COMMENTI
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9 gennaio 2008 0:00 - Ezio Falasca
Caro sig. Gianni io non ho problemi a dire che sono cattolico ( se non si fosse capito), praticante e obiettore di coscienza ( anche ai fini del servizio militare ).Embè , non ti sembra coerente, il discorso? Certi dottori hanno diritto di fare le proprie scelte nella vita come chiunque altro e se c'è qualcuno che è oscurantista e chiuso mentalmente è chi non accetta che ci sia qualcuno che la possa pensare diversamente da lui e che non accetta il dibattito , trincerandosi dietro attacchi personali basati su stereotipi ( cattolici = oscurantisti )
8 gennaio 2008 0:00 - Gianni
Le conosco le scelte di coscienza, non mi faccia ridere. Cercate di essere coerenti senza nascondervi dietro falsi alibi.
Gianni
8 gennaio 2008 0:00 - miss Marlple
ma che villana questa dottoressa Claudia!!
8 gennaio 2008 0:00 - per gianni
"....non è una bigotta come certi dottori che, invece di fare il loro lavoro, si preoccupano prima di verificare...."

A quanto pare quale sia il lavoro dei dottori lo decide un certo "gianni del forum dell'aduc" e non il ministero della salute insieme all'ordine dei medici (come suggerito dall'articolo del codice deontologico riportato da Ezio).
L'unico bigotto sei tu, che pensi che un obiettore debba necessariamente essere un credente (e non una persona generica che fa una scelta di coscienza)
8 gennaio 2008 0:00 - er metico
Signora Mansigli, vede, anche in armeria possono venirle chieste delle referenze per consegnarle un MG e se l'armiere ritiene non sia il caso, non glielo darà affatto perché con un arma si uccide.
E' un caso di vita o di morte restare incinte?
Ci pensi prima e sia responsabile, qualcuno, piuttosto che pretendere dall'altro una riparazione per i propri danni, magari offendendolo pure!
Saluti.
8 gennaio 2008 0:00 - Gianni
Magari non sarà dott.ssa, ma sicuramente non è una bigotta come certi dottori che, invece di fare il loro lavoro, si preoccupano prima di verificare se la loro azione contrasta con una religione oscurantista di cui sono seguaci.
Non hanno neanche il coraggio di dirlo che si comportano in una certa maniera perché la loro fede lo proibisce, si nascondono dietro tante belle parole per giustificarsi e confondere il giudizio di chi legge.
Gianni
7 gennaio 2008 0:00 - Ezio
Per inciso la dott.ssa Claudia Mansigli non risulta tra gli iscritti all'albo dei medici nel sito FNOMCEO
7 gennaio 2008 0:00 - Steven
Giusto per informazione ricordo che anni fa, quando mia moglie partorì, in ospedale c'era un ginecologo non obbiettore che si chiamava Angelo Di Dio. Sconsiglio alla sig. Claudia alternative come le pulizie ed i pomodori perchè sono attività che, per esperienza diretta, richiedono un intus legere di qualità maggiore a quello dimostrato ai fini di un qualche risultato minimamente apprezzabile.
7 gennaio 2008 0:00 - Ezio Falasca
Cara collega Mansigli dovrebbe argomentare gli argomenti che sono oggetto di discussione , non insultare un collega che professionalmente può essere migliore di Lei ( specialmente se Lei anche professionalmente ragiona in questo modo sommario e superficiale). Se invece vogliamo entrare nel merito dell'argomento dobbiamo dire che merita rispetto il collega che non intenda prescrivere la pillola per ragioni etiche o scientifiche, nella stessa maniera in cui merita rispetto la donna che magari in condizioni psicologiche non certo ideali fa richiesta del farmaco.
I due problemi vanno messi sullo stesso piano,invece si assiste alla solita levata di scudi di chi ritenendosi novello paladino del progresso si scaglia contro chi, residuato di concezioni medievali, ritiene di non dover essere mezzo attraverso il quale commettere un aborto. Perchè non c'è dubbio sul fatto che la pillola del giorno dopo può essere abortiva, quantunque cerchino di arrabattarsi per dimostrare che non la è: agisce dopo la fecondazione impedendo l'impianto in utero, e siccome nessuno è in grado di datare l'inizio della vita, la soppressione dell'ovulo fecondato,è potenzialmente un aborto. Ecco da dove vengono le remore a prescriverla ed ecco perchè la Commissione Nazionale di Bioetica si è pronunciata sull'argomento, ammettendo la possibilità , da parte del medico di esimersi della prescrizione, anche se non di esimersi di farsi carico del problema ( consigliando la paziente la struttura alla quale rivolgersi).La Fnomceo ha ripreso l'argomento con una nota che ammette la possibilità del medico di appellarsi alla "clausola di coscienza", equivalente alla obiezione, anche in virtù di quanto previsto all'art. 19 del Codice Deontologico che dice che un medico può opporsi ad una prescrizione se ritiene che questa contrasti con le sue convinzioni scientifiche ed etiche . Allora bisogna ricercare una soluzione che tenga in debito conto le due esigenze e la soluzione, a mio avviso , può essere quella di istituire un servizio di reperibilità di un medico non obiettore in carico alle strutture consultoriali ( che sono le strutture deputate per legge alla promozione della contraccezione e della maternità responsabile)per tali adempimenti. Mi pare una soluzione più sensata di quella di cercare di esercitare coercizioni sui medici di Guardia Medica che hanno tutt'altra funzione che quella di prescrivere pillole del giorno dopo.
Sul caso specifico non ho difficoltà a dare ragione piena al collega Rosario ( che a dispetto del nome di battesimo ha argomentato in maniera del tutto laica) sul fatto che qui addirittura si tratta di prescrizione per interposta persona, senza neanche che il medico abbia potuto fare un minimo di anamnesi sulla paziente ( neanche per sapere se il rapporto era avvenuto in periodo fecondo o meno ). La Guardia medica non è un supermarket dove si ordina una pillola del giorno dopo come se si ordinasse un salame, nè si può relegare un medico al ruolo di scribacchino dietro ordinazione.Si tratta di una questione di dignità. Pieno accordo con Prisinzano anche sull'ADUC che quando si tratta di questioni mediche spara ca...te a mo' di mitraglia ( vedi la campagna sull'eroina da legalizzare o sulla prescrizione obbligata delle molecole per i farmaci in fascia C, cosa che avrebbe gettato nel caos milioni di persone anziane che si sarebbero viste cambiare il farmaco dal farmacista ogni mese e non ci avrebbero capito più niente )e che sono tali da far sembrare tale associazione più una dependance del partito radicale, che una libera associazione di consumatori che vuole tutelare i propri diritti .
6 gennaio 2008 0:00 - per la
come mai google non restituisce nulla mettendo il suo nome come chiave?mah....dato che è dottoressa, perchè non ci spiega bene il suo punto, anzichè informarci della sua poca simpatia per il nome "rosario" (decisamente inerente al tema trattato, devo dire...)?
6 gennaio 2008 0:00 - blaster
Già, trovarsi di fronte un medico che si basa sul nome di persona di chi si trova davanti per esprimere giudizi inutili, stupidi e privi di ogni fondamento la dice lunga sulla sua serietà.
6 gennaio 2008 0:00 - dott. Claudia Mansigli
Gia', il nome Rosario la dice lunga. Se avessi bisogno della pillola del giorno dopo, trovarmi davanti uno che si chiama Rosario... scommetto che i Suoi genitori l'hanno cresciuta da buon cattolico, altrimenti non si spiega quel nome.
Detto questo (e' sempre necessario attaccare personalmente chi la pensa diversamente da noi, come dimostra lo stesso Rosario offendendo quelli dell'Aduc), caro sig. Rosario: cambi mestiere! Perche' se le sono necessari giorni per capire se prescrivere o meno la pillola del giorno dopo (che gia' dal nome, anche se non proprio esatto, dovrebbe spiegar bene la cosa), allora forse e' il caso che si butti in altra professione, dove puo' prendersi tutto il tempo che vuole prima di decidere (coltivazione dei pomodori, pulizie domestiche, etc.).
La medicina ha bisogno anche di decisioni tempestive, basate sulle necessita' del paziente e non su cio' che i nostri genitori ci hanno infilato nella testa da sempre, a cominciare dal nome.
Chi le scrive, caro Rosario, e' un medico (come vede Lei non e' l'unico medico in questo forum).
6 gennaio 2008 0:00 - Rosario Prisinzano
Sono un medico di guardia e conosco bene il problema, al contrario dei rappresentanti Aduc che pontificano senza conoscere obblighi e doveri del medico e di quello di continutà assistenziale in particolare.
Lasciando perdere il problema obiezione di coscienza vorrei informare tutti che:
1)-per legge, il medico può prescrive un farmaco ad un paziente dopo visita medica e prescrive ,secondo scienza e coscienza, il farmaco che ritiene opportuno; sono quindi contro legge le prescrizioni per delega.
2)Il medico non conosce la paziente che vede per la prima volta e, nel caso specifico, non può decidere con una visita se la pillola vada bene per quel soggetto o meno, se ci sono interazioni con farmaci che la paziente già assume, o se le condizioni cliniche della paziente ne controindicano l'assunzione (l'indagine anamnestica non serve perchè pur di farsi prescrivere il farmaco la paziente nega qualsiasi problema).
Se la paziente prendendo la pillola si sente male la colpa è sempre del medico prescrittore, che secondo l'Aduc dovrebbe prescrivere a tutte al buio, in questo caso che fa l'aduc, denuncia il medico per malasanità?
Potrebbero spiegarmi i soloni dell'Aduc quale sarebbe l'interesse personale del medico e l'utile che conseguirebbe non prescrivendo il farmaco?
Io sono iscritto una associazione consumatori (non Aduc) ma certe sparate fanno venire qualche dubbio sulla reale competenza di queste associazioni.
3 gennaio 2008 0:00 - Steven
Dimenticavo, il fatto che un soggetto possa perseguire una qualunque forma di piacere o utile personale attraverso la soppressione o la menomazione o la schiavizzazione dell'esistenza altrui, in qualunque stadio e condizione essa sia, e con il conforto ed il beneplacito del legislatore, questo è già un imbarbarimento della società civile. imbarbarimento che troviamo anche a livello europeo non solo nella normativa che riguarda la pillola del giorno dopo.
Che poi qualcuno si senta a disagio nel sentirselo dire mi preoccupa tanto quanto il disagio di un ladro che si fora il sedere nel tentativo di scavalcare la recinzione di casa mia. Meglio disagiato avvertito piuttosto che no. Parafrasando un celebre detto delle parti mie: male non fare e disagio non provare. Volendo è poi semplice. Senza volere disturbare poi la sfera affettiva che, come genitore, posso dire molto naturalmente rilevante nell'esperienza genitoriale. Ma certe considerazioni di tipo affettivo rischiano di non dire nulla in una società cinicamente fortemente condizionata e quindi anche esistenzialmente assai menomata.
3 gennaio 2008 0:00 - Passante
Io sono una donna, o meglio, una persona del 2008, libera di scegliere del mio destino
***
Tutto vero, ma stai anche decidendo per il destino di un altro essere che non è in grado di esprimere la propria volontà.
Non è come scegliere se mangiare la brioche con la marmellata o senza, no?
Però poi anche tu parli di "scelta molto dolorosa" e quindi siamo d'accordo.

Detto questo secondo me, dal momento che la farmacia è un servizio di pubblica utilità (peraltro non "liberalizzato") non ha senso che ci sia una "scelta di coscienza" da parte del farmacista: se un farmaco/dispositivo è stato prescritto, il farmacista lo deve consegnare. Punto e basta. Altrimnti cambia mestiere e va a lavorare dove c'è libera concorrenza e può scegliere cosa fare e cosa vendere.
3 gennaio 2008 0:00 - Laura Farnesi
Buongiorno! Non so come si siano svolte le cose nell'episodio qui citato quindi lungi da me dare opinioni sui protagonisti. Parlando in generale però posso dire una cosa: il farmacista non è il guardiano della mia anima, tantomeno, se non lo desidero io, lo è la Chiesa... con il diritto del libero arbitrio potrei anche decidere di non averla quest'anima, sono solo affari miei. Ok, detto questo, scontato che il farmaco mi serve, che mi è stato prescritto, che sono consapevole di cosa faccio, bene, nessuno ha il diritto d'impedirmelo. Potrei chiudere un occhio se, fuori dalla farmacia, vedessi affisso un cartello che mi avverte che quell'esercizio osserva una sua etica morale e che quindi certe prescrizioni non le appoggia. Perfetto, non entrerò in quel posto, come io ho fatto una scelta, il dottore ha fatto la sua. Ma se entro e chiedo nessuno può farmi la morale o farmi sentire a disagio, è da denuncia, assolutamente. Mentre io, con la mia decisione, non ledo la libertà o la morale di chi è dietro al bancone (queste sono storie che DEVONO interessare solo i diretti protagonnisti, punto.), il farmacista invece, con la sua, potrebbe ledere la mia e non ne ha alcun diritto, senza contare che nessuno ha chiesto di consigliarmi o giudicarmi. Trovo queste storie allucinanti, mi fanno piombare indietro, nel Medioevo delle Streghe, delle colpe e del peccato. Io sono una donna, o meglio, una persona del 2008, libera di scegliere del mio destino e di fare ciò che voglio all'interno di linee guida dettate da leggi ben precise e da una sana capacità di ragionare con il mio cervello e il mio cuore. Non punto il dito contro chi ha determinati valori ma mi aspetto e PRETENDO che nessuno punti il dito contro chi la pensa diveramente e ha solo operato una scelta, oltretutto sempre molto dolorosa nonostante in molti vogliano bollarla quasi come un semplice "capriccio"... illusi, lasciate che ognuno conviva con i propri pensieri e le proprie decisioni,bastano e avanzano.
3 gennaio 2008 0:00 - Steven
I diritti sono diritti quando sono uguali per tutti. Posso eliminare chiunuque sia o diventi indesiderato??? magari con una pillola???
Si può scardinare questo principio di ugualianza, magari con un referendum basato in parte anche su abbondante disinformazione e fazionismo da entrambe le parti e su un generalizzato atteggiamento di carenza motivazionale, ricco solo di abbondanza di piagnisteo.???
Perchè non assumere il metodo abortivo, se è giusto, ad esempio per la soluzione di tutti i conflitti interpersonali??? che è poi quello che sta accadendo visto quanti sono i casi di figli che fanno fuori i genitori, o le proposte di qualche tempo fa di far sparare sui gommoni degli extracomunitari, o l'atteggiamento dei nostri imprenditori che non riescono a piegare i lavoratori nostrani e quindi vanno dove possono sottopagare sfruttando arretratezza, bambini, donne, uomini e anziani e arricchendosi perciò ingiustamente ed impoverendoci tutti quando non minano addirittura la nostra salute con produzioni insalubri???
Piuttosto che fare da cassa di risonanza a certe idee preferisco prendermi del baciapile. In una prospettiva di valutazione diacronica degli eventi, che vede quindi le scelte attuali quali premesse delle condizioni sociali future inevitabilmente razionali rispetto alle premesse, essere definito un baciapile è certamente il male minore. Buon Anno.
3 gennaio 2008 0:00 - antonello
e' un reato penale in quanto commesso al fine di realizzare un proprio interesse traendone un utile? Ma quale sarebbe l'utile? Sono medico, non obiettore, ma la prescrivo solo alla persona con documento perché è giusto che venga fatta una corretta informazione su quello che sta facendo. Senza terrorismo e senza falsi moralismi. Certamente chi "pretendeva" la prescrizione non era l'utente finale.
3 gennaio 2008 0:00 - silvia
A me l'hanno prescritta, per fortuna.
Se non l'avessero fato mi sarei di certo arrabbiata moltissimo e avrei denunciato il medico. Ecco cosa bisognarebbe fare in questi casi!
2 gennaio 2008 0:00 - costituzionalista
Una legge votata con referendum? Bah...
Sì sì i diritti delle donne... ma i diritti dell'esserino che viene soppresso (leggasi UCCISO) ce li avete in mente? Se no, almeno adottate le dovute precauzioni prima di trombare!
2 gennaio 2008 0:00 - Michela
Ma in un Paese comandato dai "baciapile" dove vogliono rivedere la legge sull'aborto; significa che la vogliono abolire, dopo che è stata votata con Referendum, mentre invece non c'è legislazione sul femomeno dello "stalking" che colpisce sempre più donne.
Siamo in un Paese poco democratico dove i diritti civili, soprattutto quelli riguardanti le donne, vengono calpestati giorno dopo giorno.
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