Chiunque abbia familiarità con il mondo giovanile sa quali
disastri morali covano i figli di genitori autoritari e
punitivi. **** Non meno dei danni provocati dai
genitori assenti e lassisti.
4 agosto 2007 0:00 - Passante
E se facesse un controllo sanitario in Italia e gli
trovassero tracce di cannabis, ma consumata legalmente in
Olanda, sarebbe perseguibile per legge? *****
Guarda che l'uso personale di droga non è perseguito
dalla legge!!!
4 agosto 2007 0:00 - Passante
Ribaltiamo la cosa: Perche uno Stato come l'Olanda
accetta di far parte di una unita europea ove altri stati
come l'Italia non ammettono l'uso per legge della
marijuana?
A parte che l'UE è un'unione
monetaria-economica e non certo basata su chissà quali
principi, abbiamo un esempio migliore: gli Usa sono stati
federati e ognuno ha le proprie leggi, in qualsiasi campo
(addirittura in fatto di pena di morte). Ma fanno tutti
orgogliosamente parte degli Usa, e le leggi che ci sono
vengono fatte rispettare.
Scusate ma perche'
i coffee shop di Amsterdam sono pieni di ragazzi
italiani? ****** Perchè siamo i soliti sfigati
che invece di andare a vedere le bellezze degli altri paesi
abbiamo bisogno di sballarci.
L'Olanda è
l'Olanda, l'Italia è l'Italia; non è
necessariamente detto che una ricetta che va bene in uno
stato (peraltro molto piccolo) vada bene anche altrove.
La penso come Gourry.
3 agosto 2007 0:00 - Gourry
Invece per la cocaina praticamente i cocainomani andrebbero
in farmacia a sballarsi con il beneplacito dello Stato? non
è meglio il metadone così almeno smettono?
3 agosto 2007 0:00 - Gourry
Cioè scusa Serio, le canne le venderesti dal tabaccaio come
le sigarette? Vedremmo dei ragazzini di 15 anni (perché
tanto DI FATTO anche a quella età puoi acquistare un pacco
di sigarette) o anche gente più grande con i pacchetti di
canne che vanno in giro beati per la città?
3 agosto 2007 0:00 - isaia kwick
Perche uno Stato come l'Italia accetta di far parte di
una unita europea ove uno stato come l'Olanda ammette
l'uso per legge della marijuana? Rilasciare un
documento valido che permette ad un cittadino italiano di
recarsi in un paese dove incontra la droga (marijuana)
dispónibile sul mercato legale e' una contraddizione, e
nella fattiscpecie un pericolo per per la salute, visto che
nel proprio paese e' tutelato da leggi proibizioniste
che sottolineano la tutela della salute pubblica; si evince
dunque che in Olanda un cittadino italiano e' a rischio
salute!(per la legge italiana) E se facesse un
controllo sanitario in Italia e gli trovassero tracce di
cannabis, ma consumata legalmente in Olanda, sarebbe
perseguibile per legge? Se si, complice lo Stato italiano
che gli rilascia un documento valido per entrare in un
paese a droga libera! Sinceramente in Olanda tutti
questi quindicenni drogati per le strade non si vedono, anzi
il livello di cultura e' molto alto e quindi il consumo
non ha avuto aumenti, e' prettamente un piacere come
puo' essere un buon bicchier di vino piuttosto una
sigarettina dopo i pasti....!!
Isaia Kwick Domani
vo' in Olanda, qui l'erba non si trova e la super
Skunk e' ottima.
3 agosto 2007 0:00 - isaia kwick
Scusate ma perche' i coffee shop di Amsterdam sono pieni
di ragazzi italiani? Fra i turisti maggiormente
frequentatori di Amsterdam gli italiani sono quelli che
piu' usufruiscono dei coffee shop. Isaia Kwick
3 agosto 2007 0:00 - isaia kwick
-Gourry wrote :Sergio però ora siamo concreti: ad un
sedicenne che si vuole fare 3 o 4 canne al giorno, nel tuo
sistema gliela si vende liberamente o no? E per un ragazzo
che vuole pipparsi una striscia di coca in libertà con gli
amici?- Ad oggi quali sono le difficolta' per un
ragazzo sedicenne di farsi 4 5 canne? O di farsi una
pippatina? Nessuna, la reperisce sul mercato nero,(unico
mercato disponibile) con tutti i rischi del caso.
Quindi la legge attuale, proibizionista non tutela la salute
del cittadino. Isaia Kwick Zingaro ROM
3 agosto 2007 0:00 - isaia kwick
Non vedo tutti questi ragazzi di 15/16 anni fatti in Olanda.
Paese al terzo posto nel mondo in tema di qualita' della
vita, ove il popolo non teme la libera scelta. Isaia
Kwick Zingaro ROM
3 agosto 2007 0:00 - isaia kwick
-Una società che ha paura della libertà di scelta è una
società morta: allora meglio accelerare la fine. -
Gourry riesci a capire l'importanza di questa frase?
Isaia Zingaro ROM
3 agosto 2007 0:00 - Sergio
x FEDE Capisco le tue argomenatzioni ma perchè allora
non usiamo lo stesso rigore per esempio per l'alcol?
Quanti sono gli atti di violenza commessi sotto
l'effetto dell'alcol? Quanti sono i reati di
vandalismo commessi sotto effetto dell'alcol?
Quante sono le teste e i fegati bruciati dall'alcol?
Quanti sono i morti sulla strada e sul lavoro a causa
dell'alcol? Quanti sono i morti per alcolismo?
Una società che ha paura della libertà di scelta è una
società morta: allora meglio accelerare la fine. Se
fosse vero il vostro assunto che solo perché la droga è
legalmente disponibile tutti si drogherebbero... allora
perché non tutti si ubriacano? non tutti fumano?
C'è chi risponde al disagio alzando il gomito e
c'è chi risponde al disagio tirando... sempre di
disagio stiamo parlando. Peccato che con il proibizionismo
stiamo amplificando tutti i problemi individuali e
sociali.
Proviamo a cambiare ottica e parliamo di
sigarette. Il tabacco è sotto monopolio; infatti,
esiste il contrabbando che storicamente è stato il pilastro
economico di alcune organizzazioni criminali (la Sacra
Corona Unita, per esempio). Gli atti giudiziari ci
dimostrano che le vecchie organizzazioni criminali dedite al
contrabbando hanno esteso il campo d'azione al traffico
di immigrati, di armi, di droghe, alla tratta di schiave da
avviare alla prostituzione... Tutti sappiamo che sarebbe
stato impossibile negli anni passati per gli albanesi
sbarcare sulle coste pugliesi senza il "benestare"
delle locali autorità criminali. Se fosse stata mutata
la legislazione doganale e monopolista sulle sigarette, il
contrabbando sarebbe diventato un commercio come tutti gli
altri, solo meno redditizio perché avrebbero dovuto pagare
le tasse come tutti i commercianti... Qualcuno si sarebbe
regolarizzato, qualcuno si sarebbe trasformato da criminale
in semplice evasore, qualcuno avrebbe evaso un pochino,
qualcuno avrebbe cambiato settore criminale. Con la
droga succederebbe la stessa cosa.
Tutte le
droghe degli ultimi trent'anni sono invenzioni chimiche
dell'industria criminale. L'ultima droga innovativa
prodotta ufficialmente dall'industria farmaceutica è
l'eroina: fu sintetizzata dalla Bayer nel 1898 come
rimedio per i morfinomani! L'approccio sbagliato
al problema ha portato alla medicalizzazione della
tossicodipendenza perché la tendenza della nostra cultura
è la medicalizzazione dei problemi. Milioni di persone
soffrono di ansie immotivate e devono prendere tranquillanti
per dormire; milioni di persone non riescono a concentrarsi
senza accendere una sigaretta; altri hanno bisogno di dieci
caffè al giorno e altri per parlare con una ragazza hanno
bisogno di ingurgitare un po' di alcol. Anche molte
giovani e meno giovani donne per rompere i freni inibitori
hanno bisogno di tracannare un po'... Come vedi la
nostra cultura e il nostro diffuso disagio ci porta a non
affrontare i problemi ma ad accantonarli ricorrendo a
qualche magica sostanza. I vincoli morali. Con questo
discorso per decenni è stata proibita la diffusione degli
anticoncezionali. Oggi non c'è alcun vincolo
morale riguardo alla sessualità. Eppure, non mi sembra che
tutte le donne siano diventate delle prostitute... Non mi
sembra che fare la velina sia l'ambizione di tutte le
belloccie d'Italia... Eppure nessuno si scandalizza più
se per entrare nel mondo dello spettacolo devi socializzare
quel che hai in mezzo alle gambe. Un valore morale è
tale se scelto. Un comportamento morale e casto che trova
nella paura di essere "beccati" la ragion
d'essere è un comportamento "potenzialmente"
immorale che si trasformerà in azione immorale alla prima
timida percezione di poterla fare franca. Chiunque abbia
familiarità con il mondo giovanile sa quali disastri morali
covano i figli di genitori autoritari e punitivi. Se
pensiamo di imporre i valori morali con la legge e con i
carabinieri siamo proprio arrivati alla canna del gas.
3 agosto 2007 0:00 - Sergio
x Gourry Per le canne applicherei la stessa
legislazione prevista per le sigarette. Per le altre
sostanze prevederei una distribuzione sotto rigoroso
controllo di personale specializzato (si potrebbe iniziare
riqualificando i sert, alcune farmacie e centri medici già
specializzati in assistenza sociale). Ripeto va studiato e
analizzato quanto con successo già da tempo fanno in tanti
altri paesi. Senza nascondersi che si tratta di materia
delicata. Si possono avviare anche delle sperimentazioni
limitate e controllate. Ci sono persone esperte della
materia che possono elaborare metodologie adeguate. Per
quel che mi riguarda ritengo che bisogna eliminare i
pregiudizi perché i metodi sinora seguiti hanno solo
amplificato i problemi e il carcere e il degrado fisico e
morale non sono stati deterrenti sufficienti per evitare la
diffusione delle droghe.
3 agosto 2007 0:00 - Gourry
Sergio però ora siamo concreti: ad un sedicenne che si
vuole fare 3 o 4 canne al giorno, nel tuo sistema gliela si
vende liberamente o no? E per un ragazzo che vuole pipparsi
una striscia di coca in libertà con gli amici?
3 agosto 2007 0:00 - Fede
Allora, visto che si è entrati nel discorso invece di
limitarsi alle dichiarazioni assolute stile aduc, vorrei
fare qualche ipotesi. Legalizziamo la droga.
Quale? Tutte? Comprese le peggiori schifezze
sintetiche? O solo la mariuana? O una via di mezzo. Chi
la potrà comprare? Ci sarà un limite di età?
Mettiamo sia dai 12 anni in su. Cosa farà lo
spacciatore improvvisamente disoccupato? Andrà davanti
alle scuole elementari a cercare clienti più giovani, i
quali vedranno i 12enni spinellarsi a norma di legge e
vorranno provare anche loro, e se non avranno il fratello o
l'anichetto più grande che li rifornisce troveranno le
vie peggiori. Legalizziamo anche per loro? Magari col
permesso (rofl) dei genitori? E che faranno i
produttori di droga scalzati dal monopolio attuale? Si
getteranno in massa nella produzione di nuove droghe, capaci
di dare più sballo, e le venderanno a prezzi stracciati,
perché se un ragazzino liberato dalla legalizzazione dai
quei pochi vincoli morali che ha con le leggi attuali vede
qualcosa di meglio e spende meno si butta li 99 su 100.
Anche se poi il cervello va in pappa. Allora che si fa?
2 agosto 2007 0:00 - Gourry
Il bue che dice cornuto all'asino. Ti si addice proprio,
calafato ;) Se liberalizzare la droga significa avere tra i
piedi gente che insulta come te, beh, penso che la soluzione
contraria sia scontata.
2 agosto 2007 0:00 - Alex1
Purtroppo continuo a credere che non sia il caso di fare il
paragone tra alcol e droga (e tra le droghe ci sono da fare
ulterori suddivisioni). Proprio l'esperienza
dell'alcol dovrebbe far capire che liberalizzare, cioè
rendere tranquillamente accessibile a tutti, non serve a
migliorare nulla. Infatti ciò favorisce proprio i
giovani (quelli con meno soldi) ad abusare di alcol. Le
migliaia di morti stanno a dire che forse c'è qualcosa
da fare anche sul lato "alcol". E cosa
potrebbe succedere con la droga liberamente disponibile? Non
oso immaginarlo.
E poi scusami ma come viene
gestita la liberalizzazione non è cosa da poco: droga
libera a chiunque la voglia? A che età? Chi la paga? Esiste
un registro con una dose giornaliera? E se uno ne vuole di
più? Comunque sia senza una proposta concreta è
inutile entrare nel dettaglio perchè non sappiamo di cosa
si sta parlando.
Resta il fatto che ai morti per
alcol non vorrei veder aggiunti i morti per droga (che già
ci sono).
Personalmente non capisco lo sballo da
alcol ed ancora meno l'alterazione della psiche a
seguito dell'assunzione di droga. Non vedo perchè
dovrei averne bisogno. Che tristezza.
2 agosto 2007 0:00 - Sergio
Gourry, non c'è peggior sordo di chi non vuol
sentire! Quando avrei propugnato la
liberalizzazione? Parlo solo di legalizzazione e ho
spiegato che questo significa controllo e regolamentazione
mentre proibizionismo significa arbitraria e illegale
libertà.
Bisogna prevedere forme controlate e
regolamentate di commercio e approvvigionamento che possono
variare in dipendenza del soggetto (età, stato di
dipendenza esistente o meno...) e della sostanza. Un
discorso sono le cosiddette droghe leggere, poco più nocive
del tabacco, altra storia sono le droghe pesanti. Il
come arrivare a questo è da valutare, studiando
attentamente le esperienze di altri Paesi. Sarei
portato a pensare che i minori possano procurarsele solo con
il consenso di genitori o tutori o se già colpevoli di
reati connessi all'uso della droga o già consumatori
abituali. Ti assicuro che molti genitori sono più
preoccupati di cosa potrebbe capitare al figlio
"pizzicato" con uno spinello che non dallo
spinello medesimo. Per tutti comunque limiti di
quantità, eventuale visita e prescrizione medica. Lo
scopo in ogni caso è da un lato favorire la socializzazione
e il rapporto con strutture specializzate, senza creare
ghetti e nuova emarginazione, dall'altro lato
contrastare più efficacemente la criminalità organizzata,
sottraendole il monopolio di un importante business, e
eliminare alcune cause di piccola criminalità che creano
giusto allarme sociale, costi enormi per la collettività e
ulteriore emarginazione per l'autore dei reati
stessi. Fare tutto il possibile perchè chi inizia ad
assumere droghe non diventi anche criminale e malato in
conseguenza delle sostanze illegali fuori da ogni controllo
(per intenderci, enfisema, epatite e altre malattie diffuse
tra i tossicomani sono conseguenza delle sostanze di taglio
e non dei principi attivi delle droghe).
Ripeto,
comunque, che non ho la formuletta pronta in tasca ma penso
che si debba iniziare a discutere sul come e smetterla con
le pregiudiziali di principio che in un secolo non hanno
fatto fare un solo passo avanti nella lotta alla droga in
Italia e in tutti i Paesi rigorosamente proibizionisti
(anche in quelli autoritari, da Cuba alla Cina).
2 agosto 2007 0:00 - Calafato
Gourry sei proprio un demente, uno che si fa un tirino
ogni tanto e si fa una bella tronbata con la sua donna non
e' un tossico. Sei un demente che non riconosce le
differenze che c'e' tra uno stato di dipendenza e un
occasionale consumo delle sostenze dette
"droghe". Calafato
2 agosto 2007 0:00 - Gourry
Sergio ma nella tua visione della liberalizzazione chi
avrebbe diritto a chiedere questa droga e chi no?
2 agosto 2007 0:00 - Sergio
Giusta conclusione, Alex1: “qualcosa s'ha pur da fare,
così non va certo bene!!!!”
Il confronto tra
alcol e altre droghe regge eccome. Ci sono milioni di
consumatori saltuari di droghe, leggere e pesanti, che non
sono tossicomani come ci sono milioni di bevitori che non
sono alcolisti. Sono più i morti per alcol rispetto a
quelli per droga. Ma non è questo l’aspetto che mi
preme rilevare.
Nel mio primo intervento ho
scritto della necessità di “capacità di repressione
totale”. La repressione ci vuole ma deve essere
intelligente, coerente ed efficiente. Sciocco ritenere
che si possa reprimere l’uso di droghe e poi essere
lassisti nei confronti dell’alcol o di altri
comportamenti: sei mai salito su un treno regionale di
notte? Su una metropolitana dopo le 21? Sei mai andato a uno
stadio? Hai mai visto un raduno degli alpini con le
pittoresche auto piene di penne e di fiaschi? Sei mai stato
al famoso festival della birra di Monaco? Sei mai stato a
Londra, Dublino, Stoccolma il venerdì sera? Da noi sta
arrivando adesso la moda dello sballo da alcol che altrove
è un rito consolidato, tollerato e anche bonariamente
valutato Il rigore per essere credibile ed efficace
deve essere “rigoroso” e non discriminatorio e a
corrente alternata.
Legalizzare significa
prevedere sistemi di approvvigionamento legale di
determinate sostanze; si può iniziare con le droghe leggere
e si può iniziare in modo limitato e sperimentale… Le
modalità sono infinite. Il guaio è che in Italia non è
neanche possibile analizzare questo percorso perché c’è
subito l’ostracismo ideologico. I problemi si
affrontano con atteggiamento pragmatico e non con le
ideologie e con le dichiarazioni d’intenti. Ogni
volta che si evoca il solo termine legalizzare subito si
pensa a fiumi di sostanze che circolano liberamente e a
masse inebetite che subito si tufferanno nella droga. La
carne, il pane circolano liberamente o sono regolamentate?
Le medicine circolano liberamente o sono regolamentate?
Cominciamo a chiamare le cose con il loro nome: il
proibizionismo crea la libertà nell’assoluto arbitrio
dell’illegalità. Proibito = libero, arbitrario e
illegale. Legale = regolato, controllato. Non
confondere il concetto di punito con quello di proibito e di
libero. Un comportamento punito nulla toglie alla libertà
di assumerlo quando ciò diviene facile, immediato e alla
portata di tutti. Alle nove di sera fai fatica a procurarti
il pane ma non la droga! Prendiamo atto che il
proibizionismo ha fallito: la droga non si è diffusa nella
legalità ma nella illegalità!
Non ho ricette
precostituite in tasca ma sono assolutamente convinto che la
legalizzazione può solo portare vantaggi. Si tratta di
studiare modi, tempi, percorsi.
Se oggi molti
giovani si avvicinano all’alcol è perché la droga è
uscita dalla mitologia rivoluzionaria e contestataria ed è
socialmente più accettato sballare con l’alcol: al
massimo ti becchi qualche rimprovero se riesci a portare a
casa la pelle e in caso contrario… eviti anche i
rimproveri. Una balla è di sicuro effetto con rischi di
disapprovazione sociale inferiori rispetto all’uso della
droga. Alla base c’è in ogni caso un forte disagio
che porta ad alterare la percezione di sé e del mondo per
rendersi tutto più accettabile.
Infine, non
possiamo incatenarci all’idea che ciò che è disponibile
diventi immediatamente fruito e abusato. Con questa
logica per molti anni si è proibito l’uso degli
anticoncezionali: se la pillola diventa disponibile le
nostre figlie e mogli diventeranno tutte puttane… si
diceva. Se il divorzio diventa possibile… tutte le
famiglie si sfasceranno. Si continua ancora con la
stessa logica: la deterrenza coercitiva non ha mai creato
responsabilità e consapevolezza. Solo nella libertà
di fare e scegliere c’è responsabilità e maturità.
2 agosto 2007 0:00 - Alex1
L'avevo capito che quel messaggio non era tuo, non aveva
alcun senso. Anche perchè non credo sia lo scopo di nessuno
quello di pretendere di "avere ragione".
Il problema è in effetti complesso perchè riguarda il
singolo, la vita in società, la criminalità, i costi
sociali, ecc ecc. Trovare una cura perfetta
probabilmente è impossibile, tant'è che finora le
ricette dei vari stati sono diverse e con alterni
risultati.
Legalizzare nel senso di rendere
accessibile a tutti liberamente (ma qui bisognerebbe capire
anche le modalità e si apre un discorso lungo) risolve
forse solo in parte il problema della criminalità (ok forse
i drogati non deliquono più ma i mafiosi e chi sta sopra si
trova altro da fare) ma alla fine rischiamo di avere molte
più persone schiave della droga, che non è certo una bella
cosa. Infatti se è pur vero che non tutti siamo
alcolizzati, è anche vero che i giovanissimi sono sempre
più schiavi dell'alcol (l'età si continua ad
abbassare) ed i 6.000 morti all'anno sulle strade sono
in parte attribuibili agli effetti dell'alcol.
Proprio l'esempio dell'alcool dovrebbe far
riflettere chi pensa che la legalizzazione sia la soluzione
di tutti i mali; a me sembra tanto una soluzione alla
"mettiamoci le fette di prosciutto sugli occhi, occhio
non vede e cuore non duole". E non dimentichiamoci
che l'alcol non è gratis e c'è gente che si rovina
economicamente a causa della dipendenza da alcol. La
soluzione è forse regalare distillato fuori
dall'ambulatorio medico?
Aggiungo che un
bicchiere di vino (anche se a me non piace...) fa bene al
palato, non fa danni e non crea dipendenza.... una tirata di
coca altera la psiche e basta (chi tira di coca non lo fa
certo per fini "olfattivi"); ci sono gli
intenditori di vino ed i sommelier, quindi anche un mercato
pulito e sano! Questo per dire che accostare alcol e droga
non è proprio il massimo, sono due cose completamente
diverse e con conseguenze diverse. Certo, l'abuso
di ogni cosa fa male, anche dell'acqua!
Distinguiamo però chi fa il male a se stesso e chi con
certi comportamenti lo fa anche agli altri. Chi va in giro
ubriaco o drogato rischia di ammazzare un altro, un obeso al
massimo non riesce ad entrare nella porta del bagno
pubblico. Detto questo, non si può nemmeno pensare che
lo stato arrivi a fregarsene dei comportamenti poco virtuoso
dei suoi cittadini, che tra l'altro incidono sulla spesa
sociale. Non vorrei certo vedere una società piena di
ubriaconi e cocainomani... oltre, come hai giustamente
detto, di diabetici.
Le soluzioni non sono mai
così immediate ed indolori. Sicuramente
l'informazione e la prevenzione sono la miglior cosa. La
legalizzazione? Bah, dipende da cosa si intentende
(somministrazione controllata con schedatura o uso libero?
Vorrei vedere quanti poi accetterebbero di dichiararsi
pubblicamente cocainomani facendosi mettere in un
registro).
Ma insisto sulla repressione di
comportamenti sbagliati. Se la patente venisse revocata (e
magari a vita, alla seconda volta) in caso di guida sotto
l'uso di alcolici/stupefacenti forse più persone ci
penserebbero prima di mettersi al volante ubriache. Se
a scuola invece delle ore buttate nel cesso con le assemblee
si facesse vedere qualche filmato di gente che si impasta e
ne esce sanguinante/spappolata forse facciamo passare
l'appetito ma il messaggio resta.
Certo
Sergio, qualcosa s'ha pur da fare, così non va certo
bene!!!!
:-)
2 agosto 2007 0:00 - Gourry
Ti droghi? Vai in comunità di recupero. Commetti un reato
per drogarti? Prima lo stato ti manda obbligatoriamente in
una comunità di recupero e poi sconti la residua pena. Più
che pensare a balorde liberalizzazioni rinuncatarie, che lo
Stato finanzi e responsabilizzi meglio le comunità di
recupero, al fine di renderle più efficienti. Quanto alla
criminalità organizzata...beh...le conosci le forze
dell'ordine? Bene ;) Il resto sono solo dei vani
tentativi di arrampicarsi sugli specchi per poter
serenamente sballarsi.
2 agosto 2007 0:00 - Sergio
Caro Alex1, il Sergio che concorda con te è un mio omonimo
o un burlone… In ogni modo, condivido in parte il tuo
pensiero poiché ritengo che non sottenda il richiamo alla
“cura coatta”. Se è così, come credo, allora nel tuo
ragionamento c’è uno scarto logico.
La cura
serve sempre e in ogni tipo di normativa; quindi, la cura
prescinde la scelta del proibizionismo o della
legalizzazione. Presupposto del buon esito di ogni
trattamento è la consapevolezza di avere un problema e di
volerne uscire. Tanti anni di analisi dell'attività
delle comunità confermano che gli insuccessi dei
trattamenti sono altissimi quando si giunge alla comunità
solo per evitare il carcere: o galera o accetti di
sottoporti a un trattamento terapeutico. Questa scelta,
largamente provata, si è dimostrata inefficace per i
diretti interessati e pericolosa per gli altri ospiti delle
comunità perché fortemente demotivante.
Benissimo quindi ogni sostegno a tutti i metodi di cura
purché rispettosi della dignità della persona.
Rimane il problema principale della tossicodipendenza (di
qualsiasi genere): che fare con chi imbocca la strada del
consumo di droghe? Troppo spesso quando si parla di
droga si pensa ai “drogati” e non al percorso che porta
alla droga e poi alla dipendenza. La dipendenza fisica
è poco preoccupante, relativamente facile da superare; la
dipendenza psichica è già più complessa. Le
condizioni di mercato illegale determinano poi la più
tragica delle dipendenze: quella totalizzante. Il
disagio conduce alla droga; in chi ha qualche problema
l’illusione di poter controllare l’assunzione di
sostanze conduce alla dipendenza; l’assuefazione, e quindi
la necessità di assunzione crescente e continua, determina
un mutamento comportamentale: tutta la vita ruota intorno
alla droga e ai mezzi per procurarla. Servono sempre
più soldi e quindi si delinque. Questa è la
dipendenza totalizzante: la droga monopolizza la vita
dell’individuo non per gli effetti chimici della sostanza
ma per gli effetti sociali della legislazione. Chi
assume droga deve avere rapporti con la criminalità
organizzata; man mano che cresce il bisogno di droga
s’intensificano questi rapporti e da qui allo spaccio o al
commettere altri reati o a scelte di vita poco gratificanti,
come la prostituzione, il passo è breve. Mi chiedo,
perché attendere che il raffreddore si trasformi in
polmonite per prendere provvedimenti? Fuor di metafora,
perché favorire il percorso che porta dall’essere
disagiato consumatore a malato fisico (per le sostanze di
taglio), a delinquente e al degrado morale per poi, giunti
al capolinea, sperare che scatti la scintilla necessaria per
desiderare di uscire dal tunnel?
L’esperienza
di altri Paesi dimostra che la legalizzazione porta a un
minor numero di reati, a un miglior stato di salute fisica
dei “drogati”, a un livello di socializzazione maggiore
ovvero a una minore emarginazione poiché procurarsi la
droga non è più l’assillo di ogni giorno e non conduce a
scelte di vita spesso senza ritorno. Insomma è più
difficile la discesa nel tunnel. L’età media dei
“drogati” è più alta, la mortalità è più ridotta e
non si è assistito a un’impennata del numero dei
consumatori.
Non è vero che tutti ci ubriachiamo
perché l’alcol è “legale” come non è vero che tutti
fumiamo… Una società civile può solo fare
affidamento sul senso di responsabilità di ogni suo membro
e adoperarsi per sviluppare e fortificare questo senso di
responsabilità.
Legalizzare significa sottrarre
un importante business alla criminalità organizzata, che ha
tutto l’interesse a favorire la diffusione della droga;
criminalità alla quale abbiamo consegnato la ricerca
chimica sulle sostanze psicotrope… e ne hanno inventate
non poche in questi decenni e sempre più facili da
assumere, trasportare e mimetizzare. Questo non mi sembra un
aspetto secondario.
Legalizzare è la premessa
per dominare e controllare il fenomeno droghe che oggi è
assolutamente e anarchicamente “libero”: perché ciò
che è proibito è nei fatti libero (cioè fuori da ogni
regola e da ogni controllo). Ciò che è legale è
controllato e controllabile. Il pane non è libero, è
controllato, regolamentato, disciplinato, normato… La
droga è libera perché proibita.
Comprendo che
la legalizzazione possa far paura, ma il senso di
responsabilità dovrebbe portare allora ad assumere lo
stesso atteggiamento per ogni tipo di sostanza che provochi
dipendenza e pericolosità sociale: alcol in testa.
Accettare questa logica significa imboccare la strada del
“salutismo legale”: dovremmo proibire anche il tabacco,
che provoca costi elevatissimi alla società; punire gli
obesi e gli ingordi; i pigri e i sedentari; le auto in grado
di superare i limiti di velocità consentiti, gli sport
estremi, le pratiche sessuali a rischio (hai idea di quante
persone si presentano al pronto soccorso perché hanno
qualche problemino dovuto a giochi erotici perversi?) …
Non solo è una strada non praticabile, ma la storia
c’insegna che non è risolutiva. In fondo veniamo da un
secolo di proibizionismo (anche nei confronti dell’alcol,
e con quali risultati?) ed è in questa dimensione che le
droghe hanno trovato schiere sempre più numerose di
estimatori… Il senso di responsabilità fa desistere
dall’allargare la pratica del proibizionismo ad altre
sostanze o a comportamenti socialmente pericolosi o dannosi.
Il senso di responsabilità dovrebbe portare a
limitare i danni derivanti da comportamenti pericolosi e in
questo senso la legalizzazione è una politica di riduzione
del danno. Il senso di responsabilità dovrebbe
condurre una società a interrogarsi su fino a che punto
siamo disposti ad assumerci l’onere dell’altrui
irresponsabilità. Ma questo è un altro aspetto del grande
discorso sulle “dipendenze” (anche da cibo o da farmaci)
e delle politiche socioculturali. L’OMS ha lanciato
recentemente un allarme: se non si prendono provvedimenti
entro i prossimi cinquant’anni il diabete provocherà il
dissesto del sistema sanitario e previdenziale di ogni Paese
occidentale.
Prevenire, attuare politiche
partecipative e di valorizzazione dell’individuo, curare e
legalizzare: questo a mio avviso l’approccio corretto al
fenomeno del disagio sociale di cui la droga è solo una
piccola parte che, per ragioni culturali e politiche,
provoca un allarme sociale sproporzionato rispetto alla sua
reale dimensione (per intenderci, i danni dell’alcol sono
enormemente superiori a quelli della droga eppure ne
parliamo solo nel WE quando contiamo i morti sulle
strade).
1 agosto 2007 0:00 - Gourry
Questa affermazione di Calafato:
"a:
Calafato Data: 1 Agosto 2007
Ma guardate io
mi faccio un tirino ogni tanto, non sono ne malato, ne
tossicodipendente"
è la classica fase del
tossico che non riconosce i suoi problemi. E ve lo dice uno
che ne ha conosciuti di tossici. E' una frase classica e
la dice lunga su chi in questa discussione difende certe
idee sciagurate per sé e per la collettività.
1 agosto 2007 0:00 - medico
Cala-fatto, è vero forse non sei malato... ma sfigato di
sicuro se hai bisogno di tirare di coca per trombare!
1 agosto 2007 0:00 - Calafato
Ma guardate io mi faccio un tirino ogni tanto, non sono ne
malato, ne tossicodipendente......Non guido quando sono
alkterato, ma semmai trombo.
Citrullini!
Sergio concordo con il tuo pensiero...!! Calafato
31 luglio 2007 0:00 - Sergio
Ora che ci penso credo proprio che tu abbia ragione Alex1.
Grazie.
31 luglio 2007 0:00 - Alex1
Sergio.. la tua conclusione non mi convince, e probabilmente
non è del tutto chiaro il mio pensiero! Io credo ci
sia una terza strada oltre a legalizzare o proibire. E'
curare. Anche perchè la legalizzazione di tutto non porta a
risultati migliori, come dimostra tutti i giorni
l'alcol; è vero quasi (quasi, perchè chi abusa di
alcol spende tantissimo!) nessuno ruba per alcolizzarsi, ma
quanti sono i morti dovuti all'alcol? Se uno si
dichiara malato allora seguirà una terapia di
somministrazione controllata (o altre tecniche che gli
esperti conoscono meglio di me) per uscire dal tunnel.
Da qui a legalizzare, cioè rendere disponibile a tutti, ce
ne passa. Un conto è legalizzare, un altro utilizzare la
sostanza per scopi terapeutici e per i percorsi di recupero.
Non credo che l'obiettivo primario di un'azione di
governo sia quella di consentire di "drogarsi
bene".
Il proibizionismo, come hai detto,
non risolve il problema a monte. L'antiproibizionismo
nemmeno. Così come nessuno dei due risolve il problema
della malavita, che se c'è e ci deve essere si
sposterà su altri business.
Purtroppo non
possiamo pensare di far sparire droga, alcol, omicidi,
furti... i malati ci saranno sempre. Ma vanno curati, e
sulle modalità della cura ci si può sbizzarrire con le
prese di posizione.
31 luglio 2007 0:00 - Sergio
Si fa un po’ troppa confusione tra concetti diversi e
aspetti complessi di un problema dalle mille
sfaccettature. Ha ragione Alex1 quando scrive riguardo
alle persone che hanno bisogno di alterare la psiche
nell’illusione di rendere la propria vita più
sopportabile… ma sbaglia nelle conclusioni.
Il
consumo di droga è un problema che va iscritto nel registro
del disadattamento sociale. Il problema nel problema
è che siamo tutti disadattati: pesci fuor d’acqua che per
“vivere” hanno bisogno di alzare il gomito, fumare,
imbottirsi di psicofarmaci (avete idea di quanti milioni di
italiani non riescono a dormire senza assumere
psicofarmaci?), correre a luci spente nella notte… La
cura è rimuovere le cause che rendono ansiose, frustrate,
insoddisfatte… milioni di persone. Favorire la
socializzazione e la libera espressione
dell’individualità perché ciascuno possa trovare una
dimensione accettabile di vita senza bisogno di illudersi
sulla propria esistenza.
La necessità di
rinunciare alle illusioni sulla propria esistenza è la
necessità di rinunciare a un’esistenza che necessita di
illusioni per essere vissuta.
Come vedete si
tratta di un programma sociale impegnativo sul quale sinora
mai nessuno si è mosso mentre ci riempiono la testa con
stupidi discorsi “mammoidi” alla Turco-Melandri o
peregrinamente repressivi alla Fini-Giovanardi che servono
solo a sperperare un po’ di soldi pubblici per foraggiare
amici e compagni. Credete davvero che ci sia in Italia
un individuo di età superiore agli otto anni che non sa che
droga, alcol e fumo fanno male? Se prevenzione significa
campagne pubblicitarie allora non ci siamo.
L’informazione è importante ma per essere produttiva
bisogna che: 1) ci siano modelli culturali conformi
(per esempio espellere gli insegnanti che fumano in
corridoio, talvolta anche in aula, durante la
ricreazione); 2) si abbia la capacità di mettere in
atto una campagna martellante ed estenuante (sagome di morti
lungo le strade, pannelli luminosi che ricordano
costantemente i nomi delle persone morte in quella
strada…); 3) capacità repressiva totale: siamo in
grado di scatenare in una sola giornata tutti i vigili
urbani d’Italia per controllare i cantieri edili alla
ricerca di birra e vino? Siamo capaci di non dire poverino
quando un muratore è sospeso dal lavoro – senza stipendio
– perché beve durante il lavoro? Siamo capaci di non
disperarci quando un responsabile di cantiere è arrestato
in fragranza di reato per violazione delle leggi sulla
sicurezza nel lavoro? Siamo capaci di accettare la strage di
patenti quando si violano i limiti di velocità e le norme
di sicurezza? Siamo capaci di essere coerenti?
Al fianco di ciò serve una scuola che sappia motivare i
giovani, una famiglia che diventi reale cellula di un
tessuto sociale e non semplice nido chiuso, più o meno
caldo e confortevole, ma privo delle necessarie connessioni
con il resto della società; servono spazi sociali che
favoriscano la socializzazione, il gioco, le attività
sportive, politiche, culturali… Ma nonostante tutto
ciò avremmo lo stesso ubriachi, drogati,
irresponsabili… Perché la società perfetta ancora
non esiste: anche Dio ha fallito e gli angeli… beh la
storia la conoscete. Perché la perfezione non esiste,
infatti, non ci sono neanche gli strumenti linguistici per
descriverla.
Quindi, dopo aver messo in campo
tutto ciò che la nostra ricchezza ci permette al fine di
ridurre al minimo il disagio sociale, chiediamoci che cosa
vogliamo fare per i “vinti” di verghiana memoria.
Possiamo lasciarli morire o possiamo occuparcene. Io
opto per la seconda possibilità anche perché la storia
c’insegna che il numero dei “vinti” è destinato a
crescere quando di loro ci disinteressiamo.
Si
apre allora un altro aspetto del problema. Proibire o
legalizzare? La proibizione porta alla clandestinità,
alla diffusione di sostanze ancora più nocive perché fuori
da ogni logica di controllo. La proibizione favorisce la
propagazione: avete mai visto un alcolista vendere grappa
all’angolo di una strada? No, l’alcolista non ha bisogno
di fare proselitismo; il drogato (passatemi il termine
rozzo) sì, per guadagnarsi la dose giornaliera spaccia.
L’alcolista magari delinque perché è sotto l’effetto
dell’alcol, il drogato delinque per procurarsi la droga e
così scende sempre di più verso gli inferi, distruggendo
la propria residua autostima e rendendo ancor più difficile
l’opera di reinserimento (per inciso non dimentichiamoci
che c’è chi si prostituisce per la droga). La
proibizione porta a uno stato di salute più precario oltre
ad aumentare a dismisura il rischio di morte perché in
realtà nessuno sa quanto principio attivo sta assumendo. Le
malattie tipiche di chi assume droghe sono effetti
collaterali del mercato clandestino e non effetti della
sostanza stupefacente. La proibizione produce un
mercato illegale ricco, potente e capace di condizionare
l’economia di un Paese e le scelte di molti governi. I
costi di un simile effetto sono incalcolabili. La
legalizzazione consente semplicemente di tenere il problema
sotto controllo. Di mantenere un rapporto con i consumatori,
di evitare che il consumatore diventi anche delinquente, di
contenere la proliferazione della criminalità organizzata.
Forse dovremmo chiederci come mai nessuna
società è riuscita a debellare prostituzione, droga,
alcol… E non si può dire che non ci siano stati tentativi
rigorosi… Neanche la distruzione di Sodoma e Gomorra è
stato sufficiente per sconfiggere il vizio…
Provate a guardare il problema nella sua complessità e vi
renderete conto che a una seria prevenzione – questa sì
mai attuata da nessun governo – andrebbe affiancata una
rigorosa repressione – che parte però dalle piccole cose
quotidiane (per le quali siamo sempre troppo
accondiscendenti), inutile iniziare a essere repressivi
quando si arriva al traguardo del percorso illusionistico
– e da un quadro normativo di riferimento che contempli
l’uso personale non punibile affiancato da modalità di
approvvigionamento legali e controllate.
30 luglio 2007 0:00 - Alex1
Aspirapolvere, per come la vedo io sei un malato che deve
farsi curare in quanto dipendente da sostanze stupefacenti e
che alterano la psiche. Ovvio che c'è un problema
fisico e/o sicologico alle spalle, e quello va analizzato e
curato, qui invece si confonde la cura con la malattia.
Dandoti gratis la coca tagliata bene non si risolve comunque
il tuo problema, che di certo non si risolve da solo.
Vuoi forse dire che quando sei drogato hai la lucidità
mentale di non guidare? Se sì sei un caso più unico che
raro, perchè i morti sulle strade per alcol e droga non si
contano più. Ciò che succede con l'alcol dovrebbe
insegnare anche agli antiproibizionisti che un problema non
sparisce nel momento in cui lo si nega o lo si
"legalizza"; il problema resta e diventa sempre
più drammatico, ma noi ci mettiamo le fette di prosciutto
sugli occhi e facciamo finta di non vederlo.
Vorrei capire inoltre come mai sia stato ricoverato anche un
bambino di 1 anno per lo stesso problema... dovremmo forse
fornire cocaina gratis anche ai poppanti? Oppure metterlo
direttamente nel latte per neonati, tanto la polvere si
confonde facilmente?