo (intendi truffa) è coperta da un "Fondo di garanzia" di cui il notariato si è volontariamente dotato per fare in modo che in nessun caso un errore od una colpa del Notaio possa ricadere sul cliente, anche se da quando esiste il notariato, casi i truffa si contano sulle dita di una mano.
Per quanto riguarda l'impugnabilità di un atto notarile, è fuori discussione che ciò può avvenire, nessuno è infallibile.
Però nell’ambito delle transazioni immobiliari, laddove interviene
il notaio, il contenzioso riguarda annualmente
circa 50 casi su oltre 1.700.000, pari a circa lo
0,003% delle transazioni.
Il mio non era un discorso di non impugnabilità assoluta, ma un discorso sul modo in cui si pone un notaio di fronte al problema: fare tutto ciò che è nelle sue capacità per evitarlo.
Temo che se gli atti li facesse Lei con la stessa leggerezza con cui scrive, senza documentarsi ma basandosi solo luoghi comuni espressi in modo spregiudicato per otttenere consenso, il contenzioso salirebbe alle stelle.

con minor stima di quella che lei dimostra nei miei confronti


A PIGNOLO

Qualche anno prima che io facessi il concorso (anno 1981), un candidato entrato in aula con un braccio ingessato è stato trovato dal personale di viglianza a parlare "con il proprio braccio".
Accompagnato fuori e sottoposto ad ispezione personale, attività consentita dalla legge, è stata rinvenuta all'interno della ingessatura (falsa) una ????? che gli conseniva di comunicare con l'esterno.
Da allora, ed almeno fino al mio concorso, è stata installata una qualche apparecchiatura, non so che di tipo, che consentiva all'operatore di controllare eventuali comunicazioni.
E' fuori di dubbio che non si trattasse di un telefonino, ed onestamente non so darLe informazioni più precise.

cordiali saluti
18 giugno 2007 0:00 - Alice
Caro (se mi posso permettere) notaio Lombardo, non vorrei avesse travisato le mie parole. Il mio tono polemico non era verso le sue affermazioni, lungi da me il mettere in dubbio la veridicità dei suoi scritti.
Il mio appunto è un altro.
Se non l'annoio le racconto la mia posizione.
Nella modestia che mi contraddistingue posso dire di sapere qualcosa (ma giusto qualcosa perchè per primi i notai sono quelli che non finiscono mai di imparare quindi figuriamoci gli altri) del campo notarile per aver lavorato nel medesimo per ventun anni ed aver scritturato rogiti per un decennio.
Il mio notaio, persona integgerrima, ha rifiutato almeno in una decina di occasioni dei facili guadagni dovuti ad un abbassamento dell'onorario oltre i limiti consentiti per ottenere l'accaparramento della quantità a discapito della qualità.
Di contro almeno altri tre notai del distretto (che in consiglio predicano bene e nella vita razzolano male)non si sono posti lo stesso quesito morale e si sono lanciati al ribasso ottenendo chiaramente la partita di atti succulenti (addirittura c'è stata una specie di distribuzione fra gli stessi a mò di associazione a delinquere).
Bene.... dopo le prime schermaglie dovute...sà come si è risolto? Con una semplice strigliata di rito da parte del Presidente del Consiglio (si figuri che uno dei soggetti interessati ne faceva e ne fa tuttora parte integrante), tutto è finito a "tarallucci e vino" ed i medesimi soggetti continuano a portare avanti la loro politica imprenditoriale finalizzata all'accumulo di guadagno e prestigio.
Lei potrà dire ma a lei cosa gliene viene?
Si forse ha ragione...non ho nessun tornaconto personale a riesumare questa storia...ma quando sento parlare di garanzia del diritto, tutela del cittadino-consumatore, espletamento delle funzioni da pubblico ufficiale esemplare (ect.ect) non può non sovvenirmi che uno dei succitati suoi colleghi dopo aver fatto ben 30 assegnazioni con relativi mutui a prezzi stracciatissimi è stato costretto a dover fare a stretto giro di tempo ben 30 atti di rettifica per errori di inserimento , naturalmente con i costi addossati ai rispettivi clienti.
Certo può capitare mi dirà lei.. ma io le rispondo "non le pare che io debba avere il legittimo dubbio che se quel notaio si fosse soffermato un pò di più sulle bozze dei propri atti ed avesse inserito attentamente le concessioni edilizie, i subalterni, i dati anagrafici e quant'altro, i clienti avrebbero affrontato e sostenuto dei costi inferiori?".
Sicuramente ci sono tanti notai onesti e meticolosi come lei o come il mio, ligi ai dettami della L.N. e del disciplinare, ma tanti altri sono dei veri e propri imprenditori bramosi di incamerare soldi a iosa o semplicemente di raggiungere numeri esorbitanti di repertoriazione e di raccolta, tanto per essere i primi nelle classifiche degli archivi distrettuali.
Il mio desiderio non è quello di vedere estinta la razza notarile anzi!
Ove mai fosse possibile mi piacerebbe che trattandosi di popolo notarile dove l'illecita concorrenza non è legge vigente nè consentita, si instaurasse un regime di regolamentazione seria e definitiva.
Il numero chiuso non dovrebbe essere abolito perchè c'è già tanta gente che riesce a diventare notaio incamerando una serie infinita di nozioni al punto tale da superare i nefausti concorsi solo per poi fare l'imprenditore nella vita, quindi meglio rimanere selettivi il più possibile.
Non ritengo debbano essere aboliti i tariffari, anzi bisognerebbe farli applicare alla lettera da tutti gli appartenenti alla sua categoria.
Se è vero come è vero che voi tutti siete dei pubblici ufficiali nell'esercizio delle vostre funzioni, non dovreste praticare delle differenze di onorario...perchè se io vado al Tribunale di Genova piuttosto che al tribunale di Canicattì, i diritti di segreteria rimangono uguali.
Sarebbe bello infine, per garantire alla vostra casta onorabilità e prestigio, che i notai non percepissero direttamente i loro compensi (mi rendo conto della difficoltà della cosa), il cliente dovrebbe anticipare solo i costi da sostenere per le formalità mentre le parcelle relative alle tipologie di atti rogati, dovrebbero essere liquidate direttamente dai consigli notarili (presso i quali il cliente dovrebbe recarsi prelimarmente all'atto per effetuare un conto deposito da svincolarsi a stipula avvenuta). In questo modo si garantirebbe un comportamento univoco da parte di tutti gli appartenenti alla categoria senza possibilità di deroghe tariffarie.
Il Consiglio Notarile super partes liquiderebbe per tutti allo stesso modo, così come potrebbe distribuire equamente la massa di atti da rogitare.
E' vero che il cliente ha diritto di scegliere il notaio di propria fiducia ma al giorno d'oggi questa fiducia si è ormai trasformata nella speranza di una scontistica maggiore.
Mi piacerebbe sapere come la pensa in merito

Saluti
18 giugno 2007 0:00 - Privato sottufficiale
Per Sabino Lombardo.

Lei dice: "A me non interessa se il mio cliente poi, fra dieci anni, vince la causa.
A me interessa che l'atto non possa essere impugnato.
Se un atto notarile finisce in tribunale, vuol dire che quell'atto è fatto male, anche se poi il giudice drigetta la causa.
Il cliente non vuole avere problemi, non vuole fare dieci anni di cause, vuole che, firmato l'atto, ciò che ha comprato sia suo, non contestato e non contestabile".

Significa che i notai sono in grado di garantire che i loro atti siano non contestati, non contestabili e non impugnabili?
Mi pare che ciò non sia possibile.
Io interpreto le sue parole nel senso che il cliente non potrà contestare il suo operato e, quindi, non le potrà chiedere i danni. Ma questa è, evidentemente, una questione che riguarda il suo portafogli e non la impugnbilità dell'atto.
Si possono impugnare le sentenze; figuriamoci se non possono essere impugnati i testamenti, le compravendite, le donazioni, etc.
18 giugno 2007 0:00 - matteo fasano
Oggetto:numero chiuso dei notai.

Mi pare che si stia creando un pò di confusione sul numero chiuso dei notai, che non è posto a tutela del notaio ma è collegato alla garanzia del servizio notarile su tutto il territorio nazionale. Io stesso ho svolto la mia attività notarile iniziale in due paesini, Acerenza e Laviano, con poche centinaia di abitanti ed in zone pessimamente collegate,in un caso disastrate dal terremoto, portando il servizio notarile stanziale in quei comuni, con il mio ufficio in un container,nel secondo caso,trattandosi di comune completamente distrutto dal sisma.
Voglio aggiungere che la richiesta di bandire nuovi concorsi e svolgere celermente quelli in corso sono continuo oggetto di richieste ufficiali del Notariato al Ministero della Giustizia, che è l'unico organo che può decidere il numero e la collocazione dei notai, il loro trasferimento ed il momento in cui bandire nuovi concorsi.
Inoltre il Notariato ha anche sollecitato una revisione della tabella dei notai che preveda l'aumento delle sedi notarili nei territori dove ci sono i maggiori redditi dei notai perché, non bisogna dimenticare, che quelle pubblicate dai giornali sono medie reddituali ed a qualche notaio, fortunato o superbravo, che dichiara oltre il milione di reddito si contrappongono molti colleghi che hanno bisogno dell'assegno di integrazione per coprire le spese dello studio, improduttivo perché aperto nel luogo in cui li ha obbligati lo Stato.
notaio matteo fasano
18 giugno 2007 0:00 - Pignolo
Osservazioni per Sabino Lombardo.

Faccio osservare al notaio che qualcosa non quadra nelle sue affermazioni del 18/6 circa i controlli durante l'espletamento dei concorsi.
Lei dice di esercitare da 25 anni.
I concorsi si concludono normalmente dopo 2 anni dallo svolgimento delle prove (per il concorso bandito nel 2004 le prove scritte si sono svolte nel marzo 2005 e le nomine non sono state ancora fatte).
Quindi, lei ha partecipato alle prove almeno 27 anni fa.
2007 meno 27 fa 1980.
Il primo telefonino è stato lanciato dalla Motorola nel 1983.
Come concilia questo fatto con la sua affermazione che la polizia impediva le "comunicazioni dei concorrenti con l'esterno a mezzo di sistemi elettronici"?
18 giugno 2007 0:00 - sabino lombardo
Gentile sig.ra Alice, mi fa piacere questo scambio di idee con lei e con l'intero forum, ma non è mia intenzione, e non voglio, annoiare nessuno, perciò se divento noioso me lo dica.
La Sua affermazione "Quello che non si evince dai suoi discorsi è che essendo voi una categoria di pubblici ufficiali, sareste tenuti a prestare tutti i servizi garantiti. La vostra non dovrebbe essere una scelta bensì un obbligo.", non mi è chiara.
La nostra attività è disciplinata, fra l'altro, dagli articoli 17 e 18 della vigente legge notarile, che per noi sono una vera e propria spada di Damocle.
L'articolo 17 fa assoluto divieto ai notai di rifiutare un atto quando ne siano legittimamente richiesti.
L'articolo 18 fa assoluto divieto ai notai di ricevere atti espressamente vietati dalla legge.
La sanzione per violazione di detti articoli arriva alla destituzione, fermo il risarcimento dei danni e le responsabilità penali.
Quindi, come notaio, devo valutare se l'atto che mi viene richiesto è legittimo o "espressamente vietato". Le risparmio, per umana pietà, ogni tentativo di spiegazione di "espressamente vietato". La giurisprudenza sembra che si sia divertita a definire questa pur semplice locuzione. (nullo, annullabile, inefficace, nullità testuale, letterale, virtuale, assoluta, relativa, e chi più ne ha ne metta)
Ora, ad esempio, la vendita di un appartamento ante 1.1.67, anche totalmente abusivo, non è certamente conveniente ma non è "atto espressamente vietato", mentro lo è la vendita di un appartamento totalmente abusivo costruito dopo il 1.9.67.
Nel primo caso, pertanto, dovrò rappresentare la situazione alle parti, chiarendo bene i rischi che si corrono, ma se ne vengo concordamente richiesto da entrambe, dovrò stipulare.
In questo caso, naturalmente, farò firmare una lettera di manleva dalla parte acquirente a quella venditrice per evitare che, in futuro, fra le parti possa insorgere una lite, sostenendosi dalla parte acquirente di non essere stata a conoscenza della situazione di abuso.
Nel secondo caso dovrò rifiutare l'atto.
Questo proprio perchè sono un pubblico ufficiale, messo dallo stato a disposizione dei cittadini per consentire il raggiungimento dei loro interessi, sempre che gli stessi non contrastino con quelli superiori dello stato.
Altro non so dire, perchè non ho afferrato il senso della domanda.
Per quanto riguarda il testameno pubblico, guardi che io non abbandono nessuno.
Il testamento olografo al cliente glielo detto io, gratuitamente, e, se lo desidera, lo conservo nella mia cassetta di sicurezza, anche se questo non mi fa piacere perchè io posso anche non venire a sapere della morte del testatore, o posso andare in pensione o morire prima di lui, e questo porta il rischio che il testamento non venga mai pubblicato.
Questo problema esiste anche con il testamento pubblico.
Infatti il notaio, contrariamente a quanto si pensa o si vede nei film, non può dare a nessuno notizia dell'esistenza di un testamento (pubblico o olografo che sia) se non dopo che gli venga fornita la prova (estratto per riassunto dell'atto di morte) del testatore, estratto che deve essere allegato al verbale di pubblicazione. (pubblicazione di testamento senza allegazione dell'estratto di morte = atto espressamente vietato dalla legge).
Non esiste il notaio che scrive agli eredi "guardi che io ho il testamento di xx"
Esistono gli eredi che, dopo la morte del testatore, chiedono al notaio se presso di lui sia depositato il testamento di XX
Ecco perchè io consiglio sempre di fare più originali del testamento olografo e consegnarlo, in busta chiusa, agli eredi designati, che sono i più interessati alla sua conservazione e quelli che, più facilmente, verranno a conoscenza della morte del testatore
In caso di testamento pubblico, occorre invece lasciare detto agli interessati che esiste un testamento presso il notaio XX dal quale dovranno recarsi, con un estratto per riassunto dell'atto di morte, dopo il decesso del testatore.
E' solo dopo la pubblicazione, che il notaio avvisa gli eredi ed i legatari, citati nel testamento, dell'esistenza dello stesso e li invita a prenderene visione.
Naturalmente, tutto quanto sopra detto, non menoma in nessun modo la facolà di revoca del testamento.
A maggior chiarimento dell'equivalenza delle due forme, preciso che con un olografo si può revocare un pubblico.
Il numero chiuso.
Intanto bisogna capirsi: per numero chiuso si intende un numero di posti stabilito per legge.
L'assegnazione di questi posti avviene a mezzo di concorso unico, nazionale, da svolgersi a roma.
E' lo stesso, identico, sistema usato per la nomina dei magistrati.
Il concorso si svolge sotto il controllo, oltre che di magistrati e notai, della polizia.
Esiste anche una stazione di controllo radio, sempre gestito dalla polizia, che impedisce comunicazioni dei concorrenti con l'esterno a mezzo sistemi elettronici (almeno quando il concorso lo ho fatto io).
La presenza dei magistrati, e della polizia, assicura la regolarità.
Quella dei Notai è di supporto nella correzione degli elaborati perchè, per riprendere un discorso già fatto, i magistrati non hanno una specifica competenza notarile ed i compiti da correggere sono di una difficoltà mostruosa.
Ora, la massima doglianza, dei cittadini, è quella che ci sono pochi notai.
E' bene sapere che da quando esiste il concorso, quasi mai i posti in palio sono stati interamente coperti.
In linea di grande massima, su 300 posti messi a concorso all'anno, e 5.000 concorrenti, ne vengono assegnati 250- 280.
Questa selezione garantisce il massimo della preparazione.
Al momento, quindi, il problema del numero chiuso non esiste.
Se anche i posti messi a concorso fossero 5.000, con il tipo di selezione fatto oggi, il numero dei notai non crescerebbe, a meno che non si abbassasse la difficoltà degli esami.
Questa è sicuramente una strada percorribile, ma attenzione, che piaccia o no, è come dire che siccome ci sono pochi chirurghi occorre diminuire il numero degli anni di studio ed abbassare la difficoltà degli esami.
Avvocati
Ripeto ancora, gli avvocati sono bravissimi, ma hanno una altra preparazione ed una altra mentalità.
Mio fratello e mio nipote sono entrambi avvocati, e con loro discuto spessissimo chiedendo e fornendo pareri, nelle rispettive materie.
Le faccio un esempio, se ha ancora la forza di leggermi, capitatomi l'altro ieri.
Incaricato della vendita di un box affittato ad un commerciante che vi conserva parte del suo magazzino merci, mi sono posto il problema se potesse vantare diritto di prelazione ex equo canone.
Certamente la legge non lo prevede espressamente, ma, forse, per interpretazione analogica, si potrebbe anche sostenere che gli possa spettare. E poi l'equo canone non è materia specificamente notarile. Qui si che gli avvocati sono più preparati dei notai.
Perciò mi sono riolto a mio fratello, che ha negato questa interpretazione.
Tuttavia alla mia domanda: c'è comunque la possibilità che il conduttore impugni l'atto? mi ha risposto "Certamente si, ma è una causa che al 90% è persa, quindi puoi fare l'atto tranquillamente".
Questa è la sostanziale differenza fra un notaio ed un avvocato.
A me non interessa se il mio cliente poi, fra dieci anni, vince la causa.
A me interessa che l'atto non possa essere impugnato.
Se un atto notarile finisce in tribunale, vuol dire che quell'atto è fatto male, anche se poi il giudice drigetta la causa.
Il cliente non vuole avere problemi, non vuole fare dieci anni di cause, vuole che, firmato l'atto, ciò che ha comprato sia suo, non contestato e non contestabile.
Adesso vedrò con i clienti cosa fare nel caso specifico.
Una cosa è certa, occorre bloccare la possibilità, anche teorica, di impugnativa, salvo che le parti, per urgenza o altro motivo loro, non preferiscano procedere, malgrado il rischio.
Ultima cosa.
Probabilmente non crederà alle mie consulenze e certificazioni gratuite.
Però Lei è in una posizione fortissima, così come tutti quelli che leggono questo forum.
Sa come mi chiamo, nome e cognome, e non le sarà difficile trovare il mio numero di telefono su internet (notariato - annuario - ricerca notai - Distretto Notarile Genova e Chiavari - pensi un pò, un notaio ligure che fa le cose gratis!!! è il massimo dell'impossibile, non ci crederei nemmeno io).
Mi chiami, non si presenti con il nome Alice, oppure mi faccia chiamare da suo marito, e se è abbastanza vicina a me prenda un appuntamento per consulenza (non prendo mai nulla per la consulenza), oppure chieda una consulenza telefonica.
I miei più cordiali saluti.
sabino lombardo
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